Recensione
Erased
10.0/10
Recensione di skywatcher
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"Boku dake ga inai machi" ("La città in cui solo io non ci sono"), conosciuto anche come "Erased", è un anime della stagione invernale 2016. Per essere chiari sin da subito: guardatelo!
Satoru è un aspirante mangaka disilluso e introverso, che vive una vita piatta e solitaria lavorando part-time in una pizzeria. Per un qualche inspiegato motivo si ritrova a volte a vivere piccoli loop temporali (revival), nei quali gli è dato modo di evitare che accadano gravi incidenti. Nonostante si senta staccato dalla società e non nutra particolare interesse per relazionarsi agli altri, nei revival finisce sempre per aiutare il prossimo, spesso anche a discapito della propria incolumità. A seguito dell'assassinio della madre da parte di un misterioso personaggio legato al suo passato, Satoru entra in un revival che lo riporta indietro di ben quindici anni, al tempo delle elementari. Da lì inizierà il suo tentativo di cambiare il passato per salvare non solo la madre, ma anche alcune sue compagne che furono vittime di un serial killer...
La serie, che di facciata si presenta come un avvincente thriller, regala frangenti di elevata tensione ma soprattutto memorabili momenti ricchi di sentimento e di poesia, grazie ad una regia che definire magistrale è poco e che per me rappresenta l'aspetto più pregevole di questo anime.
I personaggi e la loro psicologia sono al centro della trama e sono caratterizzati in modo approfondito. Il reparto tecnico in generale è di altissimo livello. Una nota di merito a mio parere va sia alla colonna sonora che ai doppiatori di Satoru (adulto e bambino). Un'altra menzione particolare la riservo alle sigle: sia l'opening ("Re:Re:" degli Asian Kung-Fu Generation) che l'ending ("Sore wa chiisana hikari no youna" di Sayuri) sono spettacolari.
Ovviamente non tutto è perfetto: ad esempio, la seconda parte dell'anime dà l'impressione di essere a tratti "affrettata", con alcuni episodi sottotono, e la relazione fra il "colpevole" e Satoru avrebbe sicuramente beneficiato di un ulteriore approfondimento. Entrambi i difetti sono da imputare alla scelta dei dodici episodi, che in molti casi risultano pochi per adattare storie complesse come quella presentata da "Erased".
Non metto tra i difetti però le mancate "spiegazioni" sul potere del revival, che è solo un artificio narrativo come un altro per raccontare una storia di cambiamento e "redenzione", che veicoli il vero messaggio dell'opera: non dobbiamo temere di aver fiducia negli altri.
Il tema della fiducia, che è anche speranza, è sempre al centro dell'intera vicenda e emerge con forza a più riprese. Quello che vediamo in "Erased" non è che il viaggio dal primo Satoru, persona schiva, solitaria e senza relazioni vere, al Satoru che con coraggio si apre agli altri dando fiducia per riceverne e che attraverso questo diventa un'ispirazione per gli altri.
Gli anni che perderà tra gli eventi (capirete come…) diverranno in realtà il suo vero tesoro, il mezzo attraverso il quale salverà le persone a lui care, diventando di fatto quell'eroe che da bambino sognava di essere.
Personalmente, ho trovato l'episodio conclusivo davvero bellissimo. L'epilogo della vicenda potrà essere anche abbastanza scontato, ma una regia superba riesce a gestire ottimamente tutte le fila del discorso e ci porta ad un finale poetico che chiude perfettamente il cerchio, ovvero quel viaggio di "redenzione" che Satoru ha intrapreso.
Per finire, una curiosità da sottolineare: la scelta di "Re:Re:" (una canzone di qualche anno fa e totalmente scollegata dall'opera) testimonia la cura dei dettagli che caratterizza "Erased" e dimostra come in un buon adattamento si possano creare ispirate corrispondenze a partire da un elemento originariamente estraneo.
Leggendo il testo della canzone troverete un vago richiamo a aspetti della vicenda, che riguardano Satoru e un personaggio femminile fondamentale, e troverete dettagli come un "i giorni trascorsi sotto il cavalcavia"... Nell'ultima scena (bellissima!), guarda caso ambientata sotto un ponte/cavalcavia, noterete un'inquadratura di un graffito sul muro del ponte: "Re: Re:"... E, di lì a poco, qualcosa succederà. "Re:" è sì l'incipit del subject in una mail di risposta, ma (che coincidenza!) è anche la parte iniziale della parola "revival".
Il mio voto è tra il 9 e il 10, che porto senza problemi a 10, nonostante i difetti citati, sia perché la regia è davvero magnifica, sia perché "Boku dake" un anime che lascia davvero qualcosa.
Kimi o matta, boku wa matta...
Satoru è un aspirante mangaka disilluso e introverso, che vive una vita piatta e solitaria lavorando part-time in una pizzeria. Per un qualche inspiegato motivo si ritrova a volte a vivere piccoli loop temporali (revival), nei quali gli è dato modo di evitare che accadano gravi incidenti. Nonostante si senta staccato dalla società e non nutra particolare interesse per relazionarsi agli altri, nei revival finisce sempre per aiutare il prossimo, spesso anche a discapito della propria incolumità. A seguito dell'assassinio della madre da parte di un misterioso personaggio legato al suo passato, Satoru entra in un revival che lo riporta indietro di ben quindici anni, al tempo delle elementari. Da lì inizierà il suo tentativo di cambiare il passato per salvare non solo la madre, ma anche alcune sue compagne che furono vittime di un serial killer...
La serie, che di facciata si presenta come un avvincente thriller, regala frangenti di elevata tensione ma soprattutto memorabili momenti ricchi di sentimento e di poesia, grazie ad una regia che definire magistrale è poco e che per me rappresenta l'aspetto più pregevole di questo anime.
I personaggi e la loro psicologia sono al centro della trama e sono caratterizzati in modo approfondito. Il reparto tecnico in generale è di altissimo livello. Una nota di merito a mio parere va sia alla colonna sonora che ai doppiatori di Satoru (adulto e bambino). Un'altra menzione particolare la riservo alle sigle: sia l'opening ("Re:Re:" degli Asian Kung-Fu Generation) che l'ending ("Sore wa chiisana hikari no youna" di Sayuri) sono spettacolari.
Ovviamente non tutto è perfetto: ad esempio, la seconda parte dell'anime dà l'impressione di essere a tratti "affrettata", con alcuni episodi sottotono, e la relazione fra il "colpevole" e Satoru avrebbe sicuramente beneficiato di un ulteriore approfondimento. Entrambi i difetti sono da imputare alla scelta dei dodici episodi, che in molti casi risultano pochi per adattare storie complesse come quella presentata da "Erased".
Non metto tra i difetti però le mancate "spiegazioni" sul potere del revival, che è solo un artificio narrativo come un altro per raccontare una storia di cambiamento e "redenzione", che veicoli il vero messaggio dell'opera: non dobbiamo temere di aver fiducia negli altri.
Il tema della fiducia, che è anche speranza, è sempre al centro dell'intera vicenda e emerge con forza a più riprese. Quello che vediamo in "Erased" non è che il viaggio dal primo Satoru, persona schiva, solitaria e senza relazioni vere, al Satoru che con coraggio si apre agli altri dando fiducia per riceverne e che attraverso questo diventa un'ispirazione per gli altri.
Gli anni che perderà tra gli eventi (capirete come…) diverranno in realtà il suo vero tesoro, il mezzo attraverso il quale salverà le persone a lui care, diventando di fatto quell'eroe che da bambino sognava di essere.
Personalmente, ho trovato l'episodio conclusivo davvero bellissimo. L'epilogo della vicenda potrà essere anche abbastanza scontato, ma una regia superba riesce a gestire ottimamente tutte le fila del discorso e ci porta ad un finale poetico che chiude perfettamente il cerchio, ovvero quel viaggio di "redenzione" che Satoru ha intrapreso.
Per finire, una curiosità da sottolineare: la scelta di "Re:Re:" (una canzone di qualche anno fa e totalmente scollegata dall'opera) testimonia la cura dei dettagli che caratterizza "Erased" e dimostra come in un buon adattamento si possano creare ispirate corrispondenze a partire da un elemento originariamente estraneo.
Leggendo il testo della canzone troverete un vago richiamo a aspetti della vicenda, che riguardano Satoru e un personaggio femminile fondamentale, e troverete dettagli come un "i giorni trascorsi sotto il cavalcavia"... Nell'ultima scena (bellissima!), guarda caso ambientata sotto un ponte/cavalcavia, noterete un'inquadratura di un graffito sul muro del ponte: "Re: Re:"... E, di lì a poco, qualcosa succederà. "Re:" è sì l'incipit del subject in una mail di risposta, ma (che coincidenza!) è anche la parte iniziale della parola "revival".
Il mio voto è tra il 9 e il 10, che porto senza problemi a 10, nonostante i difetti citati, sia perché la regia è davvero magnifica, sia perché "Boku dake" un anime che lascia davvero qualcosa.
Kimi o matta, boku wa matta...