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<b>Contiene spoiler!</b>
Un bombardamento mediatico tale da farvi sentire quasi in colpa per non averlo ancora visto. Il 2013 ha eletto il suo protagonista assoluto dell'animazione giapponese: "L'attacco dei giganti". Enorme il successo anche sul fronte cartaceo date le milioni di copie vendute per il manga da cui è tratta l'opera. La mia domanda ora è questa: l'attacco dei giganti è quello che tutti aspettavano da tempo, la freschezza che ha riscattato un po' il panorama degli anime che, a mio avviso, da tempo propone titoli dalla trame improbabile o trite e ritrite. Una mia idea ce l'ho, ma procediamo passo per passo.
L'attacco dei giganti (AG) si presenta come uno shonen, farcito di sano splatter, su uno sfondo decisamente militaresco. La trama ha la grande capacità di mantenere alta l'attenzione nello spettatore praticamente sempre, in un crescendo di suspance. Non si sa quasi nulla di questi giganti che hanno messo a rischio estinzione il genere umano, gli episodi si articolano, dunque, in modo da indurre lo spettatore a desiderare un maggior numero di informazioni su questi mostri. Questo desiderio nasce probabilmente dall'empatia che si crea coi protagonisti, afflitti dalla più totale disperazione e afflizione poiché costretti a (sopra)vivere all'interno di mura altissime e "invalicabili", un po' come topi in gabbia. É, dunque, fondamentale sapere chi è il nemico per poterlo battere ed essere finalmente liberi. Se questo è un messaggio che si vuole trasmettere, onestamente ne sono alquanto preoccupato. Se lo traslassimo nella realtà risulterebbe più o meno così: chi non conosco o non capisco è una minaccia, un nemico da eliminare per tutelare la mia sicurezza e garantirmi la libertà di fare (quello che voglio). A me ricorda un po' le agghiaccianti politiche totalitaristiche del 900, non credete? Sembra che ci sia qualche spunto preso dal comunismo sovietico e dal clima della Berlino degli anni del muro.
L'attenzione non si mantiene soltanto mettendo su una storia intrisa di misteri, ma anche dando spettacolo con azione e animazione da capogiro, letteralmente. Rientrando nei canoni dello shonen, il minimo richiesto è proprio l'azione che non manca mai: le lotte per la sopravvivenza contro i giganti sono decisamente coinvolgenti, non solo per la loro crudezza, ma soprattutto per le animazioni. Lo stratagemma utilizzato è il sistema di manovra tridimensionale a disposizione dei militari, il quale permette loro di agganciarsi tramite cavi a piante, edifici, mura e muoversi, appunto, nelle tre dimensioni grazie a gas propellente. La dinamicità dei movimenti è resa perfettamente ed è uno dei grandi pregi di questo anime, anche se a volte, ammetto, ho fatto fatica a seguirla. La storia è intercalata di battaglie senza pietà e con un ingente numero di vittime. Forse, ciò che colpisce maggiormente di AG è proprio la storia cruenta, da brividi talvolta.
L'autore non ha voluto trattenersi su questo fronte, lasciando affezionare gli spettatori a vari personaggi per poi eliminarmi nel modo più brutale: calpestasti, spremuti, spezzati come grissini, tranciati oppure lanciati contro mura, alberi dal risultato simile a quello che si otterrebbe schiacciando una mosca con la paletta. Il tutto senza alcuna pietà, non importa chi sia la vittima dell'attacco: bambini, donne, vecchi, nella più verosimigliante rappresentazione di una qualsivoglia guerra. A prima vista sembra quasi che il valore della vita umana sfugga di vista, ma non è proprio così. Si ha, infatti, una visione, direi, piuttosto giapponese del sacrificio: decine, centinaia, addirittura migliaia di persone sacrificate per un bene superiore, sia esso una nuova scoperta sui titani o la sopravvivenza stessa della specie. Un corpo abbandonato alla mercé dei giganti non potrà essere pianto dai propri cari e che verrà presto dimenticato, ma non sarà uno spreco se consentirà il successo (come no!) della missione, non importa se quel corpo era poco prima il tuo migliore amico o la tua famiglia. La cosa paradossale di questo anime è il come questi mostri sono rappresentati per renderli orribili, terrificanti. I vari personaggi rientrano negli stereotipi tipici dell'animazione giapponese, tutti belli, muscolosi e abilissimi, mentre i giganti sono disegnati come siamo noi per davvero! Hanno i denti definiti, nasi brutti, occhi vuoti, teste grandi con capelli osceni, corpi goffi e grassi. Fateci caso, sono persone comune che vediamo tutti i giorni! Della semplice ironia?

Fin qua tutto bene, bella grafica, ottima colonna sonora, storia avvincente, ma a me è sembrato di rivedere Full metal alchemist! Il protagonista, Eren Jaeger, è praticamente il clone di Edward Elric: stessa volontà di ferro, capirai quanti sono i protagonisti di anime che rispecchiano questa caratteristica, sì, ma quanti hanno perso entrambi la madre, si arruolano nell'esercito per motivi d'interesse personale e perdono entrambi un braccio e la gamba sinistra? La similitudine fra FMA e AG non si limita soltanto ai protagonisti ma anche ad altri personaggi, infatti ritroviamo somiglianze sorprendenti fra l'amico d'infanzia di Eren, Armin, e Alphonse Elric; fra il caporale Levi e il colonnello Mustang, copia e incolla direi; addirittura fra Mikasa e Winry Rockbel, entrambe orfane di ambo i genitori ed entrambe allevate da dottori, nel primo caso il padre adottivo nonché padre di Eren, nel secondo i genitori naturali. Per non parlare poi del contesto militare, dove governo e difesa s'intrecciano saldamente e quando ciò accade non si può fare a meno che avere complotti segreti, molto coinvolgenti, ma fin troppo prevedibili. La mia provocazione è stata lanciata, provate voi a vedere a distanza di poco tempo questi due anime e poi mi direte. Insomma, l'innovazione non mi sembra il forte di questo anime. Ultima nota stonata, irritante quasi, è quel mezzo incrocio fra "tecnica del richiamo" e "gear third" che usa Eren per... e qua mi fermo. Chissà da dove arriva questo simbolismo.
Concludo dicendo solo che l'anime è senz'altro godibile e avvincente, ma non disperate se non l'avete ancora visto, nessuno ha il diritto vi accusarsi poiché non è tutta 'sta rivoluzione proposta. Penso che serva ben altro genere di storia per risollevare in qualità il palinsesto proposto annualmente.