logo GamerClick.it

8.5/10
-

"In ogni istante della nostra vita abbiamo un piede nella favola e l’altro nell’abisso" (Paulo Coelho)

"Boy's Abyss" (titolo originale "Shōnen no Abisu"), il manga scritto e disegnato da Ryō Minenami ormai concluso in patria nell'autunno del 2024 (e spero a breve anche in Italia), sembra che abbia entrambi i piedi nel buio più profondo.
Attirato da titolo piuttosto criptico e misterioso, ne ho iniziato la lettura e l'ho portata a termine, riconoscendo che, al netto di qualche alto e basso e molte forzature, mi ha dato l'impressione di un quadro piuttosto nichilista dell'esistenza, tanto tragico da funzionare bene per il realismo minuzioso con cui il mangaka è riuscito a costruire una storia di profonda disperazione umana ambientata nella provincia profonda e depressa giapponese, che mai come in questa opera sembra così lontana e avulsa dalle ambientazioni consuete delle grandi metropoli cittadine che ho spesso trovato in tanti manga e anime.

Ryō Minenami è riuscito a costruire una trama in cui sembra abbia voluto inserire tutto lo scibile della miseria umana sia a livello individuale sia a livello familiare sia a quello sociale in un'unica storia. Non vorrei essere frainteso: ammetto che per "miseria" umana si possano scrivere diverse accezioni e ciascuno di noi può avere una sensibilità tutta personale per provare a descrivere lo stato di tutte le manchevolezze, debolezze, stenti, difficoltà in cui i protagonisti e i personaggi del manga hanno smarrito (o mai raggiunto....) il senso dell'esistenza per come sono privi di prospettive sul futuro verso il quale hanno perso ogni speranza.

Per certi versi, "Boy's abyss" mi ha ricordato "Aku no hana", in particolare nella sua prima parte ("I fiori del male" di Shuzo Oshimi). Ma, a differenza del manga capolavoro di Oshimi, il manga in recensione tende a esasperare in modo molto cupo, decadente e senza speranza il concetto che l'unica via di uscita per superare le angustie dell'esistenza sia quella di soccombere con l'estremo gesto della conclusione volontaria dell'esistenza.
E così Ryō Minenami costruisce un intreccio piuttosto articolato di storie di persone di provincia che partendo dalla suggestione di una leggenda oggetto anche di un'opera letteraria di uno scrittore vissuto nella cittadina di provincia in cui è ambientato il manga: la tragedia legata all'"abisso della amante" in cui si sarebbe consumato un doppio suicidio d'amore da parte di una coppia di amanti che, a causa degli ostacoli insormontabili alla loro storia da parte della comunità, non avevano trovato altra soluzione che farla finita.

Il quadro che costruisce Ryō Minenami è piuttosto complesso e articolato e coinvolge a vario titolo e in momenti diversi tutti i protagonisti che sono sia ragazzi delle scuole superiori sia adulti: non c'è il melodramma tipico adolescenziale di "Aku no hana" ma tutta l'opera e i suoi sviluppi sono intrisi di una sfiducia e un pessimismo quasi irreale e a tratti disturbante. Un'apatia che porta alla disaffezione a tutto e alla sfiducia in tutto: amore, amicizia, famiglia, sentimenti, comunità, società, ecc.
E' possibile definire "Boy's abyss" un seinen psicologico piuttosto maturo, duro e nichilista. Nel complesso a mio avviso è ben fatto e articolato, con plot twist ben calibrati e un realismo che non sempre si ritrova anche nei manga. Realismo che fortunatamente supera l'ipocrita "politically correct" titpico della cultura nipponica (e includo anche il falso moralismo dell'accettare qualsiasi sacrificio in nome di un presunto bene comune a scapito delle esigenze e aspirazioni del singolo) mostrando i protagonisti senza particolari censure od omissioni di comodo. Alludo a scene in cui i personaggi si comportano in modo profondamente egoistico e cattivo, dialoghi con frasi volgari o gergali, misoginia, violenza (e non solo psicologica, ma anche fisica e domestica), falsità (nessuno è come appare...), sesso più o meno esplicito (senza sfociare tuttavia nella anatomia medica di un hentai), relazioni sessuali e amorose contro la morale (alludo a quella tra precettore e studente), storie tristi di prostituzione anche minorile, pedofilia, omicidi giustificati da violenze, bullismo, omosessualità, anoressia e bulimia, manipolazione psicologica, ecc...

Ma c'è solo disperazione cupa conseguenza del peggio che possa offrire il lato oscuro dell'animo umano? Fortunatamente no, sebbene il romance resti molto annacquato e piuttosto flebile per le vicissitudini dei protagonisti ormai inghiottiti dall'abisso dell'animo umano. Resta molto "romantico" il concetto degli amanti che si suicidano a causa degli ostacoli che trovano sul loro percorso amoroso e alle miserie che la vita pone loro di fronte, pur di non rinunciare al loro amore nella loro vita.
E il parallelismo con la storia di Reiji e Nagi è in un certo senso romantica: la casualità con cui i due ragazzi si incontrano e come cercano di riprendere le fila della loro esistenza passando per dall'intenzione di morire assieme per fuggire da una realtà opprimente a quella dell'illusione di poter vivere assieme in una vita successiva migliore. In parallelo, è altrettanto romantica la situazione che Reiji e Chika vivono fin dalla loro infanzia: il rapporto di amicizia e confidenza che sfocierà nella nascita di un sentimento più profondo da parte di lei che porterà a maturare la volontà di fuggire dalla realtà in cui vivono così "castrante" e "vincolata" da lacci e lacciuoli posti dalle rispettive famiglie che a vario titolo osteggiano non solo e non tanto il loro voler crescere e rendersi autonomi quanto limitare la loro capacità di autodeterminazione in nome di scelte imposte e verità incontrovertibili.

In fondo, tutto "Boy's abyss" è intriso di quel contrasto generazionale in cui gli adulti "tarpano" le ali dei propri ragazzi a fini esclusivamente egostici mascherati da ragioni a fin di bene o da traumi e situazioni familiari di difficile gestione. Esemplare è il rapporto quasi di simbiosi tra Reiji e la madre: una sorta di catena invisibile che inchioda il ragazzo ad una serie di responsabilità e fallimenti familiari che non dovrebbero essere a lui imputabili e che la stessa madre sfrutta a suo favore per mascherare una vita non certo irreprensibile e trasparente.

"Boys abyss" finisce per raccontare quanto un essere umano possa sprofondare nell'oblio fino all'autodistruzione psichica e fisica e quanto le ragioni che spingono una persona all'autolesionismo siano spesso eterodeterminate da fattori esterni alla psiche e alla volontà di chi subisce.  
Tuttavia, "non è tutto oro quel che luccica". "Boy's abyss", nel condurci verso l'abisso dei protagonisti, a mio avviso tende ad esagerare alcune situazioni caratterizzando eccessivamente alcuni personaggi nelle loro questioni "irrisolte", rendendo alcuni passaggi troppo forzati o esagerati e più stridente il confronto con i due protagonisti, Reiji e Nagi, e la loro apatica atarassia ovvero l'abisso in cui si sono persi, scadendo ogni tanto, soprattutto verso il finale, in una certa ripetitività un po' noiosa.

"Va attraversata la vita, il suo entusiasmo, le sue fragilità. È un cielo e un abisso con la terra in mezzo. E se sarai abbastanza saggio, avrai il volto sorridente di chi ha saputo, in qualche modo, amarla" (Fabrizio Caramagna)

Il finale c'è, anche se resta un po' frettoloso e vagamente "aperto" nella solita tradizione orientale: nessun lieto fine esplicito, un po' nello stile cupo e negativo dell'intera opera. "Boys abyss" è una sorta di viaggio nella psiche umana, nella continua demolizione di tutte quelle grandi e piccole illusioni che consentono alle persone di non morire di realtà. Le vicende di Reiji, Nagi e Chika sono esemplari di come il mondo adulto sia capace di determinare in negativo lo sviluppo dei ragazzi e di come i loro errori diventano volenti o nolenti anche gli errori di coloro che non possono fare altro che subirli pur non avendoli commessi o non essendone la causa.
L'opera riesce a mixare bene anche una certa vena thriller e misteriosa, dosando in modo sapiente i plot twist in modo da tenere sempre sulle spine il lettore che nel frattempo viene avviluppato dalla strana atmosfera che il manga trasmette rendendo l'ambientazione una sorta di viaggio in una sorta di stato di perenne disagio ed estraniazione al limite della follia. Lato tecnico ho apprezzato il tratto di Ryō Minenami e la cura con cui sembra riuscire mirabilmente le espressioni e gli sguardi spenti di chi sembra non aver altro più da chiedere alla propria esistenza. "Boy's abyss" è un manga di cui consiglio la lettura, ma con l'avvertenza che, al netto dei limiti citati, di sicuro non è un'opera per tutti e soprattutto non è un manga di mero intrattenimento e relax.