Recensione
Chihayafuru
8.0/10
Ritengo opportuno specificare una cosa prima di cominciare la recensione: questo è un anime sportivo, non certo una commedia amorosa. Di amore certo si parla, ma solo di quello riservato al poco popolare gioco di carte giapponese karuta. Quindi, in caso stiate cercando una storia sentimentale, qua è solo molto, molto, molto lievemente accennata.
Ora possiamo cominciare. La storia è incentrata su Chihaya, ragazza bellissima ma completamente sgraziata, completamente dominata dal suo unico desiderio: diventare la campionessa nazionale giapponese di karuta, designata col titolo di Queen. La sua passione per questo gioco di carte nasce alle scuole medie, quando incontra Arata, ragazzo povero e soggetto a bullismo nella classe. Con poche parole, il ragazzo le ha donato un sogno che Chihaya poteva fare tutto suo, ovvero quello di eccellere nel karuta. Insieme all'amico Taichi, i tre si appassionano e cominciano a competere a livello agonistico. La storia però narra le vicende di Chihaya e Taichi alle superiori. Arata si è trasferito a Fukui, e i due cercano di far rivivere la passione per questo gioco fondando un club di karuta nella loro scuola superiore.
L'anime in questione non manca dei soliti cliché tipici delle opere dedicate allo sport: la protagonista è talentuosa e totalmente incentrata con mente e corpo sul gioco; lo sport è visto in un'ottica tutta romanzata e poetica, frutto di sudore e sentimenti; partite e tornei vengono seguite nel dettaglio, con i pensieri dei protagonisti che narrano le straordinarie tecniche di gioco a cui assistono. Ecco, normalmente a questo punto decido di lasciare perdere l'anime in questione, sempre eccessivamente esagerato per i miei gusti. Ma non qui: nonostante sia impossibile per noi occidentali capire del tutto le regole di questo sport (al contrario di basket, calcio, tennis o pallavolo che troviamo di frequente), l'anime ti conquista e ti presenta in maniera decisamente affascinante le caratteristiche della disciplina. Più di tutto riesci, da misero spettatore ignorante delle regole, a essere pienamente coinvolto in ogni singolo match, ridendo, tremando e sospirando con i protagonisti a ogni carta giocata. Un pregio sempre più raro in questo genere di anime, di cui però bisogna dare merito a "Chihayafuru".
La storia scorre liscia e non annoia mai, soffermandosi il giusto tempo su ogni evento - ecco, magari un accenno in più ad una parvenza di triangolo amoroso ci poteva stare. I sentimenti dei protagonisti sono la vera forza trainante di quest'opera, espressi nel modo più puro possibile, e per cui non puoi fare a meno di tifare. Ma ovviamente, come succede nella vita reale (e come manca spesso in opere di questo genere), l'impegno c'è ma non basta, e "Chihayafuru" lo insegna. Emblema di tutto il personaggio di Taichi, ancora ricordo il suo discorso col maestro Harada alla stazione.
Rimanendo sui personaggi, essi brillano di originalità all'occhio ormai avvezzo ai soliti stereotipi dello spettatore medio di anime. I protagonisti riescono sempre a stupire nei loro comportamenti (e finalmente non siamo circondati dai soliti belloni - per carità, Taichi rimane il mio personaggio preferito, ma non posso non adorare Nishida!) e nei loro rapporti in continua evoluzione. Crescono i nostri protagonisti, e in sole 25 puntate non sono più quelli che ci hanno accolto all'inizio dell'anime.
A livello tecnico i disegni sono impeccabili, molti bagliori e molti fiori, ma ci si fa presto l'abitudine, le opening ed ending sono gradevoli e concilianti all'atmosfera suggerita dall'anime. Peccato che 25 episodi riescano a farti appassionare, ma in conclusione ti lasciano l'amaro in bocca. Che esca presto una seconda serie.
Ora possiamo cominciare. La storia è incentrata su Chihaya, ragazza bellissima ma completamente sgraziata, completamente dominata dal suo unico desiderio: diventare la campionessa nazionale giapponese di karuta, designata col titolo di Queen. La sua passione per questo gioco di carte nasce alle scuole medie, quando incontra Arata, ragazzo povero e soggetto a bullismo nella classe. Con poche parole, il ragazzo le ha donato un sogno che Chihaya poteva fare tutto suo, ovvero quello di eccellere nel karuta. Insieme all'amico Taichi, i tre si appassionano e cominciano a competere a livello agonistico. La storia però narra le vicende di Chihaya e Taichi alle superiori. Arata si è trasferito a Fukui, e i due cercano di far rivivere la passione per questo gioco fondando un club di karuta nella loro scuola superiore.
L'anime in questione non manca dei soliti cliché tipici delle opere dedicate allo sport: la protagonista è talentuosa e totalmente incentrata con mente e corpo sul gioco; lo sport è visto in un'ottica tutta romanzata e poetica, frutto di sudore e sentimenti; partite e tornei vengono seguite nel dettaglio, con i pensieri dei protagonisti che narrano le straordinarie tecniche di gioco a cui assistono. Ecco, normalmente a questo punto decido di lasciare perdere l'anime in questione, sempre eccessivamente esagerato per i miei gusti. Ma non qui: nonostante sia impossibile per noi occidentali capire del tutto le regole di questo sport (al contrario di basket, calcio, tennis o pallavolo che troviamo di frequente), l'anime ti conquista e ti presenta in maniera decisamente affascinante le caratteristiche della disciplina. Più di tutto riesci, da misero spettatore ignorante delle regole, a essere pienamente coinvolto in ogni singolo match, ridendo, tremando e sospirando con i protagonisti a ogni carta giocata. Un pregio sempre più raro in questo genere di anime, di cui però bisogna dare merito a "Chihayafuru".
La storia scorre liscia e non annoia mai, soffermandosi il giusto tempo su ogni evento - ecco, magari un accenno in più ad una parvenza di triangolo amoroso ci poteva stare. I sentimenti dei protagonisti sono la vera forza trainante di quest'opera, espressi nel modo più puro possibile, e per cui non puoi fare a meno di tifare. Ma ovviamente, come succede nella vita reale (e come manca spesso in opere di questo genere), l'impegno c'è ma non basta, e "Chihayafuru" lo insegna. Emblema di tutto il personaggio di Taichi, ancora ricordo il suo discorso col maestro Harada alla stazione.
Rimanendo sui personaggi, essi brillano di originalità all'occhio ormai avvezzo ai soliti stereotipi dello spettatore medio di anime. I protagonisti riescono sempre a stupire nei loro comportamenti (e finalmente non siamo circondati dai soliti belloni - per carità, Taichi rimane il mio personaggio preferito, ma non posso non adorare Nishida!) e nei loro rapporti in continua evoluzione. Crescono i nostri protagonisti, e in sole 25 puntate non sono più quelli che ci hanno accolto all'inizio dell'anime.
A livello tecnico i disegni sono impeccabili, molti bagliori e molti fiori, ma ci si fa presto l'abitudine, le opening ed ending sono gradevoli e concilianti all'atmosfera suggerita dall'anime. Peccato che 25 episodi riescano a farti appassionare, ma in conclusione ti lasciano l'amaro in bocca. Che esca presto una seconda serie.