Recensione
Valzer in bianco
5.0/10
"Valzer in bianco" è la serie che precede i titoli "Notturno di lillà" e "Valzer della magnolie" tutti lavori degli anni novanta targati Chiho Saitou. L'opera è probabilmente stata pubblica in Italia sulla scia dei successi precedenti di "Utena" e "Kanon", anche se con questi due a ben poco a che vedere sia per qualità che originalità.
Come al solito la Saitou dà uno sfondo storico alle vicende, in questo caso il Giappone del 1935 in pessimi rapporti con l'Inghilterra. L'atmosfera è un po' quella del romanzo storico con damigelle in pericolo e uomini impavidi sempre pronti a salvarle, un cliché del repertorio Saitou.
La giovane protagonista si ritrova quindi in un periodo storico di grande repressione e in cui le donne non possedevano nemmeno un briciolo di emancipazione: Toko infatti si prepara a un matrimonio combinato con il figlio del barone Kidoin, Masaomi, ma il suo sogno è quello di diventare una giovane stilista per signore d'alta classe. Tutto questo è contro le aspettative, sia del padre, che del futuro marito che si rivelerà freddo e intransigente come il capofamiglia. Toko però sogna l'amore come qualsiasi ragazza della sua età e, un bel giorno al ballo ufficiale dell'ambasciata inglese, sorprende un giovane indiano a rubare degli importati documenti e si ritroverà inaspettatamente a coprirlo ballando assieme a lui un appassionato valzer. Ovviamente non c'è bisogno di puntualizzare il fatto che tra i due sarà amore a prima vista e che, nonostante tutti gli intralci di questo mondo, faranno di tutto per restare insieme.
La bellezza di un amore come questo sta nell'esotismo del personaggio di Sagit che fa letteralmente perdere la testa a Koto, però anche Maosami con il suo cuore di ghiaccio presenta una bella controparte maschile degna di un manga shoujo. Il personaggio più deboluccio, dal punto di vista della caratterizzazione, è proprio Koto che si presenta come un miscuglio tra una bimba viziata e una falsa donna in carriera che pensa di poter fare tutto da sola anche se dipende ancora completamente dagli uomini e si assoggetta al loro volere di sua spontanea volontà. Storia e personaggi non sarebbero neanche male se solo tutto ciò non fosse narrato in modo così banale e denigratorio per il genere femminile! Per fare un esempio: nel primo volumetto Sagit e un furibondo Masaomi arrivano persino a giocarsi Koto a freccette! E lei, sempre più adorante, non fa altro che pregare che il suo prediletto abbia la meglio!
L'unica cosa che dona un pregio al lavoro è l'utilizzo che la Satou ha saputo fare, questa volta, del proprio disegno. In passato aveva tramutato importanti personaggi storici in specie di cavalieri fantasy con armature arzigogolate e abiti per niente dell'epoca; questa volta abbiamo invece uno stile meno moderno, ma i costumi e le atmosfere sono rese con maggiore sottigliezza e ricercatezza.
Come al solito la Saitou dà uno sfondo storico alle vicende, in questo caso il Giappone del 1935 in pessimi rapporti con l'Inghilterra. L'atmosfera è un po' quella del romanzo storico con damigelle in pericolo e uomini impavidi sempre pronti a salvarle, un cliché del repertorio Saitou.
La giovane protagonista si ritrova quindi in un periodo storico di grande repressione e in cui le donne non possedevano nemmeno un briciolo di emancipazione: Toko infatti si prepara a un matrimonio combinato con il figlio del barone Kidoin, Masaomi, ma il suo sogno è quello di diventare una giovane stilista per signore d'alta classe. Tutto questo è contro le aspettative, sia del padre, che del futuro marito che si rivelerà freddo e intransigente come il capofamiglia. Toko però sogna l'amore come qualsiasi ragazza della sua età e, un bel giorno al ballo ufficiale dell'ambasciata inglese, sorprende un giovane indiano a rubare degli importati documenti e si ritroverà inaspettatamente a coprirlo ballando assieme a lui un appassionato valzer. Ovviamente non c'è bisogno di puntualizzare il fatto che tra i due sarà amore a prima vista e che, nonostante tutti gli intralci di questo mondo, faranno di tutto per restare insieme.
La bellezza di un amore come questo sta nell'esotismo del personaggio di Sagit che fa letteralmente perdere la testa a Koto, però anche Maosami con il suo cuore di ghiaccio presenta una bella controparte maschile degna di un manga shoujo. Il personaggio più deboluccio, dal punto di vista della caratterizzazione, è proprio Koto che si presenta come un miscuglio tra una bimba viziata e una falsa donna in carriera che pensa di poter fare tutto da sola anche se dipende ancora completamente dagli uomini e si assoggetta al loro volere di sua spontanea volontà. Storia e personaggi non sarebbero neanche male se solo tutto ciò non fosse narrato in modo così banale e denigratorio per il genere femminile! Per fare un esempio: nel primo volumetto Sagit e un furibondo Masaomi arrivano persino a giocarsi Koto a freccette! E lei, sempre più adorante, non fa altro che pregare che il suo prediletto abbia la meglio!
L'unica cosa che dona un pregio al lavoro è l'utilizzo che la Satou ha saputo fare, questa volta, del proprio disegno. In passato aveva tramutato importanti personaggi storici in specie di cavalieri fantasy con armature arzigogolate e abiti per niente dell'epoca; questa volta abbiamo invece uno stile meno moderno, ma i costumi e le atmosfere sono rese con maggiore sottigliezza e ricercatezza.