Recensione
The Seven Deadly Sins
7.0/10
Consigliato? Sì, funziona!
Britannia, regno di Liones. L'ordine pubblico e la salvaguardia dei cittadini sono garantiti dai Paladini, corpo speciale di cavalieri al servizio del Re, dotati dei più disparati poteri e abilità. Dieci anni prima degli eventi attualmente narrati, sette Paladini tentano, senza successo, di ribellarsi, mettendo in scena un vero e proprio colpo di stato e macchiandosi di numerosi omicidi: questi sono conosciuti come i Sette Peccati Capitali. La vicenda sembra però avere qualcosa che non quadra.
Un decennio dopo la principessa Elizabeth, figlia del Re spodestato dagli stessi Paladini per ragioni oscure, intraprende il suo viaggio errante alla ricerca proprio di questi sette cavalieri traditori, che molti danno per dispersi o, al peggio, per morti. L'obiettivo della giovane è quello di porre fine all'operato dei Paladini, che a suo dire, contrariamente all'opinione pubblica, sarebbero il "male assoluto" contro cui scagliarsi. Il suo primo incontro sarà con un oste che a prima vista sembra niente più che un adolescente accompagnato da un maiale parlante. Questa particolare figura nasconde qualcosa? Beh, sì, e anche qualcosa di grosso!
Questo è l'incipit di "The Seven Deadly Sins" (o "Nanatsu no Taizai"), anime tratto dall'omonimo manga battle-shonen dalle tinte fortemente fantasy scritto e illustrato da Nakaba Suzuki e serializzato a partire dall'ottobre 2012. La trasposizione animata è affidata allo studio A-1 Pictures e consta di ventiquattro episodi a cui sono stati aggiunti successivamente due OAV.
Quello che balza all'occhio di questa serie, e permette di distinguerlo dai suoi simili, è l'ambientazione. Lo spettatore sarà catapultato nella Britannia, o attuale Regno Unito che dir si voglia, dell'epoca arturiana (rivisitata, ovviamente), dove la sceneggiatura ricca di figure come cavalieri, fate e demoni ci sta a pennello e dipinge una storia molto coinvolgente e a tratti euforica.
La trama, a partite dal concept iniziale molto interessante, è ben sviluppata. Si percepisce un senso di immersione totale nelle vicende narrate, con misteri e meccaniche di cui verrà gradualmente data una spiegazione attraverso i tanti personaggi o attraverso l'introduzione, che come quella di one-piece-iana memoria cambia e si adatta al progredire degli eventi.
I ventiquattro episodi, in cui tutto è concentrato, hanno il grande pregio di avere dal primo all'ultimo un ritmo molto elevato. Non mancheranno i colpi di scena, qualcuno telefonato e scontato, che nonostante ciò permettono di non annoiarsi (quasi) mai. Molto probabilmente la regia sarebbe potuta essere migliore in alcuni passaggi chiave, ma tutto sommato risulta discreta e non attira particolari critiche.
Buona anche la caratterizzazione dei personaggi principali (tra cui, personalmente però, non ho molto gradito quella di Elizabeth) e di quelli di contorno, che sono veramente tanti.
Quest'ultimo è un aspetto su cui non si può sorvolare. Siamo abituati in tempi recenti a shonen che ci sbattono in faccia migliaia e migliaia di personaggi. Il lavoro fatto per caratterizzarli sia a livello di personalità, appunto, che a livello grafico non è da sottovalutare. Se il risultato poi, come in questo caso, risulta relativamente buono, non si può che riconoscerlo.
Avendo citato il livello grafico, passiamo al comparto tecnico. Ottimo è il chara design.
La riuscita grafica di personaggi e ambienti è molto buona, magari qualche armatura è un po' troppo sproporzionata e spigolosa, tutt'altro che uno spettacolo per gli occhi. Negli episodi finali si nota qualche animazione non troppo fluida. Alcuni fondali sono molto carini, altri molto meno. La computer grafica usata a sprazzi stona un po' nell'insieme. Nel complesso si può fare di meglio, e soprattutto in questi ultimi anni si è visto di meglio.
Menzione di tutto rispetto per opening ed ending, che fanno appieno il loro dovere: molto orecchiabili, restano impresse. Stesso giudizio va attributo alle OST, che contribuiscono a creare un'atmosfera molto immersiva ai fini della narrazione.
Qualche riga va doverosamente riservata a un personaggio specifico, ovvero Hawk-chan, il maialino parlante. Vera spalla comica dell'anime, Hawk è una delle mascotte più riuscite degli ultimi anni e il merito va diviso tra il suo design, adorabile e simpaticissimo, e l'interpretazione che la sua doppiatrice riesce a fornire, veramente ottima.
Argomento molto spinoso per un battle-shonen è legato al bilanciamento delle forze e ai power up.
In questo caso questa tematica è gestita egregiamente e i possibili problemi sono debitamente aggirati. Questo perché non è offerta una esaustiva spiegazione delle dinamiche e delle abilità in gioco: molti power up sono mascherati o comunque vi aleggiano misteri attorno che vengono svelati solo con l'avanzare delle puntate. Il risultato finale non è negativo, anzi il tutto sembra avere un giusto incastro che non fa storcere il naso (o almeno non più di tanto).
Su molte cose ancora si deve far luce, il finale non è un vero e proprio finale e inoltre il manga continua, di conseguenza sembra superfluo aggiungere che ci sarà una seconda stagione.
In definitiva, "The Seven Deadly Sins" è una serie che funziona. Funziona l'ambientazione, funzionano i personaggi, funzionano le musiche, funziona la mascotte. Certamente non è un capolavoro, non apporta particolari innovazioni al genere, però, considerando che si pone come target un pubblico prevalentemente di ragazzi o comunque un pubblico non troppo maturo, risulta una buona produzione da prendere alla leggera e che riesce (alla grande) a intrattenere.
Il tutto, in una visione d'insieme, sembra funzionare, e per questo merita una visione.
Voto: 7 e 1/2
Britannia, regno di Liones. L'ordine pubblico e la salvaguardia dei cittadini sono garantiti dai Paladini, corpo speciale di cavalieri al servizio del Re, dotati dei più disparati poteri e abilità. Dieci anni prima degli eventi attualmente narrati, sette Paladini tentano, senza successo, di ribellarsi, mettendo in scena un vero e proprio colpo di stato e macchiandosi di numerosi omicidi: questi sono conosciuti come i Sette Peccati Capitali. La vicenda sembra però avere qualcosa che non quadra.
Un decennio dopo la principessa Elizabeth, figlia del Re spodestato dagli stessi Paladini per ragioni oscure, intraprende il suo viaggio errante alla ricerca proprio di questi sette cavalieri traditori, che molti danno per dispersi o, al peggio, per morti. L'obiettivo della giovane è quello di porre fine all'operato dei Paladini, che a suo dire, contrariamente all'opinione pubblica, sarebbero il "male assoluto" contro cui scagliarsi. Il suo primo incontro sarà con un oste che a prima vista sembra niente più che un adolescente accompagnato da un maiale parlante. Questa particolare figura nasconde qualcosa? Beh, sì, e anche qualcosa di grosso!
Questo è l'incipit di "The Seven Deadly Sins" (o "Nanatsu no Taizai"), anime tratto dall'omonimo manga battle-shonen dalle tinte fortemente fantasy scritto e illustrato da Nakaba Suzuki e serializzato a partire dall'ottobre 2012. La trasposizione animata è affidata allo studio A-1 Pictures e consta di ventiquattro episodi a cui sono stati aggiunti successivamente due OAV.
Quello che balza all'occhio di questa serie, e permette di distinguerlo dai suoi simili, è l'ambientazione. Lo spettatore sarà catapultato nella Britannia, o attuale Regno Unito che dir si voglia, dell'epoca arturiana (rivisitata, ovviamente), dove la sceneggiatura ricca di figure come cavalieri, fate e demoni ci sta a pennello e dipinge una storia molto coinvolgente e a tratti euforica.
La trama, a partite dal concept iniziale molto interessante, è ben sviluppata. Si percepisce un senso di immersione totale nelle vicende narrate, con misteri e meccaniche di cui verrà gradualmente data una spiegazione attraverso i tanti personaggi o attraverso l'introduzione, che come quella di one-piece-iana memoria cambia e si adatta al progredire degli eventi.
I ventiquattro episodi, in cui tutto è concentrato, hanno il grande pregio di avere dal primo all'ultimo un ritmo molto elevato. Non mancheranno i colpi di scena, qualcuno telefonato e scontato, che nonostante ciò permettono di non annoiarsi (quasi) mai. Molto probabilmente la regia sarebbe potuta essere migliore in alcuni passaggi chiave, ma tutto sommato risulta discreta e non attira particolari critiche.
Buona anche la caratterizzazione dei personaggi principali (tra cui, personalmente però, non ho molto gradito quella di Elizabeth) e di quelli di contorno, che sono veramente tanti.
Quest'ultimo è un aspetto su cui non si può sorvolare. Siamo abituati in tempi recenti a shonen che ci sbattono in faccia migliaia e migliaia di personaggi. Il lavoro fatto per caratterizzarli sia a livello di personalità, appunto, che a livello grafico non è da sottovalutare. Se il risultato poi, come in questo caso, risulta relativamente buono, non si può che riconoscerlo.
Avendo citato il livello grafico, passiamo al comparto tecnico. Ottimo è il chara design.
La riuscita grafica di personaggi e ambienti è molto buona, magari qualche armatura è un po' troppo sproporzionata e spigolosa, tutt'altro che uno spettacolo per gli occhi. Negli episodi finali si nota qualche animazione non troppo fluida. Alcuni fondali sono molto carini, altri molto meno. La computer grafica usata a sprazzi stona un po' nell'insieme. Nel complesso si può fare di meglio, e soprattutto in questi ultimi anni si è visto di meglio.
Menzione di tutto rispetto per opening ed ending, che fanno appieno il loro dovere: molto orecchiabili, restano impresse. Stesso giudizio va attributo alle OST, che contribuiscono a creare un'atmosfera molto immersiva ai fini della narrazione.
Qualche riga va doverosamente riservata a un personaggio specifico, ovvero Hawk-chan, il maialino parlante. Vera spalla comica dell'anime, Hawk è una delle mascotte più riuscite degli ultimi anni e il merito va diviso tra il suo design, adorabile e simpaticissimo, e l'interpretazione che la sua doppiatrice riesce a fornire, veramente ottima.
Argomento molto spinoso per un battle-shonen è legato al bilanciamento delle forze e ai power up.
In questo caso questa tematica è gestita egregiamente e i possibili problemi sono debitamente aggirati. Questo perché non è offerta una esaustiva spiegazione delle dinamiche e delle abilità in gioco: molti power up sono mascherati o comunque vi aleggiano misteri attorno che vengono svelati solo con l'avanzare delle puntate. Il risultato finale non è negativo, anzi il tutto sembra avere un giusto incastro che non fa storcere il naso (o almeno non più di tanto).
Su molte cose ancora si deve far luce, il finale non è un vero e proprio finale e inoltre il manga continua, di conseguenza sembra superfluo aggiungere che ci sarà una seconda stagione.
In definitiva, "The Seven Deadly Sins" è una serie che funziona. Funziona l'ambientazione, funzionano i personaggi, funzionano le musiche, funziona la mascotte. Certamente non è un capolavoro, non apporta particolari innovazioni al genere, però, considerando che si pone come target un pubblico prevalentemente di ragazzi o comunque un pubblico non troppo maturo, risulta una buona produzione da prendere alla leggera e che riesce (alla grande) a intrattenere.
Il tutto, in una visione d'insieme, sembra funzionare, e per questo merita una visione.
Voto: 7 e 1/2