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Serial Experiments Lain è un'opera lodata per il suo avanguardismo e la sua capacità di trattare temi complessi come la realtà virtuale, l'identità digitale e l'influenza della tecnologia sulla psiche umana. Sin dal suo debutto, ha suscitato un ampio dibattito, affermandosi come una pietra miliare del genere cyberpunk e ottenendo ammirazione per il suo stile unico e la sua capacità di sfidare le convenzioni narrative. Tuttavia, nonostante il suo indiscusso impatto culturale e la sua innovativa esplorazione dei confini tra realtà e cyberspazio, Lain è, a mio parere, un’opera fortemente sopravvalutata. Sebbene possieda molte idee affascinanti, alla fine non riesce a reggersi autonomamente e lascia lo spettatore più perplesso che soddisfatto.

Serial Experiments Lain è un’opera che, sebbene ambiziosa e innovativa, soffre di un problema cruciale: la sua cripticità. Molti potrebbero pensare che il fatto di essere complesso e difficile da comprendere alla prima visione lo renda superiore ad altri prodotti più lineari, ma questo non è necessariamente il caso. Tenendo conto di quando usci l'opera è un prodotto estremamente criptico, se non è gestito con cura, rischia solo di diventare incomprensibile a prima vista, senza aggiungere valore intrinseco alla storia. In altre parole, Lain non diventa automaticamente una grande opera solo perché richiede una disamina complessa o perché spinge gli spettatori a cercare informazioni su Internet dopo la visione.

Il vero problema è che un’opera che non riesce a reggersi da sola, che costringe lo spettatore a "studiare" per comprendere la superficie del prodotto, non sta facendo il suo lavoro. Un buon prodotto narrativo dovrebbe fornire allo spettatore almeno una base piu o meno chiara su cui poter costruire un’interpretazione, e questo è ciò che manca in Serial Experiments Lain. L’assenza di una narrazione di base chiara e la difficoltà di comprendere i temi principali senza supporto esterno suggeriscono che l’opera non è autosufficiente. Se alla fine della visione ti ritrovi a dover fare una ricerca approfondita per "decifrare" ciò che hai visto, è un segno che il prodotto, pur ricco di potenziale, non ha saputo comunicare sufficientemente in modo autonomo.

Un'opera criptica può essere apprezzata se i suoi temi principali sono accessibili e comprensibili, anche se in modo superficiale, alla prima visione, cosi il pubblico può avvicinarsi al prodotto con un'idea di base su ciò che sta vedendo e solo successivamente approfondire gli aspetti più complessi. Quando invece è necessaria una guida esterna per comprendere il cuore della storia, il rischio è che l’esperienza perda il suo impatto diretto e venga ridotta a un puzzle da risolvere piuttosto che a una riflessione da vivere.

In definitiva, un'opera criptica non è automaticamente migliore di un'altra: se non riesce a mantenere il proprio valore all'interno della visione stessa, la sua forza dipende troppo dall'interpretazione successiva e dalle risorse esterne, piuttosto che dal potenziale che sa trasmettere autonomamente.