Recensione
La Corda d'Oro: Blue Sky
4.0/10
Inutile è l'unico aggettivo che può descrivere questo anime.
Inutile la protagonista, totalmente priva di personalità, abbindolata dal classico 'figaccione' di turno, con il quale instaura dialoghi profondi e forbiti tanto quanto un segnale di divieto di sosta. Inoltre, la scelta nel doppiaggio di una vocina smorta (veramente insopportabile) incide ulteriormente sull'assenza di carattere di Kanade, rendendola indigesta al genere umano femminile con un minimo di dignità.
Inutili i protagonisti, tredici complementi d'arredo esposti ad uso e consumo di scenette talmente stereotipate da risultare ridicole, vedi i consueti sguardi torvi modello tsundere, dichiarazioni d'amore basate sul nulla (della serie "Vuoi da bere? Si, anch'io ti amo") e la canonica gita in piscina per esibire i pettorali da macho-man (questa volta con piacevoli eccezioni).
Inutile la sceneggiatura, che cerca di creare tensione e colpi di scena architettando un concorso dal finale prevedibile, ignorato persino dagli abitanti in loco (metà della sala concerti è praticamente deserta). A movimentare poi la trama (inesistente) gente che spunta magicamente come i funghi dei risotti liofilizzati Knorr, tra i quali i mitici personaggi dell'inimitabile prima serie, oramai adulti. Confesso che mi ha procurato un enorme piacere vedere Tsukimori, Hinata & Co., ma la loro comparsa ha scaturito subito un logico quesito: "Non era meglio completare la "Corda d'Oro" principale (seguendo la dignitosa conclusione del diciassettesimo volume del manga) piuttosto che addentrarsi nello spin-off "Blue Sky" (il cui manga è stato interrotto al primo volume)?"
Si poteva rilanciare il merchandising legato agli otome game in qualsiasi altro modo, evitando così al mondo siparietti tragicomici, dove la musica passa letteralmente in secondo piano, schernita da allucinazioni collettive, tra tormente di neve, fasci luminosi e volte celesti paradisiache.
Il sorgere di un'emozione nell'ascolto di una melodia è individuale, non può essere ricondotto a un fenomeno di massa.
Inutile la protagonista, totalmente priva di personalità, abbindolata dal classico 'figaccione' di turno, con il quale instaura dialoghi profondi e forbiti tanto quanto un segnale di divieto di sosta. Inoltre, la scelta nel doppiaggio di una vocina smorta (veramente insopportabile) incide ulteriormente sull'assenza di carattere di Kanade, rendendola indigesta al genere umano femminile con un minimo di dignità.
Inutili i protagonisti, tredici complementi d'arredo esposti ad uso e consumo di scenette talmente stereotipate da risultare ridicole, vedi i consueti sguardi torvi modello tsundere, dichiarazioni d'amore basate sul nulla (della serie "Vuoi da bere? Si, anch'io ti amo") e la canonica gita in piscina per esibire i pettorali da macho-man (questa volta con piacevoli eccezioni).
Inutile la sceneggiatura, che cerca di creare tensione e colpi di scena architettando un concorso dal finale prevedibile, ignorato persino dagli abitanti in loco (metà della sala concerti è praticamente deserta). A movimentare poi la trama (inesistente) gente che spunta magicamente come i funghi dei risotti liofilizzati Knorr, tra i quali i mitici personaggi dell'inimitabile prima serie, oramai adulti. Confesso che mi ha procurato un enorme piacere vedere Tsukimori, Hinata & Co., ma la loro comparsa ha scaturito subito un logico quesito: "Non era meglio completare la "Corda d'Oro" principale (seguendo la dignitosa conclusione del diciassettesimo volume del manga) piuttosto che addentrarsi nello spin-off "Blue Sky" (il cui manga è stato interrotto al primo volume)?"
Si poteva rilanciare il merchandising legato agli otome game in qualsiasi altro modo, evitando così al mondo siparietti tragicomici, dove la musica passa letteralmente in secondo piano, schernita da allucinazioni collettive, tra tormente di neve, fasci luminosi e volte celesti paradisiache.
Il sorgere di un'emozione nell'ascolto di una melodia è individuale, non può essere ricondotto a un fenomeno di massa.