Bladestorm: Nightmare
Nel corso degli anni Koei Tecmo e Omega Force hanno impiegato la collaudata formula di Dynasty Warriors in tanti contesti, dal più tradizionale Samurai Warriors ambientato nel Giappone dell'epoca Sengoku, passando per One Piece e Gundam, sino al recente Hyrule Warriors, che ha portato il genere musou anche nel mondo di Zelda. Insomma, se la Omega Force non ha mai brillato dal punto di vista delle innovazioni del gameplay - ben poche sono le differenze rispetto ai primi capitoli della serie -, è innegabile però che in quanto ad ambientazioni la fantasia non è mai mancata, tant'è che nel 2007, ovvero nel periodo iniziale di quella che ora è la old gen, il genere musou arrivò a toccare per la prima volta anche tematiche di stampo prettamente occidentale.
Concepito per PlayStation 3 e Xbox 360, Bladestorm: The Hundred Years' War non rappresentò solo un radicale cambio di ambientazione - dall'oriente alla guerra dei cent'anni tra Francia e Inghilterra -, ma anche una modifica sostanziale della modalità di gioco, che dallo stile tipico dei musou - riassumibile in sostanza in uno contro centinaia di nemici -, passava, o almeno tentava di passare, ad un'impostazione per certi versi riconducibile ad un real-time tactics.
A distanza di otto anni, in un periodo in cui le versioni rimasterizzate in alta definizione di videogiochi 'storici' spuntano fuori come funghi, ecco allora che Koei Tecmo e Omega Force hanno tirato fuori dal cappello Bladestorm: Nightmare, ovvero una versione a metà tra un remastered ed un'espansione di Bladestorm the Hundred Years' War, realizzata per PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 3 e Pc.
Dal punto di vista dell'ambientazione Bladestorm: Nightmare si divide in due grandi campagne (una originale e una aggiunta in questa nuova versione del gioco), in cui il giocatore viene inizialmente proiettato nel corso della guerra dei cento anni, ovvero lo storico conflitto che vide contrapposti il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia per circa 116 anni, dal 1337 al 1453, e che ai più forse è noto grazie alla figura di Giovanna D'Arco. Propria quest'ultima, è l'antagonista principale della seconda campagna, che, rifacendosi all'ultima tendenza di creare espansioni con scenari apocalittici, abbandona completamente il contesto storico, collocando il giocatore al comando delle forze congiunte del Regno d'Inghilterra e del Regno di Francia per fronteggiare un esercito demoniaco comandato proprio da un'avvenente e provocante pulzella d'Orléans (sì detta così non è che abbia molto senso).
Al di là dell'ambientazione, la trama, in linea con gli altri giochi della Omega Force, è comunque ridotta al minimo, e rispetto alla serie Dynasty Warriors, anche a causa di un gameplay che pone il giocatore nei panni di un anonimo capo mercenario, si sente la cronica mancanza di personaggi dotati di appeal in grado di attirare l'attenzione, e sebbene la campagna demoniaca presenti alcuni miglioramenti in tal senso, i dialoghi in generale appaiono spesso piatti e poco entusiasmanti, trasformando la parte narrativa in una sorta di intermezzo tra una battaglia e l'altra di cui si potrebbe anche fare a meno.
Ecco proprio le battaglie rappresentano il nucleo principale di Bladestorm: Nightmare, e in questo punto si ha la principale differenza rispetto ai titoli canonici della Omega Force. Lasciato da parte l'eroe solitario che affronta e stermina orde infinite di nemici (irrealistico ma anche molto esaltante), in Bladestorm il giocatore si trasforma in un condottiero che impartisce ordini alle truppe al suo comando. Al centro del gioco, dunque, non vi è più un unico personaggio, ma la truppa comandata dal giocatore, inserita in un contesto strategico costituito da un'ampia mappa popolata da un elevato numero di battaglioni (alleati e nemici), che, quantomeno nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe conferire al gameplay un aspetto strategico più marcato, influenzato in buona parte dallo schema della morra cinese.
I singoli scontri, in realtà, ricordano vagamente lo stile dei musou della Koei Tecmo, con un'alternanza di attacchi semplici e potenti attacchi speciali limitati dai cooldown; ma questa volta ad eseguire gli stessi non è il protagonista, bensì gli uomini posti sotto il suo comando, i quali, raggruppati in un battaglione, presentano caratteristiche e abilità definite in funzione della categoria di appartenenza, con unità 'classiche' come i guerrieri con spada, gli arcieri, o la cavalleria, o altre decisamente 'esotiche', come i legionari romani o i 'tipici' squadroni di ninja dell'epoca.
Le tipologie di unità a disposizione del giocatore, inoltre, sono incredibilmente varie, e nella seconda campagna arricchite anche dall'elemento magico, con un sistema di gioco incentrato, almeno in teoria, sulla necessità di valutare di volta in volta i punti di forza e di debolezza della propria unità e di quella nemica, cambiando il battaglione utilizzato in funzione dell'avversario da affrontare e sfruttando al meglio alcune aggiunte di questa nuova versione del gioco, come la possibilità di gestire contemporaneamente fino a quattro generali o unire insieme più battaglioni, creando una forza di impatto senza eguali.
A prima vista, quindi, si potrebbe quasi pensare che Bladestorm sia un Total War vissuto in prima persona, ma la realtà purtroppo è alquanto diversa, giacché salendo di livello ben presto lo schema della morra cinese perde quasi totalmente la sua importanza, e anche durante i boss fight, ovvero gli scontri contro altri condottieri o i guardiani delle basi, si arriva al punto di falciare con estrema facilità gli avversari premendo tasti a caso, senza pagare il dazio di eventuali malus.
La parte tattica, poi, non è aiutata da un IA alquanto scarsa, che oltre a non brillare di suo, risente delle dimensioni della mappa e del numero elevato di battaglioni in essa presenti, con movimenti basilari che si riassumono semplicemente nell'andare da un punto all'altro, uccidendo tutto ciò che si incontra per strada.
Nel complesso, quindi, l'esperienza di gioco di Bladestorm: Nightmare non è poi tanto diversa da un Dynasty Warrior, e ciò che lo differenza davvero, oltre al cambio di prospettiva e di ambientazione, è il modo in cui si sviluppano le due campagne con le loro oltre 50 ore di gioco, che, in linea di massima, risentono dei risultati conseguiti sul campo di battaglia, e che quindi danno l'impressione di poter incidere davvero sulle sorti del conflitto.
Dal punto di vista tecnico, la natura di Bladestorm: Nightmare è chiara sin dal filmato iniziale che, realizzato con grafica in-game, mostra animazioni poco fluide da cui è possibile intendere immediatamente ciò che diventa ben chiaro un volta arrivati al menù di gioco, col suo stile inconfondibile, ovvero che il lavoro di Koei Tecmo e Omega Force, al netto della nuova campagna, si è limitato a quella che normalmente viene definita 'un'imbiancata', e cioè una semplice rimasterizzazione con texture nuove ed effetti di luci più o meno elaborati che si inseriscono in contesto tecnico oggettivamente datato.
Al netto di texture ambientali un po' slavate (cosa abbastanza tipica dei giochi della Omega Force) e di cali di frame che in alcuni frangenti diventano piuttosto fastidiosi, il lavoro di ripulitura generale è infatti apprezzabile, ma sconta inevitabilmente le pecche del motore grafico originale, che, soprattutto a livello di animazioni, si dimostra alquanto limitato, con effetti quasi 'grotteschi' come nel caso della cavalleria che durante gli attacchi ordinari si muove come se volasse sul terreno. Parimenti, le nuove texuture, anche se di buona qualità, sono inserite su modelli spesso mediocri, e se la loro presenza migliora sensibilmente l'aspetto dei personaggi presenti sul campo di battaglia - notevole in tal senso è l'upgrade dell'aspetto del protagonista -, per gli elementi decorativi resta in ogni caso netta l'impressione di avere a che fare con modelli degni della PlayStation 2, con edifici che, alla fine dei conti, sono poco più che dei parallelepipedi privi di fronzoli.
Per quanto riguarda l'interfaccia di gioco, essa è in parte realizzata utilizzando la grafica in game (il menù generale), e in parte in modo più tradizionale, e, pur essendo facile ed intuitiva da utilizzare, diventa alquanto caotica proprio nelle fasi di combattimento, con numeri colorati in stile arcade che spuntano da tutte le parti, accompagnati dai relativi effetti sonori, che rendono praticamente impossibile comprendere cosa stia accadendo sullo schermo.
Come la parte grafica, anche la parte sonora presenta alti e bassi, e se la colonna sonora risulta essere composta da canzoni che ben si adattano all'atmosfera delle battaglie del gioco, non altrettanto positivo può essere il giudizio sul doppiaggio inglese - non accompagnato, come in tutti i recenti giochi giochi della Koei Tecmo arrivati da noi, da sottotitoli italiani -, che, per essere chiari, può essere definito solo con una parola: pessimo.
Bladestorm: Nightmare si inserisce in quel filone di giochi remastered che sta caratterizzando questo periodo di transizione da un generazione di console all'altra, e, come è ovvio, ne presenta tutti i pregi, uno schema già collaudato che viene ulteriormente affinato, e, soprattutto, i difetti, ovvero un comparto tecnico oggettivamente datato. Al di là di ciò, abbiamo a che fare con un musou sotto mentite spoglie, e per quanto la Omega Force abbia cercato di differenziare questo gioco rispetto allo stile canonico delle sue serie, le differenze si rivelano più teoriche che reali. Ciò detto, pur con i suoi limiti e difetti, Bladestorm: Nightmare può comunque rappresentare un passatempo piacevole per chi apprezza i musou, soprattutto sfruttando la modalità coopertativa e il pvp online, che conferiscono all'esperienza di gioco un valore aggiunto.
Concepito per PlayStation 3 e Xbox 360, Bladestorm: The Hundred Years' War non rappresentò solo un radicale cambio di ambientazione - dall'oriente alla guerra dei cent'anni tra Francia e Inghilterra -, ma anche una modifica sostanziale della modalità di gioco, che dallo stile tipico dei musou - riassumibile in sostanza in uno contro centinaia di nemici -, passava, o almeno tentava di passare, ad un'impostazione per certi versi riconducibile ad un real-time tactics.
A distanza di otto anni, in un periodo in cui le versioni rimasterizzate in alta definizione di videogiochi 'storici' spuntano fuori come funghi, ecco allora che Koei Tecmo e Omega Force hanno tirato fuori dal cappello Bladestorm: Nightmare, ovvero una versione a metà tra un remastered ed un'espansione di Bladestorm the Hundred Years' War, realizzata per PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 3 e Pc.
Dal punto di vista dell'ambientazione Bladestorm: Nightmare si divide in due grandi campagne (una originale e una aggiunta in questa nuova versione del gioco), in cui il giocatore viene inizialmente proiettato nel corso della guerra dei cento anni, ovvero lo storico conflitto che vide contrapposti il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia per circa 116 anni, dal 1337 al 1453, e che ai più forse è noto grazie alla figura di Giovanna D'Arco. Propria quest'ultima, è l'antagonista principale della seconda campagna, che, rifacendosi all'ultima tendenza di creare espansioni con scenari apocalittici, abbandona completamente il contesto storico, collocando il giocatore al comando delle forze congiunte del Regno d'Inghilterra e del Regno di Francia per fronteggiare un esercito demoniaco comandato proprio da un'avvenente e provocante pulzella d'Orléans (sì detta così non è che abbia molto senso).
Al di là dell'ambientazione, la trama, in linea con gli altri giochi della Omega Force, è comunque ridotta al minimo, e rispetto alla serie Dynasty Warriors, anche a causa di un gameplay che pone il giocatore nei panni di un anonimo capo mercenario, si sente la cronica mancanza di personaggi dotati di appeal in grado di attirare l'attenzione, e sebbene la campagna demoniaca presenti alcuni miglioramenti in tal senso, i dialoghi in generale appaiono spesso piatti e poco entusiasmanti, trasformando la parte narrativa in una sorta di intermezzo tra una battaglia e l'altra di cui si potrebbe anche fare a meno.
Ecco proprio le battaglie rappresentano il nucleo principale di Bladestorm: Nightmare, e in questo punto si ha la principale differenza rispetto ai titoli canonici della Omega Force. Lasciato da parte l'eroe solitario che affronta e stermina orde infinite di nemici (irrealistico ma anche molto esaltante), in Bladestorm il giocatore si trasforma in un condottiero che impartisce ordini alle truppe al suo comando. Al centro del gioco, dunque, non vi è più un unico personaggio, ma la truppa comandata dal giocatore, inserita in un contesto strategico costituito da un'ampia mappa popolata da un elevato numero di battaglioni (alleati e nemici), che, quantomeno nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe conferire al gameplay un aspetto strategico più marcato, influenzato in buona parte dallo schema della morra cinese.
I singoli scontri, in realtà, ricordano vagamente lo stile dei musou della Koei Tecmo, con un'alternanza di attacchi semplici e potenti attacchi speciali limitati dai cooldown; ma questa volta ad eseguire gli stessi non è il protagonista, bensì gli uomini posti sotto il suo comando, i quali, raggruppati in un battaglione, presentano caratteristiche e abilità definite in funzione della categoria di appartenenza, con unità 'classiche' come i guerrieri con spada, gli arcieri, o la cavalleria, o altre decisamente 'esotiche', come i legionari romani o i 'tipici' squadroni di ninja dell'epoca.
Le tipologie di unità a disposizione del giocatore, inoltre, sono incredibilmente varie, e nella seconda campagna arricchite anche dall'elemento magico, con un sistema di gioco incentrato, almeno in teoria, sulla necessità di valutare di volta in volta i punti di forza e di debolezza della propria unità e di quella nemica, cambiando il battaglione utilizzato in funzione dell'avversario da affrontare e sfruttando al meglio alcune aggiunte di questa nuova versione del gioco, come la possibilità di gestire contemporaneamente fino a quattro generali o unire insieme più battaglioni, creando una forza di impatto senza eguali.
A prima vista, quindi, si potrebbe quasi pensare che Bladestorm sia un Total War vissuto in prima persona, ma la realtà purtroppo è alquanto diversa, giacché salendo di livello ben presto lo schema della morra cinese perde quasi totalmente la sua importanza, e anche durante i boss fight, ovvero gli scontri contro altri condottieri o i guardiani delle basi, si arriva al punto di falciare con estrema facilità gli avversari premendo tasti a caso, senza pagare il dazio di eventuali malus.
La parte tattica, poi, non è aiutata da un IA alquanto scarsa, che oltre a non brillare di suo, risente delle dimensioni della mappa e del numero elevato di battaglioni in essa presenti, con movimenti basilari che si riassumono semplicemente nell'andare da un punto all'altro, uccidendo tutto ciò che si incontra per strada.
Nel complesso, quindi, l'esperienza di gioco di Bladestorm: Nightmare non è poi tanto diversa da un Dynasty Warrior, e ciò che lo differenza davvero, oltre al cambio di prospettiva e di ambientazione, è il modo in cui si sviluppano le due campagne con le loro oltre 50 ore di gioco, che, in linea di massima, risentono dei risultati conseguiti sul campo di battaglia, e che quindi danno l'impressione di poter incidere davvero sulle sorti del conflitto.
Dal punto di vista tecnico, la natura di Bladestorm: Nightmare è chiara sin dal filmato iniziale che, realizzato con grafica in-game, mostra animazioni poco fluide da cui è possibile intendere immediatamente ciò che diventa ben chiaro un volta arrivati al menù di gioco, col suo stile inconfondibile, ovvero che il lavoro di Koei Tecmo e Omega Force, al netto della nuova campagna, si è limitato a quella che normalmente viene definita 'un'imbiancata', e cioè una semplice rimasterizzazione con texture nuove ed effetti di luci più o meno elaborati che si inseriscono in contesto tecnico oggettivamente datato.
Al netto di texture ambientali un po' slavate (cosa abbastanza tipica dei giochi della Omega Force) e di cali di frame che in alcuni frangenti diventano piuttosto fastidiosi, il lavoro di ripulitura generale è infatti apprezzabile, ma sconta inevitabilmente le pecche del motore grafico originale, che, soprattutto a livello di animazioni, si dimostra alquanto limitato, con effetti quasi 'grotteschi' come nel caso della cavalleria che durante gli attacchi ordinari si muove come se volasse sul terreno. Parimenti, le nuove texuture, anche se di buona qualità, sono inserite su modelli spesso mediocri, e se la loro presenza migliora sensibilmente l'aspetto dei personaggi presenti sul campo di battaglia - notevole in tal senso è l'upgrade dell'aspetto del protagonista -, per gli elementi decorativi resta in ogni caso netta l'impressione di avere a che fare con modelli degni della PlayStation 2, con edifici che, alla fine dei conti, sono poco più che dei parallelepipedi privi di fronzoli.
Per quanto riguarda l'interfaccia di gioco, essa è in parte realizzata utilizzando la grafica in game (il menù generale), e in parte in modo più tradizionale, e, pur essendo facile ed intuitiva da utilizzare, diventa alquanto caotica proprio nelle fasi di combattimento, con numeri colorati in stile arcade che spuntano da tutte le parti, accompagnati dai relativi effetti sonori, che rendono praticamente impossibile comprendere cosa stia accadendo sullo schermo.
Come la parte grafica, anche la parte sonora presenta alti e bassi, e se la colonna sonora risulta essere composta da canzoni che ben si adattano all'atmosfera delle battaglie del gioco, non altrettanto positivo può essere il giudizio sul doppiaggio inglese - non accompagnato, come in tutti i recenti giochi giochi della Koei Tecmo arrivati da noi, da sottotitoli italiani -, che, per essere chiari, può essere definito solo con una parola: pessimo.
Bladestorm: Nightmare si inserisce in quel filone di giochi remastered che sta caratterizzando questo periodo di transizione da un generazione di console all'altra, e, come è ovvio, ne presenta tutti i pregi, uno schema già collaudato che viene ulteriormente affinato, e, soprattutto, i difetti, ovvero un comparto tecnico oggettivamente datato. Al di là di ciò, abbiamo a che fare con un musou sotto mentite spoglie, e per quanto la Omega Force abbia cercato di differenziare questo gioco rispetto allo stile canonico delle sue serie, le differenze si rivelano più teoriche che reali. Ciò detto, pur con i suoi limiti e difetti, Bladestorm: Nightmare può comunque rappresentare un passatempo piacevole per chi apprezza i musou, soprattutto sfruttando la modalità coopertativa e il pvp online, che conferiscono all'esperienza di gioco un valore aggiunto.
Nel corso degli anni Koei Tecmo e Omega Force hanno impiegato la collaudata formula di Dynasty Warriors in tanti contesti, dal più tradizionale Samurai Warriors ambientato nel Giappone dell'epoca Sengoku, passando per One Piece e Gundam, sino al recente Hyrule Warriors, che ha portato il genere musou anche nel mondo di Zelda. Insomma, se la Omega Force non ha mai brillato dal punto di vista delle innovazioni del gameplay - ben poche sono le differenze rispetto ai primi capitoli della serie -, è innegabile però che in quanto ad ambientazioni la fantasia non è mai mancata, tant'è che nel 2007, ovvero nel periodo iniziale di quella che ora è la old gen, il genere musou arrivò a toccare per la prima volta anche tematiche di stampo prettamente occidentale.
Concepito per PlayStation 3 e Xbox 360, Bladestorm: The Hundred Years' War non rappresentò solo un radicale cambio di ambientazione - dall'oriente alla guerra dei cent'anni tra Francia e Inghilterra -, ma anche una modifica sostanziale della modalità di gioco, che dallo stile tipico dei musou - riassumibile in sostanza in uno contro centinaia di nemici -, passava, o almeno tentava di passare, ad un'impostazione per certi versi riconducibile ad un real-time tactics.
A distanza di otto anni, in un periodo in cui le versioni rimasterizzate in alta definizione di videogiochi 'storici' spuntano fuori come funghi, ecco allora che Koei Tecmo e Omega Force hanno tirato fuori dal cappello Bladestorm: Nightmare, ovvero una versione a metà tra un remastered ed un'espansione di Bladestorm the Hundred Years' War, realizzata per PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 3 e Pc.
Dal punto di vista dell'ambientazione Bladestorm: Nightmare si divide in due grandi campagne (una originale e una aggiunta in questa nuova versione del gioco), in cui il giocatore viene inizialmente proiettato nel corso della guerra dei cento anni, ovvero lo storico conflitto che vide contrapposti il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia per circa 116 anni, dal 1337 al 1453, e che ai più forse è noto grazie alla figura di Giovanna D'Arco. Propria quest'ultima, è l'antagonista principale della seconda campagna, che, rifacendosi all'ultima tendenza di creare espansioni con scenari apocalittici, abbandona completamente il contesto storico, collocando il giocatore al comando delle forze congiunte del Regno d'Inghilterra e del Regno di Francia per fronteggiare un esercito demoniaco comandato proprio da un'avvenente e provocante pulzella d'Orléans (sì detta così non è che abbia molto senso).
Al di là dell'ambientazione, la trama, in linea con gli altri giochi della Omega Force, è comunque ridotta al minimo, e rispetto alla serie Dynasty Warriors, anche a causa di un gameplay che pone il giocatore nei panni di un anonimo capo mercenario, si sente la cronica mancanza di personaggi dotati di appeal in grado di attirare l'attenzione, e sebbene la campagna demoniaca presenti alcuni miglioramenti in tal senso, i dialoghi in generale appaiono spesso piatti e poco entusiasmanti, trasformando la parte narrativa in una sorta di intermezzo tra una battaglia e l'altra di cui si potrebbe anche fare a meno.
Ecco proprio le battaglie rappresentano il nucleo principale di Bladestorm: Nightmare, e in questo punto si ha la principale differenza rispetto ai titoli canonici della Omega Force. Lasciato da parte l'eroe solitario che affronta e stermina orde infinite di nemici (irrealistico ma anche molto esaltante), in Bladestorm il giocatore si trasforma in un condottiero che impartisce ordini alle truppe al suo comando. Al centro del gioco, dunque, non vi è più un unico personaggio, ma la truppa comandata dal giocatore, inserita in un contesto strategico costituito da un'ampia mappa popolata da un elevato numero di battaglioni (alleati e nemici), che, quantomeno nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe conferire al gameplay un aspetto strategico più marcato, influenzato in buona parte dallo schema della morra cinese.
I singoli scontri, in realtà, ricordano vagamente lo stile dei musou della Koei Tecmo, con un'alternanza di attacchi semplici e potenti attacchi speciali limitati dai cooldown; ma questa volta ad eseguire gli stessi non è il protagonista, bensì gli uomini posti sotto il suo comando, i quali, raggruppati in un battaglione, presentano caratteristiche e abilità definite in funzione della categoria di appartenenza, con unità 'classiche' come i guerrieri con spada, gli arcieri, o la cavalleria, o altre decisamente 'esotiche', come i legionari romani o i 'tipici' squadroni di ninja dell'epoca.
Le tipologie di unità a disposizione del giocatore, inoltre, sono incredibilmente varie, e nella seconda campagna arricchite anche dall'elemento magico, con un sistema di gioco incentrato, almeno in teoria, sulla necessità di valutare di volta in volta i punti di forza e di debolezza della propria unità e di quella nemica, cambiando il battaglione utilizzato in funzione dell'avversario da affrontare e sfruttando al meglio alcune aggiunte di questa nuova versione del gioco, come la possibilità di gestire contemporaneamente fino a quattro generali o unire insieme più battaglioni, creando una forza di impatto senza eguali.
A prima vista, quindi, si potrebbe quasi pensare che Bladestorm sia un Total War vissuto in prima persona, ma la realtà purtroppo è alquanto diversa, giacché salendo di livello ben presto lo schema della morra cinese perde quasi totalmente la sua importanza, e anche durante i boss fight, ovvero gli scontri contro altri condottieri o i guardiani delle basi, si arriva al punto di falciare con estrema facilità gli avversari premendo tasti a caso, senza pagare il dazio di eventuali malus.
La parte tattica, poi, non è aiutata da un IA alquanto scarsa, che oltre a non brillare di suo, risente delle dimensioni della mappa e del numero elevato di battaglioni in essa presenti, con movimenti basilari che si riassumono semplicemente nell'andare da un punto all'altro, uccidendo tutto ciò che si incontra per strada.
Nel complesso, quindi, l'esperienza di gioco di Bladestorm: Nightmare non è poi tanto diversa da un Dynasty Warrior, e ciò che lo differenza davvero, oltre al cambio di prospettiva e di ambientazione, è il modo in cui si sviluppano le due campagne con le loro oltre 50 ore di gioco, che, in linea di massima, risentono dei risultati conseguiti sul campo di battaglia, e che quindi danno l'impressione di poter incidere davvero sulle sorti del conflitto.
Dal punto di vista tecnico, la natura di Bladestorm: Nightmare è chiara sin dal filmato iniziale che, realizzato con grafica in-game, mostra animazioni poco fluide da cui è possibile intendere immediatamente ciò che diventa ben chiaro un volta arrivati al menù di gioco, col suo stile inconfondibile, ovvero che il lavoro di Koei Tecmo e Omega Force, al netto della nuova campagna, si è limitato a quella che normalmente viene definita 'un'imbiancata', e cioè una semplice rimasterizzazione con texture nuove ed effetti di luci più o meno elaborati che si inseriscono in contesto tecnico oggettivamente datato.
Al netto di texture ambientali un po' slavate (cosa abbastanza tipica dei giochi della Omega Force) e di cali di frame che in alcuni frangenti diventano piuttosto fastidiosi, il lavoro di ripulitura generale è infatti apprezzabile, ma sconta inevitabilmente le pecche del motore grafico originale, che, soprattutto a livello di animazioni, si dimostra alquanto limitato, con effetti quasi 'grotteschi' come nel caso della cavalleria che durante gli attacchi ordinari si muove come se volasse sul terreno. Parimenti, le nuove texuture, anche se di buona qualità, sono inserite su modelli spesso mediocri, e se la loro presenza migliora sensibilmente l'aspetto dei personaggi presenti sul campo di battaglia - notevole in tal senso è l'upgrade dell'aspetto del protagonista -, per gli elementi decorativi resta in ogni caso netta l'impressione di avere a che fare con modelli degni della PlayStation 2, con edifici che, alla fine dei conti, sono poco più che dei parallelepipedi privi di fronzoli.
Per quanto riguarda l'interfaccia di gioco, essa è in parte realizzata utilizzando la grafica in game (il menù generale), e in parte in modo più tradizionale, e, pur essendo facile ed intuitiva da utilizzare, diventa alquanto caotica proprio nelle fasi di combattimento, con numeri colorati in stile arcade che spuntano da tutte le parti, accompagnati dai relativi effetti sonori, che rendono praticamente impossibile comprendere cosa stia accadendo sullo schermo.
Come la parte grafica, anche la parte sonora presenta alti e bassi, e se la colonna sonora risulta essere composta da canzoni che ben si adattano all'atmosfera delle battaglie del gioco, non altrettanto positivo può essere il giudizio sul doppiaggio inglese - non accompagnato, come in tutti i recenti giochi giochi della Koei Tecmo arrivati da noi, da sottotitoli italiani -, che, per essere chiari, può essere definito solo con una parola: pessimo.
Bladestorm: Nightmare si inserisce in quel filone di giochi remastered che sta caratterizzando questo periodo di transizione da un generazione di console all'altra, e, come è ovvio, ne presenta tutti i pregi, uno schema già collaudato che viene ulteriormente affinato, e, soprattutto, i difetti, ovvero un comparto tecnico oggettivamente datato. Al di là di ciò, abbiamo a che fare con un musou sotto mentite spoglie, e per quanto la Omega Force abbia cercato di differenziare questo gioco rispetto allo stile canonico delle sue serie, le differenze si rivelano più teoriche che reali. Ciò detto, pur con i suoi limiti e difetti, Bladestorm: Nightmare può comunque rappresentare un passatempo piacevole per chi apprezza i musou, soprattutto sfruttando la modalità coopertativa e il pvp online, che conferiscono all'esperienza di gioco un valore aggiunto.
Concepito per PlayStation 3 e Xbox 360, Bladestorm: The Hundred Years' War non rappresentò solo un radicale cambio di ambientazione - dall'oriente alla guerra dei cent'anni tra Francia e Inghilterra -, ma anche una modifica sostanziale della modalità di gioco, che dallo stile tipico dei musou - riassumibile in sostanza in uno contro centinaia di nemici -, passava, o almeno tentava di passare, ad un'impostazione per certi versi riconducibile ad un real-time tactics.
A distanza di otto anni, in un periodo in cui le versioni rimasterizzate in alta definizione di videogiochi 'storici' spuntano fuori come funghi, ecco allora che Koei Tecmo e Omega Force hanno tirato fuori dal cappello Bladestorm: Nightmare, ovvero una versione a metà tra un remastered ed un'espansione di Bladestorm the Hundred Years' War, realizzata per PlayStation 4, Xbox One, PlayStation 3 e Pc.
Dal punto di vista dell'ambientazione Bladestorm: Nightmare si divide in due grandi campagne (una originale e una aggiunta in questa nuova versione del gioco), in cui il giocatore viene inizialmente proiettato nel corso della guerra dei cento anni, ovvero lo storico conflitto che vide contrapposti il Regno d'Inghilterra e il Regno di Francia per circa 116 anni, dal 1337 al 1453, e che ai più forse è noto grazie alla figura di Giovanna D'Arco. Propria quest'ultima, è l'antagonista principale della seconda campagna, che, rifacendosi all'ultima tendenza di creare espansioni con scenari apocalittici, abbandona completamente il contesto storico, collocando il giocatore al comando delle forze congiunte del Regno d'Inghilterra e del Regno di Francia per fronteggiare un esercito demoniaco comandato proprio da un'avvenente e provocante pulzella d'Orléans (sì detta così non è che abbia molto senso).
Al di là dell'ambientazione, la trama, in linea con gli altri giochi della Omega Force, è comunque ridotta al minimo, e rispetto alla serie Dynasty Warriors, anche a causa di un gameplay che pone il giocatore nei panni di un anonimo capo mercenario, si sente la cronica mancanza di personaggi dotati di appeal in grado di attirare l'attenzione, e sebbene la campagna demoniaca presenti alcuni miglioramenti in tal senso, i dialoghi in generale appaiono spesso piatti e poco entusiasmanti, trasformando la parte narrativa in una sorta di intermezzo tra una battaglia e l'altra di cui si potrebbe anche fare a meno.
Ecco proprio le battaglie rappresentano il nucleo principale di Bladestorm: Nightmare, e in questo punto si ha la principale differenza rispetto ai titoli canonici della Omega Force. Lasciato da parte l'eroe solitario che affronta e stermina orde infinite di nemici (irrealistico ma anche molto esaltante), in Bladestorm il giocatore si trasforma in un condottiero che impartisce ordini alle truppe al suo comando. Al centro del gioco, dunque, non vi è più un unico personaggio, ma la truppa comandata dal giocatore, inserita in un contesto strategico costituito da un'ampia mappa popolata da un elevato numero di battaglioni (alleati e nemici), che, quantomeno nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbe conferire al gameplay un aspetto strategico più marcato, influenzato in buona parte dallo schema della morra cinese.
I singoli scontri, in realtà, ricordano vagamente lo stile dei musou della Koei Tecmo, con un'alternanza di attacchi semplici e potenti attacchi speciali limitati dai cooldown; ma questa volta ad eseguire gli stessi non è il protagonista, bensì gli uomini posti sotto il suo comando, i quali, raggruppati in un battaglione, presentano caratteristiche e abilità definite in funzione della categoria di appartenenza, con unità 'classiche' come i guerrieri con spada, gli arcieri, o la cavalleria, o altre decisamente 'esotiche', come i legionari romani o i 'tipici' squadroni di ninja dell'epoca.
Le tipologie di unità a disposizione del giocatore, inoltre, sono incredibilmente varie, e nella seconda campagna arricchite anche dall'elemento magico, con un sistema di gioco incentrato, almeno in teoria, sulla necessità di valutare di volta in volta i punti di forza e di debolezza della propria unità e di quella nemica, cambiando il battaglione utilizzato in funzione dell'avversario da affrontare e sfruttando al meglio alcune aggiunte di questa nuova versione del gioco, come la possibilità di gestire contemporaneamente fino a quattro generali o unire insieme più battaglioni, creando una forza di impatto senza eguali.
A prima vista, quindi, si potrebbe quasi pensare che Bladestorm sia un Total War vissuto in prima persona, ma la realtà purtroppo è alquanto diversa, giacché salendo di livello ben presto lo schema della morra cinese perde quasi totalmente la sua importanza, e anche durante i boss fight, ovvero gli scontri contro altri condottieri o i guardiani delle basi, si arriva al punto di falciare con estrema facilità gli avversari premendo tasti a caso, senza pagare il dazio di eventuali malus.
La parte tattica, poi, non è aiutata da un IA alquanto scarsa, che oltre a non brillare di suo, risente delle dimensioni della mappa e del numero elevato di battaglioni in essa presenti, con movimenti basilari che si riassumono semplicemente nell'andare da un punto all'altro, uccidendo tutto ciò che si incontra per strada.
Nel complesso, quindi, l'esperienza di gioco di Bladestorm: Nightmare non è poi tanto diversa da un Dynasty Warrior, e ciò che lo differenza davvero, oltre al cambio di prospettiva e di ambientazione, è il modo in cui si sviluppano le due campagne con le loro oltre 50 ore di gioco, che, in linea di massima, risentono dei risultati conseguiti sul campo di battaglia, e che quindi danno l'impressione di poter incidere davvero sulle sorti del conflitto.
Dal punto di vista tecnico, la natura di Bladestorm: Nightmare è chiara sin dal filmato iniziale che, realizzato con grafica in-game, mostra animazioni poco fluide da cui è possibile intendere immediatamente ciò che diventa ben chiaro un volta arrivati al menù di gioco, col suo stile inconfondibile, ovvero che il lavoro di Koei Tecmo e Omega Force, al netto della nuova campagna, si è limitato a quella che normalmente viene definita 'un'imbiancata', e cioè una semplice rimasterizzazione con texture nuove ed effetti di luci più o meno elaborati che si inseriscono in contesto tecnico oggettivamente datato.
Al netto di texture ambientali un po' slavate (cosa abbastanza tipica dei giochi della Omega Force) e di cali di frame che in alcuni frangenti diventano piuttosto fastidiosi, il lavoro di ripulitura generale è infatti apprezzabile, ma sconta inevitabilmente le pecche del motore grafico originale, che, soprattutto a livello di animazioni, si dimostra alquanto limitato, con effetti quasi 'grotteschi' come nel caso della cavalleria che durante gli attacchi ordinari si muove come se volasse sul terreno. Parimenti, le nuove texuture, anche se di buona qualità, sono inserite su modelli spesso mediocri, e se la loro presenza migliora sensibilmente l'aspetto dei personaggi presenti sul campo di battaglia - notevole in tal senso è l'upgrade dell'aspetto del protagonista -, per gli elementi decorativi resta in ogni caso netta l'impressione di avere a che fare con modelli degni della PlayStation 2, con edifici che, alla fine dei conti, sono poco più che dei parallelepipedi privi di fronzoli.
Per quanto riguarda l'interfaccia di gioco, essa è in parte realizzata utilizzando la grafica in game (il menù generale), e in parte in modo più tradizionale, e, pur essendo facile ed intuitiva da utilizzare, diventa alquanto caotica proprio nelle fasi di combattimento, con numeri colorati in stile arcade che spuntano da tutte le parti, accompagnati dai relativi effetti sonori, che rendono praticamente impossibile comprendere cosa stia accadendo sullo schermo.
Come la parte grafica, anche la parte sonora presenta alti e bassi, e se la colonna sonora risulta essere composta da canzoni che ben si adattano all'atmosfera delle battaglie del gioco, non altrettanto positivo può essere il giudizio sul doppiaggio inglese - non accompagnato, come in tutti i recenti giochi giochi della Koei Tecmo arrivati da noi, da sottotitoli italiani -, che, per essere chiari, può essere definito solo con una parola: pessimo.
Bladestorm: Nightmare si inserisce in quel filone di giochi remastered che sta caratterizzando questo periodo di transizione da un generazione di console all'altra, e, come è ovvio, ne presenta tutti i pregi, uno schema già collaudato che viene ulteriormente affinato, e, soprattutto, i difetti, ovvero un comparto tecnico oggettivamente datato. Al di là di ciò, abbiamo a che fare con un musou sotto mentite spoglie, e per quanto la Omega Force abbia cercato di differenziare questo gioco rispetto allo stile canonico delle sue serie, le differenze si rivelano più teoriche che reali. Ciò detto, pur con i suoi limiti e difetti, Bladestorm: Nightmare può comunque rappresentare un passatempo piacevole per chi apprezza i musou, soprattutto sfruttando la modalità coopertativa e il pvp online, che conferiscono all'esperienza di gioco un valore aggiunto.