Recensione
009 Re:Cyborg
7.0/10
L'opera ideata dallo stacanovista del mondo dei manga Shotaro Ishinomori ha sempre avuto una anima duale: da una parte, grazie alla presenza di cyborg, si cerca di far emergere le peculiarità dell'uomo, dall'altra si affronta il rischio di una scienza libera da ogni controllo, asservita a interessi sempre più di parte.
E' quindi un campo di gioco interessante per chi non si ferma soltanto all'estetica del prodotto, ed ecco che uno degli ideatori delle saghe di "Ghost in the Shell", gli Stand alone, Kenji Kamiyama, ha provato a costruire una storia che sapesse offrire un buon legame con la tradizione dei cyborg, ma al contempo producesse un qualcosa di diverso e più consono ai tempi nostri.
Ci è riuscito? Ni.
In verità, il problema più grosso si trova proprio nell'idea del film, che sicuramente è grandiosa e affascinante, e ricorda per molti versi le speculazioni di Stephenson in "Snow Crash", ma risulta essere un vero buco nell'acqua, nel senso che il regista non ha intenzione in alcun modo di affrontarne le conseguenze, producendo unicamente una scena action inutilmente drammatica, risultato per altro di una certa approssimazione.
Le speculazioni, lasciando il posto a un compiacente misticismo, fanno perdere di qualità al film, rendendo quindi degno di nota unicamente il compartimento grafico, peraltro di elevata fattura - il film è girato con una notevole quantità di CGI -, e una buona caratterizzazione dei personaggi (soprattutto la coppia Francoise - Joe).
Trama: ogni grattacielo e torre sulla Terra viene continuamente attaccato e distrutto; la Fondazione Gilmore decide così di muoversi per vedere chi è il fautore di simili tragedie. Dopo aver scoperto un legame tra la NSA americana e una plutocrazia israeliana, tutto viene buttato a mare, quando, in realtà, tutte le azioni sono coordinate da una fantomatica "voce" che sentirebbero i kamikaze, una "voce" che augurerebbe una evoluzione della razza umana. Anche Joe Shimamura, ritornato in pieno potere della sua memoria, aveva sentito questa voce e pianificato un attacco terroristico. Partendo dalla sua esperienza si cercherà di qualificare e quantificare il potentissimo nemico.
E' quindi un campo di gioco interessante per chi non si ferma soltanto all'estetica del prodotto, ed ecco che uno degli ideatori delle saghe di "Ghost in the Shell", gli Stand alone, Kenji Kamiyama, ha provato a costruire una storia che sapesse offrire un buon legame con la tradizione dei cyborg, ma al contempo producesse un qualcosa di diverso e più consono ai tempi nostri.
Ci è riuscito? Ni.
In verità, il problema più grosso si trova proprio nell'idea del film, che sicuramente è grandiosa e affascinante, e ricorda per molti versi le speculazioni di Stephenson in "Snow Crash", ma risulta essere un vero buco nell'acqua, nel senso che il regista non ha intenzione in alcun modo di affrontarne le conseguenze, producendo unicamente una scena action inutilmente drammatica, risultato per altro di una certa approssimazione.
Le speculazioni, lasciando il posto a un compiacente misticismo, fanno perdere di qualità al film, rendendo quindi degno di nota unicamente il compartimento grafico, peraltro di elevata fattura - il film è girato con una notevole quantità di CGI -, e una buona caratterizzazione dei personaggi (soprattutto la coppia Francoise - Joe).
Trama: ogni grattacielo e torre sulla Terra viene continuamente attaccato e distrutto; la Fondazione Gilmore decide così di muoversi per vedere chi è il fautore di simili tragedie. Dopo aver scoperto un legame tra la NSA americana e una plutocrazia israeliana, tutto viene buttato a mare, quando, in realtà, tutte le azioni sono coordinate da una fantomatica "voce" che sentirebbero i kamikaze, una "voce" che augurerebbe una evoluzione della razza umana. Anche Joe Shimamura, ritornato in pieno potere della sua memoria, aveva sentito questa voce e pianificato un attacco terroristico. Partendo dalla sua esperienza si cercherà di qualificare e quantificare il potentissimo nemico.