Riflessione condivisibile, di recente si è vista in diversi ambiti come ad esempio i film Disney e Pixar che si rifiutano di avere veri e propri cattivi col risultato che un film quale Il gatto con gli stivali 2 è stato acclamato per i suoi cattivi che non cercano scuse benché un tempo fosse la norma.
Allargo la polemica e aggiungo che secondo me alcuni cattivi di Naruto sono rimasti affascinanti anche dopo (se non anche grazie) al loro approfondimento, in particolar modo Madara e Pain. La serie poi ha decisamente sconfinato nell'esagerazione, scadendo nel ridicolo quando Naruto fa l'apologia di Obito. E il peggio è che autori successivi sembrano aver ripreso il loro modo di scrivere da quest'ultimo esempio, su tutti Horikoshi in My Hero Academia che ha toccato nuove vette tragicomiche/sociopatiche quando Deku riflette sul voler salvare Shigaraki che ha appena raso al suolo diverse città e ucciso migliaia di innocenti di sua spontanea volontà, perché nessuno gli aveva teso la mano quando era piccolo e quindi sono chiaramente uguali. Anche lì un videogioco che si liberi del bagaglio di storia del manga gioverebbe.
Articolo davvero interessante! Secondo me c'è però un punto importante che viene tralasciato. Il messaggio alla base della serie è la catena di odio che porta altro odio, un circolo vizioso che Naruto spezza "porgendo l'altra guancia" e che raggiunge il suo climax con Sasuke che per tutta la serie ne combina di ogni, arrivando a chiedere a Naruto di ucciderlo per diventare l'eroe che ha salvato il mondo. In Naruto i cattivi sono prima di tutto vittime della catena d'odio e poi carnefici che la alimentano. Naruto è un eroe perché si impone contro questa ideologia trattando gli avversari come persone e non come mostri. E' una iper-semplificazione pop di quella che è la realtà dato che effettivamente una persona fa quello che fa in base ad una serie di cause-effetto che ne determinano, insieme all'indole e altri fattori, la sensibilità, la morale ecc...
Sull'esistenza o meno del male puro se ne dibatte da secoli ed è indubbio che l'ambiente giochi un ruolo fondamentale. Avere degli eroi di fantasia che tendono la mano ai peggio mostri così da sottolineare quanto siano diversi da loro è proprio il motivo che li rende eroici... altrimenti sarebbero solo gente con i super poteri più forti.
Articolo davvero interessante! Secondo me c'è però un punto importante che viene tralasciato. Il messaggio alla base della serie è la catena di odio che porta altro odio, un circolo vizioso che Naruto spezza "porgendo l'altra guancia" e che raggiunge il suo climax con Sasuke che per tutta la serie ne combina di ogni, arrivando a chiedere a Naruto di ucciderlo per diventare l'eroe che ha salvato il mondo. In Naruto i cattivi sono prima di tutto vittime della catena d'odio e poi carnefici che la alimentano. Naruto è un eroe perché si impone contro questa ideologia trattando gli avversari come persone e non come mostri. E' una iper-semplificazione pop di quella che è la realtà dato che effettivamente una persona fa quello che fa in base ad una serie di cause-effetto che ne determinano, insieme all'indole e altri fattori, la sensibilità, la morale ecc...
Sull'esistenza o meno del male puro se ne dibatte da secoli ed è indubbio che l'ambiente giochi un ruolo fondamentale. Avere degli eroi di fantasia che tendono la mano ai peggio mostri così da sottolineare quanto siano diversi da loro è proprio il motivo che li rende eroici... altrimenti sarebbero solo gente con i super poteri più forti.
Sposo in pieno l'analisi di Revil-Rosa. Il vero "problema" di Naruto a suo tempo è stato il suo talk-no-jutsu durante lo scontro con Pain, che ne ha completamente ridicolizzato la caratura come villain creando un meme che ormai dura da generazioni di appassionati. Che i cattivi siano caratterizzati con un background di spessore è solo un pro (e Horikoshi sta facendo davvero un ottimo lavoro con MhA) e chi non lo apprezza può semplicemente continuare a leggersi gli albi supereroi classici (che sono pieni di villain bidimensionali) oppure Rave o Fairy Tail ^^''
Bah, non sono d’accordo. Dare spessore ai Villain è una cosa estremamente importante e sono contento che stia diventando sempre più comune come pratica. Preferisco mille volte un Obito a un qualunque Freezer che è cattivo “perché sì”.
È poi importante distinguere tra razionalizzazione e giustificazione. Kishimoto spesso mostra semplicemente le ragioni che hanno portato a quelle scelte, non cerca di rappresentarle come giuste. Obito ne ha passate di tutti i colori, ma non vuol dire che quello che ha fatto sia giustificato, o una conseguenza logica. Semplicemente è una conseguenza, e la dimostrazione che le persone non sempre fanno le scelte giuste, anche se in buona fede. Esempio lampante è Sasuke che, nonostante segua un percorso di cause e conseguenze per tutto il manga, viene comunque considerato un imbecille dalla maggior parte dei lettori.
Il vero "problema" di Naruto a suo tempo è stato il suo talk-no-jutsu durante lo scontro con Pain, che ne ha completamente ridicolizzato la caratura come villain creando un meme che ormai dura da generazioni di appassionati.
Io invece vado controcorrente e ti dico che mi è piaciuto tantissimo come Kishimoto ha gestito Naruto contro Pain.
Un problema di tanti shonen è a mio parere che tirano fuori Villain a tutto tondo, con spessore psicologico e potenza inaudita, ma poi “risolvono” la questione solo sotto un lato. O si prendono a botte, e tralasciano completamente il confronto psicologico o, più raramente, si mettono a parlare e fanno sfumare tutto l’hype per una battaglia che si prospettava epica.
Naruto e Pain prima si prendono a botte, e danno vita ad uno che è forse lo scontro migliore del manga, ma poi discutono anche e mettono in chiaro le loro opinioni faccia a faccia. È una cosa che manca in molte serie (ed è anche difficile da implementare, con Pain è stato possibile solo perché non combatteva col suo corpo primario).
Se devo lamentarmi di una cosa della saga di Pain sarebbe sicuramente l’essere estremamente tragica e poi concludersi con “ah btw posso resuscitare tutti, no problem”.
Personalmente trovo sempre importante la caratterizzazione di un personaggio, e dei villain in particolar modo.
L'introspezione di chi "sta dalla parte sbagliata" è un modello narrativo forse antico quanto la narrazione stessa. Già Greci e Romani sapevano di non potersela cavare sostenendo che "i cattivi" sono tali senza un vero perché (Medea docet). Anche il Male fine a sé stesso ha sicuramente avuto sempre un forte appeal. Ma velatamente, quasi inconsciamente, quando si tratta di male prodotto da esseri umani soprattutto, tendiamo a non farci bastare l'idea che qualcuno semplicemente nasca storto.
Il colpo di grazia l'ha dato il XX secolo. Già la stessa nascita della psicoanalisi ha in sé la premessa che esista una genealogia dei comportamenti deviati, ma è dai tempi di Auschwitz che non possiamo più permetterci l'idea che solo i mostri fanno cose mostruose. Indipendentemente dalla gravità o meno dell'azione, dalla statura esistenziale di un individuo o dalla particolare alchimia delle circostanze, siamo ormai avvezzi a individuare "la chiave di volta", "la giornata storta", quel momento specifico che reimposta gli ingranaggi dell'arancia a orologeria permettendo a qualcuno di passare da Mickey Mouse a Jack lo Squartatore.
Senza scadere nel giustificazionismo, si può tranquillamente sostenere mentalmente l'idea che un carnefice sia stato un tempo una vittima. Anzi, accade non di rado che i peggiori carnefici siano proprio delle ex vittime.
Certo, negli shonen la propensione "a condonare" certe volte sembra rasentare il negazionismo. Ma lì intervengono credo degli stilemi radicatisi nei decenni di storia del genere. Quello degli ex nemici, che sono però più rivali con una statura addirittura "eroica" (quando non amici mancati o ex amici), è un topos ricorrente nei manga di questo tipo.
Quale che sia l'esito ultimo di certi antagonisti, sembra che alla fine si possa sempre sorvolare sui loro "eccessi" in ragione delle loro "ragioni" o delle loro umanissime "mancanze" che chiunque potrebbe avere.
E il discorso a volte si applica addirittura a quelli che non sono neanche dei villain nell'economia della trama.
Quindi sì, nel mondo manga/anime si possono perdonare tutte le gambe spezzate da Mark Lenders, i piccoli genocidi del Re di Hokuto, il suprematismo razziale di Vegeta, le tendenze sadico-omicide di Killua, il bullismo di Bakugo e chi più ne ha.
Naruto è solo una delle tante opere dove questo canone shonen deve essere preso per quello che è: un escamotage per andare oltre. Una svolta narrativa che, oscillando fra relativismo e "scarsa memoria", serve ad avanzare al prossimo livello per incontrare il boss finale o trasformare gli ex boss in alleati del gioco.
Articolo davvero interessante! Secondo me c'è però un punto importante che viene tralasciato. Il messaggio alla base della serie è la catena di odio che porta altro odio, un circolo vizioso che Naruto spezza "porgendo l'altra guancia" e che raggiunge il suo climax con Sasuke che per tutta la serie ne combina di ogni, arrivando a chiedere a Naruto di ucciderlo per diventare l'eroe che ha salvato il mondo. In Naruto i cattivi sono prima di tutto vittime della catena d'odio e poi carnefici che la alimentano. Naruto è un eroe perché si impone contro questa ideologia trattando gli avversari come persone e non come mostri. E' una iper-semplificazione pop di quella che è la realtà dato che effettivamente una persona fa quello che fa in base ad una serie di cause-effetto che ne determinano, insieme all'indole e altri fattori, la sensibilità, la morale ecc...
Sull'esistenza o meno del male puro se ne dibatte da secoli ed è indubbio che l'ambiente giochi un ruolo fondamentale. Avere degli eroi di fantasia che tendono la mano ai peggio mostri così da sottolineare quanto siano diversi da loro è proprio il motivo che li rende eroici... altrimenti sarebbero solo gente con i super poteri più forti.
Ciao, rispondo qui per rispondere un po' a tutti. Nessuno ha scritto "background no!", si sta semplicemente esplorando la modalità con la quale Kishimoto ha daciso di approfondire alcuni elementi di trama, per quanto mi riguarda anche in modo eccessivo, quasi ossessivo. Servirebbe un ulteriore approfondimento del tema e sicuramente questo non è il miglior articolo da me scritto, ma credo ci sia margine per fare critica su uno degli aspetti fondamentali di Naruto, che ha poi sfociato nella predestinazione. A volte scrivere meno è scrivere meglio. Ma grazie a tutti quanti per i commenti!
Allargo la polemica e aggiungo che secondo me alcuni cattivi di Naruto sono rimasti affascinanti anche dopo (se non anche grazie) al loro approfondimento, in particolar modo Madara e Pain. La serie poi ha decisamente sconfinato nell'esagerazione, scadendo nel ridicolo quando Naruto fa l'apologia di Obito. E il peggio è che autori successivi sembrano aver ripreso il loro modo di scrivere da quest'ultimo esempio, su tutti Horikoshi in My Hero Academia che ha toccato nuove vette tragicomiche/sociopatiche quando Deku riflette sul voler salvare Shigaraki che ha appena raso al suolo diverse città e ucciso migliaia di innocenti di sua spontanea volontà, perché nessuno gli aveva teso la mano quando era piccolo e quindi sono chiaramente uguali. Anche lì un videogioco che si liberi del bagaglio di storia del manga gioverebbe.
Secondo me c'è però un punto importante che viene tralasciato.
Il messaggio alla base della serie è la catena di odio che porta altro odio, un circolo vizioso che Naruto spezza "porgendo l'altra guancia" e che raggiunge il suo climax con Sasuke che per tutta la serie ne combina di ogni, arrivando a chiedere a Naruto di ucciderlo per diventare l'eroe che ha salvato il mondo.
In Naruto i cattivi sono prima di tutto vittime della catena d'odio e poi carnefici che la alimentano. Naruto è un eroe perché si impone contro questa ideologia trattando gli avversari come persone e non come mostri.
E' una iper-semplificazione pop di quella che è la realtà dato che effettivamente una persona fa quello che fa in base ad una serie di cause-effetto che ne determinano, insieme all'indole e altri fattori, la sensibilità, la morale ecc...
Sull'esistenza o meno del male puro se ne dibatte da secoli ed è indubbio che l'ambiente giochi un ruolo fondamentale. Avere degli eroi di fantasia che tendono la mano ai peggio mostri così da sottolineare quanto siano diversi da loro è proprio il motivo che li rende eroici... altrimenti sarebbero solo gente con i super poteri più forti.
Sposo in pieno l'analisi di Revil-Rosa.
Il vero "problema" di Naruto a suo tempo è stato il suo talk-no-jutsu durante lo scontro con Pain, che ne ha completamente ridicolizzato la caratura come villain creando un meme che ormai dura da generazioni di appassionati. Che i cattivi siano caratterizzati con un background di spessore è solo un pro (e Horikoshi sta facendo davvero un ottimo lavoro con MhA) e chi non lo apprezza può semplicemente continuare a leggersi gli albi supereroi classici (che sono pieni di villain bidimensionali) oppure Rave o Fairy Tail ^^''
È poi importante distinguere tra razionalizzazione e giustificazione. Kishimoto spesso mostra semplicemente le ragioni che hanno portato a quelle scelte, non cerca di rappresentarle come giuste. Obito ne ha passate di tutti i colori, ma non vuol dire che quello che ha fatto sia giustificato, o una conseguenza logica. Semplicemente è una conseguenza, e la dimostrazione che le persone non sempre fanno le scelte giuste, anche se in buona fede. Esempio lampante è Sasuke che, nonostante segua un percorso di cause e conseguenze per tutto il manga, viene comunque considerato un imbecille dalla maggior parte dei lettori.
Io invece vado controcorrente e ti dico che mi è piaciuto tantissimo come Kishimoto ha gestito Naruto contro Pain.
Un problema di tanti shonen è a mio parere che tirano fuori Villain a tutto tondo, con spessore psicologico e potenza inaudita, ma poi “risolvono” la questione solo sotto un lato. O si prendono a botte, e tralasciano completamente il confronto psicologico o, più raramente, si mettono a parlare e fanno sfumare tutto l’hype per una battaglia che si prospettava epica.
Naruto e Pain prima si prendono a botte, e danno vita ad uno che è forse lo scontro migliore del manga, ma poi discutono anche e mettono in chiaro le loro opinioni faccia a faccia. È una cosa che manca in molte serie (ed è anche difficile da implementare, con Pain è stato possibile solo perché non combatteva col suo corpo primario).
Se devo lamentarmi di una cosa della saga di Pain sarebbe sicuramente l’essere estremamente tragica e poi concludersi con “ah btw posso resuscitare tutti, no problem”.
L'introspezione di chi "sta dalla parte sbagliata" è un modello narrativo forse antico quanto la narrazione stessa.
Già Greci e Romani sapevano di non potersela cavare sostenendo che "i cattivi" sono tali senza un vero perché (Medea docet).
Anche il Male fine a sé stesso ha sicuramente avuto sempre un forte appeal. Ma velatamente, quasi inconsciamente, quando si tratta di male prodotto da esseri umani soprattutto, tendiamo a non farci bastare l'idea che qualcuno semplicemente nasca storto.
Il colpo di grazia l'ha dato il XX secolo. Già la stessa nascita della psicoanalisi ha in sé la premessa che esista una genealogia dei comportamenti deviati, ma è dai tempi di Auschwitz che non possiamo più permetterci l'idea che solo i mostri fanno cose mostruose.
Indipendentemente dalla gravità o meno dell'azione, dalla statura esistenziale di un individuo o dalla particolare alchimia delle circostanze, siamo ormai avvezzi a individuare "la chiave di volta", "la giornata storta", quel momento specifico che reimposta gli ingranaggi dell'arancia a orologeria permettendo a qualcuno di passare da Mickey Mouse a Jack lo Squartatore.
Senza scadere nel giustificazionismo, si può tranquillamente sostenere mentalmente l'idea che un carnefice sia stato un tempo una vittima.
Anzi, accade non di rado che i peggiori carnefici siano proprio delle ex vittime.
Certo, negli shonen la propensione "a condonare" certe volte sembra rasentare il negazionismo.
Ma lì intervengono credo degli stilemi radicatisi nei decenni di storia del genere.
Quello degli ex nemici, che sono però più rivali con una statura addirittura "eroica" (quando non amici mancati o ex amici), è un topos ricorrente nei manga di questo tipo.
Quale che sia l'esito ultimo di certi antagonisti, sembra che alla fine si possa sempre sorvolare sui loro "eccessi" in ragione delle loro "ragioni" o delle loro umanissime "mancanze" che chiunque potrebbe avere.
E il discorso a volte si applica addirittura a quelli che non sono neanche dei villain nell'economia della trama.
Quindi sì, nel mondo manga/anime si possono perdonare tutte le gambe spezzate da Mark Lenders, i piccoli genocidi del Re di Hokuto, il suprematismo razziale di Vegeta, le tendenze sadico-omicide di Killua, il bullismo di Bakugo e chi più ne ha.
Naruto è solo una delle tante opere dove questo canone shonen deve essere preso per quello che è: un escamotage per andare oltre. Una svolta narrativa che, oscillando fra relativismo e "scarsa memoria", serve ad avanzare al prossimo livello per incontrare il boss finale o trasformare gli ex boss in alleati del gioco.
Ciao, rispondo qui per rispondere un po' a tutti. Nessuno ha scritto "background no!", si sta semplicemente esplorando la modalità con la quale Kishimoto ha daciso di approfondire alcuni elementi di trama, per quanto mi riguarda anche in modo eccessivo, quasi ossessivo. Servirebbe un ulteriore approfondimento del tema e sicuramente questo non è il miglior articolo da me scritto, ma credo ci sia margine per fare critica su uno degli aspetti fondamentali di Naruto, che ha poi sfociato nella predestinazione. A volte scrivere meno è scrivere meglio. Ma grazie a tutti quanti per i commenti!
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