Recensione
Lo Stregone Orphen
5.0/10
Un capolavoro secondo alcuni, quasi una disgrazia per il mondo dell’animazione secondo altri: non mi aspettavo di trovare opinioni tanto discordanti e, soprattutto, così forti sia nelle lodi che nelle critiche per un titolo il cui difetto principale, a mio avviso, è quello di far rimanere del tutto indifferenti.
Per me Orphen è una di quelle serie che lasciano il tempo che trovano, come qualcuno ha già fatto notare non merita certo applausi, ma non è nemmeno dotata di una bruttezza tale da farsi odiare o rimanere impressa in negativo. In una parola: anonima.
Sin dall’inizio, questo anime sembra voler mettere in chiaro le cose: non proverà nemmeno a mostrarci qualcosa di nuovo, ma si affiderà al riciclaggio di elementi già collaudati. E vabbé, come dico sempre è meglio una buona minestra riscaldata che un piatto nuovo e invitante che poi ti resta sullo stomaco, l’importante non sono gli ingredienti di base, ma ciò che si può tirare fuori da essi.
Ma dopo una parte introduttiva che, pur non esaltando, non fa tramontare l’idea di trovarci di fronte a un prodotto perlomeno godibile, la serie si stabilizza su un livello di mediocrità da cui si distaccherà solo di rado, e non necessariamente per migliorare.
Una volta iniziato il viaggio dei protagonisti, assistiamo a una sequenza di episodi che non fanno ridere, non fanno piangere, non ti gasano con belle scene d’azione, non rivelano cose che non fossero più che ovvie, insomma, non combinano nulla di positivo… ma neanche nulla di particolarmente negativo! La storia non ha buchi di sceneggiatura, non prende strade inverosimili o discutibili, è solo… insipida. Lo stesso discorso vale per i personaggi: non è vero che non sono caratterizzati, ma sembrano procedere col pilota automatico per quanto riguarda ogni loro reazione o evoluzione. Fanno esattamente quello che ci si aspetta perché sono coerenti con la loro personalità? Forse. O forse sono solo banali!
A circa 10 puntate dal termine, sempre nella solita atmosfera moscia, accade un evento di grande importanza per la trama che – finalmente! – riesce a destare il mio interesse, perché a questo punto diventa inevitabile approfondire l’unico personaggio che mi ispirava un po’, cioè Azalea (si scrive così?), e mostrare come si porrà nei confronti di Orphen e degli altri stregoni.
Purtroppo questa seconda parte si rivela appena poco migliore della precedente, non sto a farvi la telecronaca ma vi dico solo che, dopo tante menate inutili, tutto si risolve frettolosamente e nel modo più banale possibile, le evoluzioni nei rapporti tra i vari personaggi non sono assolutamente degne di nota e ad Azalea accadrà qualcosa che rimane impresso – questo sì! – per essere una scemenza.
Giudizio finale: davvero niente di che, l’ennesimo titolo di cui si poteva fare a meno, privo di particolari pregi o difetti, da guardare quando non si ha proprio di meglio da fare.
Direi un 5 e mezzo, voto scialbo adatto a una serie scialba.
Per me Orphen è una di quelle serie che lasciano il tempo che trovano, come qualcuno ha già fatto notare non merita certo applausi, ma non è nemmeno dotata di una bruttezza tale da farsi odiare o rimanere impressa in negativo. In una parola: anonima.
Sin dall’inizio, questo anime sembra voler mettere in chiaro le cose: non proverà nemmeno a mostrarci qualcosa di nuovo, ma si affiderà al riciclaggio di elementi già collaudati. E vabbé, come dico sempre è meglio una buona minestra riscaldata che un piatto nuovo e invitante che poi ti resta sullo stomaco, l’importante non sono gli ingredienti di base, ma ciò che si può tirare fuori da essi.
Ma dopo una parte introduttiva che, pur non esaltando, non fa tramontare l’idea di trovarci di fronte a un prodotto perlomeno godibile, la serie si stabilizza su un livello di mediocrità da cui si distaccherà solo di rado, e non necessariamente per migliorare.
Una volta iniziato il viaggio dei protagonisti, assistiamo a una sequenza di episodi che non fanno ridere, non fanno piangere, non ti gasano con belle scene d’azione, non rivelano cose che non fossero più che ovvie, insomma, non combinano nulla di positivo… ma neanche nulla di particolarmente negativo! La storia non ha buchi di sceneggiatura, non prende strade inverosimili o discutibili, è solo… insipida. Lo stesso discorso vale per i personaggi: non è vero che non sono caratterizzati, ma sembrano procedere col pilota automatico per quanto riguarda ogni loro reazione o evoluzione. Fanno esattamente quello che ci si aspetta perché sono coerenti con la loro personalità? Forse. O forse sono solo banali!
A circa 10 puntate dal termine, sempre nella solita atmosfera moscia, accade un evento di grande importanza per la trama che – finalmente! – riesce a destare il mio interesse, perché a questo punto diventa inevitabile approfondire l’unico personaggio che mi ispirava un po’, cioè Azalea (si scrive così?), e mostrare come si porrà nei confronti di Orphen e degli altri stregoni.
Purtroppo questa seconda parte si rivela appena poco migliore della precedente, non sto a farvi la telecronaca ma vi dico solo che, dopo tante menate inutili, tutto si risolve frettolosamente e nel modo più banale possibile, le evoluzioni nei rapporti tra i vari personaggi non sono assolutamente degne di nota e ad Azalea accadrà qualcosa che rimane impresso – questo sì! – per essere una scemenza.
Giudizio finale: davvero niente di che, l’ennesimo titolo di cui si poteva fare a meno, privo di particolari pregi o difetti, da guardare quando non si ha proprio di meglio da fare.
Direi un 5 e mezzo, voto scialbo adatto a una serie scialba.