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Mediocre, veramente mediocre. Sono arrivata fino in fondo solo perché ho potuto scroccare i volumi che mi mancavano, altrimenti avrei tranquillamente lasciato le cose a metà senza alcun rimpianto, con tanti saluti ad Haru e compagnia bella.
Rave viene definito da molti “infantile” e consigliato soltanto a chi si avvicina per la prima volta al mondo dei manga; io lo giudico semplicemente “fatto male” e non penso sia il caso di suggerirlo proprio a nessuno.
Vi serve un punto di riferimento verso il basso per valutare gli shonen d’azione/avventura? Volete un perfetto esempio di serie inutile, piena di luoghi comuni e buona solo a far lievitare il numero dei manga di cui si poteva fare a meno? Ecco, in questi casi (e in questi soltanto!) avete trovato ciò che fa per voi.

I difetti sono talmente tanti e talmente evidenti che non saprei da dove cominciare… ma forse potremmo partire celebrando degnamente l’abilità dell’autore nella sceneggiatura!
Non mi pare necessario far notare come questo manga sia basato in gran parte sul già visto, basta avere occhi e cervello per poterlo constatare, comunque, per quanto mi riguarda, la mancanza di innovazione non è un difetto imperdonabile; molte storie riescono ad essere simpatiche e divertenti pur non essendo per nulla originali, mentre capita di trovare idee nuove ed interessanti rovinate da un loro cattivo utilizzo. Insomma, il più delle volte è la sceneggiatura a decretare o meno la riuscita di un’opera.
Il guaio è che Mashima non solo ha poche idee, ma è anche totalmente incapace di gestirle decentemente, e poco m’importa che questo sia il suo manga di debutto, perché altri (e non serve tirare in ballo Oda, basta un Masashi Kishimoto) alla prima opera importante hanno saputo fare ben di meglio.

La prima saga è semplicemente imbarazzante, da due secco.
Prevedibilità alle stelle, banalità a go go, incapacità di creare pathos, aspettative o di costruire un colpo di scena che sia tale; è sufficiente un accenno ad una qualsiasi situazione e puoi già capire perfettamente dove si andrà a parare, basta solo immaginare lo sviluppo più insulso e stereotipato possibile. Inoltre - non so se sia un tentativo di dare ritmo alla storia o una compensazione della scarsa qualità con la quantità degli avvenimenti - la narrazione risulta fin troppo veloce, incapace di dare il giusto peso agli eventi e di qualsivoglia genere di approfondimento, al punto che, in alcuni casi, il lettore ci metterà un po’ a capire se si trova in un momento topico o nel bel mezzo di una delle tante subquest allunga-brodo - vedi l’immancabile processo di distruzione del mondo, che qui inizia e si arresta nel giro di un capitolo come fosse robetta da niente.

Nemmeno la tanto decantata grafica a mio parere si salva: scialba e anonima, copia un po’ da One Piece, un po’ da Final Fantasy e un po’ da Toriyama (certi tizi sembrano usciti direttamente da Dragon Ball!), ma senza mai mostrare una sua personalità.
L’impressione generale dopo i primi 9 volumi è quella di un compito svolto controvoglia da uno studente che non nutre alcun interesse verso l’argomento in questione, con la piccola differenza che lo studente è obbligato a fare i suoi compiti, mentre non mi risulta che Mashima sia costretto da chicchessia a lavorare come mangaka.

Dalla seconda saga in poi bisogna ammettere che la situazione migliora e si riscontrano piccoli passi avanti sotto diversi aspetti: l’intreccio risulta un pochino più elaborato grazie alla presenza contemporanea di svariati gruppi di nemici, si aprono alcune sottotrame, c’è una maggior varietà nelle ambientazioni e la narrazione rallenta un po’ (non troppo; questo rimarrà un punto dolente fino alla fine. Soprattutto alla fine!); in ogni caso si tratta di miglioramenti infinitesimali, che è possibile notare solo perché la saga iniziale era davvero di infimo livello.
In pratica, Mashima fa quel tanto che basta per portare il voto da due (= manga talmente osceno da lasciare allibiti) a quattro (= manga “semplicemente” brutto), per il resto sono sempre le pecche a caratterizzare questa storia: la solita prevedibilità degli sviluppi; personaggi di cui non si comprende l’utilità ed altri liquidati fin troppo in fretta; nemici che hanno il solo scopo di esaltare coprotagonisti altrimenti inutili; finte morti che tentano pateticamente di strappare qualche lacrima (ce n’è uno che va avanti a tecniche suicide e non crepa mai!); scontri davvero poco ispirati e troppo simili tra loro, in cui i cattivoni passano l’80% del tempo a tirarsela e a spiegare nei dettagli il loro potere e il restante 20% a stupirsi davanti alla forza della speranza & dell’amicizia.
Già, la forza della speranza & dell’amicizia… raramente è riuscita ad essere così devastante! Ai protagonisti di questo manga basterà infatti sparare frasi retoriche con un'espressione seria in volto per riuscire a mandare nel panico gli avversari, camminare con le ossa rotte, redimere i malvagi, conquistare la totale e incondizionata fiducia di tutti i presenti nel raggio di 100 metri… un potere divino, insomma! E io che mi lamento delle occasionali sparate buoniste di Naruto Uzumaki!
Tutti questi difetti saranno presenti, elevati alla seconda, anche e soprattutto nella pessima parte finale, durante la quale, per la nostra gioia, tornerà a trovarci pure la narrazione-flash. Vi dico solo questo: nel penultimo volume non è ancora iniziata la battaglia tra Haru e il boss finale, a metà dell’ultimo è tutto finito.

Se storia e sceneggiatura lasciano alquanto a desiderare, nemmeno la caratterizzazione dei personaggi si dimostra in grado di alzare il livello complessivo dell’opera.
Haru è la summa di tutto ciò che odio in un protagonista: l’eroe prescelto senza macchia e senza paura, che sempre vince e sempre ha ragione, la cui attività preferita è ammorbare chiunque gli si pari davanti con insopportabili predicozzi. Chissà perché, nei manga di questo genere, l’essere un irritante sputasentenze non viene mai considerato un difetto!
Elie è un tale concentrato di stereotipi da far rabbrividire: bella smemorata alla ricerca del proprio passato + custode di un potere devastante e per questo inseguita da tutti + oggetto dei desideri sia dell’eroe che del nemico principale + tipica incapace da shonen che combatte esclusivamente in scontri umoristici e per il resto buona solo a urlare il nome del protagonista, esibire le sue grazie, frignare e farsi rapire.
Per quanto riguarda Musica… suvvia, lo si potrebbe eliminare dalla storia e nessuno se ne accorgerebbe! Mashima gli deve pure inventare delle sottotrame su misura per farlo sembrare utile!
Provvede a completare il party una vasta gamma di pokemon, ex cattivi e gente raccattata qua e là, ma non mi sembra il caso di descriverli, un po’ perché sarebbe spoileroso anche solo fare i nomi, un po’ perché, come ho già detto, sono così indispensabili da necessitare di scontri contro sottonemici-comparsa per potersi mettere in mostra. D’altronde, in un manga in cui uno come Musica è il terzo personaggio per importanza, non si può dare addosso ai coprotagonisti secondari per la loro inutilità…
Una nota di demerito anche per gli antagonisti principali: dopo aver passato il tempo a spiegarci quanto sono malvagi, a illustrarci quanto siano oscuri i loro scopi (voi siete riusciti a leggere tutti gli sproloqui di Doryu? Io no!), dopo essersi dedicati a una serie di bastardate in perfetto stile “cattivo di serie B” (tipo malmenare i sottoposti incompetenti), ecco che, in seguito ad un breve scontro (durata media: 3 capitoli, bla bla bla inclusi), si sciolgono in lacrime, rievocano i loro traumi e si fanno sopraffare dalla forza della speranza & dell’amicizia. In parole povere: non possiamo nemmeno prenderci la soddisfazione di tifare per i cattivi!

In questo mare di mediocrità, l’unico aspetto che, effettivamente, migliora fino a superare la sufficienza è la qualità del disegno, il quale, pur rimanendo sempre un mix di scopiazzature di altri autori e altri stili, diventa sempre più gradevole e particolareggiato, soprattutto nella rappresentazione dei personaggi femminili. E infatti, non appena si rende conto di avere talento nel disegnare le ragazze Mashima aumenta vertiginosamente la quantità di fanservice, non credo sia possibile trovare 20 pagine consecutive senza almeno un’inquadratura strategica!

Altri pregi? … no, basta così!
In definitiva: brutto, che altro dire? Un’opera priva di originalità e spessore, della capacità di divertire o coinvolgere, ma soprattutto di un autore che, in mancanza di talento, abbia almeno il buon gusto di buttarsi sul disimpegno totale senza pretendere di fare il serio o il melodrammatico, così da evitarci penose finte tragedie che si ridimensionano dopo un capitolo, trovate dell’ultimo secondo spacciate per colpi di scena e moralette da quattro soldi offensive anche per l’intelligenza di un bambino delle elementari.
Consigliato: a nessuno, tranne a chi ha davvero un sacco di tempo e denaro da buttare.