Castlevania Chronicles
La saga di Castlevania è tanto bella quanto complessa. Chiunque decida di approcciarsi ad essa, sarà, almeno in un primo momento, dominato da una sensazione di spaesamento e confusione. Questo perché non si tratta di una saga lineare e buona parte dei titoli che la compongono sono di difficile collocazione. Non si tratta solo Sequel, Prequel o Spin-off, ma anche e soprattutto di Remake e di rivisitazioni di giochi già pubblicati. L’esempio più lampante ce lo fornisce naturalmente il primo storico “Castlevania” del 1986, di cui era stata sviluppata una versione per MSX2 uscita lo stesso anno, chiamata “Vampire Killer”, una versione per sale giochi chiamata “Haunted Castle” nel 1988 e una per SNES nel 1991, “Super Castlevania IV”. È bene specificare che, con diverse sfumature, questi sono tutti giochi a sé stanti, nonostante in Giappone abbiano tutti lo stesso titolo: “Akuma jō Dracula”.
In questo quadro molto scoraggiante per i novizi, si aggiunge un altro titolo controverso. Nel 1993 infatti Konami decide di sviluppare un nuovo capitolo della serie che ancora una volta si rifà all’originale e ancora una volta viene chiamato “Akuma jō Dracula”. Questo gioco pubblicato in Giappone per Computer Sharp X68000 rimane inedito in occidente fino al 2001, quando viene pubblicato su PS1 con il titolo di “Castlevania Chronicles”. Ma non finisce qua. In questa edizione, infatti, viene incluso sia il Castlevania per Sharp X68000 tale e quale, indicato come “Original Mode”, ma anche una versione migliorata chiamata “Arranged Mode”. Tuttavia, dopo aver giocato entrambe posso affermare che si tratta di due versioni diverse dello stesso gioco e che le differenze non giustificano l’idea che possa trattarsi, come era accaduto per i titoli citati sopra, di due giochi distinti.
Indipendentemente dalla versione, “Castlevania Chronicles” è un gioco ibrido, a metà tra l’essere effettivamente un remake dell’originale, e un gioco completamente nuovo. Alcuni livelli sono un chiaro rifacimento di quelli presenti nel primo capitolo, mentre altri sono del tutto nuovi. Il risultato finale di questa strana operazione è abbastanza buono, ma non pienamente convincente. Sicuramente il livello tecnico del prodotto è rispettabile, con una grafica valida e una buona colonna sonora. Anche il level design è stato realizzato a dovere. Buoni i controlli. Sul fronte del gameplay, si tratta di un gioco accettabile, ma non sorprendente, perché, pur riprendendo bene gli aspetti chiave di un Castlevania, sembra ignorare i progressi che due anni prima si erano visti in “Super Castlevania IV”. Non è più possibile muovere la frusta a proprio piacimento e colpire i nemici in ogni direzione, o saltare su/dalle scale, tanto per dirne due. Anche sul fronte della difficoltà sembra di essere tornati indietro. Il capitolo per SNES aveva dimostrato che un Castlevania più facile non solo era possibile, ma era auspicabile. Qui i limiti tecnici del gameplay e alcune opinabili scelte di game design consegnano al giocatore un’esperienza a tratti scorretta e sbilanciata, basti pensare al fatto che i boss sono tremendamente più facili di tutto il resto del gioco, una caratteristica che mi ha fatto tornare in mente “Haunted Castle” e onestamente si tratta di un capitolo che vorrei ricordare il meno possibile.
Il peggior difetto di questo gioco è in sostanza quello di offrire un’esperienza più che discreta, ma decisamente anacronistica.
Per quanto concerne le differenze tra le due versioni, l’arranged mode ha aggiunto qualche effetto grafico e sonoro, oltre che cambiato il design di Simon e Dracula. Ma la differenza più grossa sta nel poter personalizzare la difficoltà di gioco. Non ci sono molte opzioni, ma il solo fatto di poter ricevere un danno minore dalle battaglie consegna al giocatore un’esperienza più corretta. L’unica cosa che preferisco dell’originale è la colonna sonora. Ad ogni modo come già detto si tratta fondamentalmente dello stesso gioco in due salse diverse, e francamente se non siete dei completisti assoluti come me, credo sia più che sufficiente affrontare il gioco solo con l’arranged mode.
In Conclusione “Castlevania Chronicles” è un buon gioco, cha riassume bene tutte le caratteristiche chiave del franchise, ma uscito nel momento sbagliato. Dopo il capitolo per SNES era lecito aspettarsi un’esperienza più varia ed equilibrata. Un capitolo più che discreto, ma fino a questo momento non certo uno dei migliori per questa saga.
In questo quadro molto scoraggiante per i novizi, si aggiunge un altro titolo controverso. Nel 1993 infatti Konami decide di sviluppare un nuovo capitolo della serie che ancora una volta si rifà all’originale e ancora una volta viene chiamato “Akuma jō Dracula”. Questo gioco pubblicato in Giappone per Computer Sharp X68000 rimane inedito in occidente fino al 2001, quando viene pubblicato su PS1 con il titolo di “Castlevania Chronicles”. Ma non finisce qua. In questa edizione, infatti, viene incluso sia il Castlevania per Sharp X68000 tale e quale, indicato come “Original Mode”, ma anche una versione migliorata chiamata “Arranged Mode”. Tuttavia, dopo aver giocato entrambe posso affermare che si tratta di due versioni diverse dello stesso gioco e che le differenze non giustificano l’idea che possa trattarsi, come era accaduto per i titoli citati sopra, di due giochi distinti.
Indipendentemente dalla versione, “Castlevania Chronicles” è un gioco ibrido, a metà tra l’essere effettivamente un remake dell’originale, e un gioco completamente nuovo. Alcuni livelli sono un chiaro rifacimento di quelli presenti nel primo capitolo, mentre altri sono del tutto nuovi. Il risultato finale di questa strana operazione è abbastanza buono, ma non pienamente convincente. Sicuramente il livello tecnico del prodotto è rispettabile, con una grafica valida e una buona colonna sonora. Anche il level design è stato realizzato a dovere. Buoni i controlli. Sul fronte del gameplay, si tratta di un gioco accettabile, ma non sorprendente, perché, pur riprendendo bene gli aspetti chiave di un Castlevania, sembra ignorare i progressi che due anni prima si erano visti in “Super Castlevania IV”. Non è più possibile muovere la frusta a proprio piacimento e colpire i nemici in ogni direzione, o saltare su/dalle scale, tanto per dirne due. Anche sul fronte della difficoltà sembra di essere tornati indietro. Il capitolo per SNES aveva dimostrato che un Castlevania più facile non solo era possibile, ma era auspicabile. Qui i limiti tecnici del gameplay e alcune opinabili scelte di game design consegnano al giocatore un’esperienza a tratti scorretta e sbilanciata, basti pensare al fatto che i boss sono tremendamente più facili di tutto il resto del gioco, una caratteristica che mi ha fatto tornare in mente “Haunted Castle” e onestamente si tratta di un capitolo che vorrei ricordare il meno possibile.
Il peggior difetto di questo gioco è in sostanza quello di offrire un’esperienza più che discreta, ma decisamente anacronistica.
Per quanto concerne le differenze tra le due versioni, l’arranged mode ha aggiunto qualche effetto grafico e sonoro, oltre che cambiato il design di Simon e Dracula. Ma la differenza più grossa sta nel poter personalizzare la difficoltà di gioco. Non ci sono molte opzioni, ma il solo fatto di poter ricevere un danno minore dalle battaglie consegna al giocatore un’esperienza più corretta. L’unica cosa che preferisco dell’originale è la colonna sonora. Ad ogni modo come già detto si tratta fondamentalmente dello stesso gioco in due salse diverse, e francamente se non siete dei completisti assoluti come me, credo sia più che sufficiente affrontare il gioco solo con l’arranged mode.
In Conclusione “Castlevania Chronicles” è un buon gioco, cha riassume bene tutte le caratteristiche chiave del franchise, ma uscito nel momento sbagliato. Dopo il capitolo per SNES era lecito aspettarsi un’esperienza più varia ed equilibrata. Un capitolo più che discreto, ma fino a questo momento non certo uno dei migliori per questa saga.