Stranger Things: Il Gioco
“Stranger Things – The Game” è un videogame per dispositivi Android e IOS, disponibile gratuitamente per il download, basato sulla serie TV “Stranger Things” prodotta da Netflix. Il videogame non segue la trama della serie, ma ha una storia nuova vagamente collegata a quanto visto nelle puntate.
Trama
Dopo gli eventi della prima stagione, a Hawkins, la città in cui è ambientata la serie, sembrava tornata la normalità. Invece, per qualche motivo, in città si sono aperti nuovi portali verso il “Sottosopra”, con tutte le conseguenze del caso, e altre “cose strane” hanno ricominciato ad accadere. Il gioco inizia con Hopper che riceve una chiamata dalla centrale di polizia: tutti i ragazzi (Will, Lucas, Mike e Dustin) sono spariti di nuovo. Per questo Hopper si mette alla loro ricerca.
Gameplay
Il videogame è un gioco d’azione ed esplorazione, con tanti enigmi da risolvere e oggetti da trovare. L’ambientazione è la città di Hawkins, per la quale potremo muoverci più o meno liberamente (molti percorsi sono bloccati inizialmente e diventano accessibili proseguendo con il gioco) per recarci nei vari posti necessari a far proseguire la trama. Il fulcro della partita è di svolgere gli obiettivi assegnati man mano che si procede. La storia del gioco si svolge in sei capitoli, nei quali bisogna superare sei dungeon e affrontare altrettanti boss. All’inizio, l’unico personaggio disponibile è Hopper ma in ogni dungeon si trova uno dei ragazzi scomparsi. Ogni personaggio ha un attacco e un’abilità unica, come ad esempio colpire oggetti a distanza o distrarre i nemici, e queste abilità sono necessarie per proseguire nei dungeon di difficoltà e lunghezza sempre maggiore. Nei dungeon, pieni di nemici, bisogna spesso risolvere puzzle ed enigmi di vario tipo, come attivare degli interruttori in un certo ordine, superare trappole laser, o trovare delle schede magnetiche che aprono porte chiuse. I boss necessitano anche loro di un minimo di astuzia per essere sconfitti perché spesso irraggiungibili o invulnerabili ai normali attacchi. Nei dungeon è inoltre necessario trovare e/o distruggere un certo numero di oggetti che danno accesso a diversi power up o upgrade per i personaggi, come il potenziamento degli attacchi o della salute. Anche fuori dai dungeon, nella città, sono presenti diversi collezionabili, nonché quest secondarie da risolvere, come ad esempio trovare particolari oggetti e riportarli a chi li aveva persi, che una volta completate regalano ulteriori bonus.
Grafica e audio
“Stranger Things” è ambientato alla fine degli anni ’80, gli anni del Nintendo e Super Nintendo, con le loro grafiche a otto o sedici bit, pertanto i creatori, un po’ come omaggio a quel periodo forse, hanno realizzato il gioco con una grafica che richiama quell’epoca videoludica. La grafica, molto “pixellosa” è comunque bella a vedersi, e i personaggi sono tutti riconoscibili. Per chi magari è abituato ai giochi con grafica ultrarealistica come quelli della PlayStation 4 o XBox One, potrà sembrare brutto, ma non è affatto questo il caso. La grafica è sì semplice ma perfetta per questo tipo di gioco e non inficia assolutamente l’esperienza provata, anzi, è un tuffo nostalgico nei ricordi, per chi a giochi come questo ci ha già giocato.
Anche l’audio segue lo stesso stile, pertanto non abbiamo voci o musiche orchestrate, ma solo pochi effetti sonori e brevi brani in formato midi che accompagnano il giocatore nei meandri di Hawkins o del Sottosopra.
Longevità e difficoltà
Parlando di questi due aspetti è bene chiarire subito una cosa. Il gioco non è né lungo né difficile. O almeno, non troppo, per entrambi gli aspetti. L’intera partita, i suoi sei capitoli, può essere completata in un paio di ore, tre massimo. A queste vanno aggiunte le ore extra necessarie a trovare tutti i collezionabili, i power up e gli oggetti delle quest. Così si può arrivare al doppio circa, perché anche se la città inizialmente appare grande, giocando s’imparano le varie scorciatoie e segreti vari e ben presto non resta più nulla da fare.
Una volta completato un dungeon, non è possibile rifarlo, ma è possibile tornarci per trovare tutti i collezionabili che contiene. Finito il gioco, non ci sono davvero motivi per rigiocarlo.
Con l’uscita della seconda stagione, il gioco ha ricevuto un update, gratuito anche questo, che aggiunge nuove quest, un nuovo dungeon e un nuovo personaggio giocabile.
Anche con la difficoltà vale più o meno lo stesso discorso. Ci sono due modalità differenti: normale e classica. Normale è appunto quella base, non ci sono penalità di nessun tipo. Se si muore in una stanza di un dungeon, si riparte sempre dalla schermata precedente, non perdendo alcun progresso. Classica è invece la modalità difficile. I checkpoint sono più radi e se si muore in un dungeon, si riparte dall’inizio del piano cui si era arrivati, dovendo riaffrontare di nuovo tutte le stanze. La modalità normale è già abbastanza punitiva di suo, perché anche se il gioco in sé non è difficile, alcune stanze dei dungeon sono piene di nemici ed è facile venire soprafatti appena si mette piede al loro interno, costringendo chi gioca a ripeterle più volte, ma tolto questo, non c’è nulla di davvero difficile. Di contro, la modalità classica è davvero tosta, perché come detto, nei dungeon è facilissimo morire ed essere costretti a rifare tutto.
Traduzione e localizzazione
Il videogame è stato tradotto completamente in tutte le lingue europee più importanti, e tra queste c’è anche l’italiano. Non sono presenti molti dialoghi in verità, ma in quei pochi che ci sono non ho notato refusi o problemi di qualche altro tipo. La traduzione si rifà all’adattamento italiano visto su Netflix, perciò sì, Eleven viene chiamata Undici.
Conclusioni
“Stranger Things – The Game” è un bel gioco basato su una bella serie tv. A questo aggiungiamo il fatto che è completamente gratuito. Non è molto lungo, ma è comunque pieno di cose da fare e divertente da giocare, specialmente se chi ci gioca ama i videogame vecchio stile e ha apprezzato il telefilm sul quale è basato.
Trama
Dopo gli eventi della prima stagione, a Hawkins, la città in cui è ambientata la serie, sembrava tornata la normalità. Invece, per qualche motivo, in città si sono aperti nuovi portali verso il “Sottosopra”, con tutte le conseguenze del caso, e altre “cose strane” hanno ricominciato ad accadere. Il gioco inizia con Hopper che riceve una chiamata dalla centrale di polizia: tutti i ragazzi (Will, Lucas, Mike e Dustin) sono spariti di nuovo. Per questo Hopper si mette alla loro ricerca.
Gameplay
Il videogame è un gioco d’azione ed esplorazione, con tanti enigmi da risolvere e oggetti da trovare. L’ambientazione è la città di Hawkins, per la quale potremo muoverci più o meno liberamente (molti percorsi sono bloccati inizialmente e diventano accessibili proseguendo con il gioco) per recarci nei vari posti necessari a far proseguire la trama. Il fulcro della partita è di svolgere gli obiettivi assegnati man mano che si procede. La storia del gioco si svolge in sei capitoli, nei quali bisogna superare sei dungeon e affrontare altrettanti boss. All’inizio, l’unico personaggio disponibile è Hopper ma in ogni dungeon si trova uno dei ragazzi scomparsi. Ogni personaggio ha un attacco e un’abilità unica, come ad esempio colpire oggetti a distanza o distrarre i nemici, e queste abilità sono necessarie per proseguire nei dungeon di difficoltà e lunghezza sempre maggiore. Nei dungeon, pieni di nemici, bisogna spesso risolvere puzzle ed enigmi di vario tipo, come attivare degli interruttori in un certo ordine, superare trappole laser, o trovare delle schede magnetiche che aprono porte chiuse. I boss necessitano anche loro di un minimo di astuzia per essere sconfitti perché spesso irraggiungibili o invulnerabili ai normali attacchi. Nei dungeon è inoltre necessario trovare e/o distruggere un certo numero di oggetti che danno accesso a diversi power up o upgrade per i personaggi, come il potenziamento degli attacchi o della salute. Anche fuori dai dungeon, nella città, sono presenti diversi collezionabili, nonché quest secondarie da risolvere, come ad esempio trovare particolari oggetti e riportarli a chi li aveva persi, che una volta completate regalano ulteriori bonus.
Grafica e audio
“Stranger Things” è ambientato alla fine degli anni ’80, gli anni del Nintendo e Super Nintendo, con le loro grafiche a otto o sedici bit, pertanto i creatori, un po’ come omaggio a quel periodo forse, hanno realizzato il gioco con una grafica che richiama quell’epoca videoludica. La grafica, molto “pixellosa” è comunque bella a vedersi, e i personaggi sono tutti riconoscibili. Per chi magari è abituato ai giochi con grafica ultrarealistica come quelli della PlayStation 4 o XBox One, potrà sembrare brutto, ma non è affatto questo il caso. La grafica è sì semplice ma perfetta per questo tipo di gioco e non inficia assolutamente l’esperienza provata, anzi, è un tuffo nostalgico nei ricordi, per chi a giochi come questo ci ha già giocato.
Anche l’audio segue lo stesso stile, pertanto non abbiamo voci o musiche orchestrate, ma solo pochi effetti sonori e brevi brani in formato midi che accompagnano il giocatore nei meandri di Hawkins o del Sottosopra.
Longevità e difficoltà
Parlando di questi due aspetti è bene chiarire subito una cosa. Il gioco non è né lungo né difficile. O almeno, non troppo, per entrambi gli aspetti. L’intera partita, i suoi sei capitoli, può essere completata in un paio di ore, tre massimo. A queste vanno aggiunte le ore extra necessarie a trovare tutti i collezionabili, i power up e gli oggetti delle quest. Così si può arrivare al doppio circa, perché anche se la città inizialmente appare grande, giocando s’imparano le varie scorciatoie e segreti vari e ben presto non resta più nulla da fare.
Una volta completato un dungeon, non è possibile rifarlo, ma è possibile tornarci per trovare tutti i collezionabili che contiene. Finito il gioco, non ci sono davvero motivi per rigiocarlo.
Con l’uscita della seconda stagione, il gioco ha ricevuto un update, gratuito anche questo, che aggiunge nuove quest, un nuovo dungeon e un nuovo personaggio giocabile.
Anche con la difficoltà vale più o meno lo stesso discorso. Ci sono due modalità differenti: normale e classica. Normale è appunto quella base, non ci sono penalità di nessun tipo. Se si muore in una stanza di un dungeon, si riparte sempre dalla schermata precedente, non perdendo alcun progresso. Classica è invece la modalità difficile. I checkpoint sono più radi e se si muore in un dungeon, si riparte dall’inizio del piano cui si era arrivati, dovendo riaffrontare di nuovo tutte le stanze. La modalità normale è già abbastanza punitiva di suo, perché anche se il gioco in sé non è difficile, alcune stanze dei dungeon sono piene di nemici ed è facile venire soprafatti appena si mette piede al loro interno, costringendo chi gioca a ripeterle più volte, ma tolto questo, non c’è nulla di davvero difficile. Di contro, la modalità classica è davvero tosta, perché come detto, nei dungeon è facilissimo morire ed essere costretti a rifare tutto.
Traduzione e localizzazione
Il videogame è stato tradotto completamente in tutte le lingue europee più importanti, e tra queste c’è anche l’italiano. Non sono presenti molti dialoghi in verità, ma in quei pochi che ci sono non ho notato refusi o problemi di qualche altro tipo. La traduzione si rifà all’adattamento italiano visto su Netflix, perciò sì, Eleven viene chiamata Undici.
Conclusioni
“Stranger Things – The Game” è un bel gioco basato su una bella serie tv. A questo aggiungiamo il fatto che è completamente gratuito. Non è molto lungo, ma è comunque pieno di cose da fare e divertente da giocare, specialmente se chi ci gioca ama i videogame vecchio stile e ha apprezzato il telefilm sul quale è basato.