Recensione
Osama Game - Il gioco del Re
5.0/10
Recensione di GianniGreed
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"Ousama Game", ovvero "Il gioco del Re" è un romanzo scritto da Nobuaki Kanazawa e pubblicato in Italia da Planet Manga, insieme ai suoi seguiti e ai manga che ne sono stati tratti, seppur con il titolo cambiato in "Osama Game", che lo fa sembrare quasi un libro per fanatici musulmani.
Ironia a parte, il libro nasce originariamente come una "cellphone novel", ovvero un romanzo da leggere sui cellulari, tipo di opera che si è diffuso negli ultimi anni in Giappone, dove i ragazzi più giovani leggono sui bus e sulla metropolitana proprio dai display dei loro telefonini.
Questa recensione si riferisce solamente al primo libro della serie.
Il gioco del re, diffuso in Giappone ma anche in altri parti del mondo è un semplice gioco dove a turno tra un gruppo di persone si sceglie un "re" che può ordinare agli altri di fare qualcosa. Tale ordine dovrà essere eseguito altrimenti spetta una penitenza. Di solito giocato tra amici porta a cose come "tizio deve baciare tizia" o "caio deve confessare un segreto". Di solito ci si diverte.
Non è il caso del romanzo. Il gioco del Re a cui vengono sottoposti i protagonisti, 32 studenti di una classe di scuola superiore, è un gioco al massacro, gestito da un re spietato e crudele. All'improvviso, i ragazzi della 1B iniziano a ricevere sul proprio cellulare delle mail inviate da un tizio misterioso che si firma come "re" con ordini innocui, tipo baciarsi, toccare il seno di qualche ragazza, ecc, e vi partecipano convinti di non fare nulla di male. Ma quando gli ordini iniziano a diventare più pesanti, tipo "tizio deve fare sesso con tizia", e gli ordini non vengono eseguiti, i ragazzi scoprono l'orrore: chi non rispetta i comandi viene punito con la morte, spesso anche dolorosa e truculenta.
I ragazzi capiscono che devono prendere sul serio il gioco solo dopo che diversi compagni iniziano a morire, ma c'è anche chi è contento della cosa, e per questo iniziano a venire fuori rancori e veleni tra i personaggi. Il protagonista, uno studente di nome Nobuaki Kanazawa (sì, l'autore ha chiamato il personaggio principale come sé stesso), il classico puro di cuore, decide di fare tutto quello in suo potere per fermare il gioco e scoprire l'identità del misterioso "re".
Dunque, essendo questo un romanzo a tutti gli effetti e non una light novel, non ci sono illustrazioni di nessun tipo a parte quelle sulle copertine, che sono piuttosto generiche e non offrono nessun indizio circa il contenuto della storia. Però, si dice pure "non giudicare il libro dalla copertina".
La mancanza di illustrazioni ha decisamente peso nella fruizione del racconto però, quando il lettore si accorge che l'autore non fornisce nessuna descrizione dei personaggi o dei luoghi dove si svolgono le vicende. Dei 32 ragazzi protagonisti sapremo solo il nome e il sesso, idem per la scuola e la città dove si svolge il tutto, che è da qualche parte in Giappone, ma chissà dove.
La storia è narrata da un narratore esterno alle vicende, cioè non è il protagonista ne nessuno degli altri studenti o il fantomatico "re", e più precisamente è un "narratore esterno nascosto", vale a dire che, come il lettore, non conosce le situazioni e il pensiero dei protagonisti, affiancando perciò alla narrazione dei fatti dei commenti o delle supposizioni circa i loro comportamenti. Una tecnica che serve a creare più empatia con il lettore a differenza della fredda narrazione dei fatti.
La cosa è decisamente interessante ma a mio parere non molto riuscita in questo caso, perché di tensione durante il corso della lettura non se ne crea molta a causa di alcuni fattori.
Primo su tutti, l'eccessiva facilità con cui i protagonisti prendono parte alle vicende: parliamo di una serie di morti misteriose e violente, che hanno qualcosa di sovrannaturale. I personaggi anziché chiedersi come a qualcuno possa all'improvviso saltare via la testa dal corpo dopo aver ricevuto un messaggio sul cellulare (nel caso in cui la punizione prevista è la decapitazione), pensano invece solo a continuare a giocare. È vero che anche continuare il gioco fa parte degli ordini (chi si ritira muore comunque), ma davvero, accettano tutto con troppa facilità.
Come detto, il libro originariamente è stato concepito per cellulari e forse per questo è composto di capitoli abbastanza brevi, che scandiscono ognuno un diverso ordine del "re", dalla sua emissione fino al suo compimento.
Oltre a questo, sul libro in sé non c'è molto altro da dire e dunque, via a un po' di pareri personali:
il libro è breve e scorrevole e si legge molto velocemente, ma nel mio caso, la storia non mi ha appassionato più di tanto. Non ho provato la minima empatia per i protagonisti o un qualche coinvolgimento, ne qualche altro tipo di emozione, se non forse la noia in alcuni punti. La storia prosegue a ritmi ben definiti, ogni giorno i protagonisti ricevono un nuovo ordine, sapendo che qualcuno di loro dovrà morire, e di questo è consapevole anche il lettore. Il problema è che questi personaggi non hanno nemmeno un volto, perché manca come detto la descrizione fisica ma soprattutto manca anche quella caratteriale. Alla fine sono solo dei nomi e per questo, che muoiano o rimangano in vita per un giorno in più, non fa alcuna differenza.
Inoltre, la storia non sta in piedi. Gli ordini da eseguire diventano sempre più assurdi, con l'ovvio scopo di far morire quanta più gente possibile, ma chi è il "re"? Come fa a uccidere le persone a distanza senza nemmeno avere un Death Note?
Qualche interrogativo forse troverà risposta nei seguiti, ma per quello che si legge qui, è davvero difficile rimanere soddisfatti dalla lettura.
Arrivato alla fine, il mio commento è stato un bel "Embè? Tutto qua? 14 euro e 90 per sta roba?"
In parole povere, a me non è piaciuto. Se un libro di genere thriller/horror non riesce a spaventare, stupire o emozionare in qualunque altro modo il lettore, direi che fallisce il suo compito. Certo non mi aspettavo Stephen King, ma nemmeno una cosa del genere. Da evitare.
Ironia a parte, il libro nasce originariamente come una "cellphone novel", ovvero un romanzo da leggere sui cellulari, tipo di opera che si è diffuso negli ultimi anni in Giappone, dove i ragazzi più giovani leggono sui bus e sulla metropolitana proprio dai display dei loro telefonini.
Questa recensione si riferisce solamente al primo libro della serie.
Il gioco del re, diffuso in Giappone ma anche in altri parti del mondo è un semplice gioco dove a turno tra un gruppo di persone si sceglie un "re" che può ordinare agli altri di fare qualcosa. Tale ordine dovrà essere eseguito altrimenti spetta una penitenza. Di solito giocato tra amici porta a cose come "tizio deve baciare tizia" o "caio deve confessare un segreto". Di solito ci si diverte.
Non è il caso del romanzo. Il gioco del Re a cui vengono sottoposti i protagonisti, 32 studenti di una classe di scuola superiore, è un gioco al massacro, gestito da un re spietato e crudele. All'improvviso, i ragazzi della 1B iniziano a ricevere sul proprio cellulare delle mail inviate da un tizio misterioso che si firma come "re" con ordini innocui, tipo baciarsi, toccare il seno di qualche ragazza, ecc, e vi partecipano convinti di non fare nulla di male. Ma quando gli ordini iniziano a diventare più pesanti, tipo "tizio deve fare sesso con tizia", e gli ordini non vengono eseguiti, i ragazzi scoprono l'orrore: chi non rispetta i comandi viene punito con la morte, spesso anche dolorosa e truculenta.
I ragazzi capiscono che devono prendere sul serio il gioco solo dopo che diversi compagni iniziano a morire, ma c'è anche chi è contento della cosa, e per questo iniziano a venire fuori rancori e veleni tra i personaggi. Il protagonista, uno studente di nome Nobuaki Kanazawa (sì, l'autore ha chiamato il personaggio principale come sé stesso), il classico puro di cuore, decide di fare tutto quello in suo potere per fermare il gioco e scoprire l'identità del misterioso "re".
Dunque, essendo questo un romanzo a tutti gli effetti e non una light novel, non ci sono illustrazioni di nessun tipo a parte quelle sulle copertine, che sono piuttosto generiche e non offrono nessun indizio circa il contenuto della storia. Però, si dice pure "non giudicare il libro dalla copertina".
La mancanza di illustrazioni ha decisamente peso nella fruizione del racconto però, quando il lettore si accorge che l'autore non fornisce nessuna descrizione dei personaggi o dei luoghi dove si svolgono le vicende. Dei 32 ragazzi protagonisti sapremo solo il nome e il sesso, idem per la scuola e la città dove si svolge il tutto, che è da qualche parte in Giappone, ma chissà dove.
La storia è narrata da un narratore esterno alle vicende, cioè non è il protagonista ne nessuno degli altri studenti o il fantomatico "re", e più precisamente è un "narratore esterno nascosto", vale a dire che, come il lettore, non conosce le situazioni e il pensiero dei protagonisti, affiancando perciò alla narrazione dei fatti dei commenti o delle supposizioni circa i loro comportamenti. Una tecnica che serve a creare più empatia con il lettore a differenza della fredda narrazione dei fatti.
La cosa è decisamente interessante ma a mio parere non molto riuscita in questo caso, perché di tensione durante il corso della lettura non se ne crea molta a causa di alcuni fattori.
Primo su tutti, l'eccessiva facilità con cui i protagonisti prendono parte alle vicende: parliamo di una serie di morti misteriose e violente, che hanno qualcosa di sovrannaturale. I personaggi anziché chiedersi come a qualcuno possa all'improvviso saltare via la testa dal corpo dopo aver ricevuto un messaggio sul cellulare (nel caso in cui la punizione prevista è la decapitazione), pensano invece solo a continuare a giocare. È vero che anche continuare il gioco fa parte degli ordini (chi si ritira muore comunque), ma davvero, accettano tutto con troppa facilità.
Come detto, il libro originariamente è stato concepito per cellulari e forse per questo è composto di capitoli abbastanza brevi, che scandiscono ognuno un diverso ordine del "re", dalla sua emissione fino al suo compimento.
Oltre a questo, sul libro in sé non c'è molto altro da dire e dunque, via a un po' di pareri personali:
il libro è breve e scorrevole e si legge molto velocemente, ma nel mio caso, la storia non mi ha appassionato più di tanto. Non ho provato la minima empatia per i protagonisti o un qualche coinvolgimento, ne qualche altro tipo di emozione, se non forse la noia in alcuni punti. La storia prosegue a ritmi ben definiti, ogni giorno i protagonisti ricevono un nuovo ordine, sapendo che qualcuno di loro dovrà morire, e di questo è consapevole anche il lettore. Il problema è che questi personaggi non hanno nemmeno un volto, perché manca come detto la descrizione fisica ma soprattutto manca anche quella caratteriale. Alla fine sono solo dei nomi e per questo, che muoiano o rimangano in vita per un giorno in più, non fa alcuna differenza.
Inoltre, la storia non sta in piedi. Gli ordini da eseguire diventano sempre più assurdi, con l'ovvio scopo di far morire quanta più gente possibile, ma chi è il "re"? Come fa a uccidere le persone a distanza senza nemmeno avere un Death Note?
Qualche interrogativo forse troverà risposta nei seguiti, ma per quello che si legge qui, è davvero difficile rimanere soddisfatti dalla lettura.
Arrivato alla fine, il mio commento è stato un bel "Embè? Tutto qua? 14 euro e 90 per sta roba?"
In parole povere, a me non è piaciuto. Se un libro di genere thriller/horror non riesce a spaventare, stupire o emozionare in qualunque altro modo il lettore, direi che fallisce il suo compito. Certo non mi aspettavo Stephen King, ma nemmeno una cosa del genere. Da evitare.