Recensione
"Voglio essere indipendente e andare avanti con la mia vita. Se riesco a essere così positiva, è perché ho pianto tanto. Ho pianto un litro di lacrime."
1 Litre of Tears (Ichi Ritoru no Namida) è la storia di Aya, una quindicenne affetta da Atassia spinocerebellare, un disturbo neurodegenerativo che porta gradualmente al deterioramento dei neuroni e conseguentemente a problemi deambulatori, dell'uso degli arti e delle capacità di linguaggio.
Ispirato ai diari di Aya Kito, il film racconta la storia di una ragazza che nel fiore degli anni scopre di soffrire di una malattia che, molto probabilmente, non le permetterà di vivere a lungo. Venuta a conoscenza del problema, Aya affronta la cosa in maniera abbastanza positiva, trovando nelle piccole cose il coraggio di andare avanti e affrontare un percorso di terapia che, a detta dei medici, potrebbe aiutarla a migliorare le sue condizioni di vita. Aya ci crede, sorride e guardando il mare, fa una preghiera:
"Dio, ti prego, sono ancora giovane e ho ancora tanti sogni da realizzare."
La positività però, inizia a scemare con il progressivo avanzamento della malattia, la quale pone Aya di fronte a innumerevoli ostacoli. Anche frequentare le lezioni diventa complicato, poiché il semplice salire le scale che portano in classe rappresenta una sfida quasi insormontabile. Fortunatamente, Aya trova un'amica, Sachiko, che si prende cura di lei assieme alla signora del negozio di dolciumi sito accanto alla scuola. La ragazza si fa forza e continua con coraggio a dividersi tra le lezioni e la terapia in ospedale, fin quando non sono i dirigenti della stessa scuola a consigliare ai genitori di Aya di portarla in una struttura specializzata che possa darle il giusto sostegno. Salutando i vecchi amici tra le lacrime, inizia una nuova vita in un centro specializzato, assieme a tante altre ragazze che soffrono di disturbi simili ai suoi. In quel luogo Aya continuerà a combattere, ad amare, piangere e sperare.
S'intuisce già dal titolo che 1 Litre of Tears non sarà una visione allegra e spensierata, difatti, il film racconta in modo crudo e reale il percorso di una malattia che pare non lasciare via di scampo, ma allo stesso tempo mette in mostra la forza di Aya e tutto l'impegno profuso per contrastarla, per cercare di riprendere in mano la propria vita e realizzare i propri sogni. Aya non è sola nella sua malattia, poiché una disgrazia del genere tocca nel profondo sia la sua famiglia sia le persone che le stanno accanto; alcune di queste ben disposte ad aiutarla, altre che preferiscono non farsi coinvolgere da qualcosa di così terribile, la scuola in primis, che nascondendosi dietro la maschera dell'ipocrisia, pare volersi liberare da un gravoso fardello.
Alcune critiche a questo film (e al rispettivo drama) lo ritengono creato appositamente per commuovere gli spettatori in modo facile e veloce; a parer mio però, non c'è nulla di forzato nel mostrare qualcosa che esiste nella vita reale e coinvolge tante persone in tutto il mondo. Non è forzato parlare del menefreghismo altrui o della paura di approcciarsi a persone che vivono così difficile, non è forzato mostrare la voglia di vivere di Aya, la sua resilienza a fronte di un destino già scritto. Chi ha avuto a che fare, anche in modo indiretto con questa malattia (ma anche con altre altrettanto terribili), sa che non c'è nulla di falso in quello che 1 Litre of Tears mostra, anzi, il film è una vera e propria lezione di vita.
Con un'interpretazione magistrale, Asae Oonishi mette in scena il dramma di Aya trasmettendo allo spettatore quasi il dolore fisico della ragazza, i suoi movimenti pesanti, l'incapacità di parlare e la disperazione mista a una speranza sempre più fievole. Sembra di poter sentire il suo dolore, e con lei si piange davvero un litro di lacrime, forse anche di più.
Per molti potrebbe non essere facile guardare questo film ma la visione vale lo sforzo, perché la storia di Aya non rende semplicemente consapevoli della fortuna di avere un corpo sano, 1 Litre of Tears ci racconta la forza degli esseri umani, la loro capacità di reagire e continuare a voler vivere anche quando non sembrano esserci spiragli di luce. Una forza, questa, di cui spesso non si è consapevoli, ma che sicuramente è insita in tutti coloro che vogliono continuare a vivere nonostante tutto, fino in fondo, fino all'ultimo respiro. Così come Aya ci ha insegnato.