Io so solo che ho sempre una caterva di giochi in arretrato, ne escono tanti che mi interessano e a cui non riuscirò mai a stare dietro... quindi devo scremare. E l'assenza della localizzazione italiana diventa un discrimine importante in questa ottica. Anche perchè, posso capire un picchiaduro, ma un rpg se non è tradotto in ita, onestamente non me la sento di sciropparmelo (visto il mio livello basilare di conoscenza dell'inglese). Sulla questione poi dell'Italia terra della pirateria: ma con Steam, Humble Bundle e compagnia varia che ti regalano giochi o te li lanciano dietro per pochi spicci, c'è davvero chi perde ancora tempo a piratarli i giochi?
Anche perchè, posso capire un picchiaduro, ma un rpg se non è tradotto in ita, onestamente non me la sento di sciropparmelo (visto il mio livello basilare di conoscenza dell'inglese).
@oberon: Mi trovo in una situazione analoga, vorrei provare una marea di visual novels (stavo appunto pensando di acquistare un PC potente per creare un account su Steam), ma la barriera della lingua mi blocca.
Se il discorso di Van Dyk può essere ritenuto valido limitandolo ad un panorama specifico, allora credo sarebbe più interessante vedere un qualche studio/sondaggio per capire quali sono i paesi in cui non avere una traduzione nella lingua madre influisce in modo più pesante sulle vendite.
Tralasciando il fatto che determinati luoghi prediligano determinati generi (penso ai moba in Corea), l'italiano medio l'inglese non è che lo capisca molto perciò non ho difficoltà ad immaginare che una buona parte di potenziali interessati snobbino gioco X per la mancata localizzazione (se non ricordo male, Tales of Xillia aveva fatto i "numeroni" anche per quello). Detto questo, penso che gli sviluppatori, indipendenti e non, dovrebbero scegliere con cura dove investire in base agli interessi del pubblico e non al semplice denaro speso nella zona (perchè se anche è maggiore, se poi gli introiti vengono tutti da giochini per smarphone allora l'ultra rpg di turno difficilmente risalterà).