Dopo circa un anno e mezzo dall’uscita di Death Stranding su PlayStation 4 come esclusiva, e successivamente su PC, J-Pop verso la fine di luglio ci ha regalato la possibilità di avere in edizione italiana i due romanzi sull’ultima opera del game designer Hideo Kojima.
 
Il box contenente i 2 romanzi di Death Stranding pubblicati da J-Pop


Partiamo subito parlando dell'edizione confezionata da J-Pop: entrambi i volumi, acquistabili anche tramite il cofanetto chiamato “collection box”, hanno una sovraccoperta con effetti in rilievo e pagine a rilegatura con brossura filo refe. Per non parlare delle pagine bianchissime che fanno risaltare maggiormente il testo. Tutto ciò per sottolineare quanto questi due volumi non puntino ad un feeling ‘cheap’ ma il contrario.
All’interno poi, i font scelti vanno a ricordare molto quelli già visti nell’opera videoludica. Cosa per nulla scontata visto che l’edizione americana è priva di questi dettagli.


Ma di cosa parla Death Stranding? Una storia dove ogni giocatore riconosce la sua complessità narrativa che ha spezzato molto la critica divenendo un gioco che - anche a detta del creatore Kojima - “o la ami o la odi”.

Ma proviamo ad introdurla:
Il protagonista, Sam Porter Bridges, è un corriere solitario che lavora alla Bridges dotato di DOOMS, ovvero abilità speciali anch’esse sviluppatesi come reazione al mondo catastrofico di Death Stranding. Un mondo ormai alla deriva dove i vivi ed i morti convivono e vanno in conflitto come la materia e l’antimateria. Un mondo dove non ci sono più connessioni né strade e gli unici esseri umani in grado di compensare a questa mancanza sono impavidi corrieri che si fanno letteralmente carico del trasporto di beni di ogni tipo per portarli in giro per la nazione. Esattamente il lavoro che esegue Sam tutti i giorni in solitudine.
Durante la storia, il protagonista Sam Porter verrà contattato da Bridget Strand, fondatrice della Bridges e presidente degli Stati Uniti D’America prima del Death Stranding, che gli chiederà dal letto di morte un favore titanico in quanto è l’unico che potrebbe portarlo a compimento. Stiamo parlando della ricostruzione dell’America, più precisamente delle “CUA” (Città Unite d’America) tramite una rete chiamata Chirale. Una rete molto simile a quella che conosciamo noi e che ci permette di rimanere in contatto senza il bisogno di spostarci fisicamente.
Ed è proprio da qui che inizierà il viaggio di Sam, un viaggio che sarà tutto da scoprire attraverso soprattutto alle connessioni ed interazioni che il protagonista affronterà lungo il suo cammino.

Fare una sinossi di quest’opera non è mai semplice come già annunciato, perché la storia è incredibilmente piena di concetti e spiegazioni fantascientifiche dove sarà necessario collaborare per interpretare la trama, concetti che (per chi ha potuto conoscere il titolo dal Day One, quindi ancor prima dell’arrivo della pandemia che stiamo vivendo) ha in seguito trovato incredibilmente visionari.

Concentriamoci però sul romanzo in sé. L'adattamento in italiano è stato scritto davvero bene ed il testo è scorrevole. Le differenze dalla sceneggiatura originale sono pochissime. Per esempio le già annunciate “CUA” che nel videogioco invece sono chiamate “UCA” (tradotte letteralmente dall’inglese “United Cities of America”) e poi altre piccolezze come le volte in cui la Cronopioggia viene chiamata alcune volte per comodità “Timefall”, che sarebbe il termine diretto dall'inglese.


Un aspetto che penso interessi a tutti è quanto il romanzo sia fedele al videogioco.
La risposta è semplice: lo è parecchio.
Persino i capitoli presenti nell’opera videoludica sono stati riportati identici, perché la narrazione segue tutte le cutscene principali della storia.

Le differenze però esistono ma non sono molto rilevanti. Possono però interessare quella fetta di pubblico che ha amato il nuovo franchise di Kojima Productions e vorrebbe approfondire qualcosa in più.
Partiamo dicendo che sono stati tagliati dalla storia molti Prepper (personaggi che vivono isolati in dei bunker che possono ricevere e spedire carichi) in quanto elementi nati prettamente per aumentare il gameplay che nel romanzo viene meno.
Successivamente nella trasposizione c’è l’incremento esponenziale dei pensieri di Sam. Perché sì, se nel videogioco le sue 'linee' sono risicate in un personaggio per nulla chiacchierone, qui invece potremo finalmente sentirlo di più e conoscere meglio alcuni retroscena ed emozioni che il protagonista “ci ha tenuto nascosto” durante la storia su schermo.
Oltre a ciò l’ultima grande differenza sono i ‘POV’. Perché se nel gioco siamo sempre e solo Sam, osservando il mondo esclusivamente dal punto di vista del personaggio interpretato da Norman Reedus, in questa trasposizione letteraria invece, in alcuni paragrafi il punto di vista viene spostato su personaggi secondari, per avere sostanzialmente delle esclusività che possiamo trovare solo all'interno di questi manoscritti.

Ripartendo da quest’ultimo punto, possiamo dire che sì, i due romanzi di Hitori Nojima (che ricordiamo essere il pen name di Kenji Yano, il co-sceneggiatore di Death Stranding e di anche molti Metal Gear Solid), si rivelano due oggetti da collezione per gli appassionati della storia che già si sono gustati l’opera originale.
 
Concludendo possiamo dire che i due volumi sono forse un tantino complessi per chi si approccia alla storia per la prima volta senza aver giocato o almeno seguito la storia del videogioco da terzi. Perché la narrazione di Death Stranding per la sua giusta complessità è improntata per come è stata concepita. Tramite le sue ambientazioni post apocalittiche, la Cronopioggia quasi sempre presente che raffredda lo scenario, le CA che incutono ansia con le loro impronte invisibili a forma di mano, le spiagge piene di animali marini senza vita ed il Bridge Baby (BB) che sguazza nel suo liquido amniotico. Tutte cose che dal punto di vista del design ben studiato non possono essere trascurati “accontentandosi” solo ed esclusivamente con delle descrizioni anche se ben fatte. Per non parlare poi del gameplay caratterizzato sugli spostamenti di Sam il corriere, sviluppato appositamente per farti vivere anche la complessità di muoverti in un mondo simile. Impossibile infine non citare la colonna sonora minuziosamente selezionata da Hideo Kojima (inseparabile dal suo Walkman).

Però (un grande “però”) la trasposizione letteraria regala comunque non solo dei punti di vista esclusivi, ma anche un modo per rivivere la trama (già detto “complessa”?), in una chiave alternativa. Anche per notare dei dettagli che durante le lunghe sessioni di gioco ci sono in qualche modo sfuggite.
Personalmente ho passato l’estate su questi due romanzi (che comunque sono 300 pagine a volume) e rileggendo la storia effettivamente ho riscoperto dei punti di trama che non ricordavo nitidamente e che mi hanno poi portato su YouTube a rivedere alcune clip.
Death Stranding è un’esperienza incredibile che ho amato sin dai primi momenti di gioco fino alle ultime pagine del romanzo. E chissà in futuro cos’altro (Director’s Cut a parte) visti anche i rumors, che cosa ci verrà proposto dallo studio indipendente di Hideo Kojima.