A nord-est di Esteria, nella regione di Gllia, si trova Balduq, una città sotto il controllo dell’impero di Romun, conosciuta come "la città prigione" per il suo essere circondata da imponenti mura, e per l’imponente fortezza carceraria che svetta sul panorama cittadino. Eretta come fortezza per proteggere il confine di Romun, dotata di un solo ingresso con ponte levatoio e circondata da ripide pareti rocciose e profondi fossati, la prigione di Balduq è presumibilmente la più grande struttura carceraria dell'Impero e da essa pare sia anche solo impensabile evadere. Nonostante la nomea apparentemente poco accogliente per gli stranieri di “città prigione”, Balduq, grazie alla sua posizione strategica, è diventata un importante snodo commerciale; locande, mercati ma anche terme e teatri rendono oggi la città più viva che mai, al punto che i sui abitanti non sembrano curarsi più di tanto della prigione e di ciò che avviene al suo interno.
 

Recentemente si sono diffuse voci riguardanti esseri chiamati "Monstrum", che hanno iniziato ad apparire creando un enorme clamore tra i residenti. Si dice che i Monstrum possiedano abilità soprannaturali uniche, alcuni di loro sembrano aiutare i poveri e gli indifesi, mentre altri sarebbero dei pericolosi fuorilegge. Su di loro sono state affisse delle taglie e la preoccupazione cresce tra la popolazione, ed è ovviamente in questo clima che giunge in città l’avventuriero Adol Christin, vera e propria calamita di guai vivente, accompagnato dall’inseparabile amico Dogi, che però non ha neanche il tempo di farsi un giro turistico quando viene subito fermato e arrestato all’ingresso dai Cavalieri Hieroglyph. Celceta, Arcipelago di Canaan, incidente nell’isola Seiren, le passate spedizioni dell’ “avventuriero rosso” sono ormai divenute note all’Impero, Adol viene sospettato di essere coinvolto in una recente sparizione di una flotta imperiale, a largo dell’oceano di Atlas, e condotto in prigione.

Interrogato per alcuni giorni, Adol prova a dimostrare la sua innocenza, ma il sistema giudiziario di Balduq sembra ispirarsi a quello italiano, capisce che le cose vanno per le lunghe e che le guardie non hanno alcuna intenzione di rilasciarlo in tempi brevi, dunque armato della sua esperienza riesce facilmente ad uscire dalla cella. Mentre cerca di capire come uscire dalla fortezza, il prigioniero si imbatte in donna misteriosa di nome Aprilis, che senza tanti complimenti gli spara uno strano proiettile, trasformandolo in un "Monstrum". Dotato di nuovi poteri, Adol se ne serve per fuggire dalla prigione e ricongiungersi con Dogi, ma ben presto scopre che quello del Monstrum è una vera e propria maledizione che gli impedisce di lasciare la città.
 

Un po’ di ordine cronologico: Mostrum Nox si svolge cronologicamente dopo Ys Seven, che a sua volta seguiva gli eventi narrati in Ark of Napishtim. Adol aveva circa sedici anni quando ha incontrato Feena e Reah nei primi due Ys, mentre ha affrontato la sua prima grande avventura da maggiorenne in Memories of Celceta; in questo nono capitolo della serie impersoniamo un Adol ventiquattrenne, il più adulto ed esperto visto fino ad oggi, in grado di aprire la porta di una cella con la stessa naturalezza con cui ormai si usa il tasto share della PS4 per fotografare le natiche di Ryza.
L’impero di Romun, che da qualche tempo segue i suoi movimenti, ha iniziato a porsi la stessa domanda che i giocatori si fanno da un paio di decenni a questa parte: ma come è possibile che ovunque vada questo tipo succeda qualche cataclisma? Monstrum Nox, per la prima volta nella serie, sembra voler riflettere sul cammino dell’Avventuriero Rosso e sulle conseguenze delle sue azioni, le quali non vengono più considerate un unicum, indipendenti l’una dalle altre, bensì come parte di un grande affresco narrativo. Pur rimanendo godibili a se stanti, lo spettro della continuity, concetto fino ad oggi dato per estraneo a Ys (in contrapposizione all’altra grande serie di Falcom, The Legend of Heroes, che ne fa invece un tratto distintivo), sembra ora aleggiare anche sulla testa rossa di Adol, tra citazioni e riferimenti più o meno rilevanti, complice anche un impianto narrativo ulteriormente potenziato rispetto al già in tal senso innovativo Lacrimosa of Dana, il capitolo che ha portato la serie alla modernità, sradicandola dalla nicchia di action rpg hardcore.
 

Ys IX: Monstrum Nox si distingue dai suoi diretti predecessori in vari aspetti, a partire dall’allestimento scenografico; la sconfinata foresta di Celceta e l’incontaminata isola Seiren lasciano il posto a questa città, la più grande mai creata da Falcom, da scoprire piano piano, quartiere dopo quartiere, dai bassifondi ai sobborghi nobili. Vasta, ma al contempo opprimente e sinistra, una “prigione urbana” avulsa ad un avventuriero instancabile come Adol, che ha sempre considerato villaggi e insediamenti come una tappa di ristoro tra un dungeon e l’altro, che tuttavia qui non mancano, anzi. Semplicemente il principio esplorativo è diverso, in questo Ys, il gioco si prefigge lo scopo di valorizzare maggiormente il concetto di verticalità degli spazi, rispetto a quanto visto in precedenza, condizione dettata dai poteri dei Monstrum, che permettono di correre sui muri, aggrapparsi a determinate sporgenze, planare, conferendo al giocatore una libertà mai vista prima nella serie. Chi si sta infognando su Genshin Impact probabilmente si ritroverà a casa, sotto certi aspetti, e non è neanche necessario passare da un personaggio all’altro, ugnuno di essi infatti acquisisce i poteri di un compagno presente nel party, per cui si può utilizzare la Crimson Line di Adol o la planata di Hawk anche se si sta impersonando White Cat, evitando così continui e noiosi cambi durante le nostre escursioni.
 

Le motivazioni che muovono i singoli personaggi si rispecchiano perfettamente in una storia dalla struttura stratificata, Ys IX: Monstrum Nox inizia a scavare, letteralmente (nei numerosi sotterranei di Balduq) e metaforicamente, senza fretta arrivando a scoperchiare i misteri sopiti della prigione, virando pesantemente solo negli ultimi tre capitoli. Fino ad allora la vicenda mantiene una certa routine di fondo, tra quest, battaglie, nuovi alleati che si uniranno alla causa e altri elementi ben collaudati nelle recenti produzioni di casa Falcom come crafting di materiali e ricette.
Novità di questo episodio è la Nox Gauge, un indicatore, legato alla nostra “maledizione”, posto in alto a sinistra dello schermo che si riempie combattendo contro i Lemures o completando le missioni secondarie; una volta che la barra raggiunge il numero 100 si apre un varco in una determinata zona della città, dentro al quale ci aspetta la Grimwald Nox, ossia nulla più che un’evoluzione dei frenetici “assedi” visti in Ys VIII, con qualche variante ogni tanto. Sconfitte tutte le ondate di Lemures nel Grimwald Nox, la relativa barriera scompare permettendoci di esplorare una nuova zona della città, o in taluni casi anche di uscire all’esterno delle mura allargando il raggio d'azione della maledizione-DPCM. Il sistema di combattimento di Ys IX mantiene una forte preservazione nei confronti del suo predecessore, al punto che risulta immediato prendere la mano eseguendo le skill e le ormai familiari flash guard e flash move.

Viene da se quindi che le novità maggiori si trovino, oltre che nella già citata verticalità degli spazi, nelle peculiarità offensive dei Monstrum e nei vari tipi di attacchi, che si suddividono in Slash, Strike e Pierce, rispettivamente efficaci contro nemici leggeri, nemici pesanti e nemici aerei. Il party andrà quindi gestito tenendo bene a mente questa suddivisione, in particolare nelle battaglie contro i boss, quando non è possibile richiedere l’intervento delle tre riserve, tuttavia è consigliabile, per chi ha una pregressa esperienza nella serie, alzare tranquillamente il livello di difficoltà ad Hard, poiché a Normal il gioco si è dimostrato fin troppo accondiscendente.
 

I Monstrum sono senza dubbio l’aspetto che rende il nuovo Ys diverso da tutti gli altri, l’attrazione principe, e non potrebbe essere altrimenti. Esteticamente non si può certo dire passino inosservati, l’idea di un Ys più “dark” viene spazzata via nel momento in cui vedi questi che sembrano partoriti da un matrimonio tra una Mutsumi Inomata ubriaca e un Tetsuya Nomura sobrio, con tutto ciò che sta nel mezzo tra piumaggi, nekomimi, mantelli vari e corna, a questo giro i designer di Falcom si sono sbizzarriti come non mai e il risultato è talmente assurdo e barocco da essere irresistibile. Ma sotto il loro vestiario da fiera del fumetto che si svolge per sbaglio lo stesso giorno di una ricostruzione vittoriana si celano personalità ben scritte, che riescono a catturare con le loro storie e i loro tormenti con il giusto minutaggio, perché è facile sviluppare dei personaggi quando hai cento ore di dialoghi come nei Trails of Cold Steel, Ys a tal proposito fa economia riuscendo a sfruttare bene i tempi a disposizione; Krysha è adorabile, mentre Doll e Renegade sono le storie che mi hanno coinvolto di più.
 

A questo punto verrebbe da pensare che il prezzo da pagare per tutto questo è la solita arretratezza tecnica di Falcom, e si avrebbe in buona parte anche ragione. Laddove Lacrimosa of Dana sopperiva alla sua natura portatile con la bellezza delle ambientazioni e un sense of wonder degno delle migliori avventure passate (del tipo che quando arrivavi in cima alla montagna e ti godevi la vista dell’intera isola Seiren poco ti importava se il cespuglio lì accanto sembrava uscito dal primo Tomb Raider), Monstrum Nox fa decisamente più fatica a celare un impianto grafico ormai da aggiornare, complici i suoi scenari più asettici.
Alla fine ti ci abitui e il gioco te lo godi comunque, ma qui per la prima volta ho pensato “ma come sarebbe bello questo panorama se…”, eh, se. In attesa del prossimo step grafico di Falcom, che dovrebbe avvenire con il nuovo Kuro no Kiseki, rispetto a Ys VIII c’è stato comunque un miglioramento nei modelli poligonali e più in generale nelle animazioni dei personaggi, anche se la telecamera mostra qualche volta il fianco specie negli spazi angusti. La colonna sonora, pur di buon livello, non raggiunge l’eccellenza a cui alcuni capitoli della serie ci ha abituati, inoltre delude un po’ la totale assenza di un’introduzione animata, è inspiegabile che proprio ora che sta raggiungendo una certa notorietà in occidente, Falcom si metta a risparmiare su certe cose, ma ha idea di quante volte abbiamo visto e fischiettato Release of the Far West Ocean e Lacrimosa of Dana, Kondo ma che combini?
Il gioco si è dimostrato abbastanza stabile su PlayStation 4 base e Pro (al lancio c’è già una patch), ma con qualche rallentamento in particolare nelle cut-scene, mentre non si segnalano miglioramenti significativi per PS5, forse giusto nei tempi di caricamento, per quei quattro là fuori che l’hanno ricevuta.
 
 
Il primo impatto con Ys IX potrebbe non essere dei migliori, ma le sue qualità emergono con il passare delle ore, confezionando un’avventura solida nella struttura narrativa nonché dinamica e trascinante nell’azione, nel mentre che si scoprono queste maschere con i loro alter ego una più interessante dell’altra, ed è un peccato quindi che l'inedita ricerca di eccentricità gotica non venga pienamente valorizzata sul mero piano visivo. Per quanto i concept delle battaglie e delle quest non siano variati significativamente dai tempi di Celceta, è inconfutabile l’intenzione di andare oltre i soliti spazi dell’action rpg, nell’atto dell’esplorare il nuovo Ys si serve di scalate verticali che strizzano l’occhio agli open world urbani dei primi Assassin’s Creed, mantenendo però ben salda la sua ultra trentennale tradizione arcade.