Durante la live su Twitch dedicata a Naruto X Boruto (qui la recensione), in sinergia tra AnimeClick e GamerClick, un argomento in particolare ha fatto capolino tra i partecipanti.
Il titolo della live era “Come Masashi Kishimoto ha distrutto il concetto di villain”, un'affermazione audace, provocatoria ma in fin dei conti, anche abbastanza vera. Andando infatti a rivivere, attraverso l'ultimo lavoro di CyberConnect2, le gesta del ninja che sognava di diventare Hokage, ci si è imbattuti soprattutto in quegli antagonisti che nel bene e male hanno lasciato un segno non solo ai fan dell'opera ma anche nel panorama manga/anime tutto.
Personaggi come Pain, Itachi Uchiha, Obito e Madara, oltre a essere tra i più potenti ninja presenti nell'opera – per non dire sgravi – sono accomunati da un qualcosa che sembra essere il minimo comune denominatore dei villain in questione: il trauma. È incredibile come ognuno di essi abbia subito una grave perdita, una violenza inaudita, un tradimento e così via ma fin qui, è normale amministrazione: in fondo tutti navighiamo nello stesso mare e certe situazioni possono comporre il percorso di molti di noi. Ma questo cambia quando di fronte ad atti di pura malvagità, come ad esempio la distruzione di un'intera città, si vada a scavare nella psiche e nelle emozioni di chi quest'atto l'ha compiuto, al fine di creare un vincolo empatico con lo spettatore/lettore.
A un certo punto infatti, sembra che in Naruto il “male” come concetto puro, non esista o se esiste è solo una conseguenza. Praticamente, tutti i nemici presenti nell'opera ne sono affetti, a volte con risultati quasi tragi-comici, come per Itachi, che attraverso un salto mortale triplo-carpiato narrativo è riuscito a divenire l'eroe che Konoha non meritava ma di cui aveva bisogno. In questo caso, Kishimoto è anche riuscito nell'impresa di stravolgere la vita di due personaggi in un colpo solo, considerando come Sasuke, successivamente, prenderà una deriva abbastanza confusa su cui però non ci dilunghiamo.
A fronte di tutto ciò, è interessante notare come proprio nelle trasposizioni videoludiche i vari villain abbiano quasi più senso di esistere. Prendiamo ad esempio Madara Uchiha, uno dei personaggi più iconici dell'opera di Kishimoto, un nome che aleggia praticamente per tutta l'opera sino a quando non lo vediamo per la prima volta, nel bellissimo episodio 321 in cui addirittura c'è chi comincia a pregare alla comparsa del ninja leggendario.
Prendiamo l'anime in questo caso, dato che è la prima fonte di ispirazione per i videogiochi ma anche perché, rispetto al manga, la presenza scenica del leader degli Uchiha risulta più azzeccata, grazie a trovate registiche non indifferenti.
Madara Uchiha riassume al meglio la questione (ci sarebbe anche Kaguya ma facciamo finta di nulla), un personaggio pervaso dalla malvagità, in grado di far venire la tremarella al solo sguardo eppure, si finisce con esclamare la parola “poverino”.
I flashback, sono loro i colpevoli: ripercorriamo il passato del personaggio, ne vediamo gioia, allegria, fiducia sino a quando, non assistiamo a un punto di rottura, quella sliding door presa in faccia che trasforma un innocente membro produttivo della società in un mostro senza cuore, ebbro delle sofferenze altrui. E via di “effettivamente in Naruto non vi sono poi dei veri cattivi, perché in fin dei conti è solo gente che ha sofferto...”.
Pain distrugge un intero villaggio, Itachi stermina per intero il proprio clan, Obito e Madara portano il mondo di fronte a una guerra mondiale ma ehi, è solo gente traumatizzata. Non c'è limite alla distruzione che puoi compiere se da bambini si è sofferto parecchio, no?
Stiamo cadendo pericolosamente verso il territorio Broly, eppure, in Naruto, è la prassi. Una sorta di pericoloso giustificazionismo che fortunatamente in Naruto X Boruto e simili, non esiste. Madara è malvagio, lo si percepisce da come si atteggia, dalla modalità di utilizzo dei suoi poteri e perché ovviamente, lo sappiamo.
A questo punto, si aprono due strade, due verità. La prima è abbastanza ovvia, forse talmente tanto che a volte ce lo si dimentica: il male, esiste. Non ha giustificazioni, appare molto spesso senza avvisaglie, portando caos nella vita delle persone. Masashi Kishimoto crea un cortocircuito in tal senso, approfondendo i vari nemici di Naruto alla ricerca di una giustificazione alle atroci sofferenze commesse, espediente che però, possiamo trovare un po' in giro, magari accendendo la TV: ricostruendo un percorso si ha quasi la sensazione di controllo, una messa a terra di circostanze a cui si può trovare una soluzione ma purtroppo, spesso, è solo un'illusione.
Un esempio ne è il periodo Covid, in cui cercare cause, a volte anche fantasiose, su come e perché questo virus sia comparso, ha dato a molti un senso di sicurezza, in cui B è conseguenza di A, per cui basta C per risolvere il tutto. Forse è questo che Naruto (inteso come opera) e Kishimoto hanno cercato di fare, dare ordine al caos. Purtroppo però, si è finiti per ottenere risultati ingarbugliati.
L'approfondire il background di un villain però, non una cattiva idea a prescindere. Anzi, se ben realizzato, questo approfondimento è capace di regalare una tridimensionalità tale da trasformare un personaggio in persona. Eppure, molto spesso non se ne sente la necessità.
Questo perché molto spesso, si fa confusione tra caratterizzazione e introspezione, qualcosa che abbiamo visto spesso ad esempio nel Marvel Cinematic Universe. In quanti hanno criticato Ronan l'Accusatore, Ivan Vanko, Malekith e via dicendo, solo perché ritenuti dimenticabili, privi di qualsivoglia carisma. Questo problema non nasce però da un mancato approfondimento del loro background, quanto a una povera caratterizzazione in sé dei personaggi: dialoghi poco incisivi, interpretazioni non particolarmente trascendentali , azioni non fondamentali. Chi è stato ben accolto però, è l'Alto Evoluzionario in Guardiani della Galassia Volume III, un personaggio folle, privo di qualunque background eppure, apprezzato, perché semplicemente, è malvagio. Una malvagità comprensibile non nel senso di giustificabile ma perché semplice da percepire, un incontentabile narcisista egoista che semplicemente non accetta ciò che non gli piace: la descrizione di un bambino in piene elementari. Eppure funziona, nonostante un paio di righe scritte in fase di sceneggiatura.
E tornando a Naruto, asciugando tutto il sapere (molto spesso superfluo) sui cattivi che abbiamo di fronte all'interno delle trasposizioni videoludiche, accade la magia. Privi del loro background, i vari Madara, Obito, e Pain, rimangono nemici temibili e terribili, con colpi votati alla distruzione dell'avversario. Sguardo freddo e pose fiere mostrano un carisma fuori dal comune e malvagità che non ha bisogno di essere giustificata o compatita.
Benché Masashi Kishimoto abbia reso Naruto una dei manga più importanti degli ultimi anni, il suo voler sempre entrare nel dettaglio, trasformando genocidi in spiacevoli incidenti di percorso, col senno di poi ha forse tolto quella forza, quell'impatto ancora maggiore che l'opera avrebbe avuto su lettori e spettatori.
Del resto altri tempi, eppure non si può pensare a cosa accadrebbe a un lungometraggio dedicato a un certo Adolf Hitler, divenuto un genocida perché magari, qualcuno distrusse un suo quadro da giovane, deriso e maltrattato da tutti. Probabilmente non sarebbe accolto proprio benissimo.
Servirebbero decine di pagine per approfondire tutto quanto, ma nel frattempo vi salutiamo ricordandovi che Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections è disponibile su tutte le console e PC per cui, avrete modo di sperimentare quanto scritto in quest'umile articolo.
Il titolo della live era “Come Masashi Kishimoto ha distrutto il concetto di villain”, un'affermazione audace, provocatoria ma in fin dei conti, anche abbastanza vera. Andando infatti a rivivere, attraverso l'ultimo lavoro di CyberConnect2, le gesta del ninja che sognava di diventare Hokage, ci si è imbattuti soprattutto in quegli antagonisti che nel bene e male hanno lasciato un segno non solo ai fan dell'opera ma anche nel panorama manga/anime tutto.
Personaggi come Pain, Itachi Uchiha, Obito e Madara, oltre a essere tra i più potenti ninja presenti nell'opera – per non dire sgravi – sono accomunati da un qualcosa che sembra essere il minimo comune denominatore dei villain in questione: il trauma. È incredibile come ognuno di essi abbia subito una grave perdita, una violenza inaudita, un tradimento e così via ma fin qui, è normale amministrazione: in fondo tutti navighiamo nello stesso mare e certe situazioni possono comporre il percorso di molti di noi. Ma questo cambia quando di fronte ad atti di pura malvagità, come ad esempio la distruzione di un'intera città, si vada a scavare nella psiche e nelle emozioni di chi quest'atto l'ha compiuto, al fine di creare un vincolo empatico con lo spettatore/lettore.
A un certo punto infatti, sembra che in Naruto il “male” come concetto puro, non esista o se esiste è solo una conseguenza. Praticamente, tutti i nemici presenti nell'opera ne sono affetti, a volte con risultati quasi tragi-comici, come per Itachi, che attraverso un salto mortale triplo-carpiato narrativo è riuscito a divenire l'eroe che Konoha non meritava ma di cui aveva bisogno. In questo caso, Kishimoto è anche riuscito nell'impresa di stravolgere la vita di due personaggi in un colpo solo, considerando come Sasuke, successivamente, prenderà una deriva abbastanza confusa su cui però non ci dilunghiamo.
A fronte di tutto ciò, è interessante notare come proprio nelle trasposizioni videoludiche i vari villain abbiano quasi più senso di esistere. Prendiamo ad esempio Madara Uchiha, uno dei personaggi più iconici dell'opera di Kishimoto, un nome che aleggia praticamente per tutta l'opera sino a quando non lo vediamo per la prima volta, nel bellissimo episodio 321 in cui addirittura c'è chi comincia a pregare alla comparsa del ninja leggendario.
Prendiamo l'anime in questo caso, dato che è la prima fonte di ispirazione per i videogiochi ma anche perché, rispetto al manga, la presenza scenica del leader degli Uchiha risulta più azzeccata, grazie a trovate registiche non indifferenti.
Madara Uchiha riassume al meglio la questione (ci sarebbe anche Kaguya ma facciamo finta di nulla), un personaggio pervaso dalla malvagità, in grado di far venire la tremarella al solo sguardo eppure, si finisce con esclamare la parola “poverino”.
I flashback, sono loro i colpevoli: ripercorriamo il passato del personaggio, ne vediamo gioia, allegria, fiducia sino a quando, non assistiamo a un punto di rottura, quella sliding door presa in faccia che trasforma un innocente membro produttivo della società in un mostro senza cuore, ebbro delle sofferenze altrui. E via di “effettivamente in Naruto non vi sono poi dei veri cattivi, perché in fin dei conti è solo gente che ha sofferto...”.
Pain distrugge un intero villaggio, Itachi stermina per intero il proprio clan, Obito e Madara portano il mondo di fronte a una guerra mondiale ma ehi, è solo gente traumatizzata. Non c'è limite alla distruzione che puoi compiere se da bambini si è sofferto parecchio, no?
Stiamo cadendo pericolosamente verso il territorio Broly, eppure, in Naruto, è la prassi. Una sorta di pericoloso giustificazionismo che fortunatamente in Naruto X Boruto e simili, non esiste. Madara è malvagio, lo si percepisce da come si atteggia, dalla modalità di utilizzo dei suoi poteri e perché ovviamente, lo sappiamo.
A questo punto, si aprono due strade, due verità. La prima è abbastanza ovvia, forse talmente tanto che a volte ce lo si dimentica: il male, esiste. Non ha giustificazioni, appare molto spesso senza avvisaglie, portando caos nella vita delle persone. Masashi Kishimoto crea un cortocircuito in tal senso, approfondendo i vari nemici di Naruto alla ricerca di una giustificazione alle atroci sofferenze commesse, espediente che però, possiamo trovare un po' in giro, magari accendendo la TV: ricostruendo un percorso si ha quasi la sensazione di controllo, una messa a terra di circostanze a cui si può trovare una soluzione ma purtroppo, spesso, è solo un'illusione.
Un esempio ne è il periodo Covid, in cui cercare cause, a volte anche fantasiose, su come e perché questo virus sia comparso, ha dato a molti un senso di sicurezza, in cui B è conseguenza di A, per cui basta C per risolvere il tutto. Forse è questo che Naruto (inteso come opera) e Kishimoto hanno cercato di fare, dare ordine al caos. Purtroppo però, si è finiti per ottenere risultati ingarbugliati.
L'approfondire il background di un villain però, non una cattiva idea a prescindere. Anzi, se ben realizzato, questo approfondimento è capace di regalare una tridimensionalità tale da trasformare un personaggio in persona. Eppure, molto spesso non se ne sente la necessità.
Questo perché molto spesso, si fa confusione tra caratterizzazione e introspezione, qualcosa che abbiamo visto spesso ad esempio nel Marvel Cinematic Universe. In quanti hanno criticato Ronan l'Accusatore, Ivan Vanko, Malekith e via dicendo, solo perché ritenuti dimenticabili, privi di qualsivoglia carisma. Questo problema non nasce però da un mancato approfondimento del loro background, quanto a una povera caratterizzazione in sé dei personaggi: dialoghi poco incisivi, interpretazioni non particolarmente trascendentali , azioni non fondamentali. Chi è stato ben accolto però, è l'Alto Evoluzionario in Guardiani della Galassia Volume III, un personaggio folle, privo di qualunque background eppure, apprezzato, perché semplicemente, è malvagio. Una malvagità comprensibile non nel senso di giustificabile ma perché semplice da percepire, un incontentabile narcisista egoista che semplicemente non accetta ciò che non gli piace: la descrizione di un bambino in piene elementari. Eppure funziona, nonostante un paio di righe scritte in fase di sceneggiatura.
E tornando a Naruto, asciugando tutto il sapere (molto spesso superfluo) sui cattivi che abbiamo di fronte all'interno delle trasposizioni videoludiche, accade la magia. Privi del loro background, i vari Madara, Obito, e Pain, rimangono nemici temibili e terribili, con colpi votati alla distruzione dell'avversario. Sguardo freddo e pose fiere mostrano un carisma fuori dal comune e malvagità che non ha bisogno di essere giustificata o compatita.
Benché Masashi Kishimoto abbia reso Naruto una dei manga più importanti degli ultimi anni, il suo voler sempre entrare nel dettaglio, trasformando genocidi in spiacevoli incidenti di percorso, col senno di poi ha forse tolto quella forza, quell'impatto ancora maggiore che l'opera avrebbe avuto su lettori e spettatori.
Del resto altri tempi, eppure non si può pensare a cosa accadrebbe a un lungometraggio dedicato a un certo Adolf Hitler, divenuto un genocida perché magari, qualcuno distrusse un suo quadro da giovane, deriso e maltrattato da tutti. Probabilmente non sarebbe accolto proprio benissimo.
Servirebbero decine di pagine per approfondire tutto quanto, ma nel frattempo vi salutiamo ricordandovi che Naruto X Boruto: Ultimate Ninja Storm Connections è disponibile su tutte le console e PC per cui, avrete modo di sperimentare quanto scritto in quest'umile articolo.
Allargo la polemica e aggiungo che secondo me alcuni cattivi di Naruto sono rimasti affascinanti anche dopo (se non anche grazie) al loro approfondimento, in particolar modo Madara e Pain. La serie poi ha decisamente sconfinato nell'esagerazione, scadendo nel ridicolo quando Naruto fa l'apologia di Obito. E il peggio è che autori successivi sembrano aver ripreso il loro modo di scrivere da quest'ultimo esempio, su tutti Horikoshi in My Hero Academia che ha toccato nuove vette tragicomiche/sociopatiche quando Deku riflette sul voler salvare Shigaraki che ha appena raso al suolo diverse città e ucciso migliaia di innocenti di sua spontanea volontà, perché nessuno gli aveva teso la mano quando era piccolo e quindi sono chiaramente uguali. Anche lì un videogioco che si liberi del bagaglio di storia del manga gioverebbe.
Secondo me c'è però un punto importante che viene tralasciato.
Il messaggio alla base della serie è la catena di odio che porta altro odio, un circolo vizioso che Naruto spezza "porgendo l'altra guancia" e che raggiunge il suo climax con Sasuke che per tutta la serie ne combina di ogni, arrivando a chiedere a Naruto di ucciderlo per diventare l'eroe che ha salvato il mondo.
In Naruto i cattivi sono prima di tutto vittime della catena d'odio e poi carnefici che la alimentano. Naruto è un eroe perché si impone contro questa ideologia trattando gli avversari come persone e non come mostri.
E' una iper-semplificazione pop di quella che è la realtà dato che effettivamente una persona fa quello che fa in base ad una serie di cause-effetto che ne determinano, insieme all'indole e altri fattori, la sensibilità, la morale ecc...
Sull'esistenza o meno del male puro se ne dibatte da secoli ed è indubbio che l'ambiente giochi un ruolo fondamentale. Avere degli eroi di fantasia che tendono la mano ai peggio mostri così da sottolineare quanto siano diversi da loro è proprio il motivo che li rende eroici... altrimenti sarebbero solo gente con i super poteri più forti.
Sposo in pieno l'analisi di Revil-Rosa.
Il vero "problema" di Naruto a suo tempo è stato il suo talk-no-jutsu durante lo scontro con Pain, che ne ha completamente ridicolizzato la caratura come villain creando un meme che ormai dura da generazioni di appassionati. Che i cattivi siano caratterizzati con un background di spessore è solo un pro (e Horikoshi sta facendo davvero un ottimo lavoro con MhA) e chi non lo apprezza può semplicemente continuare a leggersi gli albi supereroi classici (che sono pieni di villain bidimensionali) oppure Rave o Fairy Tail ^^''
È poi importante distinguere tra razionalizzazione e giustificazione. Kishimoto spesso mostra semplicemente le ragioni che hanno portato a quelle scelte, non cerca di rappresentarle come giuste. Obito ne ha passate di tutti i colori, ma non vuol dire che quello che ha fatto sia giustificato, o una conseguenza logica. Semplicemente è una conseguenza, e la dimostrazione che le persone non sempre fanno le scelte giuste, anche se in buona fede. Esempio lampante è Sasuke che, nonostante segua un percorso di cause e conseguenze per tutto il manga, viene comunque considerato un imbecille dalla maggior parte dei lettori.
Io invece vado controcorrente e ti dico che mi è piaciuto tantissimo come Kishimoto ha gestito Naruto contro Pain.
Un problema di tanti shonen è a mio parere che tirano fuori Villain a tutto tondo, con spessore psicologico e potenza inaudita, ma poi “risolvono” la questione solo sotto un lato. O si prendono a botte, e tralasciano completamente il confronto psicologico o, più raramente, si mettono a parlare e fanno sfumare tutto l’hype per una battaglia che si prospettava epica.
Naruto e Pain prima si prendono a botte, e danno vita ad uno che è forse lo scontro migliore del manga, ma poi discutono anche e mettono in chiaro le loro opinioni faccia a faccia. È una cosa che manca in molte serie (ed è anche difficile da implementare, con Pain è stato possibile solo perché non combatteva col suo corpo primario).
Se devo lamentarmi di una cosa della saga di Pain sarebbe sicuramente l’essere estremamente tragica e poi concludersi con “ah btw posso resuscitare tutti, no problem”.
L'introspezione di chi "sta dalla parte sbagliata" è un modello narrativo forse antico quanto la narrazione stessa.
Già Greci e Romani sapevano di non potersela cavare sostenendo che "i cattivi" sono tali senza un vero perché (Medea docet).
Anche il Male fine a sé stesso ha sicuramente avuto sempre un forte appeal. Ma velatamente, quasi inconsciamente, quando si tratta di male prodotto da esseri umani soprattutto, tendiamo a non farci bastare l'idea che qualcuno semplicemente nasca storto.
Il colpo di grazia l'ha dato il XX secolo. Già la stessa nascita della psicoanalisi ha in sé la premessa che esista una genealogia dei comportamenti deviati, ma è dai tempi di Auschwitz che non possiamo più permetterci l'idea che solo i mostri fanno cose mostruose.
Indipendentemente dalla gravità o meno dell'azione, dalla statura esistenziale di un individuo o dalla particolare alchimia delle circostanze, siamo ormai avvezzi a individuare "la chiave di volta", "la giornata storta", quel momento specifico che reimposta gli ingranaggi dell'arancia a orologeria permettendo a qualcuno di passare da Mickey Mouse a Jack lo Squartatore.
Senza scadere nel giustificazionismo, si può tranquillamente sostenere mentalmente l'idea che un carnefice sia stato un tempo una vittima.
Anzi, accade non di rado che i peggiori carnefici siano proprio delle ex vittime.
Certo, negli shonen la propensione "a condonare" certe volte sembra rasentare il negazionismo.
Ma lì intervengono credo degli stilemi radicatisi nei decenni di storia del genere.
Quello degli ex nemici, che sono però più rivali con una statura addirittura "eroica" (quando non amici mancati o ex amici), è un topos ricorrente nei manga di questo tipo.
Quale che sia l'esito ultimo di certi antagonisti, sembra che alla fine si possa sempre sorvolare sui loro "eccessi" in ragione delle loro "ragioni" o delle loro umanissime "mancanze" che chiunque potrebbe avere.
E il discorso a volte si applica addirittura a quelli che non sono neanche dei villain nell'economia della trama.
Quindi sì, nel mondo manga/anime si possono perdonare tutte le gambe spezzate da Mark Lenders, i piccoli genocidi del Re di Hokuto, il suprematismo razziale di Vegeta, le tendenze sadico-omicide di Killua, il bullismo di Bakugo e chi più ne ha.
Naruto è solo una delle tante opere dove questo canone shonen deve essere preso per quello che è: un escamotage per andare oltre. Una svolta narrativa che, oscillando fra relativismo e "scarsa memoria", serve ad avanzare al prossimo livello per incontrare il boss finale o trasformare gli ex boss in alleati del gioco.
Ciao, rispondo qui per rispondere un po' a tutti. Nessuno ha scritto "background no!", si sta semplicemente esplorando la modalità con la quale Kishimoto ha daciso di approfondire alcuni elementi di trama, per quanto mi riguarda anche in modo eccessivo, quasi ossessivo. Servirebbe un ulteriore approfondimento del tema e sicuramente questo non è il miglior articolo da me scritto, ma credo ci sia margine per fare critica su uno degli aspetti fondamentali di Naruto, che ha poi sfociato nella predestinazione. A volte scrivere meno è scrivere meglio. Ma grazie a tutti quanti per i commenti!
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.