Metroid
“Metroid” è il primo capitolo dell’omonima saga nonché una delle icone più note e apprezzate del NES. Si tratta di un gioco che indiscutibilmente ha fatto la storia e che ancora oggi conserva buona parte del proprio fascino, pur risultando invecchiato sotto qualche aspetto.
Per quanto concerne grafica ed estetica generale il gioco è ancora parecchio suggestivo, grazie a un design di ambienti e nemici piuttosto ispirato. A dare quel qualcosa in più al titolo sono però soprattutto le opprimenti atmosfere che riescono a trasmettere una certa sensazione di angoscia e solitudine che si sposa a pennello con la struttura intricata e labirintica del gioco. L’immedesimazione è quindi garantita e in generale ho trovato l’esperienza complessiva molto coinvolgente. Il gameplay è buono, in particolare grazie ai vari potenziamenti che si possono raccogliere in giro per la mappa che danno quel gusto di progressione che non fa mai male.
Al netto di questi pregi, ci sono purtroppo un paio di elementi invecchiati non nel migliore dei modi. In primo luogo, l’approccio fortemente non lineare, per quanto innovativo per l’epoca, rende oggi l’esperienza fin troppo criptica e dipendente da un aiuto esterno che ci possa dare una vaga idea di dove andare e cosa fare. In generale, per procedere nell’avventura risulta indispensabile scoprire segreti totalmente anti-intuitivi che sono fin troppo frequenti. Insomma, giocandolo senza guide, dopo una mezzoretta il rischio è quello di non sapere cosa fare, non sapere dove andare e non ricordarsi da dove si è venuti. La natura fortemente dispersiva del gioco viene controbilanciata dal fatto che i potenziamenti rimangono anche dopo il game over, non obbligandoci quindi a dover ripetere tutto. Fatto sta che non avere punti di riferimento durante le partite rischia di consegnare al giocatore odierno un’esperienza frustrante e insoddisfacente. Un aspetto discutibile dell’opera, indipendentemente dagli anni che porta sulle spalle, sono i cali di frame rate. Con più di tre nemici sullo schermo, il gioco rallenta da far paura, il che è un problema visto che di nemici ne avremo sempre parecchi intorno a noi. Come altri giochi per NES i controlli oggi potrebbero risultare un po’ legnosi, ma per i suoi tempi credo fossero più che accettabili. Un po’ scorretto il fatto che i nemici riescano ad attaccarci da tutte le direzioni, mentre la nostra pistola è fortemente limitata nelle sue azioni, ma per fortuna questo aspetto viene risolto con le ore di gioco man mano che si raccolgono i giusti potenziamenti.
“Metroid” è stato un titolo ostico da recuperare, perché mi ha messo alla prova in un modo che non mi sarei immaginato. Tuttavia, come tutte le sfide di un certo livello, una volta giunti al termine la soddisfazione di avercela fatta è tanta e qui il finale, se raggiunto entro un certo tempo, può rivelarsi memorabile. Personalmente se si vogliono recuperare i migliori giochi per NES o se si vuole scoprire la saga di appartenenza, questo primo “Metroid” deve essere quantomeno provato, ma consiglio di armarsi perlomeno di una mappa che dia qualche riferimento e soprattutto di tanta pazienza perché i momenti di sconforto e frustrazione alle prime partite non mancheranno.
Per quanto concerne grafica ed estetica generale il gioco è ancora parecchio suggestivo, grazie a un design di ambienti e nemici piuttosto ispirato. A dare quel qualcosa in più al titolo sono però soprattutto le opprimenti atmosfere che riescono a trasmettere una certa sensazione di angoscia e solitudine che si sposa a pennello con la struttura intricata e labirintica del gioco. L’immedesimazione è quindi garantita e in generale ho trovato l’esperienza complessiva molto coinvolgente. Il gameplay è buono, in particolare grazie ai vari potenziamenti che si possono raccogliere in giro per la mappa che danno quel gusto di progressione che non fa mai male.
Al netto di questi pregi, ci sono purtroppo un paio di elementi invecchiati non nel migliore dei modi. In primo luogo, l’approccio fortemente non lineare, per quanto innovativo per l’epoca, rende oggi l’esperienza fin troppo criptica e dipendente da un aiuto esterno che ci possa dare una vaga idea di dove andare e cosa fare. In generale, per procedere nell’avventura risulta indispensabile scoprire segreti totalmente anti-intuitivi che sono fin troppo frequenti. Insomma, giocandolo senza guide, dopo una mezzoretta il rischio è quello di non sapere cosa fare, non sapere dove andare e non ricordarsi da dove si è venuti. La natura fortemente dispersiva del gioco viene controbilanciata dal fatto che i potenziamenti rimangono anche dopo il game over, non obbligandoci quindi a dover ripetere tutto. Fatto sta che non avere punti di riferimento durante le partite rischia di consegnare al giocatore odierno un’esperienza frustrante e insoddisfacente. Un aspetto discutibile dell’opera, indipendentemente dagli anni che porta sulle spalle, sono i cali di frame rate. Con più di tre nemici sullo schermo, il gioco rallenta da far paura, il che è un problema visto che di nemici ne avremo sempre parecchi intorno a noi. Come altri giochi per NES i controlli oggi potrebbero risultare un po’ legnosi, ma per i suoi tempi credo fossero più che accettabili. Un po’ scorretto il fatto che i nemici riescano ad attaccarci da tutte le direzioni, mentre la nostra pistola è fortemente limitata nelle sue azioni, ma per fortuna questo aspetto viene risolto con le ore di gioco man mano che si raccolgono i giusti potenziamenti.
“Metroid” è stato un titolo ostico da recuperare, perché mi ha messo alla prova in un modo che non mi sarei immaginato. Tuttavia, come tutte le sfide di un certo livello, una volta giunti al termine la soddisfazione di avercela fatta è tanta e qui il finale, se raggiunto entro un certo tempo, può rivelarsi memorabile. Personalmente se si vogliono recuperare i migliori giochi per NES o se si vuole scoprire la saga di appartenenza, questo primo “Metroid” deve essere quantomeno provato, ma consiglio di armarsi perlomeno di una mappa che dia qualche riferimento e soprattutto di tanta pazienza perché i momenti di sconforto e frustrazione alle prime partite non mancheranno.