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"L'amore giovanile è una fiamma; molto graziosa, spesso molto calda e intensa, ma pur sempre leggera e tremolante. L'amore del cuore più maturo e disciplinato è come carbone, ardente e inestinguibile" (H. W. Beecher)

"Omoi, Omoware, Furi, Furare" ("Amarsi, lasciarsi" - a.k.a. "FuriFura") è un lungometraggio del 2020 di Production I.G. diretto da T Kuroyanagi (già incrociato per la non esaltante serie «Say, "I Love You"» del 2012) e sceneggiato da E. Yoshida (tra i tanti, "Bocchi the Rock!"), tratto dall'omonimo manga shoujo di Io Sakisaka (autrice tra gli altri di "Ao Haru Ride" - "A un passo da te").
Si tratta di un film che condensa in un'ora e tre quarti un manga di dodici volumi e quarantotto capitoli pubblicato tra il 2015 e il 2019. La prima impressione che ne ho tratto è quella che, pur essendo un film di una durata medio lunga, sia un'opera che in alcuni passaggi dia la sensazione di essere forzato o affrettato, a discapito della naturale consequenzialità della narrazione e dello sviluppo dei protagonisti, anche perché, sebbene non abbia letto il manga, il film giunge a un finale non aperto e dando l'impressione di aver raggiunto una conclusione che ha anche il pregio di poter essere qualificata come un happy ending.

Di sicuro, "FuriFura" non introduce nulla di nuovo ai soliti cliché delle storie shoujo: abbiamo la solita ragazzina carina, dolce, sensibile all'inverosimile e introversa al limite del parossismo (Yuna Ichihara), quella più sveglia, matura ma anche più contraddittoria, fragile e complessa (Akari Yamamoto), il ragazzo con la questione irrisolta dei sentimenti verso la sorellastra acquisita (Rio Yamamoto) e il classico ragazzo gentile, educato e intelligente, capace di restare sempre un passo indietro per il bene delle persone cui tiene, e in particolare con l'amica di infanzia Yuna, ma che nasconde anch'egli una fragilità di mettersi in gioco sentimentalmente (Kazuomi Inui). L'ambientazione è quella delle scuole superiori, gli eventi cardine (spesso anche solo accennati) sono quelli in cui i cuori della gioventù nipponica vanno in "fibrillazione" (festival estivo, quello scolastico delle scuole superiori, il Natale, i compleanni, ecc.) e gli stratagemmi per far palpitare quello degli spettatori sono rodati e sicuri (l'equivoco, il malinteso e il destino avverso - per fortuna non ci sono situazioni di antagonismo e bullismo).

E allora, perché vedere il film? Beh, se si è amanti del genere, "FuriFura" rappresenta una certezza: quella di trovare tutti gli ingredienti tipici, costruiti in modo tale da creare quelle situazioni di incertezza, contrasto, aspettativa, per poi introdurre i colpi di scena per garantire quel minimo di sorpresa e imprevedibilità che movimentano una trama che altrimenti sarebbe troppo lineare e scontata. Avendo anche un epilogo appagante (almeno credo), "FuriFura" avrebbe tutte le carte in regola per essere considerata un'ottima opera del genere shoujo, anche perché corroborata da un ottimo comparto tecnico (chara design, sfondi, colori, cura dei dettagli, animazioni e colonna sonora - d'altro canto, Production I.G. nella sua trentennale carriera è una garanzia).

Ho scritto "avrebbe", perché, nella necessità di addivenire in tempi accettabili in un film a un finale, la trama affronta alcuni passaggi "delicati" e "significativi" in modo a dir poco "affrettato", limitandosi a spiegarli e illustrarli con dei flashback, o "forzato", con dei cambiamenti di idea sui sentimenti di alcuni dei protagonisti che sono a dir poco spiazzanti e poco credibili. In tal senso, i personaggi più "contorti" e quasi "capricciosi" (proprio per l'anomalo e potenziale legame tra loro) sembrano i due fratelli acquisiti Akari e Rio. Non vado oltre nell'aggiungere dettagli, per non 'spoilerare', ma si capisce che, per attribuire alla trama un quid novi, sia stata inserita una relazione potenzialmente "complicata" (eufemismo), per sviluppare degli intrecci amorosi che potessero rendere meno lineare e più articolato lo svolgimento della storia. L'idea di per sé valida è purtroppo resa in modo troppo frettoloso, e dispiace, perché così illustrata fa apparire i personaggi fin troppo infantili e superficiali o perlomeno inverosimili, senza tridimensionalità e con i tipici slanci ed eccessi adolescenziali resi in modo troppo enfatico fino al grottesco. As usual, manca come sempre in storie di questo tipo un po' di sano realismo (recte: fisicità delle relazioni tra ragazzi), sacrificata sull'altare del romanticismo più esasperato (vedi le immagini sognanti di Yuna e del suo sognato e idealizzato "principe azzurro") e/o del buonismo positivo (i rifiuti alle dichiarazioni sono accettati e superati senza grossi problemi e tragedie...).

"FuriFura" resta pertanto una storia poco coinvolgente ma non per questo negativa: chi volesse trascorrere quasi due ore immerso nelle dinamiche amorose intrecciate tra ragazzi, tra problemi di interazione con i genitori, sogni e aspirazioni sul futuro, in quel momento complicato di trasformazione e crescita che è rappresentato dal passaggio dell'adolescenza all'età adulta non credo che ne resterà deluso. Tutto sommato è un film tranquillo, quasi spensierato, come la definizione dell'amore con cui ho aperto questa recensione.