Tokyo Twilight Ghost Hunters è un videogame sviluppato da Toybox Inc. e disponibile in esclusiva per Playstation 3 e PSVita, uscito originariamente in Giappone nell’aprile del 2014 con il titolo Mato Kurenai Yūgekitai: Tokyo Twilight Ghosthunters, e che finalmente, a quasi un anno di distanza arriva anche in Europa e in Italia grazie alla localizzazione operata da NIS America e la distribuzione di Bandai Namco.
Il videogame, che per stile e aspetto grafico si rifà moltissimo agli anime, ci mette alla guida di un piccolo gruppo di studenti che come attività extracurricolare si dedica alla caccia di alcuni fantasmi che infestano la città in cui vivono…
Tutto inizia quando l’anonimo protagonista, ovvero noi che giochiamo, nome di default Ryusuke Touma, che però è possibile modificare, si trasferisce in una nuova scuola. Al primo giorno, mentre si sta recando a lezione si imbatte in una bella ma scostante e diffidente ragazza, Sayuri Mifune, e in una bella bellissima donna, Chizuru Fukurai, che si presenta come la direttrice di una rivista che parla di occulto. Dice che in Ryusuke c’è del potenziale, e offre subito la possibilità di fare un colloquio per un lavoro part-time con lei. Ma suona la campanella e bisogna andare a lezione. Mentre ci presentiamo alla classe, fornendo i nostri dati (personalizzabili anche questi, altezza, data di nascita, gruppo sanguigno e città di origine tra le più famose del Giappone), un ragazzo dall’aria intelligente e abbastanza figo, su una sedia a rotelle, Masamune Shiga, ci chiede “tu credi nei fantasmi?”.
Finite le lezioni è tempo di fare il giro dell’istituto, e tocca proprio a Sayuri Mifune accompagnarci, e anche se non molto contenta, la ragazza accetta, a patto di farle un favore: vuole andare a visitare il quarto piano della scuola, ora sigillato. La ragazza ci spiega che qualche mese prima, una sua compagna è saltata giù da una finestra di quel piano suicidandosi inspiegabilmente. La ragazza pensa che ci sia sotto qualcosa di strano e vuole esplorare la classe per scoprire cosa. Ma perché ha aspettato proprio noi per farlo? I suoi compagni di scuola sono troppo spaventati e nessuno l’avrebbe accompagnata, serviva qualcuno che di questa storia non sapesse nulla.
Come al solito, quando il protagonista dell’opera ci si trova di mezzo, gli eventi precipitano, e si scopre che al quarto piano c’è effettivamente qualcosa, nello specifico un fantasma vendicativo che si diverte ad uccidere giovani donne. Mentre il protagonista deve decidere se restare o fuggire, sulla scena arrivano Shiga e Chizuru che dicono che è arrivato il momento di combattere e che non c’è tempo per le spiegazioni. Dopo che finalmente tutto si risolve, Chizuru rivela che oltre alla rivista di occulto, lei è anche la direttrice dei Gate Keepers, un agenzia di cacciatori di fantasmi e ci offre un lavoro…
La storia del gioco è divisa in tredici episodi, chiamati track e i cui titoli riprendono appunto quelli di famose canzoni tipo “Light my fire”, “Stairway to Heaven” o “We will rock you”, e proprio come una serie anime, iniziano e finiscono con le sigle di apertura e di chiusura.
I tredici episodi sono quasi tutti slegati tra loro ma hanno degli elementi che li collegano fino al finale in cui tutto converge. La storia procede a ritmo veloce, ma non ha mai dei picchi narrativi e pur non annoiando, non riesce mai a stupire davvero. Ci sono dei colpi di scena, ma per chi ha visto molti anime, specialmente a tema horror o sovrannaturale è tutto abbastanza prevedibile. Di interessante c’è comunque che le diverse storie sono molto varie, così come i clienti e i fantasmi da affrontare: yakuza, rocker, idol, fidanzate gelose, truffatori…
Il gameplay vero e proprio è diviso in due fasi ben separate e distinte. La prima è la parte visual novel, che serve a portare avanti la storia. Si tratta di lunghe sequenze narrative in cui il protagonista parla con i suoi compagni di scuola o i colleghi dei Gate Keepers, con l’immagine del luogo in cui ci troviamo a fare da sfondo e al centro dello schermo la figura del personaggio con cui stiamo interagendo, il cui disegno cambia in base ai vari stati d’animo e discorsi fatti.
Come in ogni visual novel che si rispetti, occasionalmente c’è la possibilità di fare una scelta tra le cose da dire o da fare, e tali scelte influenzano il rapporto che il protagonista ha con gli altri personaggi, fattore determinante per stabilire la ending ottenuta a fine gioco. Elemento di novità che caratterizza Tokyo Twilight è però la presenza di due ruote che stabiliscono il comportamento che si vuole ottenere: la prima serve per stabilire l’umore che vogliamo mostrare a chi abbiamo di fronte, ed è possibile scegliere tra pensieroso, amichevole, romantico, arrabbiato e triste. Una volta effettuata la prima scelta apparirà la seconda ruota relativa ai cinque sensi: gusto, tatto, vista, udito, olfatto.
Le combinazioni scelte tra le due ruote permettono di svolgere diverse azioni. Ad esempio, scegliendo di essere amichevoli e poi il tatto, cioè la mano, il nostro personaggio vorrà stringere la mano a chi ha di fronte, se invece si sceglie di essere arrabbiati e poi la mano, il nostro personaggio vorrà tirare un pugno. Se si sceglie di essere amichevoli e poi si sceglie il gusto, cioè la bocca, il nostro personaggio vorrà dare un bacio a chi ha di fronte…
Le combinazioni sono tante ma purtroppo il gioco non ha un tutorial che spiega come funzionano, e sembra che qualunque combinazione scelta non vada bene. Se provi a baciare una ragazza, quella ovviamente non ci sta, se provi a baciare un maschio rischi di prenderle, se ti arrabbi senza motivo ti prendono per pazzo, e via dicendo. In definitiva, il sistema delle ruote anche se interessante, si rivela parecchio complicato, rendendo difficile l’ottenimento dei vari finali a meno che non si segua qualche guida. Oltre ai cinque sensi, durante alcune parti della storia è possibile attivare anche un sesto senso, ma solo se si indovinano tutte le scelte di un capitolo.
Le parti in stile visual novel si svolgono più o meno sempre alla stessa maniera: il protagonista va a scuola, interagisce con Shiga e Sakurai, facendo amicizia con loro, scoprendo di più sulla loro storia personale, o si incontrano i vari personaggi che richiedono i servizi dell’agenzia di acchiappa fantasmi. Poi al pomeriggio, è tempo di svolgere una nuova missione come Gate Keepers, e qui inizia la seconda fase di gioco.
Le missioni di “esorcismo” si svolgono come un gdr di stampo strategico a turni. Abbiamo un campo di battaglia, ovvero il luogo infestato dal fantasma, che può essere un aula scolastica o un appartamento, che è suddiviso in una griglia. I personaggi sono unità da posizionare e far muovere a turni su questa griglia, uno alla volta, cercando di indirizzarli verso il fantasma, che purtroppo è invisibile finché non si arriva abbastanza vicini da poterlo colpire. Una volta trovato il fantasma inizia la battaglia, che come in jrpg, in una schermata simile a quelle di “Dragon Quest” vede il mostro subire l’attacco e sferrare il suo. Bisogna azzerarne l’HP per vincere la battaglia e completare la stage. L’obiettivo della missione funge da boss, e una volta sconfitto la battaglia si conclude ma oltre al nemico principale in ogni stage sono presenti diversi fantasmi minori da affrontare opzionalmente. Le battaglie si svolgono entro un limite di mosse prestabilite e se non si riesce a battere il nemico entro tale limite, la battaglia è persa, e bisogna ovviamente ripeterla dall’inizio.
Questa fase di gioco pur essendo effettivamente molto interessante da giocare, si rivela essere frustrante e abbastanza difficile. Innanzitutto la schermata di battaglia è di difficile lettura: il luogo in cui ci muoviamo è indicato con una di quelle piantine che servono per fare lavori di architettura forse, e i personaggi e i nemici sono indicati tramite frecce colorate.
Come se non bastasse i nemici sono invisibili quindi il giocatore è costretto a muoversi quasi a caso sulla mappa nella speranza di imbattersi nel nemico per il numero sufficiente di volte necessario a sconfiggerlo prima di raggiungere il limite di mosse, tutto questo evitando mobilia varia come tavoli e sedie, che se distrutti vanno anche ripagati. Va detto che c’è anche la possibilità di usare oggetti e trappole varie che danno la possibilità di rilevare più facilmente la presenza dei fantasmi ma tutti questi oggetti costano parecchio e comunque non garantiscono la vittoria. Ciò rende le varie partite una sorta di trial and error: si prova il combattimento per cercare di capire più o meno come si muovono i nemici, e poi si cerca di prendere i giusti accorgimenti. Le battaglie includono gli elementi tipici dei giochi gdr come abilità di attacco o di difesa, “magie”, status alterati come le varie paralisi, cecità, sonno, ecc.
Una volta conclusa la battaglia, i personaggi guadagnano esperienza in base al numero e al tipo di fantasmi sconfitti, e ciò permette di salire di livello, con conseguente aumento delle statistiche e apprendimento di nuove abilità di attacco, difesa o cura. Completare il caso assegnato conclude l’episodio permettendo di passare al successivo.
Tra un episodio e l’altro, il giocatore si trova nella sede dei Gate Keepers dalla quale è possibile allenarsi in brevissime sessioni simulate, che però permettono di guadagnare esperienza, comprare ed equipaggiare oggetti e armi varie, e giocare ad un gioco da tavola, Hypernatural (chiara parodia della serie tv Supernatural), che offre una sorta di versione semplificata del sistema di battaglia.
La cosa più utile da fare nella sede dei Gate Keepers è però quella di accettare missioni secondarie da svolgere: si tratta di battaglie senza alcuna trama che però permettono di acquisire esperienza e denaro, necessari purtroppo man mano che il gioco prosegue, aumentando di difficoltà.
Un problema è che il gioco permette di salvare la partita solo in specifici momenti, solo all’interno dell’ufficio e pertanto capita quasi sempre di dover superare una intera giornata nel gioco prima di poter salvare, costringendo il giocatore a sorbirsi quasi quaranta minuti di dialogo ininterrotti. Ovviamente il gioco è solo in inglese.
Per quel che riguarda la grafica, si può dire che è uno degli aspetti più riusciti del gioco, almeno per la parte visual novel. Gli sfondi dei vari luoghi sono talmente ben disegnati da sembrare fotografie. I disegni dei personaggi invece sono ottimi perché sono davvero ben disegnati, e per disegnati intendo che sembrano proprio illustrazioni, sulle quali è possibile notare le pennellate, quasi come se fossero dipinte. Inoltre non sono fisse ma si muovono, quasi come una immagine GIF ripetendo alcune piccole azioni, ad esempio muovendo la testa o le mani. So che detto così non sembra nulla di speciale ma in movimento fa il suo effetto.
Discorso diverso per la parte audio del gioco. Il doppiaggio è presente solo in minima parte. Tutte le fasi visual novel sono infatti mute, e le frasi che i personaggi si limitano a dire sono cose come “konnichiwa” e “sayonara” quando entrano ed escono dalla scena. Poi ci sono le varie urla o esclamazioni durante le battaglie, ma niente altro. Le musiche invece fanno discretamente bene il loro lavoro, anche se la colonna sonora è troppo rockeggiante e in alcuni casi alcuni brani hanno delle schitarrate davvero forti che quasi impediscono la lettura dei discorsi. Non mancano comunque le musiche adatte a creare suspense e a sottolineare i vari momenti di tensione.
La longevità del gioco si attesta sulle quindici ore circa: ci vuole circa un ora per completare ogni episodio, a patto di non perdere la battaglia con il boss di livello. Ci vuole qualcosa in più se si vogliono ottenere tutti i finali dei vari personaggi, cosa che richiede di giocare più partite, facilitata dalla opzione “New Game +” che permette di conservare livelli e statistiche.
“Tokyo Twilight Ghost Hunters” è un gioco che ha potenziale, ma che purtroppo non è completamente espresso. La storia è senza infamia e senza lode, si lascia seguire e ha dei personaggi interessanti, ma non riesce a rendersi memorabile in nessuna situazione per via di alcuni stereotipi o cliché del genere horror/sovrannaturale.
Va anche peggio per quel che riguarda il sistema di combattimento, semplice nelle intenzioni ma di difficile attuazione, che rende le battaglie più basate sulla fortuna che sulla vera abilità del giocatore, rendendo il proseguimento del gioco un esperienza frustante.
Di bello c’è la grafica, anzi, i disegni dei personaggi che sono davvero ben fatti e quello dei vari fantasmi affrontati, decisamente fantasiosi.
Preso a piccole dosi, magari giocando un episodio al giorno, il gioco è comunque discretamente piacevole ma certamente non è adatto a chi vuole giocare ma soprattutto divertirsi.
Va anche peggio per quel che riguarda il sistema di combattimento, semplice nelle intenzioni ma di difficile attuazione, che rende le battaglie più basate sulla fortuna che sulla vera abilità del giocatore, rendendo il proseguimento del gioco un esperienza frustante.
Di bello c’è la grafica, anzi, i disegni dei personaggi che sono davvero ben fatti e quello dei vari fantasmi affrontati, decisamente fantasiosi.
Preso a piccole dosi, magari giocando un episodio al giorno, il gioco è comunque discretamente piacevole ma certamente non è adatto a chi vuole giocare ma soprattutto divertirsi.
Pro
- Personaggi simpatici e interessanti
- La parte visual novel è ben fatta
- Sembra di giocare una serie anime
Contro
- La storia è comunque abbastanza stereotipata
- Le battaglie sono basate più sulla fortuna che sulla abilità
- In alcuni casi diventa frustrante
- Mancano tutorial e spiegazioni delle meccaniche di gioco
Ok che è solo questione di qualche giorno, però...!
Il gioco in sè non è brutto, almeno la parte visual novel. La storia non è molto originale ma si lascia seguire ma il problema sono le battaglie. Alcuni boss sono stranamente difficili, per alcuni ci ho messo quasi due ore prima di vincere e quando ho vinto non è stato per merito mio ma perchè mi è andata bene. Il problema però dipende dal limite di mosse, che in alcuni casi non permette davvero di sbagliare, e dal fatto che i nemici sono invisibili. Quando le aree in cui li si affrontano sono grandi capita di perdere tutti i turni senza nemmeno incrociare i nemici una sola volta.
Se il sistema di battaglia fosse stato migliore poteva essere davvero un bel gioco.
Comunque mi ci sto appassionando a questi giochi in stile visual novel, magari un giorno mi capiterà anche questo tra le mani...
L'ho appena iniziato e per non posso dire nulla se non che è il primo gioco PSVita ad avermi portato a leggere il manuale digitale
Cioè, proprio ZERO TUTORIAL! Ahhah, maddài ('> <)
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