Sottolineo anche questa volta che l'aspettativa che ho per i titoli sia frutto di gusti ed esigenze personali, per cui prendetele quel quello che è, ovvero un'espressione numerica di quanto credo potrà piacermi.
Bastille
Dei giochi presentati da Queen Games a questa Essen Bastille era, almeno al momento della sua presentazione, quello che più di tutti ha destato il mio interesse, anche in quanto è l’unico originale, non reimplementato. Man mano che mi sono addentrato nel suo studio, il mio interesse è scemato. Ma andiamo con ordine.
Bastille è, se sgrassato di tutte le dinamiche complementari, un gioco d’aste. I vari settori della mappa hanno vari spazi e dovrete decidere dove giocare i vostri 4 inviati, sapendo che qualora foste quelli che puntano il valore più alto, avrete diritto ad un bonus. L’elemento interessante è che, in certe sezioni, a seconda del livello del vostro inviato andrete ad attivare un effetto più potente. Per questo motivo non è sempre importante arrivare primi, spesso potete decidere di giocare il migliore dei vostri inviati solo per poter usufruire al meglio dell’azione e svolgerla con un certo beneficio.
Le azioni sono piuttosto semplici: ottenere soldi o punti, aumentare il livello dei vostri inviati, acquistare carte obiettivo, mettere un paio di cubi nel sacchetto da cui più avanti si andrà a estrarre, assumere i personaggi che andranno a costruire la vostra fazione e che hanno varie icone che vi aiuteranno con le maggioranze.
C’è un tracciato in cui potrete avanzare in cambio di punti e del diritto di poter scegliere per primi le armi: i personaggi acquisiti potrebbero avere bisogno di essere equipaggiati. Se la vostra fazione non sarà adeguatamente armata potrete, a fine partita, perdere parecchi punti.
A metà partita e alla fine della stessa si svolge una fase di punteggio in cui andrete a gareggiare su alcune maggioranze, così come si ha una fase in cui si estrae alla cieca da un dal sacchetto che contiene i cubi inseriti precedentemente dai veri giocatori. Per ogni cubetto estratto, il proprietario ha diritto ad un bonus o ad alcuni punti.
Non sono particolarmente impressionato da Bastille: il gameplay sembra blando, non vedo idee particolarmente innovative, né indizi che mi fanno sperare in qualcosa in grado di appassionarmi o di farmelo preferire rispetto ad altri titoli. Si tratta alla fine di decidere i quali spazi occupare per primi, sapendo che avete un numero limitato di ambasciatori. La possibilità di poterli potenziare è sicuramente gradita e aggiunge un po’ di strategia alle scelte che andrete a svolgere, mentre la meccanica di pesca dal sacchetto la trovo un po’ troppo aleatoria. Non credo che dedicherò, ad Essen, tempo per provarlo. Allo stand di Queen Games punterei piuttosto su Franchise.
Carpe Diem
Questa volta parliamo di Uwe Rosenberg, che in Reykholt torna a trattare un tema a lui caro e che grazie ad Agricola l’ha reso tanto famoso, ovvero quello della coltivazione. Ma produrre vegetali e frutta a Reykholt, in Islanda, non è un compito facile e, per avere qualche speranza, dovrete fare affidamento sulle serre.
Rosenberg in Reykholt punta su una meccanica di piazzamento lavoratori, lasciando da parte le carte a lui tanto care, che sono sì presenti, ma solo nella limitata quantità di 5 per partita, da prendere e condividere tra tutti i giocatori.
Il cuore del gioco è una plancia contenente, per 3 o 4 giocatori, 24 spazi azione. Sembrano tanti, in realtà sono per lo più veramente immediati a facili da capire, come prendere una risorsa, prendere una serra e così via. La divisione in 4 colonne non è casuale visto che alcuni spazi hanno una bandiera e un giocatore può, per round, occupare massimo uno dei spazi così contrassegnati per colonna. L'obiettivo è acquisire materie prime, piantare, raccogliere e usare il raccolto per avanzare nel tracciato turismo, formato da una fila di tavoli che richiedono per procedere della verdura ben specifica. Avete anche a disposizione, una volta per round, un avanzamento gratuito utile per scavalcare un tavolo che, per il tipo di serre che avete e le verdure che state coltivando, potrebbe sembrare un ostacolo insormontabile.
Ci sono anche azioni più articolate: per esempio potete prendere una delle 5 carte o, più insolita come cosa, condividerne una di quelle precedentemente prese da uno dei vostri vicini, mettendola in mezzo fra voi 2. Altri spazi vi danno la possibilità di avanzare nei tavoli in modo più snello e risultano indispensabili soprattutto quando siete molto avanti e il costo diventa proibitivo.
La partita finisce dopo 8 round: chi è più avanti nel tracciato turismo, è il vincitore.
Non posso non mettere Reykholt in competizione con Harvest, gioco uscito non da moltissimo e che dona un’esperienza di gioco altrettanto rapida. Adoro Harvest perchè è coinvolgente, competitivo, si gioca in poco tempo, ha un tasso di complessità ridotto ma, ciò nonostante, risulta estremamente stretto e molto vario. Reykholt credo possa cadere nella stessa fascia di pubblico, ma lo vedo più debole: è meno vario, in quanto l’unico elemento che cambia da partita a partita sono le cinque carte iniziali, forse un po’ poco. Pare forse più intuitivo e immediato di Harvest: sebbene le azioni a disposizione siano tante, tutte sono semplici e intuitive. I due giochi poi hanno un obiettivo diverso: se in Harvest vince chi fa più punti, qui ci troviamo coinvolti in una corsa per giungere il più avanti possibile nel tracciato del turismo.
L’aspetto grafico così accattivante non basta a renderlo sufficientemente interessante ai miei occhi: se è pur vero che Reykholt sembri offrire una quadra nelle sue meccaniche e appaia solito e ben studiato, fatico a trovare qualcosa di veramente innovativo o appassionate. Si tratta di piazzamento lavoratori classico e, forse, nulla di più di un buon assemblaggio ed esemplificazione di quanto già visto da parte di Uwe Rosenberg in altri suoi titoli.
Fonti consultate: Boardgamegeek
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