DuckTales
Ad un certo punto dei lontani anni '80, la strategia di merchandising delle compagnie di entertainment statunitensi era chiara e lampante. Ideare a più non posso nugoli di nuovi personaggi in casa, subappaltare le rispettive (scialbe) serie TV a studi coreani o taiwanesi, e affidare (guarda caso) la realizzazione di software per console alle abili mani dei giapponesi (P.S. avete mai visto programmatori nipponici svogliati e/o inesperti?). È il caso di "DuckTales", che aveva riportato in auge il mito di Zio Paperone (un po' adombrato a dire il vero, almeno negli USA) e dinastia di nipoti al seguito (senza Paperino questa volta però). Lo staff della Capcom mette insieme un arcade/adventure con i controfiocchi, che può - senza dubbio - permettersi di rivaleggiare con il virale e serioso "Castlevania" della concorrente storica Konami. Vi sono tonnellate di passaggi segreti, tesori nascosti e svariati utensili che si riveleranno indispensabili per proseguire nei vari continenti. Ma esplorare una volta tutte le locazioni non basta per finire il gioco, infatti è necessario ritornare in livelli già completati per recuperare altri oggetti o ricevere informazioni preziose. La grafica sfrutta fino all'osso il chip del NES, con effetti di neve, pioggia, etc etc. L'8-bit di casa Nintendo divenne, grazie a questo e ad altri cult (come il riuscitissimo sequel), la regina incontrastata dei platform game per molti anni a venire.