Recensione
Flags
7.0/10
Manga composto solo da due volumetti da quattro capitoli l’uno. Flags risulta essere un “classico” shonen in quanto il tema principale è sostanzialmente una Battle Royal (stile “torneo arti marziali di dragonball”) fra i gruppi di combattenti più forti del globo.
La supremazia assoluta in questo tipo di competizione è detenuta dal team di guerrieri (detti “patriots”, poiché rappresentano in tutto e per tutto la loro nazione) di Ouka, stato sede del torneo e detentrice di una leadership assoluta all’interno di questo mondo immaginario.
La storia si incentra sulle avventure di Kurou (figlio di un patriot che è riuscito a raggiungere le finali del torneo), ragazzo reso fortissimo dai continui addestramenti lasciati dal padre e auto-impostosi per onore, e dei suoi compagni patriots di Toutou (madrepatria dei protagonisti).
La narrazione è basata soprattutto sul primo match, all’interno del quale i personaggi principali sfideranno il primo gruppo di patriots nemici (membri provenienti da Fanelia, corrispettivo fantastico dell’Italia).
Al termine dello scontro però il manga si conclude e la causa è semplice, anche se alquanto frivola: l’autore Ueda Satoshi ha preferito illustrare la trasposizione cartacea di un gioco per PSP.
La storia è sicuramente banale, ma lo spirito “nazionalistico” di cui è intrisa la distanzia dai lavori appartenenti allo stesso genere. La parte sicuramente migliore del manga è l’ambito artistico-tecnico: i disegni sono a dir poco perfetti per uno shonen e raramente ho trovato una così elevata attenzione per i dettagli e per i background. Il prodotto è di buon livello e sono rimasto colpito per la sua interruzione: se fosse proseguito avrei scommesso per un suo sicuro successo (anche perché si presta molto bene ad un anime).
Detto ciò consiglio una lettura di Flags soprattutto agli amanti più dell’arte che dei contenuti e della storia in sé.
La supremazia assoluta in questo tipo di competizione è detenuta dal team di guerrieri (detti “patriots”, poiché rappresentano in tutto e per tutto la loro nazione) di Ouka, stato sede del torneo e detentrice di una leadership assoluta all’interno di questo mondo immaginario.
La storia si incentra sulle avventure di Kurou (figlio di un patriot che è riuscito a raggiungere le finali del torneo), ragazzo reso fortissimo dai continui addestramenti lasciati dal padre e auto-impostosi per onore, e dei suoi compagni patriots di Toutou (madrepatria dei protagonisti).
La narrazione è basata soprattutto sul primo match, all’interno del quale i personaggi principali sfideranno il primo gruppo di patriots nemici (membri provenienti da Fanelia, corrispettivo fantastico dell’Italia).
Al termine dello scontro però il manga si conclude e la causa è semplice, anche se alquanto frivola: l’autore Ueda Satoshi ha preferito illustrare la trasposizione cartacea di un gioco per PSP.
La storia è sicuramente banale, ma lo spirito “nazionalistico” di cui è intrisa la distanzia dai lavori appartenenti allo stesso genere. La parte sicuramente migliore del manga è l’ambito artistico-tecnico: i disegni sono a dir poco perfetti per uno shonen e raramente ho trovato una così elevata attenzione per i dettagli e per i background. Il prodotto è di buon livello e sono rimasto colpito per la sua interruzione: se fosse proseguito avrei scommesso per un suo sicuro successo (anche perché si presta molto bene ad un anime).
Detto ciò consiglio una lettura di Flags soprattutto agli amanti più dell’arte che dei contenuti e della storia in sé.