Recensione
Là sui Monti con Annette
7.0/10
<b>Attenzione! Contiene spoiler!</b>
Annette Barniel è una bambina vivace, franca e risoluta. Ha sette anni, vive tra montagne alte e la sua storia inizia in maniera allegra e spensierata. Salta gli scalini di casa a piè pari, si precipita giù in strada per arrivare in tempo all'appuntamento con Lucien e, insieme al suo migliore amico, vanno alla volta della scuola nel piccolo paesino di Rossinière. La vita di Annette sembra essere come quella di una qualsiasi delle sue amiche. La mattina presto aiuta il padre a mungere le mucche, più tardi va a scuola, un bisticcio qui e là con i suoi compagni e poi si ritorna a casa, a raccontare la sua giornata alla mamma, la dolce madre in attesa del suo fratellino. Annette sente sin da subito che sarà un maschio, e punta tutta la sua attenzione su di lui; sul nome che avrà, sul comportamento che terrà, sul suo ruolo di sorella maggiore. Ed è proprio con la nascita di Dany che la vita della bambina prenderà una piega inaspettata. Nel giro di una sera, la sorella esemplare quale Annette si augurava di divenire, si improvvisa come sostituta madre. Il passo è istantaneo. Il piccolo ha bisogno di cure e la vita poco agiata dei Barniel non permette di indugiare. La scuola passa in secondo piano per una bambina avvezza ai lavori di casa.
Quella che ci viene mostrata è la vita di una ragazzina che si affaccia al mondo e alle responsabilità ancor prima dei suoi coetanei. Stavolta Annette sarà intransigente anche con sé stessa. Non si permetterà distrazioni né alcune priorità, se non quella di badare a Dany. Le sue ansie sembrano acquietarsi solo con l'arrivo di un'anziana zia, accorsa appositamente per badare ai nipoti mentre il padre, Pierre, lavora.
La vita sembra aver ripristinato il suo naturale corso degli eventi. Annette ritorna a essere una studentessa diligente e passa le sue giornate con Lucien. Con il suo solito fare pignolo, rimbecca le mancanze dell'amico, immaturo e frivolo, che nessun evento esistenziale sembra scuotere dal suo torpore. I due amici di infanzia condividono giochi e risate, ma il percorso differente che hanno dovuto affrontare li porta a costruire due indoli opposte. Lui è rilassato, anche troppo, tipico di chi non ha ancora acquisito il minimo senso del dovere o una dimensione della propria condizione presente e futura. Lei risulta intollerante a ciò. Costretta a fare i conti presto con la realtà, e con un carattere apprensivo e bacchettone, tende a far da portavoce del messaggio buono e giusto. I battibecchi sono frequenti, e con tanta frequenza si dissolvono, questo fin quando un giorno di cinque anni dopo le vite dei due ragazzi verranno cambiate.
Il cambiamento che sconvolgerà le vite dei due giovani, ormai dodicenni, gira attorno alla persona più importante per Annette. Dany, il piccolo che Annette ha giurato alla madre di proteggere. Una promessa che la ragazzina non dimentica mai, segue con sussiego le parole della madre che stringe forte al petto. Di quelle parole, di quella promessa fa una chiave del rapporto che la lega al fratello. Il dolce Dany, dalla voce allegra e dal visino grazioso. Dany che tenta di fuggire di casa per andare a vedere la prima corsa del treno in paese. Dany che sogna le storie delle favole che gli legge la sorella. Dany che chiama zietta e zio tutti gli adulti, dal controllore al dottore. Dany che con la sua lingua lunga riesce a far ridere e a farsi voler bene da tutti… Proprio quel Dany sarà investito in un incidente. Ma quella caduta nel burrone non basta per togliere il sorriso dolce e sincero dalle sue labbra. Il bambino, simbolo della purezza e delle attenzioni più nobili di tutti i personaggi della storia, continua a vivere in maniera allegra e vivace. Lo splendore di questo bambino sta nell'ingenuità con cui non si aggrapperà ai sentimenti nocivi, che corrodono l'animo di un rancore irrisolvibile. Per Dany sembra semplice perdonare Lucien, che con un suo dispetto poteva compromettergli la vita. Per Annette invece, non esiste tregua per ciò che è successo. Il gesto le sembra fatale come se lo avesse compiuto lei stessa, un attentato alla vita che lei si è dedicata a proteggere e accudire, alla vita che le è più cara e che la ricollega alla defunta madre.
Da qui in avanti "Sui monti con Annette" si tingerà di toni cupi, sentimenti d'astio, che sbocciano in istintivi scatti di rabbia. Il disegno semplice ed essenziale si rivela fortemente espressivo nei volti dei personaggi nei momenti di maggiore tensione. L'odio, che acceca la nostra protagonista, le fa perdere il senno con cui ossequiosamente ha sempre condotto e levigato la sua persona. L'accanimento verso il capro espiatorio delle limitazioni alla gamba del fratello provocano in lei un atteggiamento irriconoscibile (persino per sé stessa!). Così, Lucien non verrà mai a capo del modo con cui recuperare l'amicizia perduta, né del senso di colpa che tutti i giorni gli si rovescia addosso tramite Annette e i suoi compagni. Sembra quasi che venga data una risposta alla tacita domanda che tutti si ponevano fino ad allora: "Lucien, quando crescerai e diverrai responsabile?". Ed eccolo, un Lucien sconsolato e allontanato da tutti, che vaga nella foresta piangendo. Incontra l'uomo, Peguin, che di colpe ne sa qualcosa. E dell'espiazione di esse cerca ancora una soluzione. Trasferisce i suoi anni di esperienza e saggezza al giovane ragazzo, e gli ispira la via, la passione, la dedizione al lavoro. Lucien inizia a sentirsi utile in fattoria e a essere elogiato per le sue sculture in legno. Il ragazzo si fa forza, crea un suo spazio in cui rifugiarsi, e con cui una volta uscito dal suo mondo leggero e sognante, possa presentarsi agli altri con qualcosa di ammirabile, qualcosa di cui andare fiero. Ovviamente, nulla di tutto questo potrà rendergli la sua amica di infanzia, la sua unica compagna di giochi. Ma ci prova, e ci riprova.
La seconda parte dell'anime, è un gioco a perdersi e ritrovarsi per Annette e Lucien. I risentimenti e i ricordi affioreranno come spinte positive, e poi, d'un tratto, come attrito fra i due vecchi amici. I passi che muoveranno - l'uno verso l'altra, e l'una contro l'altro - sembrano non coincidere mai. La tempistica è sempre sbagliata, le preoccupazioni aumentano, le persone si intromettono e le voci si spandono da orecchio a orecchio. Il tempo, si sa, guarisce ogni cosa. Scalfisce persino la risolutezza di Annette, ma le stampelle di Dany sembrano un ricordo che non svanisce mai. Un'immagine che lampeggia nella sua testa, come un allarme rosso, rosso come l'odio e la vendetta. Le lacrime e le scuse, i pentimenti e la bontà non sembrano lasciar stare i nostri protagonisti. I genitori, i veri adulti della storia, si comprendono. Il bambino, la vittima, continua imperterrito a ridere e giocare con il suo piccolo amico ermellino, Klaus. Gli unici tormenti sono quelli di una fiducia spezzata, così come le prospettive di un futuro spensierato tra i due amici. La storia non preme sulla disperazione di un bambino disabile. Le cose di cui Dany si priva emergono con semplicità, dal suo chiacchiericcio buffo e delizioso. Dany è un personaggio solare, decretato a sciogliere i cuori e i sorrisi dello spettatore. Ma la storia si concentra su tutt'altro aspetto. I riflettori fanno luce sulle ombre dell'animo umano, sulle peripezie della vita che ci mettono alla prova, e ci temprano, su come non si è più bambini nemmeno da giovani se si è orfani. E non si è comunque abbastanza adulti da fare le scelte giuste, almeno non in tempo.
"Sui monti con Annette" non è una storia con il 'cielo sempre blu', come ci viene cantato nella sigla italiana. Questa è una storia in cui la torbidezza del proprio cuore va dissipata dopo un lungo lavoro con se stessi. Un lavoro impegnativo per dei ragazzi così giovani, messi così duramente alla prova. Lo scoglio che dovranno superare vede prima di tutto una battaglia con sé stessi, prima che con il resto del mondo. Una battaglia che richiede coraggio per essere vinta. Questo è un insegnamento che il signor Nicholas - un personaggio secondario la cui presenza riesce a segnare dei passaggi fondamentali all'interno della narrazione - farà presente ai suoi alunni. Viene comunicato dunque, un insegnamento di vita, che non ha difficoltà a esser colto nella semplicità delle scene. Indimenticabile è il momento in cui Dany salta dal treno, sulle proprie gambe, piegando le proprie ginocchia e i sentimenti del pubblico quanto della zietta che lo abbraccia. In quel momento, Annette e il padre da un lato, e Lucien e la madre dall'altro, si fanno incontro verso il piccolo Dany. E così, le storie dei ragazzi di Rossinière continuano per la loro strada, fatta di battibecchi e risate fra amici, con la promessa di non perdersi di vista mai.
Annette Barniel è una bambina vivace, franca e risoluta. Ha sette anni, vive tra montagne alte e la sua storia inizia in maniera allegra e spensierata. Salta gli scalini di casa a piè pari, si precipita giù in strada per arrivare in tempo all'appuntamento con Lucien e, insieme al suo migliore amico, vanno alla volta della scuola nel piccolo paesino di Rossinière. La vita di Annette sembra essere come quella di una qualsiasi delle sue amiche. La mattina presto aiuta il padre a mungere le mucche, più tardi va a scuola, un bisticcio qui e là con i suoi compagni e poi si ritorna a casa, a raccontare la sua giornata alla mamma, la dolce madre in attesa del suo fratellino. Annette sente sin da subito che sarà un maschio, e punta tutta la sua attenzione su di lui; sul nome che avrà, sul comportamento che terrà, sul suo ruolo di sorella maggiore. Ed è proprio con la nascita di Dany che la vita della bambina prenderà una piega inaspettata. Nel giro di una sera, la sorella esemplare quale Annette si augurava di divenire, si improvvisa come sostituta madre. Il passo è istantaneo. Il piccolo ha bisogno di cure e la vita poco agiata dei Barniel non permette di indugiare. La scuola passa in secondo piano per una bambina avvezza ai lavori di casa.
Quella che ci viene mostrata è la vita di una ragazzina che si affaccia al mondo e alle responsabilità ancor prima dei suoi coetanei. Stavolta Annette sarà intransigente anche con sé stessa. Non si permetterà distrazioni né alcune priorità, se non quella di badare a Dany. Le sue ansie sembrano acquietarsi solo con l'arrivo di un'anziana zia, accorsa appositamente per badare ai nipoti mentre il padre, Pierre, lavora.
La vita sembra aver ripristinato il suo naturale corso degli eventi. Annette ritorna a essere una studentessa diligente e passa le sue giornate con Lucien. Con il suo solito fare pignolo, rimbecca le mancanze dell'amico, immaturo e frivolo, che nessun evento esistenziale sembra scuotere dal suo torpore. I due amici di infanzia condividono giochi e risate, ma il percorso differente che hanno dovuto affrontare li porta a costruire due indoli opposte. Lui è rilassato, anche troppo, tipico di chi non ha ancora acquisito il minimo senso del dovere o una dimensione della propria condizione presente e futura. Lei risulta intollerante a ciò. Costretta a fare i conti presto con la realtà, e con un carattere apprensivo e bacchettone, tende a far da portavoce del messaggio buono e giusto. I battibecchi sono frequenti, e con tanta frequenza si dissolvono, questo fin quando un giorno di cinque anni dopo le vite dei due ragazzi verranno cambiate.
Il cambiamento che sconvolgerà le vite dei due giovani, ormai dodicenni, gira attorno alla persona più importante per Annette. Dany, il piccolo che Annette ha giurato alla madre di proteggere. Una promessa che la ragazzina non dimentica mai, segue con sussiego le parole della madre che stringe forte al petto. Di quelle parole, di quella promessa fa una chiave del rapporto che la lega al fratello. Il dolce Dany, dalla voce allegra e dal visino grazioso. Dany che tenta di fuggire di casa per andare a vedere la prima corsa del treno in paese. Dany che sogna le storie delle favole che gli legge la sorella. Dany che chiama zietta e zio tutti gli adulti, dal controllore al dottore. Dany che con la sua lingua lunga riesce a far ridere e a farsi voler bene da tutti… Proprio quel Dany sarà investito in un incidente. Ma quella caduta nel burrone non basta per togliere il sorriso dolce e sincero dalle sue labbra. Il bambino, simbolo della purezza e delle attenzioni più nobili di tutti i personaggi della storia, continua a vivere in maniera allegra e vivace. Lo splendore di questo bambino sta nell'ingenuità con cui non si aggrapperà ai sentimenti nocivi, che corrodono l'animo di un rancore irrisolvibile. Per Dany sembra semplice perdonare Lucien, che con un suo dispetto poteva compromettergli la vita. Per Annette invece, non esiste tregua per ciò che è successo. Il gesto le sembra fatale come se lo avesse compiuto lei stessa, un attentato alla vita che lei si è dedicata a proteggere e accudire, alla vita che le è più cara e che la ricollega alla defunta madre.
Da qui in avanti "Sui monti con Annette" si tingerà di toni cupi, sentimenti d'astio, che sbocciano in istintivi scatti di rabbia. Il disegno semplice ed essenziale si rivela fortemente espressivo nei volti dei personaggi nei momenti di maggiore tensione. L'odio, che acceca la nostra protagonista, le fa perdere il senno con cui ossequiosamente ha sempre condotto e levigato la sua persona. L'accanimento verso il capro espiatorio delle limitazioni alla gamba del fratello provocano in lei un atteggiamento irriconoscibile (persino per sé stessa!). Così, Lucien non verrà mai a capo del modo con cui recuperare l'amicizia perduta, né del senso di colpa che tutti i giorni gli si rovescia addosso tramite Annette e i suoi compagni. Sembra quasi che venga data una risposta alla tacita domanda che tutti si ponevano fino ad allora: "Lucien, quando crescerai e diverrai responsabile?". Ed eccolo, un Lucien sconsolato e allontanato da tutti, che vaga nella foresta piangendo. Incontra l'uomo, Peguin, che di colpe ne sa qualcosa. E dell'espiazione di esse cerca ancora una soluzione. Trasferisce i suoi anni di esperienza e saggezza al giovane ragazzo, e gli ispira la via, la passione, la dedizione al lavoro. Lucien inizia a sentirsi utile in fattoria e a essere elogiato per le sue sculture in legno. Il ragazzo si fa forza, crea un suo spazio in cui rifugiarsi, e con cui una volta uscito dal suo mondo leggero e sognante, possa presentarsi agli altri con qualcosa di ammirabile, qualcosa di cui andare fiero. Ovviamente, nulla di tutto questo potrà rendergli la sua amica di infanzia, la sua unica compagna di giochi. Ma ci prova, e ci riprova.
La seconda parte dell'anime, è un gioco a perdersi e ritrovarsi per Annette e Lucien. I risentimenti e i ricordi affioreranno come spinte positive, e poi, d'un tratto, come attrito fra i due vecchi amici. I passi che muoveranno - l'uno verso l'altra, e l'una contro l'altro - sembrano non coincidere mai. La tempistica è sempre sbagliata, le preoccupazioni aumentano, le persone si intromettono e le voci si spandono da orecchio a orecchio. Il tempo, si sa, guarisce ogni cosa. Scalfisce persino la risolutezza di Annette, ma le stampelle di Dany sembrano un ricordo che non svanisce mai. Un'immagine che lampeggia nella sua testa, come un allarme rosso, rosso come l'odio e la vendetta. Le lacrime e le scuse, i pentimenti e la bontà non sembrano lasciar stare i nostri protagonisti. I genitori, i veri adulti della storia, si comprendono. Il bambino, la vittima, continua imperterrito a ridere e giocare con il suo piccolo amico ermellino, Klaus. Gli unici tormenti sono quelli di una fiducia spezzata, così come le prospettive di un futuro spensierato tra i due amici. La storia non preme sulla disperazione di un bambino disabile. Le cose di cui Dany si priva emergono con semplicità, dal suo chiacchiericcio buffo e delizioso. Dany è un personaggio solare, decretato a sciogliere i cuori e i sorrisi dello spettatore. Ma la storia si concentra su tutt'altro aspetto. I riflettori fanno luce sulle ombre dell'animo umano, sulle peripezie della vita che ci mettono alla prova, e ci temprano, su come non si è più bambini nemmeno da giovani se si è orfani. E non si è comunque abbastanza adulti da fare le scelte giuste, almeno non in tempo.
"Sui monti con Annette" non è una storia con il 'cielo sempre blu', come ci viene cantato nella sigla italiana. Questa è una storia in cui la torbidezza del proprio cuore va dissipata dopo un lungo lavoro con se stessi. Un lavoro impegnativo per dei ragazzi così giovani, messi così duramente alla prova. Lo scoglio che dovranno superare vede prima di tutto una battaglia con sé stessi, prima che con il resto del mondo. Una battaglia che richiede coraggio per essere vinta. Questo è un insegnamento che il signor Nicholas - un personaggio secondario la cui presenza riesce a segnare dei passaggi fondamentali all'interno della narrazione - farà presente ai suoi alunni. Viene comunicato dunque, un insegnamento di vita, che non ha difficoltà a esser colto nella semplicità delle scene. Indimenticabile è il momento in cui Dany salta dal treno, sulle proprie gambe, piegando le proprie ginocchia e i sentimenti del pubblico quanto della zietta che lo abbraccia. In quel momento, Annette e il padre da un lato, e Lucien e la madre dall'altro, si fanno incontro verso il piccolo Dany. E così, le storie dei ragazzi di Rossinière continuano per la loro strada, fatta di battibecchi e risate fra amici, con la promessa di non perdersi di vista mai.