Recensione
Demon Slayer
9.0/10
Può un essere umano, con le sue debolezze fisiche, i suoi dubbi e tormenti interiori, e le naturali limitazioni imposte da un corpo mortale, sconfiggere un demone, un essere sovrannaturale, immortale e dotato di poteri magici, un essere senza moralità che vive solo per mangiare altri essere umani e diventare sempre più forte? Ma soprattutto, è possibile per un autore alle prime armi riuscire a creare uno dei manga più venduti di tutti i tempi, riuscendo ad erodere il primato di sua maestà One Piece? La risposta è si. Tanjiro Kamado, il protagonista di Demon Slayer, non è il solito personaggio da shounen interessato unicamente a diventare "il più forte", ma è unicamente spinto da due ideali estremamente positivi: Salvare suo sorella Nezuko, divenuta un demone a causa del perfido signore dei demoni Kibutsuji Muzan, il quale ha anche ucciso la madre e i fratelli di Tanjiro, e sconfiggere Muzan, per evitare che altre persone subiscano ciò che ha subito lui. Nel suo viaggio, Tanjiro verrà accompagnato da Inosuke Hashibira, un ragazzo cresciuto tra i boschi che indossa continuamente una maschera da cinghiale, e Zenitsu Agatsuma, uno spadaccino fifone e fissato col volersi trovare una ragazza da sposare. Poco da dire su questi due: O li ami, o li odi. C'è chi potrebbe trovare il loro ruolo da spalle comiche del serioso protagonista un po' scocciante alla lunga, soprattutto poiché già visto e rivisto in mille altri manga; tuttavia c'è anche chi, come me, amerà le mille sfaccettature dei due personaggi, soprattutto dopo aver letto le loro backstories. Ho adorato la backstory di Inosuke, peccato che la conosceremo completamente solo a partire dal capitolo 160. Un voto a parte meriterebbe l'ambientazione; finalmente abbiamo un manga ambientato nell'affascinante periodo Taisho, nel Giappone dei primi del 900', un periodo di contraddizioni per il paese diviso fra una fragile democrazia e lo strapotere dei militari e degli oligarchi, fra modernità e costumi occidentali, osservabili nel manga dai vestiti indossati da alcuni personaggi, e tradizione. Aprendo le pagine del manga, ci si sente davvero immersi nella cultura del Giappone del secolo scorso. L'autore attinge dalla millenaria storia del suo paese per il character design dei personaggi, in particolare per i demoni, tutti con caratteristiche fisiche, psicologiche e poteri unici e diversi fra loro, e anche se i demoni sono i cattivi è difficili non simpatizzare per quelli dalle backstories particolarmente toccanti o per quelli fatti così bene e cattivi che non possono che affascinarci. Personalmente, il mio preferito è Douma, il perché lo capirete leggendo tutti e 205 i capitoli dell'opera. Come detto in precedenza, la scontro fra umani e demoni è lo sfondo di tutta la vicenda. Lo scontro fra degli esseri limitati, che piangono, possono rimanere feriti o addirittura morire, e degli esseri capaci di vivere per sempre, di rigenerare qualsiasi parte del corpo e di usare potentissime arti magiche. Tuttavia, se ai demoni mancano le debolezze fisiche degli umani, mancano anche le loro forze interiori: Gli uomini potranno anche morire, ma avranno sempre altri uomini che porteranno avanti ciò in cui credevano, così avviene nella squadra ammazzademoni, il corpo speciale super segreto di spadaccini il cui compito è quello di sconfiggere tutti i demoni malvagi. I loro membri spesso muoiono durante le loro missioni, ma ci saranno sempre nuovi spadaccini pronti a combattere. Molti di essi, come Tanjiro, si sono uniti alla squadra poiché hanno visto i propri cari venire divorati dai demoni; tuttavia anche i demoni avranno passato esperienze negative nella loro vita da umano. La differenza è che gli spadaccini ammazzademoni avranno saputo convogliare la loro rabbia verso un ideale positivo, mentre i demoni si sono lasciati "distruggere" dalle emozioni negative e avranno delegato la loro esistenza a servire Muzan. In conclusione, Demon Slayer è un manga molto bello e con parecchi punti interessanti, ma non è affatto perfetto. Il difetto principale è forse la trama eccessivamente lineare: Tutto si sviluppa intorno al protagonista, qualsiasi cosa accada a agli altri personaggi avviene solo se riguarda direttamente Tanjiro. Non mancheranno veri e propri cliché, come l'allenamento iniziale col classico maestro giapponese o il fatto che fin da subito Tanjiro venga paragonato ai "Pilastri" ( Colonne nell'edizione italiana del manga) gli spadaccini più forti della squadra ammazzademoni, ai quali il ragazzo deve ispirarsi per diventare più potente. La struttura degli eventi è di una semplicità disarmante: Uccidi demone, diventa più forte, uccidi demone un po' più forte del precedente, continua così fino alla fine. Se cercate un manga originale, Demon Slayer non è proprio la prima scelta che mi venga in mente. Tuttavia, semplice non significa brutto, e la semplicità del manga è uno dei suoi punti di forza e probabilmente una delle ragioni per cui ha avuto un successo del genere.