Dragon Ball Z: Ultimate Battle 22
Dragon Ball Z: Ultimate Battle 22 fu uno dei tanti videogiochi dedicati a Dragon Ball che uscirono a metà anni Novanta, tuttavia essendo stato il primo a sbarcare ufficialmente in Italia e in altri paesi europei viene ricordato con particolare attenzione e talvolta con affetto. In realtà però di giochi dedicati al franchise già nel ‘95 (anno di uscita di questo titolo) se ne potevano contare a decine tra GDR e picchiaduro, ma molti rimasero confinati al suolo nipponico con qualche fortunata eccezione che ebbe modo di arrivare in Francia o Spagna (in particolare i capitoli Butoden per Super Nintendo). Il gioco poi sarebbe arrivato con estremo ritardo in Nord America nel 2003 e per questo ricevette un’accoglienza molto negativa.
Aldilà dei dettagli storici il titolo è in grado di offrire un’esperienza molto altalenante. L’intro che precede la schermata iniziale è ben fatta e riserva un piccolo spazio animato dedicato ad ogni personaggio giocabile. L’idea che gli sviluppatori volessero fare proprio della quantità dei personaggi il cavallo di battaglia del gioco lo si intuisce naturalmente già dal titolo, e appare ancora più chiaro quando saremo chiamati a scegliere il nostro lottatore. Inoltre, ai 22 personaggi di partenza se ne possono aggiungere altri 5 tramite un codice presente sul libretto di gioco, arrivando ad una selezione di ben 27 combattenti, presi perlopiù dalla serie Z regolare, ma anche da qualche film e dalla prima serie. Un numero ragguardevole, che per quanto concerne i giochi targati DBZ si sarebbe superato solo nel 2003 con Budokai 2 uscito nella generazione successiva. Un altro indubitabile pregio del gioco, oltre all’ampio roster, sono le bellissime musiche che accompagnano le battaglie. Il livello della colonna sonora, composto perlopiù da tracce drammatiche e malinconiche molto ispirate, è così alto che sembra sprecata per un gioco che complessivamente su altri fronti fatica a raggiungere la sufficienza.
Parliamo quindi della grafica. Onestamente il gioco su questo fronte non è invecchiato così male, a differenza del suo successore Final Bout, l’unione di scenari 3D a personaggi 2D è discretamente efficace e oggi genera un impatto dal gusto un po’ rudimentale, ma affascinante, anche se la resa complessiva non fa urlare al miracolo. Le animazioni presentano una qualità di realizzazione molto eterogenea, alcune sono buone altre abbastanza mediocri. Deludente in particolare la realizzazione delle mosse speciali energetiche, come la Kamehamea che di fatto è una sfera o come il Makankosappo che sembra una merendina volante. Alcuni giochi precedenti erano più curati su questo fronte. Il gameplay è purtroppo discutibile. Il sistema di movimento è molto lento e scomodo, così come il combat system poco reattivo e per nulla fluido. Non aiutano i controlli, specie quelli delle mosse speciali, la cui riuscita sarà spesso il vero obiettivo delle battaglie. In quanto a modalità il gioco offre tre opzioni diverse, Battaglia (in singolo o multiplayer), Torneo e infine una sorta di modalità di personalizzazione e potenziamento dei combattenti. Se decidete di affrontare il gioco da soli, avrete modo di apprezzare o meno ciò che il gioco ha da offrirvi già con la battaglia in singolo, che vi farà affrontare tutti i personaggi uno alla volta, esclusi quelli bonus.
Non siamo quindi di fronte ad una produzione particolarmente brillante e se da un lato l’opinione che si fece il pubblico americano fu forse troppo ingenerosa e dettata dell’estremo ritardo di pubblicazione, al tempo stesso da noi il gioco viene ricordato con un affetto spesso esagerato a causa del fatto che fu il primo a essere distribuito ufficialmente e per molto tempo uno dei pochi giochi dedicati a DB che si potessero trovare in giro. Il titolo fu in grado (insieme a Final Bout) di raccogliere il grande successo che la pubblicazione del manga e la trasmissione dell’anime portò con sé tra gli ultimi anni 90 e i primi 2000, andando a rispondere ad una domanda ludica che avrebbe iniziato a essere compensata più massicciamente (e molto meglio) con la generazione successiva. In poche parole, fu un titolo molto fortunato.
Personalmente sono cresciuto con la PS2 e con i giochi di DBZ dedicati (e la ritengo una grande fortuna). Di conseguenza per me il titolo in questione non può avere lo stesso valore che probabilmente ha per chi lo giocò ai tempi. Tuttavia, recuperato con una quindicina di anni di ritardo e rispolverato di recente si è rivelato a suo modo, comunque, un’esperienza a tratti piacevole e interessante, che chiunque abbia la curiosità di scoprire il mondo videoludico di DB non potrà ignorare, malgrado le modeste qualità del gioco in sé e per sé.
Aldilà dei dettagli storici il titolo è in grado di offrire un’esperienza molto altalenante. L’intro che precede la schermata iniziale è ben fatta e riserva un piccolo spazio animato dedicato ad ogni personaggio giocabile. L’idea che gli sviluppatori volessero fare proprio della quantità dei personaggi il cavallo di battaglia del gioco lo si intuisce naturalmente già dal titolo, e appare ancora più chiaro quando saremo chiamati a scegliere il nostro lottatore. Inoltre, ai 22 personaggi di partenza se ne possono aggiungere altri 5 tramite un codice presente sul libretto di gioco, arrivando ad una selezione di ben 27 combattenti, presi perlopiù dalla serie Z regolare, ma anche da qualche film e dalla prima serie. Un numero ragguardevole, che per quanto concerne i giochi targati DBZ si sarebbe superato solo nel 2003 con Budokai 2 uscito nella generazione successiva. Un altro indubitabile pregio del gioco, oltre all’ampio roster, sono le bellissime musiche che accompagnano le battaglie. Il livello della colonna sonora, composto perlopiù da tracce drammatiche e malinconiche molto ispirate, è così alto che sembra sprecata per un gioco che complessivamente su altri fronti fatica a raggiungere la sufficienza.
Parliamo quindi della grafica. Onestamente il gioco su questo fronte non è invecchiato così male, a differenza del suo successore Final Bout, l’unione di scenari 3D a personaggi 2D è discretamente efficace e oggi genera un impatto dal gusto un po’ rudimentale, ma affascinante, anche se la resa complessiva non fa urlare al miracolo. Le animazioni presentano una qualità di realizzazione molto eterogenea, alcune sono buone altre abbastanza mediocri. Deludente in particolare la realizzazione delle mosse speciali energetiche, come la Kamehamea che di fatto è una sfera o come il Makankosappo che sembra una merendina volante. Alcuni giochi precedenti erano più curati su questo fronte. Il gameplay è purtroppo discutibile. Il sistema di movimento è molto lento e scomodo, così come il combat system poco reattivo e per nulla fluido. Non aiutano i controlli, specie quelli delle mosse speciali, la cui riuscita sarà spesso il vero obiettivo delle battaglie. In quanto a modalità il gioco offre tre opzioni diverse, Battaglia (in singolo o multiplayer), Torneo e infine una sorta di modalità di personalizzazione e potenziamento dei combattenti. Se decidete di affrontare il gioco da soli, avrete modo di apprezzare o meno ciò che il gioco ha da offrirvi già con la battaglia in singolo, che vi farà affrontare tutti i personaggi uno alla volta, esclusi quelli bonus.
Non siamo quindi di fronte ad una produzione particolarmente brillante e se da un lato l’opinione che si fece il pubblico americano fu forse troppo ingenerosa e dettata dell’estremo ritardo di pubblicazione, al tempo stesso da noi il gioco viene ricordato con un affetto spesso esagerato a causa del fatto che fu il primo a essere distribuito ufficialmente e per molto tempo uno dei pochi giochi dedicati a DB che si potessero trovare in giro. Il titolo fu in grado (insieme a Final Bout) di raccogliere il grande successo che la pubblicazione del manga e la trasmissione dell’anime portò con sé tra gli ultimi anni 90 e i primi 2000, andando a rispondere ad una domanda ludica che avrebbe iniziato a essere compensata più massicciamente (e molto meglio) con la generazione successiva. In poche parole, fu un titolo molto fortunato.
Personalmente sono cresciuto con la PS2 e con i giochi di DBZ dedicati (e la ritengo una grande fortuna). Di conseguenza per me il titolo in questione non può avere lo stesso valore che probabilmente ha per chi lo giocò ai tempi. Tuttavia, recuperato con una quindicina di anni di ritardo e rispolverato di recente si è rivelato a suo modo, comunque, un’esperienza a tratti piacevole e interessante, che chiunque abbia la curiosità di scoprire il mondo videoludico di DB non potrà ignorare, malgrado le modeste qualità del gioco in sé e per sé.