Ys: Memories of Celceta
Adol Christin, un avventuriero di grande fama, le sue imprese sono registrate in oltre un centinaio di volumi di diari di viaggio personali, che dipingono un'immagine vivida del mondo e fanno brillare l'immaginazione di coloro che li leggono.
In effetti, un numero significativo di storici continua a credere che l'Età della Scoperta sia nata a seguito dei diari di viaggio di Adol, e della sete di avventura che i suoi contenuti sprigionano. Tuttavia, i lettori si sono spesso chiesti a che punto Adol Christin, nato in un modesto villaggio sulle montagne, abbia iniziato a riferirsi a se stesso come "avventuriero".
Storici e studiosi hanno proposto innumerevoli teorie per affrontare questo problema, ma in verità la risposta è chiaramente racchiusa in un particolare volume dei diari di viaggio di Adol, che narra di un avventura avvenuta due anni dopo gli eventi di Esteria e della sovrastante isola di Ys.
All’estremo ovest del continente di Eresia si trova Celceta, una terra selvaggia e ancora inesplorata, qui Adol raggiunge la città di confine di Casnan, privo però di memoria. Come ha perso i suoi ricordi? Grazie a quella che sembra essere una vecchia conoscenza, l’informatore Duren, viene almeno a sapere del suo nome, dopodiché un incidente alla cava fa emergere le sue doti di spadaccino. I due vengono così ingaggiati dalla governatrice locale, Griselda, per esplorare la Grande Foresta di Celceta, allo scopo di disegnarne una mappa.
Volgendo lo sguardo ai “due YS IV” usciti nel 1993, Mask of the Sun e Dawn of YS, realizzati da due team diversi (Tonkinhouse in collaborazione con Nihon Falcom il primo, Hudson Soft il secondo), non può che destare interesse e curiosità questo inusuale caso di due videogiochi dalla matrice comune, ma al contempo così differenti come stile e impianto visivo, palesando caratteristiche peculiari delle rispettive console di appartenenza; dunque semplicità e immediatezza per l’Ys in versione Super Famicom, preminenza di cutscene e illustrazioni in stile anime per la controparte PC Engine, oltre a presentare fra loro evidenti differenze di trama.
Già in epoca PlayStation 2 in Nihon Falcom si insinua la volontà di “fare ordine” nella cronologia di Ys, nel 2005 esce quindi Ys IV: Mask of the Sun – A New Theory, anche questa volta affidato ad un team esterno (Taito), avallando, come il titolo suggerisce, la versione per Super Nintendo come quella “ufficiale”. Il risultato non deve aver convinto però molto la compagnia e il suo neopresidente Toshihiro Kondō, dato che neanche dieci anni dopo Ys IV viene di nuovo ricreato da zero, questa volta realizzato internamente da Falcom e sfruttando la nuova veste grafica tridimensionale inaugurata su PSP da Ys Seven.
Dunque Celceta no Jukai il “Mare di Alberi di Celceta”, rinominato in occidente Memories of Celceta, debutta su PlayStation Vita nel 2012 ponendosi come evoluzione di Seven sotto tutti gli aspetti, sia tecnici che strutturali, grazie alla maggior potenza garantita dal secondo e ultimo sistema portatile di Sony. Il titolo giapponese in realtà rende molto bene l’idea, la Great Forest è davvero GREAT, un oceano di alberi da cui farsi immergere, prima da esplorare con stupore e voglia di scoperta, per poi essere domata in tutti i suoi segreti. Ma come ogni avventura che si rispetti ciò che si vede non è che l’inizio, là, oltre il fiume, ci sono le ancor più ignote Primeval Lands i cui simboli che appaiono nei flashback di uno smemorato Adol, un Santuario, una sinistra torre, rievocano ai fan di Ys più di un ricordo.
L’aggiunta, in questo remake, di una condizione amnesica per il nostro avventuriero dalla testa rossa preferito, che proprio quando ha finalmente la fortuna di non naufragare in un’isola ignota, sbatte la testa o viene scaraventato da dei fulmini che gli sparafleshano il cervello (da chiarire nel corso della storia), appare come un espediente tanto abusato quando in questo caso efficace in chiave narrativa, poiché noi giocatori ci ritroveremo a ripercorre sentieri che un Adol ha già in passato battuto (prima di sbattere la capa), intenti nel raccoglierne i frammenti sparsi per la mappa; il ricomponimento della memoria di Adol va dunque di pari passo con quello dei misteri di Celceta, oltre al fatto che gli attributi e le statistiche del protagonista salgono (o sarebbe anche corretto dire tornano) ogni volta che rimembra un evento del passato. Insomma un cliché, ma utilizzato in modo abbastanza intelligente, come da buona tradizione degli scrittori a libro paga di Falcom.
È bene non aspettarsi da Memories of Celceta, come da qualsivoglia Ys, chissà quale intreccio sul piano narrativo, nondimeno questo capitolo è particolarmente idoneo come approccio alla serie, avendo tanto un’impostazione moderna a livello di gameplay quanto una trama comprensibile da chiunque, risultando al contempo arricchente per la mitologia e dunque per i fan storici, dato che approfondisce la figura del terzo sopravvissuto della razza alata degli Eldeen (oltre a Feena e Reah), dell’artefatto Maschera del Sole e del regno da esso fondato secoli fa insieme a Re Lefance in seguito alla caduta dell’Arca di Napishtim.
Rispetto a Oath in Felghana, il remake di Ys IV punta pertanto molto sull’arricchimento della componente narrativa dell’originale, grazie anche all’aggiunta di un party maggiormente variegato rispetto a quello visto in Seven, sia come caratterizzazione, sia come approccio alle battaglie. Un ormai non più solitario Adol può contare sull’aiuto di due compagni per volta, controllabili al suo posto alla pressione di un singolo tasto, i quali si dimostreranno efficaci contro determinati tipi di nemici; ecco quindi che Duren risulterà particolarmente utile contro i mostri corazzati, i pugnali di Karna fanno rapida strage di volatili, Ozma è in assoluto il più portato per le schermaglie acquatiche mentre Calilica.. beh Calilica è una loli che brandisce una specie di mazza-lampada.
La flash move è la novità di questo episodio, che si aggiunge come meccanica alla flash guard introdotta in Ys Seven; questa mossa, che in seguito alla repentina schivata di un attacco nemico permette di contrattaccare sotto effetto di slow-motion, ha certamente il pregio di dare freschezza all’azione di gioco rendendo tutto molto dinamico e appagante, rischiando però di abbassare notevolmente il livello di sfida una volga padroneggiata, di conseguenza abusata, tale tecnica.
Rispetto ai tre Ys poggianti sul motore Napishtim (Ys VI, Oath in Felghana e Origin) Memories of Celceta si pesenta alla prova della difficoltà normal con boss meno pericolosi (e ispirati), soprattutto comparandoli con quelli, da vero incubo, dell’hardcore Ys Origin, condizione rimarcata dal fatto che questo Ys, oltre al vantaggio di avere tre personaggi invece che uno (fino ad altrettante riserve), permette discutibilmente di portarsi dietro una scorta di curativi praticamente illimitata, per quella che è la media degli action rpg.
Chiaramente a difficoltà Nightmare la musica cambia, ma è una questione di bilanciamento da tenere conto, che non rovina comunque quello che è un action rpg solido e dannatamente divertente, oltre ad avere un sistema di crafting delle armi decisamente potenziato, che premette di migliorare il nostro equipaggiamento con una quantità consistente di effetti di status e vantaggi di ogni tipo.
XSEED e Marvelous portano Ys: Memories of Celceta su PlayStation 4 riprendendo sostanzialmente le caratteristiche della versione PC uscita nel 2018, dunque grafica in alta definizione, 60 fps e controlli ripensati per l’occasione, per quanto grafica dell’inventario e alcuni enigmi non riescano a nascondere strutturalmente la loro natura portatile, così come il controllo della visuale, qui ancora fissa ma “zoomabile” in origine tramite il touch screen di PS Vita. Novità di questa versione (ma che sarà aggiunta anche su Steam) è la presenza dell’audio giapponese in alternativa a quello inglese, anche se, va detto, essendo il primo Ys con dialoghi parlati, questi si presentano in una quantità ancora abbastanza esigua, certo non paragonabile a quella di un The Legend of Heroes o del successivo Lacrimosa of Dana. I benefici di questa versione PS4 potrebbero quindi non essere sufficienti a consigliarne l’immediato acquisto a chi già ha intrapreso questa avventura di Adol, mentre per tutti gli altri, allergici alle portatili, alle piattaforme Valve o semplici ritardatari, è senza dubbio un’ottima occasione per recuperare uno dei migliori action rpg del decennio appena concluso.
In effetti, un numero significativo di storici continua a credere che l'Età della Scoperta sia nata a seguito dei diari di viaggio di Adol, e della sete di avventura che i suoi contenuti sprigionano. Tuttavia, i lettori si sono spesso chiesti a che punto Adol Christin, nato in un modesto villaggio sulle montagne, abbia iniziato a riferirsi a se stesso come "avventuriero".
Storici e studiosi hanno proposto innumerevoli teorie per affrontare questo problema, ma in verità la risposta è chiaramente racchiusa in un particolare volume dei diari di viaggio di Adol, che narra di un avventura avvenuta due anni dopo gli eventi di Esteria e della sovrastante isola di Ys.
All’estremo ovest del continente di Eresia si trova Celceta, una terra selvaggia e ancora inesplorata, qui Adol raggiunge la città di confine di Casnan, privo però di memoria. Come ha perso i suoi ricordi? Grazie a quella che sembra essere una vecchia conoscenza, l’informatore Duren, viene almeno a sapere del suo nome, dopodiché un incidente alla cava fa emergere le sue doti di spadaccino. I due vengono così ingaggiati dalla governatrice locale, Griselda, per esplorare la Grande Foresta di Celceta, allo scopo di disegnarne una mappa.
Volgendo lo sguardo ai “due YS IV” usciti nel 1993, Mask of the Sun e Dawn of YS, realizzati da due team diversi (Tonkinhouse in collaborazione con Nihon Falcom il primo, Hudson Soft il secondo), non può che destare interesse e curiosità questo inusuale caso di due videogiochi dalla matrice comune, ma al contempo così differenti come stile e impianto visivo, palesando caratteristiche peculiari delle rispettive console di appartenenza; dunque semplicità e immediatezza per l’Ys in versione Super Famicom, preminenza di cutscene e illustrazioni in stile anime per la controparte PC Engine, oltre a presentare fra loro evidenti differenze di trama.
Già in epoca PlayStation 2 in Nihon Falcom si insinua la volontà di “fare ordine” nella cronologia di Ys, nel 2005 esce quindi Ys IV: Mask of the Sun – A New Theory, anche questa volta affidato ad un team esterno (Taito), avallando, come il titolo suggerisce, la versione per Super Nintendo come quella “ufficiale”. Il risultato non deve aver convinto però molto la compagnia e il suo neopresidente Toshihiro Kondō, dato che neanche dieci anni dopo Ys IV viene di nuovo ricreato da zero, questa volta realizzato internamente da Falcom e sfruttando la nuova veste grafica tridimensionale inaugurata su PSP da Ys Seven.
Dunque Celceta no Jukai il “Mare di Alberi di Celceta”, rinominato in occidente Memories of Celceta, debutta su PlayStation Vita nel 2012 ponendosi come evoluzione di Seven sotto tutti gli aspetti, sia tecnici che strutturali, grazie alla maggior potenza garantita dal secondo e ultimo sistema portatile di Sony. Il titolo giapponese in realtà rende molto bene l’idea, la Great Forest è davvero GREAT, un oceano di alberi da cui farsi immergere, prima da esplorare con stupore e voglia di scoperta, per poi essere domata in tutti i suoi segreti. Ma come ogni avventura che si rispetti ciò che si vede non è che l’inizio, là, oltre il fiume, ci sono le ancor più ignote Primeval Lands i cui simboli che appaiono nei flashback di uno smemorato Adol, un Santuario, una sinistra torre, rievocano ai fan di Ys più di un ricordo.
L’aggiunta, in questo remake, di una condizione amnesica per il nostro avventuriero dalla testa rossa preferito, che proprio quando ha finalmente la fortuna di non naufragare in un’isola ignota, sbatte la testa o viene scaraventato da dei fulmini che gli sparafleshano il cervello (da chiarire nel corso della storia), appare come un espediente tanto abusato quando in questo caso efficace in chiave narrativa, poiché noi giocatori ci ritroveremo a ripercorre sentieri che un Adol ha già in passato battuto (prima di sbattere la capa), intenti nel raccoglierne i frammenti sparsi per la mappa; il ricomponimento della memoria di Adol va dunque di pari passo con quello dei misteri di Celceta, oltre al fatto che gli attributi e le statistiche del protagonista salgono (o sarebbe anche corretto dire tornano) ogni volta che rimembra un evento del passato. Insomma un cliché, ma utilizzato in modo abbastanza intelligente, come da buona tradizione degli scrittori a libro paga di Falcom.
È bene non aspettarsi da Memories of Celceta, come da qualsivoglia Ys, chissà quale intreccio sul piano narrativo, nondimeno questo capitolo è particolarmente idoneo come approccio alla serie, avendo tanto un’impostazione moderna a livello di gameplay quanto una trama comprensibile da chiunque, risultando al contempo arricchente per la mitologia e dunque per i fan storici, dato che approfondisce la figura del terzo sopravvissuto della razza alata degli Eldeen (oltre a Feena e Reah), dell’artefatto Maschera del Sole e del regno da esso fondato secoli fa insieme a Re Lefance in seguito alla caduta dell’Arca di Napishtim.
Rispetto a Oath in Felghana, il remake di Ys IV punta pertanto molto sull’arricchimento della componente narrativa dell’originale, grazie anche all’aggiunta di un party maggiormente variegato rispetto a quello visto in Seven, sia come caratterizzazione, sia come approccio alle battaglie. Un ormai non più solitario Adol può contare sull’aiuto di due compagni per volta, controllabili al suo posto alla pressione di un singolo tasto, i quali si dimostreranno efficaci contro determinati tipi di nemici; ecco quindi che Duren risulterà particolarmente utile contro i mostri corazzati, i pugnali di Karna fanno rapida strage di volatili, Ozma è in assoluto il più portato per le schermaglie acquatiche mentre Calilica.. beh Calilica è una loli che brandisce una specie di mazza-lampada.
La flash move è la novità di questo episodio, che si aggiunge come meccanica alla flash guard introdotta in Ys Seven; questa mossa, che in seguito alla repentina schivata di un attacco nemico permette di contrattaccare sotto effetto di slow-motion, ha certamente il pregio di dare freschezza all’azione di gioco rendendo tutto molto dinamico e appagante, rischiando però di abbassare notevolmente il livello di sfida una volga padroneggiata, di conseguenza abusata, tale tecnica.
Rispetto ai tre Ys poggianti sul motore Napishtim (Ys VI, Oath in Felghana e Origin) Memories of Celceta si pesenta alla prova della difficoltà normal con boss meno pericolosi (e ispirati), soprattutto comparandoli con quelli, da vero incubo, dell’hardcore Ys Origin, condizione rimarcata dal fatto che questo Ys, oltre al vantaggio di avere tre personaggi invece che uno (fino ad altrettante riserve), permette discutibilmente di portarsi dietro una scorta di curativi praticamente illimitata, per quella che è la media degli action rpg.
Chiaramente a difficoltà Nightmare la musica cambia, ma è una questione di bilanciamento da tenere conto, che non rovina comunque quello che è un action rpg solido e dannatamente divertente, oltre ad avere un sistema di crafting delle armi decisamente potenziato, che premette di migliorare il nostro equipaggiamento con una quantità consistente di effetti di status e vantaggi di ogni tipo.
XSEED e Marvelous portano Ys: Memories of Celceta su PlayStation 4 riprendendo sostanzialmente le caratteristiche della versione PC uscita nel 2018, dunque grafica in alta definizione, 60 fps e controlli ripensati per l’occasione, per quanto grafica dell’inventario e alcuni enigmi non riescano a nascondere strutturalmente la loro natura portatile, così come il controllo della visuale, qui ancora fissa ma “zoomabile” in origine tramite il touch screen di PS Vita. Novità di questa versione (ma che sarà aggiunta anche su Steam) è la presenza dell’audio giapponese in alternativa a quello inglese, anche se, va detto, essendo il primo Ys con dialoghi parlati, questi si presentano in una quantità ancora abbastanza esigua, certo non paragonabile a quella di un The Legend of Heroes o del successivo Lacrimosa of Dana. I benefici di questa versione PS4 potrebbero quindi non essere sufficienti a consigliarne l’immediato acquisto a chi già ha intrapreso questa avventura di Adol, mentre per tutti gli altri, allergici alle portatili, alle piattaforme Valve o semplici ritardatari, è senza dubbio un’ottima occasione per recuperare uno dei migliori action rpg del decennio appena concluso.