Recensione
Piccolo Lord
10.0/10
Recensione di demone dell'oscurità
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Il "Piccolo Lord" è un grandissimo anime, che è stato realizzato allo scopo di far rivivere, secondo me, in chiave di cartone animato, una delle più belle rappresentazioni di quest'opera.
Nei disegni e nella rappresentazione quest'anime ricorda molto un film girato otto anni prima, ispirato alle stesse vicende, basta guardare i personaggi, che hanno caratteri distintivi quasi identici all'omonimo film.
Ovviamente l'opera qui recensita è rivista in una versione ancora più edulcorata di quella del film, laddove i personaggi presenti sono praticamente gli stessi, e in cui il doppiaggio italiano per l'ennesima volta è stato all'altezza del compito; inoltre sono presenti, all'interno del cast, voci come Marco Balzarotti, Adolfo Fenoglio, e soprattutto Toni Fuochi, che tutti ricorderete come doppiatore di Phoenix in "Saint Seiya", e che qui offre una grande prova di doppiaggio nel ruolo del conte Dorincourt, il nonno del protagonista.
La trama di questo piccolo capolavoro mette in mostra ancora una volta le differenze sociali una volta crollato quasi definitivamente il Commonwealth britannico, che aveva lasciato solo le briciole agli indigeni, costringendoli a una miseria davvero profonda per l'ingordigia dei potenti di quel periodo che avevano depredato anche della dignità quei popoli che prima non vivevano certo nelle condizioni che vengono narrate in quest'opera.
Gli occhi profondi del bambino sono il simbolo del futuro, sono la figura più importante in cui si può vedere la luce della libertà, lontana da ogni oppressione e da ogni differenza sociale creata con tale disagio.
L'innocenza e la spensieratezza faranno ben presto breccia nel cuore di un uomo che ha dedicato fino ad allora la sua vita solo ai propri interessi, rinnegando perfino la sua stessa persona, viste le condizioni di salute in cui riversava prima dell'arrivo del biondo protagonista nelle sue terre.
Il sinonimo di libertà si fa sempre più evidente quando emerge una buona dose di "americanismo" nei confronti di un "inglesismo" troppo di parte e mai come in quel momento inutile per il quieto vivere dei popoli di quell'epoca, presi solo dalla sete di conquista, allontanando dal proprio animo l'amore per le cose che davvero contano nella vita, come viene rappresentato in questo caso nel bimbo, che trova nel nonno che mai aveva avuto modo di conoscere un amore più grande di quello che aveva provato per la sua stessa famiglia. Un amore talmente grande da essere irradiato anche nel resto del contesto della storia, mutandola completamente rispetto alla sua condizione narrativa iniziale.
Da non intendersi, però, come un "tutto è bene ciò che finisce bene", ma solo come "il bene trionfa solo quando tale bene viene effettivamente realizzato". E tutto questo grazie all'innocente amore di un bambino così piccolo e pieno di gioia di vivere e di acquistare ogni giorno affetto e responsabilità.
Non sempre l'etichetta rende grandi gli uomini, ma i piccoli gesti: questo è il più grande insegnamento che quest'anime vuole illustrarci.
Nei disegni e nella rappresentazione quest'anime ricorda molto un film girato otto anni prima, ispirato alle stesse vicende, basta guardare i personaggi, che hanno caratteri distintivi quasi identici all'omonimo film.
Ovviamente l'opera qui recensita è rivista in una versione ancora più edulcorata di quella del film, laddove i personaggi presenti sono praticamente gli stessi, e in cui il doppiaggio italiano per l'ennesima volta è stato all'altezza del compito; inoltre sono presenti, all'interno del cast, voci come Marco Balzarotti, Adolfo Fenoglio, e soprattutto Toni Fuochi, che tutti ricorderete come doppiatore di Phoenix in "Saint Seiya", e che qui offre una grande prova di doppiaggio nel ruolo del conte Dorincourt, il nonno del protagonista.
La trama di questo piccolo capolavoro mette in mostra ancora una volta le differenze sociali una volta crollato quasi definitivamente il Commonwealth britannico, che aveva lasciato solo le briciole agli indigeni, costringendoli a una miseria davvero profonda per l'ingordigia dei potenti di quel periodo che avevano depredato anche della dignità quei popoli che prima non vivevano certo nelle condizioni che vengono narrate in quest'opera.
Gli occhi profondi del bambino sono il simbolo del futuro, sono la figura più importante in cui si può vedere la luce della libertà, lontana da ogni oppressione e da ogni differenza sociale creata con tale disagio.
L'innocenza e la spensieratezza faranno ben presto breccia nel cuore di un uomo che ha dedicato fino ad allora la sua vita solo ai propri interessi, rinnegando perfino la sua stessa persona, viste le condizioni di salute in cui riversava prima dell'arrivo del biondo protagonista nelle sue terre.
Il sinonimo di libertà si fa sempre più evidente quando emerge una buona dose di "americanismo" nei confronti di un "inglesismo" troppo di parte e mai come in quel momento inutile per il quieto vivere dei popoli di quell'epoca, presi solo dalla sete di conquista, allontanando dal proprio animo l'amore per le cose che davvero contano nella vita, come viene rappresentato in questo caso nel bimbo, che trova nel nonno che mai aveva avuto modo di conoscere un amore più grande di quello che aveva provato per la sua stessa famiglia. Un amore talmente grande da essere irradiato anche nel resto del contesto della storia, mutandola completamente rispetto alla sua condizione narrativa iniziale.
Da non intendersi, però, come un "tutto è bene ciò che finisce bene", ma solo come "il bene trionfa solo quando tale bene viene effettivamente realizzato". E tutto questo grazie all'innocente amore di un bambino così piccolo e pieno di gioia di vivere e di acquistare ogni giorno affetto e responsabilità.
Non sempre l'etichetta rende grandi gli uomini, ma i piccoli gesti: questo è il più grande insegnamento che quest'anime vuole illustrarci.