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<b>ATTENZIONE SPOILER</b>
Dopo aver visto l'obbrobriosa prima serie in animazione, mi sono subito spinto sul manga perchè, conoscendo le varie strategie delle trasposizioni animate di opere di grande successo più il patetico doppiaggio italiano, ero sicuro che qui non avrei riscontrato la maggiorparte dei difetti notati dell'anime, e l'avrei apprezzato.
Avevo ragione.
Hokuto no Ken narra la storia di un'ipotetica (molto ipotetica!) epoca futura, dove la Terra è devastata da distruzione e disperazione, e l'unica a spuntarla sembra essere la violenza e le maniere forti. In questa immensa oscurità c'è però una luce, una speranza: Kenshiro, predestinato della scuola di Hokuto, rivale (ma non per questo nemica) della scuola di Nanto.
Questo è l'inizio di una serie di avvenimenti e relazioni importanti e significative tra i vari personaggi di entrambe le scuole.
Certo la storia è stata palesemente "aggiornata" volta per volta, è chiaro che all'autore siano venute le idee durante la stesura dei vari tankobon e che non avesse tutto in mente sin dall'inizio. Questo però non compromette la solidità narrativa, non ci sono cioè incongruenze o errori di sorta, però bisogna ammettere che il salvataggio di Julia dal suo suicidio, da parte delle stelle di Nanto, è abbastanza inverosimile. Così come il lettore non può pensare, ad un certo punto "Ma dov'era l'esercito di questo finora? Perchè fino ad adesso nessuno aveva mai nominato questo importantissimo personaggio?".
Altre lievi forzature della sceneggiatura sono il sacrificio di Toki per salvare Ken e Julia, che pare assurdo (c'erano un centinaio di persone nel magazzino, cosa cambiava una in più?), e la decisione di Shu di combattere contro Souther, quando già sapeva che vi avrebbe combattuto Ken con lui (se qualcuno ha capito il significato di una simile scelta mi faccia un fischio).
Sono lieto di annunciare che la stesura dei difetti riscontrabili in questo manga termina qui, mentre nella conversione animata la lista dei difetti da attribuirgli sarebbe sterminata.
Hokuto no Ken ha dalla sua una gran varietà di personaggi, che godono di una profondità che va dal "buono" all' "eccelso". E saranno questi personaggi a trainare la storia e l'attenzione del lettore che si affezionerà presto ad essi, senza però - almeno nel mio caso - creare immedesimazione; ma questo forse è solo un mio problema vivendo in un'epoca diversa da quella in cui è stata ideata quest'opera.
Il manga comincia discretamente, per poi crescere sempre più fino a toccare vette di eccellenza negli ultimi volumi dedicati alla prima parte della storia. Se all'inizio i contenuti e i discorsi sapevano un po' di già visto, dopo un po' diverranno invece profondi, originali ed innovativi, che faranno la storia del fumetto e verranno ripresi da altre opere (per dirne una, Code geass per il finale si è ispirato molto a questo). Ryuga, Yuza, lo stesso Ken ma soprattutto Raoul e altri sono personaggi con la P maiuscola che sapranno senza dubbio conquistarvi. Certo, il motivo per cui Raoul volesse diventare il più forte del mondo poteva essere approfondito di più comunque; questa è in effetti una lacuna da non trascurare.
Una nota di merito spetta anche ai combattimenti, molto innovativi (viene ideato qui il concetto di "aura", così come c'è un accenno del power up, che troverà però poi la sua ragion d'essere con Dragon ball), brevi ma "pesanti" e drammatici, che fanno trasparire la sofferenza che provano i personaggi. A proposito di sofferenza, Ken è da elogiare anche per il coraggio che ha avuto nell'imbastire scene a dir poco spietate e sicuramente imprevedibili, cosa più che rara in un fumetto ideato per ragazzi, ma che alla fine diciamocelo: Ken non è per ragazzi, ma più per adulti.
La lettura scorre sempre fluida senza momenti di stanca, al contrario dell'anime che, infarcito di filler, è una delle cose più tediose e monotone che abbia mai visto.
Sempre sul confronto con l'anime, c'è da dire che la serie animata ha dei buchi narrativi sbalorditivi, roba che non si capiva che a Julia restasse poco da vivere, o Toki che dice a Ken di sconfiggere tutti i guerrieri di Nanto, e altri personaggi che dicevano cose che lasciavano capire fischio per fiasco; ad esempio la personalità di Raoul, attraverso quello che diceva, appariva incoerente o comunque forzata nel finale, al contrario del manga.
Da elogiare assolutamente poi i disegni: dettagliati, tridimensionali e pieni di sfumature; certo, non raggiungono il livello inarrivabile di Kentaro Miura, ma siamo comunque a livelli di eccellenza. Peccato per i fondali che non sono sempre presenti, ma per via dei personaggi disegnati così bene neanche ci si fa caso.
Inoltre, a differenza dell'anime, qui le proporzioni non sono sballate.
Beh che dire, per concludere Hokuto no Ken (almeno fino alla prima saga) è un'opera che è giustamente entrata a far parte della storia e che merita di essere ricordata (o riscoperta), ma che come molti shonen storici - Dragon ball ad esempio - presenta dei nei di cui bisogna tener conto nel giudizio complessivo.

Post Scriptum. Con mia somma sorpresa, per via delle opinioni che avevo sentito in giro, con la seconda parte Hokuto no Ken non peggiora affatto, anzi.
Anche qui è presenta una buona gamma di personaggi, sia per quantità che per qualità. Spiccano personaggi di rilievo che non hanno nulla da invidiare a quelli della prima serie, anche se il migliore probabilmente rimane Raoul.
La storia qui risale all'origini della Scuola di Hokuto, viene chiarito tutto di tutto, l'intreccio della storia è ottimo ma allo stesso tempo con qualche forzatura di troppo, e un'incongruenza non poco grave.
Si può quindi dire che in complessità supera la prima parte, ma in credibilità no.
Poi anche qui sono presenti dei difetti di sceneggiatura, come la psicologia del generale Kahn che non è approfondita affatto; Kaiou che ritiene fin da subito il suo sangue "impuro" e non se ne capisce il motivo se poi vuole quasi glorificarlo; oppure l'inspiegabile somiglianza tra Ken e Kaiou, a detta di un bambino. Poi mi ha dato fastidio il comportamento di Orca nel togliersi un occhio con tanta leggerezza, e una cosa simile era già avvenuta con Shu. Va bene una volta, ma due si esagera, sembra che in quest'ambientazione i personaggi abbiano un innato istinto suicida.
Dopo tutto questo il manga si conclude con uno splendido finale, assolutamente all'altezza e non prevedibile o stereotipato.
Nel complesso quindi direi, con i pro e i contro, che la seconda parte del manga è anche migliore della prima.
Si conclude così un fenomeno degli anni '80, il cui successo per la versione animata è assolutamente immeritato, ma pienamente giustificato dall'opera originale, ossia questo manga.