Recensione
La principessa sirena Marina, figlia del Re del mare, vive con suo padre, sua nonna e le sue cinque sorelle nel palazzo in fondo agli abissi. All'età di quindici anni le viene consegnato un fiore con una perla al centro; tale oggetto viene dato a tutte le sirene che diventano adulte, e grazie ad esso ottiene il permesso di uscire in mare aperto e di nuotare fino in superficie per vedere il mondo esterno.
Marina, in compagnia del suo amico delfino Fritz, per la prima volta nella sua giovane vita, viene accarezzata dalla dolce brezza e illuminata dal chiaro di luna.
Ad un certo punto, sopraggiunge una nave con a bordo un bellissimo principe, Marina ne rimane folgorata talmente tanto da rischiare la vita pur di salvarlo dalla violenza della tempesta, che si era abbattuta nel frattempo.
Trascinato il giovane lungo la spiaggia, cerca di scuoterlo e di risvegliarlo, ma il suono delle campane e delle voci di giovani donne, la inducono a nascondersi dietro gli scogli.
Il principe, quindi, si risveglia tra le braccia di un'altra ragazza, che avendolo notato era accorsa ad aiutarlo.
Marina che da quell'incontro rimane profondamente turbata, si reca dalla Strega dei sette mari per chiederle il modo di ottenere delle gambe umane, perché desidera rimanere per sempre accanto all'uomo che ama.
La Strega acconsente, ma l'avverte che se il principe sposerà un'altra donna, lei verrà trasformata in spuma del mare. E come pegno per la pozione che la farà diventare una ragazza umana le prende la sua incantevole voce...
Il lungometraggio animato ripercorre fedelmente la storia della “Sirenetta” di Hans Christian Andersen, riprendendone soprattutto la filosofia che è alla base dell'opera.
La sirena è il simbolo del “diverso” e del sacrificio in nome dell'Amore: la sua dolcezza, i suoi sorrisi, le sue lacrime e i suoi silenzi hanno l'effetto di emozionarti e di spalancarti gli occhi e il cuore alla visione.
Le animazioni sono veramente di ottimo livello, se pensiamo che è un film del 1975, possiamo anche considerarlo un vero e proprio capolavoro. Il character design del maestro Araki ispira un senso di bellezza e di dolcezza, che viene amplificato dalla brillantezza dei colori.
Menzione speciale va fatta per le musiche di Takekuni Hirayoshi, davvero coinvolgenti e emozionanti.
Come è successo con Kimba, anche "Andersen Douwa: Ningyo Hime" è stato “fonte di ispirazione” di un film animato della Disney, “la Sirenetta” del 1989.
La differenza sostanziale tra le due sirenette è che Marina è la vera sirena di Andersen, mentre Ariel è da considerarsi la sorella fortunata.
Marina, in compagnia del suo amico delfino Fritz, per la prima volta nella sua giovane vita, viene accarezzata dalla dolce brezza e illuminata dal chiaro di luna.
Ad un certo punto, sopraggiunge una nave con a bordo un bellissimo principe, Marina ne rimane folgorata talmente tanto da rischiare la vita pur di salvarlo dalla violenza della tempesta, che si era abbattuta nel frattempo.
Trascinato il giovane lungo la spiaggia, cerca di scuoterlo e di risvegliarlo, ma il suono delle campane e delle voci di giovani donne, la inducono a nascondersi dietro gli scogli.
Il principe, quindi, si risveglia tra le braccia di un'altra ragazza, che avendolo notato era accorsa ad aiutarlo.
Marina che da quell'incontro rimane profondamente turbata, si reca dalla Strega dei sette mari per chiederle il modo di ottenere delle gambe umane, perché desidera rimanere per sempre accanto all'uomo che ama.
La Strega acconsente, ma l'avverte che se il principe sposerà un'altra donna, lei verrà trasformata in spuma del mare. E come pegno per la pozione che la farà diventare una ragazza umana le prende la sua incantevole voce...
Il lungometraggio animato ripercorre fedelmente la storia della “Sirenetta” di Hans Christian Andersen, riprendendone soprattutto la filosofia che è alla base dell'opera.
La sirena è il simbolo del “diverso” e del sacrificio in nome dell'Amore: la sua dolcezza, i suoi sorrisi, le sue lacrime e i suoi silenzi hanno l'effetto di emozionarti e di spalancarti gli occhi e il cuore alla visione.
Le animazioni sono veramente di ottimo livello, se pensiamo che è un film del 1975, possiamo anche considerarlo un vero e proprio capolavoro. Il character design del maestro Araki ispira un senso di bellezza e di dolcezza, che viene amplificato dalla brillantezza dei colori.
Menzione speciale va fatta per le musiche di Takekuni Hirayoshi, davvero coinvolgenti e emozionanti.
Come è successo con Kimba, anche "Andersen Douwa: Ningyo Hime" è stato “fonte di ispirazione” di un film animato della Disney, “la Sirenetta” del 1989.
La differenza sostanziale tra le due sirenette è che Marina è la vera sirena di Andersen, mentre Ariel è da considerarsi la sorella fortunata.