Dopo aver spolpato e recensito DOOM Eternal, abbiamo preso in mano uno dei capitoli più snobbati della saga che ad esso si accompagna: DOOM 64. Uscito per Nintendo 64 ad opera della defunta Midway con l'immancabile supervisione di id Software, questo capitolo segue in tutto e per tutto lo stile ed il filone di DOOM e DOOM 2 (essendone di quest'ultimo un seguito diretto anche come trama) e mantenendo di fatto anche le armi ed i demoni del secondo capitolo, ampliandoli a livello di sprite e pulizia dei colori.
Per quanto con questa remastered sia stato fatto un buon lavoro di miglioria, come l’adattamento del formato video ai 16:9, framerate a 60 fps ed una maggior luminosità e cura grafica degli ambienti, stiamo chiaramente parlando di un titolo che dal lato tecnico mostra il peso degli anni che porta, ma che non è per questo che va giocato. Mettendo appunto da parte lo scotto iniziale di un salto nel tempo di ben 22 anni scopriremo, sotto la scorza di immagini pixellose, un gioco adrenalinico, dinamico, ostico proprio come il suo seguito del 2020, con cui ha diversi punti in comune in quanto ad atmosfera e gameplay.
Sono ben 30 i livelli che compongono il gioco ed anche alle difficoltà più basse il quantitativo di demoni che ci si pareranno davanti renderà complicato trovare tutte le id-key colorate per avanzare nella storia, senza dimenticare di menzionare anche l'assenza di checkpoint all'interno del livello. I ritmi che saremo costretti a tenere durante gli scontri a fuoco (in sostanza "se ti fermi sei morto"), ricordano da vicino i capitoli moderni, sebbene le atmosfere siano invece più simili al capitolo cupo e dark che è stato il DOOM 3 del 2005. Delle armi abbiamo già detto come di base siano quelle del secondo capitolo, seppur ridisegnate e rivisitate, con l'aggiunta di una chiamata Laser, potenziabile nel corso dell'avventura.
Il design dei livelli invece riprende e complica quello dei primi due capitoli, infarcendoli non solo di mostri ma anche di trappole e di zone tanto difficili da individuare quanto da superare, a tratti anche frustranti, sia per la somiglianza di pavimenti e muri sia per la già citata mancanza di checkpoint. Gli effetti sonori restano invece quelli iconici e caratterizzanti old school che, sebbene non più al passo con i tempi, danno quell'impagabile feeling retrò al quale non ci saremmo sentiti di rinunciare. I controlli sono invece stati adeguati ai pad moderni (nella nostra prova con quelli Xbox One), mantenendo però le peculiarità e limitazioni (ad esempio è impossibile guardare in su o in giù) del passato.
Per quanto con questa remastered sia stato fatto un buon lavoro di miglioria, come l’adattamento del formato video ai 16:9, framerate a 60 fps ed una maggior luminosità e cura grafica degli ambienti, stiamo chiaramente parlando di un titolo che dal lato tecnico mostra il peso degli anni che porta, ma che non è per questo che va giocato. Mettendo appunto da parte lo scotto iniziale di un salto nel tempo di ben 22 anni scopriremo, sotto la scorza di immagini pixellose, un gioco adrenalinico, dinamico, ostico proprio come il suo seguito del 2020, con cui ha diversi punti in comune in quanto ad atmosfera e gameplay.
Sono ben 30 i livelli che compongono il gioco ed anche alle difficoltà più basse il quantitativo di demoni che ci si pareranno davanti renderà complicato trovare tutte le id-key colorate per avanzare nella storia, senza dimenticare di menzionare anche l'assenza di checkpoint all'interno del livello. I ritmi che saremo costretti a tenere durante gli scontri a fuoco (in sostanza "se ti fermi sei morto"), ricordano da vicino i capitoli moderni, sebbene le atmosfere siano invece più simili al capitolo cupo e dark che è stato il DOOM 3 del 2005. Delle armi abbiamo già detto come di base siano quelle del secondo capitolo, seppur ridisegnate e rivisitate, con l'aggiunta di una chiamata Laser, potenziabile nel corso dell'avventura.
Il design dei livelli invece riprende e complica quello dei primi due capitoli, infarcendoli non solo di mostri ma anche di trappole e di zone tanto difficili da individuare quanto da superare, a tratti anche frustranti, sia per la somiglianza di pavimenti e muri sia per la già citata mancanza di checkpoint. Gli effetti sonori restano invece quelli iconici e caratterizzanti old school che, sebbene non più al passo con i tempi, danno quell'impagabile feeling retrò al quale non ci saremmo sentiti di rinunciare. I controlli sono invece stati adeguati ai pad moderni (nella nostra prova con quelli Xbox One), mantenendo però le peculiarità e limitazioni (ad esempio è impossibile guardare in su o in giù) del passato.
Conclusioni
DOOM 64 è un FPS divertente e non banale da giocare, che a suo tempo fu ingiustamente snobbato come prodotto di secondo piano e che oggi abbiamo l'opportunità di ritrovare con almeno una trentina di ore di divertimento, mettendo in conto un po' di frustrazione data dal level design a volte incasinato. Di sicuro vi ritroviamo tutte le basi che hanno portato Bethesda ed id Software a confezionare il capolavoro che è DOOM Eternal, ma anche quell'impronta dei primi due capitoli che ha praticamente istituito il modo universalmente riconosciuto di intendere il genere. Fluida, fascinosa e violenta, questa versione rivista e migliorata merita sicuramente il vostro tempo e la sfida che è in grado di sostenere, soprattutto considerando, qualora non abbiate preordinato Eternal e quindi la abbiate in omaggio, il prezzo irrisorio a cui viene proposta sugli store di PlayStation 4, PC, Nintendo Switch ed Xbox.
Pro
- In tutto e per tutto un DOOM old school, proprio come deve essere;
- Violento, adrenalinico e sfidante. Merita di essere giocato con grande attenzione.
- Tante armi, tanti livelli e tanti nemici.
Contro
- L'assenza di checkpoint può rendere alcuni momenti frustranti;
- La somiglianza delle zone dei livelli: troppe ore perse a girare a vuoto.
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