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"Valvrave the Liberator", recente anime della primavera 2013, a una prima occhiata pare un mecha relativamente interessante, con robottoni dal design accattivante e un cast variegato. Purtroppo, le potenzialità della serie sono state gettate alle ortiche con sapiente maestria da scelte sbagliate e elementi di cattivo gusto. Nel recensirlo, tenterò di essere il più generica possibile e di evitare spoiler.

In un mondo in cui la maggior parte degli uomini vive sulle colonie spaziali, la Terra è divisa in tre grandi nazioni: Dorssia, un impero militare, ARUS, una nazione dall'enorme potenza economica, e infine la neutrale JIOR. I nostri protagonisti appartengono a una colonia spaziale di JIOR, e sono normali studenti di una scuola superiore. Il nostro protagonista, Haruto, è un ragazzino senza grande carisma che è segretamente innamorato di Shoko, una sua energica compagna di classe. L'idillio della scuola è rotto da Dorssia, che decide di attaccare le colonie, infiltrando anche alcuni soldati che si mascherano da studenti, consci che la colonia di JIOR nasconde un segreto. L'attacco di Dorssia apparentemente uccide l'amore adolescenziale di Haruto, che, preso dalla disperazione, per caso sale su una misteriosa macchina da guerra, il Valvrave, che gli chiede di "rinunciare ad essere un essere umano". Haruto accetta senza pensarci troppo e diventa un utilizzatore abilitato di tale macchina, con cui sconfigge i Dorssiani che si ritirano. Da qui comincia la lotta di Haruto per la difesa della sua colonia.

La trama e la realizzazione di "Valvrave the Liberator" peccano già dal primo episodio. Le reazioni dei personaggi sono spesso forzate e mancano di pathos: non ho visto disperazione vera in Haruto, che cerca di attivare il Valvrave per vendicare la morte di Shoko, né vera meditazione su ciò che il suo utilizzo comporta. Ogni shock viene dimenticato in fretta e furia. Le scelte prese dai personaggi della serie, fatte passare per vincenti e sagaci, sono spesso sciocche e facilmente distruggibili da un avversario serio. Di questo però i nostri non dovranno preoccuparsi, perché i nemici, sulla carta tanto potenti e addestrati, saranno altrettanto sciocchi e ingenui. La serie alterna momenti fin troppo allegri, con tanto di canzoncina jpop imbarazzante in un episodio per far capire al mondo quanto sulla colonia si stia bene, a momenti che dovrebbero essere drammatici e toccanti ma che lasciano freddi. La trama è gestita male: si impiega troppo tempo a gettare le basi, per poi accelerare bruscamente. I combattimenti sono passabili, ma abbastanza scontati e con poco spirito epico. I temi trattati vogliono sembrare maturi, ma sono per lo più buttati lì a caso. In uno degli ultimi episodi, un tema molto difficile e spinoso viene lanciato in faccia allo spettatore, ma le conseguenze sono trattate in modo blando e quasi vergognoso, desensibilizzando la cosa.
Vari spunti lanciati nella trama di "Valvrave the Liberator" hanno potenzialità: sono solitamente lanciati alla fine di un episodio... per venir dimenticati quasi subito in quello successivo, oppure gestiti in modo pessimo.

I personaggi sono per lo più macchiette. Haruto è un protagonista con poca spina dorsale e poco cervello, che si sconvolge per poi dimenticarsene dieci minuti dopo. Le sue reazioni mancano di pathos, sempre. Viene trascinato dagli eventi ed è in balia degli altri personaggi attorno a lui e non sembra davvero aver coscienza di ciò che pilotare il Valvrave ha comportato. Azioni molto scioccanti lasciano un segno solo per qualche minuto, poi Haruto è tranquillo e pacifico come prima.
Saki, secondo pilota dei Valvrave, è un personaggio che non viene ben approfondito. Dovrebbe avere un passato molto tragico, ma non agisce davvero come una persona che ha subito ciò che Saki dice di aver provato. Si è cercato di dargli un minimo di introspezione, fallendo miseramente, e tentativi estremi di darle spessore sono risultati solo in una scena di cattivissimo gusto, a cui reagisce in modo veramente troppo tranquillo.
Shoko, l'amore di Haruto, è un personaggio poco credibile. Le sue scelte, apparentemente vincenti e geniali, sono idiozie. La presentano come una ragazza carismatica, ma è solo un fluire di buonismo e sciocchezze che però fa presa sugli studenti della scuola, probabilmente più scemi di lei. Dovrebbe essere il personaggio "buono" e "positivo" della serie, in contrasto con i piloti "maledetti" dal Valvrave, ma ai miei occhi è apparsa solo come una macchietta buonista che convince gli altri con scelte smielate e insensate e, quando è ora di agire davvero, non sa cosa fare.
Il terzo pilota dei Valvrave è dimenticabile, nulla di più. Agisce di impulso, non pensa alle cose, è l'emblema della stupidità fatta persona. Dovrebbe essere l'elemento comico del gruppetto, ma io non l'ho trovato divertente. Il quarto pilota è il personaggio forse più sensato di tutti, l'unico che ha reazioni che hanno senso, che si dispera davvero e che ha un minimo di pathos, ma annega purtroppo nel marasma di sciocchezze che lo circondano. Il quinto viene rivelato troppo tardi per dare giudizi, ma le premesse sanno di macchietta stereotipata tanto quanto gli altri.
Infine vi è L-Elf. L-Elf è la definizione vivente di "Gary Stu". Fortissimo, intelligentissimo, quasi un profeta, perché tutto ciò che prevede si avvera in ogni dettaglio, praticamente un "one man army" in grado di sconfiggere da solo soldati addestrati molto più vecchi di lui. Come da copione, ha un passato tragico e un fine ultimo nobile. Dovrebbe essere l'antieroe della serie, ma risulta troppo perfetto, senza un difetto, neppure minimo. Ah, dimenticavo, è pure fisicamente molto bello. Paradossalmente, nonostante sia fastidioso, ho trovato che fosse il più sopportabile dell'intero cast. Almeno ha idee sensate.
I nemici, i potenti Dorssiani, nazione di soldati addestrati, non riescono a vincere contro un branco di studenti su una colonia alla deriva nello spazio. La loro elite è rappresentata da quattro mocciosi volubili e scalmanati comandati da un belloccio orbo che nasconde qualcosa, ma per come è organizzata la serie, suscita poco interesse.
I comprimari sono per lo più gli studenti della scuola, di cui ho già detto cosa penso, e due professori: una decerebrata che è più infantile anche dei suoi allievi e un professore di fisica che nasconde qualcosa e resta in disparte, senza contribuire a nulla.
La serie non si conclude, in attesa della seconda stagione. Alla luce di essa, posso dire che la trama di questa prima parte poteva benissimo essere condensata nella metà degli episodi, ma è stata invece allungata e mal gestita.

Tecnicamente, invece, non posso lamentarmi: il character design è gradevole, le animazioni molto buone, opening ed ending di impatto, mecha design abbastanza curato. La colonna sonora è funzionale e abbastanza gradevole, anche se non memorabile. La qualità tecnica è l'unico pregio che ho trovato in "Valvrave the Liberator".

In definitiva, "Valvrave the Liberator" è l'ennesimo anime con buone potenzialità, sprecate e gettate alle ortiche. Non ha pathos, non ha personaggi carismatici, non ha una storia credibile. Essendo un anime di fantascienza, non tutto può essere estremamente realistico, ma qui si va oltre, lanciando davanti allo spettatore una serie di idiozie una più vergognosa dell'altra. Do all'anime un 3 netto, solo perché tecnicamente vale. Ci sarà una seconda stagione, che dovrebbe dare completezza alla trama. La guarderò? Senz'altro, perché a questo punto sono in ballo e voglio vedere se in dodici episodi riusciranno a ribaltare il disastro che hanno combinato con questi primi dodici episodi, o se continueranno a scendere sempre peggio.