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Di solito, gli anime sceneggiati da Mari Okada (come “Araburu” e “Black Rock Shooter”) ci fanno riflettere sulla figura femminile e sui suoi complessi mentali. Tutte trame caratterizzate da una certa complessità e dall’atmosfera talvolta molto onirica, che destabilizzano e confondono lo spettatore stesso, proprio per il loro modo originale di dirigere l’aspetto narrativo. Questa volta invece parleremo di “Lost Village”, un anime sempre psicologi1 [ continua a leggere]