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7.0/10
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"School days" è un anime del 2007 tratto da un videogioco erotico della software house Overflow. Il protagonista Makoto è il solito ragazzetto dalla faccia pulita che per avvicinare la ragazza di cui è invaghito, Kotonoha, chiede supporto alla compagna di banco Sekai; inizia così un gioco che porterà il giovane a scoprire, progressivamente, le gioie del sesso femminile.

Niente di nuovo sotto il sole, direte. Beh più o meno. "School Days" prende la via più comoda per emergere e far discutere, ovvero decostruisce satiricamente il proprio genere di appartenenza. Una volta scoperto il trucco, il plot diventa sorprendentemente prevedibile e lineare, fino al tanto contestato finale. Mi accingo ad analizzare, punto per punto e con il minor tasso di spoiler possibile, in che termini viene operata questa differenziazione.

Sfatiamo un mito: Makoto non è il bastardo sciupa femmine che si racconta in giro, gli mancano intelligenza, spregiudicatezza e coraggio. Potremmo piuttosto considerarlo uno smidollato in balia dei suoi ormoni ai cui piedi piovono fortuitamente fior di fanciulle. Sono quest'ultime, invero, le artefici dei loro drammi, fra intrighi, pratiche di appuntamento perverse e ovviamente rapporti non protetti.

È stato detto che nell'anime risiede un realismo che sfiora la crudezza, in specie nella caratterizzazione dei personaggi. In effetti il triangolo iniziale è ben gestito, così come la degenerazione progressiva delle due coprotagoniste, che dimostrano di avere dei problemi psichici già prima di incontrare Makoto. Ma le altre ragazze non brillano per personalità, tanto che si fatica a ricordarne i nomi. Per non parlare di quel, permettetemi, idiota di Taisuke, impiegato solo per gag di dubbia ilarità e per una performance piombata dal cielo in uno degli ultimi episodi.

Il comparto tecnico è più terrificante del finale, il quale, tra parentesi, non è minimamente paragonabile per gore ad alcuni epiloghi del videogioco stesso. I disegni esageratamente moe risultano piacevoli solo dalle spalle in giù, le animazioni, quando presenti, procedono al rallentatore e le musiche sono scarse sia per quantità che per qualità.

Insomma, il gioco regge fino a un certo punto. Se, per esempio, si fosse spiegato il vero motivo degli onnipresenti cellulari; se la voglia irrefrenabile di sesso di Makoto si fosse spinta all'estremo colpendo ragazze non consenzienti, uomini e bambini; se, soprattutto, si fossero palesate le scene hentai, rendendo lo spettatore colpevolmente partecipe e facendolo riflettere sul perpetuo conflitto tra morale comune e soddisfazione personale, "School Days" avrebbe acquisito un sublime, grottesco e cinico significato. Per tutti questi motivi non posso assegnare più di 7 a un'opera comunque meritevole di visione, a prescindere dai gusti personali.