Recensione
Winter Sonata
9.0/10
La giovane liceale Yoo-jin fa la conoscenza di un nuovo compagno di classe, l'ombroso Joon-sang: ed è subito amore. Amore eterno che si troverà a scontrarsi con infinite difficoltà nel corso delle venti puntate del dorama, che coprono tredici anni della vita dei protagonisti, ostacolati da tutto e da tutti. Ma l'amore vero è destinato a trionfare!
Questa in sintesi è la trama di "Winter Sonata", dorama coreano del 2002: detta così sembra una storia scontata e priva di interesse. Invece gli autori riescono a imbastire una vicenda estremamente avvincente, sfruttando al massimo tutti i luoghi comuni del feuilletton. Le storie d'amore contrastate dalle famiglie, con l'artificio del riconoscimento e simili trucchi erano già popolari ai tempi di Plauto e continuano a funzionare benissimo. "Winter Sonata" non ha paura di sfruttare artifici collaudati come la perdita della memoria, la malattia, il sospetto d'incesto, i misteri sul passato delle famiglie, e non si fa mancare figure irrinunciabili come l'amico d'infanzia, l'amica-rivale e la madre nemica.
Il dorama ha avuto un grande successo di pubblico in Corea, tanto che i due attori protagonisti (Bae Yong-joon e Choi Ji-woo) sono diventati delle star; inoltre, il dorama è stato trasposto anche in serie anime nel 2009, doppiato sempre da Bae Yong-joon e Choi Ji-woo. Il legame tra dorama e anime è così stretto che il finale del dorama si vede soltanto nell'anime: negli ultimi minuti dell'ultimo episodio i disegni cedono il passo agli attori in carne ed ossa, che concludono così degnamente la vicenda. Perché va ammesso che l'ultima puntata del dorama è troncata, si sente che manca qualcosa: la cosa giusta da fare è quella che abbiamo fatto noi (io e mia moglie), ovvero vedere l'ultima puntata dell'anime immediatamente dopo l'ultima puntata del dorama.
Personalmente non sono molto esperto di dorama coreani ("Winter Sonata" è il primo che vedo); tuttavia sono esperto di manga e anime giapponesi anni sessanta, e ho letto almeno un manhwa coreano di argomento sentimentale ("Sad Love Story"), quindi avevo già un'idea chiara di cosa aspettarmi: un melodrammone strappalacrime con sentimenti esasperati al massimo. Ed è esattamente quello che ho trovato, quindi ne sono rimasto assai soddisfatto. Vedere uomini adulti che piangono come fontane e si fanno morire di fame per amore, e vedere una protagonista femminile più santa di un angelo che produce più lacrime di un fiume in piena dà grande soddisfazione, se si prendono le cose con distacco e un certo senso dell'ironia.
È anche interessantissimo osservare lo spaccato della società coreana che ci viene fornito: un sistema scolastico basato sulle punizioni corporali e l'umiliazione degli studenti (lo stesso che si vedeva negli anime giapponesi degli anni sessanta, ai tempi di Mimì Ayuhara), un forte senso della famiglia basata sul rispetto dei genitori, la totale assenza di ogni volgarità (della serie "niente sesso, siamo coreani": in venti puntate si vedranno sì e no due castissimi baci).
Va detto che la prima metà dell'opera è più interessante; dopo la decima puntata perde mordente, si ripetono situazioni già viste, si ha la forte sensazione che si voglia allungare il brodo; ma il dorama si riscatta nel finale, impresa non facile, perché non sarebbe accettabile un lieto fine hollywoodiano in un'opera che è tristissima per la maggior parte delle puntate. D'altro canto, non sarebbe accettabile un finale con la separazione dei protagonisti, visto che tutto il dorama si fonda sull'inevitabilità del loro amore voluto dal destino. Il finale scelto mi ha soddisfatto e non è cosa da poco. Non lo rivelo per lasciarvi la soddisfazione di scoprirlo da soli; mi limito ad arrotondare il mio voto da 8,5 a 9. Consigliato a chi sa cosa aspettarsi dal genere.
Questa in sintesi è la trama di "Winter Sonata", dorama coreano del 2002: detta così sembra una storia scontata e priva di interesse. Invece gli autori riescono a imbastire una vicenda estremamente avvincente, sfruttando al massimo tutti i luoghi comuni del feuilletton. Le storie d'amore contrastate dalle famiglie, con l'artificio del riconoscimento e simili trucchi erano già popolari ai tempi di Plauto e continuano a funzionare benissimo. "Winter Sonata" non ha paura di sfruttare artifici collaudati come la perdita della memoria, la malattia, il sospetto d'incesto, i misteri sul passato delle famiglie, e non si fa mancare figure irrinunciabili come l'amico d'infanzia, l'amica-rivale e la madre nemica.
Il dorama ha avuto un grande successo di pubblico in Corea, tanto che i due attori protagonisti (Bae Yong-joon e Choi Ji-woo) sono diventati delle star; inoltre, il dorama è stato trasposto anche in serie anime nel 2009, doppiato sempre da Bae Yong-joon e Choi Ji-woo. Il legame tra dorama e anime è così stretto che il finale del dorama si vede soltanto nell'anime: negli ultimi minuti dell'ultimo episodio i disegni cedono il passo agli attori in carne ed ossa, che concludono così degnamente la vicenda. Perché va ammesso che l'ultima puntata del dorama è troncata, si sente che manca qualcosa: la cosa giusta da fare è quella che abbiamo fatto noi (io e mia moglie), ovvero vedere l'ultima puntata dell'anime immediatamente dopo l'ultima puntata del dorama.
Personalmente non sono molto esperto di dorama coreani ("Winter Sonata" è il primo che vedo); tuttavia sono esperto di manga e anime giapponesi anni sessanta, e ho letto almeno un manhwa coreano di argomento sentimentale ("Sad Love Story"), quindi avevo già un'idea chiara di cosa aspettarmi: un melodrammone strappalacrime con sentimenti esasperati al massimo. Ed è esattamente quello che ho trovato, quindi ne sono rimasto assai soddisfatto. Vedere uomini adulti che piangono come fontane e si fanno morire di fame per amore, e vedere una protagonista femminile più santa di un angelo che produce più lacrime di un fiume in piena dà grande soddisfazione, se si prendono le cose con distacco e un certo senso dell'ironia.
È anche interessantissimo osservare lo spaccato della società coreana che ci viene fornito: un sistema scolastico basato sulle punizioni corporali e l'umiliazione degli studenti (lo stesso che si vedeva negli anime giapponesi degli anni sessanta, ai tempi di Mimì Ayuhara), un forte senso della famiglia basata sul rispetto dei genitori, la totale assenza di ogni volgarità (della serie "niente sesso, siamo coreani": in venti puntate si vedranno sì e no due castissimi baci).
Va detto che la prima metà dell'opera è più interessante; dopo la decima puntata perde mordente, si ripetono situazioni già viste, si ha la forte sensazione che si voglia allungare il brodo; ma il dorama si riscatta nel finale, impresa non facile, perché non sarebbe accettabile un lieto fine hollywoodiano in un'opera che è tristissima per la maggior parte delle puntate. D'altro canto, non sarebbe accettabile un finale con la separazione dei protagonisti, visto che tutto il dorama si fonda sull'inevitabilità del loro amore voluto dal destino. Il finale scelto mi ha soddisfatto e non è cosa da poco. Non lo rivelo per lasciarvi la soddisfazione di scoprirlo da soli; mi limito ad arrotondare il mio voto da 8,5 a 9. Consigliato a chi sa cosa aspettarsi dal genere.