Recensione
Tokyo Godfathers
10.0/10
Questo film per me è stata un'autentica sorpresa, visto che mi son ritrovata a vederlo per caso e perchè, ignorandone persino la trama per sommi capi, mi aspettavo tutt'altro da questo "cartone animato", sicuramente qualcosa di meno impegnato.
Tokyo Godfathers invece è un film molto maturo, che sa ben mescolare e calibrare elementi che magari siamo abituati ad apprezzare in produzioni cinematografiche occidentali con attori in carne ed ossa.
Questa opera narra, in maniera molto equilibrata, una serie di rocambolesche avventure metropolitane in cui i protagonisti sono uno strampalato trio di barboni, che hanno deciso di restituire ai rispettivi genitori una neonata trovata nell'immondizia; tutto ciò utilizzando le poche informazioni in loro possesso.
In realtà uno dei tre, Hana, un travestito, inizialmente è restio a collaborare, visto che ritiene l'infante un dono del celo giunto alla vigilia di Natale per compensare la sua impossibilità ad avere figli.
Decisamente più pragmatici gli altri due: Gin, un alcolizzato di mezza età che ha abbandonato la sua famiglia per ragioni che verranno rivelate più avanti; e Miyuki, una ragazzina fuggita di casa dopo un litigio coi genitori.
Questi soli tre personaggi sostengono magnificamente come tre pilastri l'intera narrazione, questo grazie all'eccellente lavoro di caratterizzazione che possono vantare. In realtà tutti e tre sembrano quasi avere un comun denominatore, ovvero manifestano una sorta di incapacità nell'affrontare la realtà, di prendersi delle responsabilità o di aprirsi del tutto relazionandosi sinceramente tra di loro, nonché col prossimo in genere. Si tratta quindi di individui che potenzialmente potrebbero porre fine alla loro condizione di disadattati immediatamente se avessero il coraggio di fare un po' di autoanalisi, a di prendere di petto le loro angosce; ma che finiscono invece per compiere quella che potrebbe essere considerata la scelta più facile e pavida, emarginarsi... anche se nella loro micro realtà di disadattati, finiscono inevitabilmente per ricreare una atipica ma simpatica famiglia.
Paradossalmente, proprio per queste loro caratteristiche, e per le loro paranoie, personaggi di questo lungometraggio risultano estremamente credibili e realistici. Quello di Hana poi è decisamente azzeccato e divertente, ed in un certo senso movimenta tutta la trama con la sua follia irrazionale. Decisamente simpatico/a.
A contribuire alla credibilità dei protagonisti, interviene però anche l'aspetto grafico, che è abbastanza naturale e verosimile. Anche le animazioni sono ben fatte, e le ambientazioni son belle e dettagliate.
Tokyo Godfathers è una commedia equilibrata e genuina, senza particolari fronzoli o passaggi troppo surreali. e' il tipico film che sa far sorridere e riflettere allo stesso tempo, visto che alterna momenti leziosi e divertenti ad altri più profondi, legati spesso all'approfondimento psicologico dei protagonisti di questa vicenda, o all'approfondimento di discutibili meccaniche sociali proprie di una malata realtà odierna.
Il finale non esito a definirlo piacevole e poetico, con quell'intervento che ha del divino quasi, e che allo stesso tempo è forse assurdo ma credibile.
Film adatto a tutti, magari da far vedere a chi (come me poco tempo fa, lo ammetto) ha dei pregiudizi e dei preconcetti sull'intera produzione giapponese, magari perchè si rifà a dei banali ed infondati stereotipi moderni, e campa sul ricordo di quei pochi cartoni animati visti durante l'infanzia.
Mettetevi in poltrona e godetevi in tutta serenità e compagnia questa bella commedia natalizia. Consigliata.
Tokyo Godfathers invece è un film molto maturo, che sa ben mescolare e calibrare elementi che magari siamo abituati ad apprezzare in produzioni cinematografiche occidentali con attori in carne ed ossa.
Questa opera narra, in maniera molto equilibrata, una serie di rocambolesche avventure metropolitane in cui i protagonisti sono uno strampalato trio di barboni, che hanno deciso di restituire ai rispettivi genitori una neonata trovata nell'immondizia; tutto ciò utilizzando le poche informazioni in loro possesso.
In realtà uno dei tre, Hana, un travestito, inizialmente è restio a collaborare, visto che ritiene l'infante un dono del celo giunto alla vigilia di Natale per compensare la sua impossibilità ad avere figli.
Decisamente più pragmatici gli altri due: Gin, un alcolizzato di mezza età che ha abbandonato la sua famiglia per ragioni che verranno rivelate più avanti; e Miyuki, una ragazzina fuggita di casa dopo un litigio coi genitori.
Questi soli tre personaggi sostengono magnificamente come tre pilastri l'intera narrazione, questo grazie all'eccellente lavoro di caratterizzazione che possono vantare. In realtà tutti e tre sembrano quasi avere un comun denominatore, ovvero manifestano una sorta di incapacità nell'affrontare la realtà, di prendersi delle responsabilità o di aprirsi del tutto relazionandosi sinceramente tra di loro, nonché col prossimo in genere. Si tratta quindi di individui che potenzialmente potrebbero porre fine alla loro condizione di disadattati immediatamente se avessero il coraggio di fare un po' di autoanalisi, a di prendere di petto le loro angosce; ma che finiscono invece per compiere quella che potrebbe essere considerata la scelta più facile e pavida, emarginarsi... anche se nella loro micro realtà di disadattati, finiscono inevitabilmente per ricreare una atipica ma simpatica famiglia.
Paradossalmente, proprio per queste loro caratteristiche, e per le loro paranoie, personaggi di questo lungometraggio risultano estremamente credibili e realistici. Quello di Hana poi è decisamente azzeccato e divertente, ed in un certo senso movimenta tutta la trama con la sua follia irrazionale. Decisamente simpatico/a.
A contribuire alla credibilità dei protagonisti, interviene però anche l'aspetto grafico, che è abbastanza naturale e verosimile. Anche le animazioni sono ben fatte, e le ambientazioni son belle e dettagliate.
Tokyo Godfathers è una commedia equilibrata e genuina, senza particolari fronzoli o passaggi troppo surreali. e' il tipico film che sa far sorridere e riflettere allo stesso tempo, visto che alterna momenti leziosi e divertenti ad altri più profondi, legati spesso all'approfondimento psicologico dei protagonisti di questa vicenda, o all'approfondimento di discutibili meccaniche sociali proprie di una malata realtà odierna.
Il finale non esito a definirlo piacevole e poetico, con quell'intervento che ha del divino quasi, e che allo stesso tempo è forse assurdo ma credibile.
Film adatto a tutti, magari da far vedere a chi (come me poco tempo fa, lo ammetto) ha dei pregiudizi e dei preconcetti sull'intera produzione giapponese, magari perchè si rifà a dei banali ed infondati stereotipi moderni, e campa sul ricordo di quei pochi cartoni animati visti durante l'infanzia.
Mettetevi in poltrona e godetevi in tutta serenità e compagnia questa bella commedia natalizia. Consigliata.