GRIS
Maestosa e travolgente, credo siano queste le parole per descrivere quest'opera. In un mondo sempre più distaccato questo gioco è la dose di empatia che ci serve.
Il mio approccio con Gris è stato lo stesso che ho avuto con buona parte dei miei giochi preferiti: ho giocato la prima mezz'ora, ho lasciato il gioco in pausa per un mese e appena me ne sono ricordato l'ho riniziato, finendolo il giorno stesso.
Gris si presenta come un platformer lineare senza molta difficoltà, ci sono delle sfide extra fuori percorso per chi vuole accaparrarsi qualche collezionaible ma comunque il gioco rimane accessibile anche a chi non ha mai giocato questo genere. Ci sono 4 "capitoli", ognuno con la propria meccanica introdotta per essere aggiunta alle abilità usate dalla protagonista: ti puoi trasformare in un cubo pesante per rompere i pavimenti fragili o non farti spazzare via dalle tempeste, sblocchi un secondo salto e l'abilità di planare per raggiungere zone più alte o più lontane, talvolta facendoti aiutare da un gruppo di farfalle, puoi modificare la tua forma in modo da nuotare facilmente nelle acque e raggiungere le profondità della mappa, e puoi far crescere la vegetazione intorno a te, cambiando e colorando la mappa con i fiori che sbloccheranno nuove vie. Nonostante le meccaniche, questo gioco rimane facile.
GRIS è stato fatto per raccontare emozioni e non per essere una sfida, in quanto la frustrazione creerebbe distacco da ciò che accade in quest'opera, dura poco perché ha capito qual è il ritmo a cui si devono narrare questi temi.
La protagonista, Gris, si trova in uno stato di tranquillità e pace con se stessa, la sua voce è melodica e potente perché la ragazza è nelle mani di una persona a lei molto cara, che riesce a farla cantare senza preoccupazioni. Quando però all'improvviso la sua voce si spegne, Gris si accorge che le mani che la tengono sospesa si stanno sgretolando e, non senza un vano tentativo di scappare dall'evento, senza che possa accorgersene sta cadendo. Il suo viaggio inizia in un mondo bianco e nero dove la ragazza può solo camminare indebolita, ogni tentativo di movimento eccessivo le farà perdere l'equilbrio e ogni volta che si proverà a cantare la voce uscirà spezzata. In questo deserto bianco Gris può soltanto osservare i frammenti della statua di colei che la faceva sentire al sicuro, una volta arrivata dinanzi ad un frammento particolarmente grosso, la ragazza scoppia a piangere, realizzando che realmente ha perso la persona che la completava, con questa realizzazione lo sfondo ed il paesaggio cambiano colore, diventa tutto rosso, questo la porta ad un tempio, il suo tempio.
Il prologo di questo gioco ci fa capire molto probabilmente quale sarà l'obiettivo, attraversare tutte le fasi del lutto, caratterizzate ognuna da un colore: Rosso, Verde, Blu e Giallo. L'ultima fase non ha un colore, viene semplicemente chiamata "accettazione". Per andare avanti con la propria vita Gris dovrà costruire una costellazione che le permetterà di andare via dal proprio tempio...
Questo gioco parla di Emozioni molto complesse e molto profonde, e nel farlo dà libero sfogo alla creatività artistica del team di sviluppo, ogni momento dei quest'opera ha una composizione d'immagine superiore, mettendo in primo luogo l'estetica dell'ambiente piuttosto che la funzionalità del gioco, talvolta prendendo il controllo della telecamera e allontanandola in modo da far capire molto bene la scala di dimensioni dell'ambientazione in cui siamo.
La componente sonora meriterebbe una recensione a parte, Berlinist fa grandissimo uso di un'orchestra sintetizzata per comporre una colonna sonora superba e maestosa, capendo molto bene come esprimere la grandiosità delle emozioni che travolgono la protagonista e il giocatore. In più la versione PS5 offre un'ottimo utilizzo del controller DualSense, sfruttando appieno le sua capacità di immersione.
In linea di massima questo gioco è per chi vuole provare un'esperienza nuova e non impegnativa dal punto di vista della sfida e per chi è pronto a farsi carico di un'emotività difficile da provare ultimamente.
Il mio approccio con Gris è stato lo stesso che ho avuto con buona parte dei miei giochi preferiti: ho giocato la prima mezz'ora, ho lasciato il gioco in pausa per un mese e appena me ne sono ricordato l'ho riniziato, finendolo il giorno stesso.
Gris si presenta come un platformer lineare senza molta difficoltà, ci sono delle sfide extra fuori percorso per chi vuole accaparrarsi qualche collezionaible ma comunque il gioco rimane accessibile anche a chi non ha mai giocato questo genere. Ci sono 4 "capitoli", ognuno con la propria meccanica introdotta per essere aggiunta alle abilità usate dalla protagonista: ti puoi trasformare in un cubo pesante per rompere i pavimenti fragili o non farti spazzare via dalle tempeste, sblocchi un secondo salto e l'abilità di planare per raggiungere zone più alte o più lontane, talvolta facendoti aiutare da un gruppo di farfalle, puoi modificare la tua forma in modo da nuotare facilmente nelle acque e raggiungere le profondità della mappa, e puoi far crescere la vegetazione intorno a te, cambiando e colorando la mappa con i fiori che sbloccheranno nuove vie. Nonostante le meccaniche, questo gioco rimane facile.
GRIS è stato fatto per raccontare emozioni e non per essere una sfida, in quanto la frustrazione creerebbe distacco da ciò che accade in quest'opera, dura poco perché ha capito qual è il ritmo a cui si devono narrare questi temi.
La protagonista, Gris, si trova in uno stato di tranquillità e pace con se stessa, la sua voce è melodica e potente perché la ragazza è nelle mani di una persona a lei molto cara, che riesce a farla cantare senza preoccupazioni. Quando però all'improvviso la sua voce si spegne, Gris si accorge che le mani che la tengono sospesa si stanno sgretolando e, non senza un vano tentativo di scappare dall'evento, senza che possa accorgersene sta cadendo. Il suo viaggio inizia in un mondo bianco e nero dove la ragazza può solo camminare indebolita, ogni tentativo di movimento eccessivo le farà perdere l'equilbrio e ogni volta che si proverà a cantare la voce uscirà spezzata. In questo deserto bianco Gris può soltanto osservare i frammenti della statua di colei che la faceva sentire al sicuro, una volta arrivata dinanzi ad un frammento particolarmente grosso, la ragazza scoppia a piangere, realizzando che realmente ha perso la persona che la completava, con questa realizzazione lo sfondo ed il paesaggio cambiano colore, diventa tutto rosso, questo la porta ad un tempio, il suo tempio.
Il prologo di questo gioco ci fa capire molto probabilmente quale sarà l'obiettivo, attraversare tutte le fasi del lutto, caratterizzate ognuna da un colore: Rosso, Verde, Blu e Giallo. L'ultima fase non ha un colore, viene semplicemente chiamata "accettazione". Per andare avanti con la propria vita Gris dovrà costruire una costellazione che le permetterà di andare via dal proprio tempio...
Questo gioco parla di Emozioni molto complesse e molto profonde, e nel farlo dà libero sfogo alla creatività artistica del team di sviluppo, ogni momento dei quest'opera ha una composizione d'immagine superiore, mettendo in primo luogo l'estetica dell'ambiente piuttosto che la funzionalità del gioco, talvolta prendendo il controllo della telecamera e allontanandola in modo da far capire molto bene la scala di dimensioni dell'ambientazione in cui siamo.
La componente sonora meriterebbe una recensione a parte, Berlinist fa grandissimo uso di un'orchestra sintetizzata per comporre una colonna sonora superba e maestosa, capendo molto bene come esprimere la grandiosità delle emozioni che travolgono la protagonista e il giocatore. In più la versione PS5 offre un'ottimo utilizzo del controller DualSense, sfruttando appieno le sua capacità di immersione.
In linea di massima questo gioco è per chi vuole provare un'esperienza nuova e non impegnativa dal punto di vista della sfida e per chi è pronto a farsi carico di un'emotività difficile da provare ultimamente.
Mi ero imbattuto in un trailer di Gris e avevo intuito potesse essere un gioco interessante, ma come sovente accade me ne ero velocemente dimenticato. Alla fine sulla mia Switch di ottimi platform ne ho a bizzeffe, tanti ancora da finire o, peggio, da iniziare. Mi sono ricordato di Gris solo quando l’ho trovato in offerta a pochi euro tra le nuove uscite: “questo mi pareva buono, lo scarico”. Le mie intenzioni erano di parcheggiarlo lì e metterlo tra quelli che giocherò in un indeterminato futuro. Ancora non sospettavo come mi avrebbe sballato la domenica, “costringendomi” quasi a perdere una notte di sonno.
Il giorno dopo, prima di coricarmi a letto, mi sono trovato ad assaggiarlo, per vedere perlomeno la “presentazione”, che in realtà non c’è visto che si viene subito proiettati nel gioco. Gris non vi spiega nulla, non lo fa sicuramente all’inizio quando vi trovate con il vostro personaggio in mezzo ad un fondale spoglio a muovervi lentamente verso sinistra o verso destra. Incuriosito decido di essere accondiscendente, anche in quanto lo stile grafico nella sua semplicità risulta veramente piacevole, soprattutto se abbinato al sonoro e alle eccezionali musiche che decido di godermi al meglio usufruendo di alcuni auricolari. Nel mentre succede qualcosa che mi invoglia a vedere qualcosa in più e, prima che mi accorgessi, Gris mi aveva rapito.
Non credo che sia una buona idea parlarvi della trama, anche in quanto è così astratta che non è che ci abbia capito poi molto: si tratta del viaggio di questa strana creatura che siete incaricati di guidare attraverso un mondo svuotato dei suoi colori e della sua essenza, che andrete a ricostruire in modo delicato e armonioso, come una leggiadra farfalla che serenamente lo attraversa. In Gris non avrete nemici da sconfiggere o pericoli da affrontare, vi limiterete a saltare qui e là, senza temere di farvi del male anche in caso di cadute, a risolvere una serie di enigmi e far evolvere la vostra creatura, che lentamente avrà sempre più controllo sul mondo circostante. Oltre ad acquisire nuove abilità sarà lo stesso mondo ad evolversi e a mostrare parti prima celate dall’assenza dei colori: se ne ritroverete uno vi verranno mostrati nuovi dettagli e creature, rendendolo il panorama più articolato, complesso e affascinante.
Non credo che si possa descrivere a parole in cosa Gris riesca a spiccare in modo così netto, alla fine a livello di gameplay risulta molto semplice, immediato e non è nemmeno difficile, affrontabile da tutti in relax e, nonostante l’assenza di istruzioni su cosa fare, non avrete probabilmente modo di bloccarvi. Identificherei in questo il suo primo grandissimo pregio: offre una fluidità rara, il tutto risulta naturale e intuitivo, eppure intrigante. Se a livello di gameplay in lavoro fatto è di certo meritevole di lodi, Gris non mi avrebbe preso senza il mirabolante lavoro artistico che lo contraddistingue. Lo stile grafico scelto, minimale e pulito, si sposa alla perfezione con il sonoro impeccabile e con le musiche di stampo classico, capaci di rendere le sequenze chiavi memorabili, coinvolgenti e accattivanti. A volte si ha l’impressione di aver a che fare con un dipinto ad acquerelli animato, già eccezionale di suo, ma che viene proiettato oltre il livello d'eccellenza se abbinato al impeccabile colonna sonora che lo avvolge.
Gris è una vera e propria opera d’arte, evocativo e in grado di infrangere lo schermo e catturare il giocatore in un’esperienza audiovisiva interattiva in grado di fargli dimenticare il mondo che lo circonda. E’ significativo che in un’epoca in cui tra VR e grafiche mozzafiato, sia stato un gioco con una grafica bidimensionale sul piccolo schermo della mia Nintendo Switch a farlo meglio di tutti, con il solo aiuto di un paio di auricolari che mi hanno permesso di godermi al meglio i perfetti sincronismi grafici e sonori in cui Gris eccelle.
Potrei chiudere avvertendovi che potreste trovarlo corto, a spanne direi 3 ore, ma oserei dire che ha durata che deve avere, e che forse il gameplay può risultare semplice, gli enigmi seppur geniali non sono mai eccessivamente impegnativi, pur avendoli trovati sempre gratificanti. Ma sapere che vi dico? Chissenefrega: Gris è arte allo stato puro, giocandolo ho provato più volte brividi e il mio corpo si è riempito di pelle d’oca. Fatico a descriverlo a parole, a far capire il perfetto binomio grafica e musica che offre: Gris va giocato.
+ grafica artisticamente evocativa
+ effetti sonori e musiche classiche eccellenti
+ perfetta sincronia tra animazioni e sonoro
+ ambientazione evocativa ed onirica
+ gameplay fluido e intuitivo
+ enigmi semplici, ma gratificanti
+ coinvolgente e appassionante
- come tutte le opere d’arte, potrebbe non essere capito
- dura il giusto, che non è molto
Il giorno dopo, prima di coricarmi a letto, mi sono trovato ad assaggiarlo, per vedere perlomeno la “presentazione”, che in realtà non c’è visto che si viene subito proiettati nel gioco. Gris non vi spiega nulla, non lo fa sicuramente all’inizio quando vi trovate con il vostro personaggio in mezzo ad un fondale spoglio a muovervi lentamente verso sinistra o verso destra. Incuriosito decido di essere accondiscendente, anche in quanto lo stile grafico nella sua semplicità risulta veramente piacevole, soprattutto se abbinato al sonoro e alle eccezionali musiche che decido di godermi al meglio usufruendo di alcuni auricolari. Nel mentre succede qualcosa che mi invoglia a vedere qualcosa in più e, prima che mi accorgessi, Gris mi aveva rapito.
Non credo che sia una buona idea parlarvi della trama, anche in quanto è così astratta che non è che ci abbia capito poi molto: si tratta del viaggio di questa strana creatura che siete incaricati di guidare attraverso un mondo svuotato dei suoi colori e della sua essenza, che andrete a ricostruire in modo delicato e armonioso, come una leggiadra farfalla che serenamente lo attraversa. In Gris non avrete nemici da sconfiggere o pericoli da affrontare, vi limiterete a saltare qui e là, senza temere di farvi del male anche in caso di cadute, a risolvere una serie di enigmi e far evolvere la vostra creatura, che lentamente avrà sempre più controllo sul mondo circostante. Oltre ad acquisire nuove abilità sarà lo stesso mondo ad evolversi e a mostrare parti prima celate dall’assenza dei colori: se ne ritroverete uno vi verranno mostrati nuovi dettagli e creature, rendendolo il panorama più articolato, complesso e affascinante.
Non credo che si possa descrivere a parole in cosa Gris riesca a spiccare in modo così netto, alla fine a livello di gameplay risulta molto semplice, immediato e non è nemmeno difficile, affrontabile da tutti in relax e, nonostante l’assenza di istruzioni su cosa fare, non avrete probabilmente modo di bloccarvi. Identificherei in questo il suo primo grandissimo pregio: offre una fluidità rara, il tutto risulta naturale e intuitivo, eppure intrigante. Se a livello di gameplay in lavoro fatto è di certo meritevole di lodi, Gris non mi avrebbe preso senza il mirabolante lavoro artistico che lo contraddistingue. Lo stile grafico scelto, minimale e pulito, si sposa alla perfezione con il sonoro impeccabile e con le musiche di stampo classico, capaci di rendere le sequenze chiavi memorabili, coinvolgenti e accattivanti. A volte si ha l’impressione di aver a che fare con un dipinto ad acquerelli animato, già eccezionale di suo, ma che viene proiettato oltre il livello d'eccellenza se abbinato al impeccabile colonna sonora che lo avvolge.
Gris è una vera e propria opera d’arte, evocativo e in grado di infrangere lo schermo e catturare il giocatore in un’esperienza audiovisiva interattiva in grado di fargli dimenticare il mondo che lo circonda. E’ significativo che in un’epoca in cui tra VR e grafiche mozzafiato, sia stato un gioco con una grafica bidimensionale sul piccolo schermo della mia Nintendo Switch a farlo meglio di tutti, con il solo aiuto di un paio di auricolari che mi hanno permesso di godermi al meglio i perfetti sincronismi grafici e sonori in cui Gris eccelle.
Potrei chiudere avvertendovi che potreste trovarlo corto, a spanne direi 3 ore, ma oserei dire che ha durata che deve avere, e che forse il gameplay può risultare semplice, gli enigmi seppur geniali non sono mai eccessivamente impegnativi, pur avendoli trovati sempre gratificanti. Ma sapere che vi dico? Chissenefrega: Gris è arte allo stato puro, giocandolo ho provato più volte brividi e il mio corpo si è riempito di pelle d’oca. Fatico a descriverlo a parole, a far capire il perfetto binomio grafica e musica che offre: Gris va giocato.
+ grafica artisticamente evocativa
+ effetti sonori e musiche classiche eccellenti
+ perfetta sincronia tra animazioni e sonoro
+ ambientazione evocativa ed onirica
+ gameplay fluido e intuitivo
+ enigmi semplici, ma gratificanti
+ coinvolgente e appassionante
- come tutte le opere d’arte, potrebbe non essere capito
- dura il giusto, che non è molto