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"L’alienazione estrania il soggetto dal mondo, fino al punto da estraniarlo da se stesso" (Fabrizio Caramagna)

La visione di "Chuunibyou demo Koi ga Shitai!" (Love, Chunibyo & other delusions!") mi ha ricordato un anime articolato in più serie e film tratti dalla Light Novel "Seishun Buta Yarou Series" (alludo a "Rascal does not dream of bunny girl senpai" e ad un film successivo "Rascal does not dream of a dreaming girl" e a.k.a. "Aobuta") in cui si affronta per uno dei personaggi, Kaede, la "sindrome della pubertà" che non è altro modo per definire la "sindrome della seconda media" o "Chuunibyou" che è il tema della serie in recensione.

Lungi da me provare a illustrare in modo "tecnico/medico" le cause, sintomi e i rimedi della sindrome della seconda media. Giusto per dare un'idea e in base a quanto ho potuto comprendere tratta di una particolare situazione in cui gli individui di qualsiasi età si comportano come se avessero ancora l’età dei "bambini" di età compresa tra 12-1 anni. Tale sindrome è stato rilevata inizialmente in Giappone, ma si sta oggi diffondendo anche nel resto del mondo.
Coloro che ne sono affetti continua a comportarsi come se fosse ancora un bambino o un adolescente, a dispetto dell'età anagrafica raggiunta. Oltre a essere affetto da uno spiccato egocentrismo, soffre soprattutto di manie di onnipotenza che si manifestano in "fantasie", spesso confuse con la realtà, nelle quali pensa di avere superpoteri (dentro di sè come in un braccio oppure in un occhio o anche in strani oggetti. Come corollario di questo particolare staus psicologico, è attratto da storie simil videogioco, oppure da cospirazioni, dalla mitologia e da epopee guerresche con battaglie per il destino del multiverso, o da altre disinvolte commistioni tra fantascienza e fantasy. Insomma un soggetto un po' "problematico" che a causa di questa sua inclinazione che porta al distacco dalla realtà, tende principalmente ad essere apatico, asociale ed emarginato dai coetanei (e non solo...).

In pratica mi rendo conto che ho praticamente "spoilerato" in modo generico il leit motiv della trama della prima serie di "Chuunibyou demo Koi ga Shitai!": i protagonisti Yuuta, Rikka, Sanae e Shinka sono 4 adolescenti delle superiori (ad eccezione di Sanae) che hanno appena superato (Yuuta e Shinka) o sono ancora nel pieno della sindrome (Rikka e Sanae).
A differenza di "Aobuta" il maggior pregio di "Chuunibyou" è quello di affrontare la sindrome in un modo che rappresenta un mix di comicità (sconfinante talvolta anche nella demenzialità) e tenerezza, con alcune sfumature di tragicità e introspezione che non guastano l'opera nel suo complesso attribuendo ai personaggi quel pizzico di tridimensionalità che altrimenti avrebbe reso la serie e la trama una sorta di parodia poco lunsinghiera per coloro che vivono nel modo appena descritto.

Di questa prima serie ho potuto apprezzare in modo significativo l'evoluzione delle interazioni tra alcuni personaggi: la determinazione a voler cambiare se stessi anche nell'essere aiutati e supportati nel farlo. In tal senso la parabola di Rikka (che tuttavia non sarà conclusiva) nel suo percorso di crescita è anche commovente e lo speciale rapporto che si instaura con Yuuta è piacevole, non stucchevole o forzato. Vedere un ragazzo che è consapevole di cosa significhi soffrire della "sindrome" perché l'ha appena superata aiutare in modo accorto e sensibile Rikka è uno dei punti di forza della serie, tanto più che proprio per la sua consapevolezza, diventa quasi comico vedere come intuisce e talvolta commenta in modo scherzoso e arguto le situazioni che Rikka continua a proporre e "vivere".
L'altro punto di forza della serie è di carattere stilistico, una finezza che per un anime l'ho apprezzata moltissimo e che mi ha divertito: il modo in cui vengono narrati e illustrati i parallelismi tra i deliri onirici di Rikka nei combattimenti che immagina di affrontare contro le forze del male e la vera situazione reale.
In sostanza e a mero titolo di esempio, l'anime ha il pregio di mostrare cosa vede e immagina Rikka nel combattere contro la sorella maggiore: se nella sua fantasia pensa di utilizzare armi sofisticate e improponibili come super martelli, fucili laser, ecc, nella realtà non è altro che un ombrellino portatile. E al termine del combattimento si vede la nuda e pura realtà (cui Rikka non vuole accetare): la sorella è armata di un mestolo che utilizza con comica e incredibile perizia per bloccare e punire la sorellina che le crea così tanti problemi.

Se a livello di trama posso solo eccepire che qualche volta scade nella demenzialità più becera, a livello di comparto tecnico ho ben poco da segnalare in senso critico: lo Studio Kyoto Animation era già noto per l'alto livello qualitativo dei suoi prodotti e anche in questa serie conferma i suoi pregi sia a livello di chara-design (moe ma non eccessivo), sia a livello di dettaglio degli sfondi, sia nella fluidità delle animazioni (soprattutto nei combattimenti).

Purtroppo l'opera è stata "inflazionata" all'inizio da troppe side-story, mini serie composte da mini episodi che non aggiungono molto al filone principale delle serie, cui si aggiunge anche un film recap che, sebbene non sia poi solo un mero riassunto, dimostra solo il solito principio del voler mungere ogni singola goccia del successo dalla storia e mantenere alta l'attenzione sull'epopea di questi ragazzi verso un futuro che ovviamente il finale della serie non lascia intravedere.