Recensione
Sakamichi no Apollon
9.0/10
Tutti i giorni sono uguali. Anche tutte le scuole sono uguali. Persino tutta la massa di studenti è uguale. Non conta che siano persone di provincia o di città, se frequentino un istituto invece che un altro, se posseggono un dialetto più semplice o uno più complesso. E' sempre la stessa storia. Solo un posto fra tanti dell'ennesimo trasloco a cui Kaoru è sottoposto. Gli sembra già di sapere gli inutili pensieri che passano per la mente dei suoi nuovi compagni. E' abituato agli sguardi curiosi, ai bisbigli carichi di giudizi affrettati, alle incomprensibili parlate locali, e ai rapporti superficiali che verranno dimenticati non appena sarà costretto a viaggiare di nuovo. Sono ormai passati gli anni in cui credeva alle promesse di tenersi in contatto. La posta rimane vuota, e intanto l'indirizzo cambia un'altra volta. Ci risparmino questa ipocrisia da quattro soldi. In fondo, chi non ha amici ha poco da perdere, nulla che sia un pretesto per incrementare il proprio senso di vuoto e di solitudine. E' tutto così abituale, meccanico; è tutto sotto controllo, nessun evento imprevedibile verrà a sconvolgere la propria fragile emotività. Un'emotività già sensibile per una persona che è solita non aver radici, e che ha smesso di cercare un rapporto solido che duri nel tempo. Basta illusioni, e soprattutto, basta delusioni. E' già troppo aspettare il ritorno del padre, è già triste aver dimenticato il viso della madre ed esser costretto a vedere lo sguardo ostico della zia che lo ospita. La risposta a tutto questo è l'annichilimento. Annullare i propri rapporti, annullare la propria presenza in classe, annullare la moltitudine di facce sconosciute che lo attorniano.
Si inizia un nuovo giorno, in un nuovo istituto. La prassi è quasi la stessa affrontata numerose volte, e Kaoru si mostra deciso ad annullare le sue sensazioni e - fingendo di prevedere i loro sentimenti e le loro parole - annulla anche i suoi compagni. Così si bada meno al loro parere, e non ci si aspetta nulla di meno dalle persone. Nonostante la propria barriera di indipendenza e cinismo, la responsabile della classe, Rika, non si lascia spaventare. Con dolcezza e umiltà segue i passi del suo nuovo compagno, cercando di inserirlo nel proprio contesto scolastico e oltre, fino allo scantinato del negozio di dischi di suo padre. Anche se gli avvenimenti sembrano susseguirsi con una certa rapidità e senza alcun intoppo, il tutto è dovuto a un feeling - o presunto tale nel suo esordio - tra Kaoru e Sentaro. Rika ci ha visto giusto, e nota qualcosa di diverso nel suo amico di infanzia. Spera che la sua robusta figura dalla personalità fuori dai gangheri non venga nuovamente fraintesa. La fortuna vuole che questo legame, seppure non cercato da nessuno dei due, abbia la forza di un ciclone. Sentaro è l'opposto della fragile figura da intellettuale di Kaoru. Lui è vitale, fisico, eccessivo ed espansivo in tutto ciò che fa. E' così come lo vedi. Con i capelli corti per non rivelare il suo essere "meticcio", l'allegra maglietta a righe rosse, il rosario messo singolarmente al collo, e la cicatrice sul volto che richiama la sua natura da ribelle attaccabrighe. Ma Sen-boy è anche di più, specialmente per Rika. Quest'ultima, è la purezza fatta ragazza. Anche troppo ingenua, troppo calma e posata. Sostiene silenziosamente i suoi amici, e dispensa loro sorrisi confortevoli. La sua angelica persona attira sin da subito Kaoru, ma da pretesto per legare con lei, diverrà mezzo di un altro più importante rapporto, quello con Sentaro. I due ragazzi non iniziano propriamente con il piede giusto, ma una serie di salvataggi e alcune scaramucce prima e dopo, li mettono in contatto. Il sodalizio prenderà una forma meglio definita nella loro passione comune: la musica.
Si mischiano i generi, si scambiano le note, e il ritmo si fa vicino. A volte è una sfida, altre volte è pura sintonia. Intorno a loro, si muovono altri personaggi che influiranno nella loro storia, muovendone i fili, e talvolta strattonandoli in tal modo che la loro vita ne risente, e l'amicizia è messa a dura prova. La personalità di Rika si affievolisce, è quella dei suoi due amici a stagliarsi in primo piano a suon di jazz. Lei sembra semplicemente testimone dei ragazzi della sua vita; i due ragazzi che, durante le battute finali della serie, sembrano non trovare più conforto in lei, se a mancare è uno dei due.
"Sakamichi no Apollon" racconta la storia di un gruppo di adolescenti che hanno ancora tutta la vita da affrontare, pur avendo avuto un passato piuttosto intenso. Non c'è nulla di determinato e di statico nella vita, è ancora tutta da realizzare, senza che le delusioni ne arrestino definitivamente il percorso. Si parla di percorso, appunto, in questa serie animata in dodici episodi, tratta dal manga di Yuki Kodama. La strada è in salita, e per quanto sia faticosa, vale la pena proseguirla. E' la scalata a costruire il nostro carattere e i nostri ricordi. Ed è con quella che si giunge sin sulla cima, dopo aver tentato di fuggire lungo la discesa, e dopo averla raggiunta con il respiro corto.
Respirare, appunto. Un atto così spontaneo che se non regolato a sufficienza può determinare il nostro stato d'animo. A volte dobbiamo ricordarci di respirare quando una situazione più grande di noi ci lascia con il fiato sospeso. Siamo in apnea, ci sentiamo inermi e abbiamo sempre più l'impressione d'essere fuori posto. Altre volte, invece, dobbiamo prendere un unico respiro più lungo e calibrato, prima di riattaccarne un altro. Altrimenti rischieremmo di farci assalire dal panico che crescendo ci fa incespicare sui nostri stessi passi. Alcune persone, in alcune situazioni, possono esser assalite da numerosi pensieri che si accavallano gli uni sugli altri, accrescendo il loro senso di inadeguatezza. Si sentono messe alla prova, si sentono forzate e osservate. Per chi è assalito da questo sentimento, c'è un desiderio che si fa impellente. Dal luogo affollato in cui anche una sola di quelle persone ti punta gli occhi addosso, o mormora al proprio vicino, l'unica soluzione è uno spazio sgombro, libero, aperto, vuoto, uno spazio proprio, da non invadere. E' probabilmente questo a determinare il senso di solitudine che accomuna Sentaro e Kaoru, visti come diametralmente opposti, ma entrambi con un vissuto di insicurezze che ne hanno forgiato l'armatura che portano tutti i giorni e ovunque. Non c'è amore che tenga a un'amicizia franca, che riesce a stare allo stesso passo.
Ci si arricchisce e ci si comprende anche quando sembra difficile. Ci si rivolge all'altro come fosse sé stesso, perché le proprie paure sono probabilmente anche le sue. Quindi irrompi nel suo spazio e nel farlo senti tutta la naturalezza di quel rapporto, di quell'affetto che ci tiene legati all'ombelico. E così, Kaoru e Sentaro, l'uno accanto all'altro, si stagliano nel pubblico con la loro immagine migliore, spoglia da qualsiasi corazza nella loro vivace corsa che li fa tornare bambini, felici e spensierati nell'essersi trovati e ritrovati.
Si inizia un nuovo giorno, in un nuovo istituto. La prassi è quasi la stessa affrontata numerose volte, e Kaoru si mostra deciso ad annullare le sue sensazioni e - fingendo di prevedere i loro sentimenti e le loro parole - annulla anche i suoi compagni. Così si bada meno al loro parere, e non ci si aspetta nulla di meno dalle persone. Nonostante la propria barriera di indipendenza e cinismo, la responsabile della classe, Rika, non si lascia spaventare. Con dolcezza e umiltà segue i passi del suo nuovo compagno, cercando di inserirlo nel proprio contesto scolastico e oltre, fino allo scantinato del negozio di dischi di suo padre. Anche se gli avvenimenti sembrano susseguirsi con una certa rapidità e senza alcun intoppo, il tutto è dovuto a un feeling - o presunto tale nel suo esordio - tra Kaoru e Sentaro. Rika ci ha visto giusto, e nota qualcosa di diverso nel suo amico di infanzia. Spera che la sua robusta figura dalla personalità fuori dai gangheri non venga nuovamente fraintesa. La fortuna vuole che questo legame, seppure non cercato da nessuno dei due, abbia la forza di un ciclone. Sentaro è l'opposto della fragile figura da intellettuale di Kaoru. Lui è vitale, fisico, eccessivo ed espansivo in tutto ciò che fa. E' così come lo vedi. Con i capelli corti per non rivelare il suo essere "meticcio", l'allegra maglietta a righe rosse, il rosario messo singolarmente al collo, e la cicatrice sul volto che richiama la sua natura da ribelle attaccabrighe. Ma Sen-boy è anche di più, specialmente per Rika. Quest'ultima, è la purezza fatta ragazza. Anche troppo ingenua, troppo calma e posata. Sostiene silenziosamente i suoi amici, e dispensa loro sorrisi confortevoli. La sua angelica persona attira sin da subito Kaoru, ma da pretesto per legare con lei, diverrà mezzo di un altro più importante rapporto, quello con Sentaro. I due ragazzi non iniziano propriamente con il piede giusto, ma una serie di salvataggi e alcune scaramucce prima e dopo, li mettono in contatto. Il sodalizio prenderà una forma meglio definita nella loro passione comune: la musica.
Si mischiano i generi, si scambiano le note, e il ritmo si fa vicino. A volte è una sfida, altre volte è pura sintonia. Intorno a loro, si muovono altri personaggi che influiranno nella loro storia, muovendone i fili, e talvolta strattonandoli in tal modo che la loro vita ne risente, e l'amicizia è messa a dura prova. La personalità di Rika si affievolisce, è quella dei suoi due amici a stagliarsi in primo piano a suon di jazz. Lei sembra semplicemente testimone dei ragazzi della sua vita; i due ragazzi che, durante le battute finali della serie, sembrano non trovare più conforto in lei, se a mancare è uno dei due.
"Sakamichi no Apollon" racconta la storia di un gruppo di adolescenti che hanno ancora tutta la vita da affrontare, pur avendo avuto un passato piuttosto intenso. Non c'è nulla di determinato e di statico nella vita, è ancora tutta da realizzare, senza che le delusioni ne arrestino definitivamente il percorso. Si parla di percorso, appunto, in questa serie animata in dodici episodi, tratta dal manga di Yuki Kodama. La strada è in salita, e per quanto sia faticosa, vale la pena proseguirla. E' la scalata a costruire il nostro carattere e i nostri ricordi. Ed è con quella che si giunge sin sulla cima, dopo aver tentato di fuggire lungo la discesa, e dopo averla raggiunta con il respiro corto.
Respirare, appunto. Un atto così spontaneo che se non regolato a sufficienza può determinare il nostro stato d'animo. A volte dobbiamo ricordarci di respirare quando una situazione più grande di noi ci lascia con il fiato sospeso. Siamo in apnea, ci sentiamo inermi e abbiamo sempre più l'impressione d'essere fuori posto. Altre volte, invece, dobbiamo prendere un unico respiro più lungo e calibrato, prima di riattaccarne un altro. Altrimenti rischieremmo di farci assalire dal panico che crescendo ci fa incespicare sui nostri stessi passi. Alcune persone, in alcune situazioni, possono esser assalite da numerosi pensieri che si accavallano gli uni sugli altri, accrescendo il loro senso di inadeguatezza. Si sentono messe alla prova, si sentono forzate e osservate. Per chi è assalito da questo sentimento, c'è un desiderio che si fa impellente. Dal luogo affollato in cui anche una sola di quelle persone ti punta gli occhi addosso, o mormora al proprio vicino, l'unica soluzione è uno spazio sgombro, libero, aperto, vuoto, uno spazio proprio, da non invadere. E' probabilmente questo a determinare il senso di solitudine che accomuna Sentaro e Kaoru, visti come diametralmente opposti, ma entrambi con un vissuto di insicurezze che ne hanno forgiato l'armatura che portano tutti i giorni e ovunque. Non c'è amore che tenga a un'amicizia franca, che riesce a stare allo stesso passo.
Ci si arricchisce e ci si comprende anche quando sembra difficile. Ci si rivolge all'altro come fosse sé stesso, perché le proprie paure sono probabilmente anche le sue. Quindi irrompi nel suo spazio e nel farlo senti tutta la naturalezza di quel rapporto, di quell'affetto che ci tiene legati all'ombelico. E così, Kaoru e Sentaro, l'uno accanto all'altro, si stagliano nel pubblico con la loro immagine migliore, spoglia da qualsiasi corazza nella loro vivace corsa che li fa tornare bambini, felici e spensierati nell'essersi trovati e ritrovati.