Recensione
Ace Attorney (TV)
6.5/10
Recensione di Haizhong_Musume
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Tratto dai primi capitoli della serie di videogiochi investigativi "Ace Attorney", quest'anime narra del giovane avvocato Phoenix Wright e delle sue battaglie in tribunale per dimostrare l'innocenza dei suoi clienti e ottenere un verdetto d'assoluzione. Man mano che il nostro avvocato avrà a che fare con le più disparate situazioni, a lui si aggiungerà la mistica-assistente Maya Fey e una serie di altri personaggi di cui parlerò in seguito.
Questa la trama a grandi linee: nonostante essa prenda in oggetto un argomento abbastanza peculiare (le battaglie legali), a prima vista potrebbe sembrare molto statica e poco interessante. Obiezione? Si e no. Credo che innanzitutto si debba distinguere tra il pubblico che in precedenza abbia già giocato agli omonimi videogiochi e chi si avvicina per la prima volta a questa serie, perchè la percezione potrebbe essere molto diversa. Per molti fan dei videogiochi (che prendono parte proprio nel 2016), apprendere dell'anime in concomitanza con l'anniversario di questo franchise è stata una bellissima notizia, e vedere i primi casi animati, le emozioni dei personaggi e pure qualche contenuto extra è stato molto emozionante. A chi invece si avvicina a questa serie per la prima volta consiglierei di procedere con cautela. Vedere quest'anime vi “spoilererà” inevitabilmente il contenuto dei giochi, e qualora la visione vi prendesse e decideste in seguito di provarli, essa vi rovinerà parecchio il livello di suspance che essi sanno donare. Oltretutto, lo svolgimento degli eventi risulta parecchio accelerato rispetto alla controparte videoludica, e alcuni passaggi potrebbero non essere molto chiari. Vedrete un avvocato che svolge delle indagini, raccoglie delle prove e, una volta in tribunale, presenta le contraddizioni con una velocità impressionante. Sarete insomma spettatori passivi.
Detto questo, credo che la serie risulti comunque godibile. Il protagonista è intelligente anche se talvolta impacciato, e si presta a diversi siparietti comici, soprattutto durante la prima fase investigativa. Molto divertenti le interazioni con la sopracitata assistente Maya Fey, una ragazza assai vivace e sempre pronta ad aiutare Nick (soprannome del protagonista) durante le indagini. Ma la serie non presenta solo leggerezza, anzi: si pensi alle sorti della sorella maggiore di Maya, Mia, capo di Phoenix e al centro di uno dei processi iniziali. Oppure alla storia del rivale di Phoenix, il procuratore Miles Edgeworth, a sua volta coinvolto in un caso molto complesso e oscuro e di cui scopriremo la vera identità solo più avanti. I videogiochi fanno un passo oltre, arrivando addirittura a tirare in ballo questioni morali sulle responsabilità di accusa e difesa, ma tutto ciò nell'anime, a 20 episodi, pare solo accennato.
A livello tecnico, questa produzione tradisce un budget non elevato: le animazioni non sono sempre fluide, e un secondo sguardo ai dettagli svela molte imprecisioni negli oggetti e nella stilizzazione delle persone (le famose facce derp) quando queste sono inquadrate da lontano. Presente anche della computer grafica, per fortuna limitata al tribunale e ad alcuni spezzoni di sigla. Parlando di opening, ending e musiche, il giudizio sale sensibilmente: ogni circostanza presenta una musica a sè, e se le orecchiabili sigle d’apertura, a opera di Johnny’s West, rispecchiano la personalità limpida del protagonista, altri temi come “Pursuit” o “Steel Samurai” donano tensione emotiva. La prima ending non è niente di memorabile, mentre la seconda, “Jun’ai Chaos” delle Tokyo Performance Doll, è un allegro pezzo eurobeat che ha conquistato istantaneamente il mio favore.
In conclusione, consiglierei questa serie a chi voglia provare un genere di anime inusuale ma non troppo pretenzioso, con personaggi divertenti e un pizzico di surreale. Qualora vi piaccia, come già detto, valutate se prendervi un attimo per provare i videogiochi (che sono dei capolavori, davvero consigliati) prima di proseguire e scoprire il resto. Giudizio finale: 6,5. L’udienza è tolta!
Questa la trama a grandi linee: nonostante essa prenda in oggetto un argomento abbastanza peculiare (le battaglie legali), a prima vista potrebbe sembrare molto statica e poco interessante. Obiezione? Si e no. Credo che innanzitutto si debba distinguere tra il pubblico che in precedenza abbia già giocato agli omonimi videogiochi e chi si avvicina per la prima volta a questa serie, perchè la percezione potrebbe essere molto diversa. Per molti fan dei videogiochi (che prendono parte proprio nel 2016), apprendere dell'anime in concomitanza con l'anniversario di questo franchise è stata una bellissima notizia, e vedere i primi casi animati, le emozioni dei personaggi e pure qualche contenuto extra è stato molto emozionante. A chi invece si avvicina a questa serie per la prima volta consiglierei di procedere con cautela. Vedere quest'anime vi “spoilererà” inevitabilmente il contenuto dei giochi, e qualora la visione vi prendesse e decideste in seguito di provarli, essa vi rovinerà parecchio il livello di suspance che essi sanno donare. Oltretutto, lo svolgimento degli eventi risulta parecchio accelerato rispetto alla controparte videoludica, e alcuni passaggi potrebbero non essere molto chiari. Vedrete un avvocato che svolge delle indagini, raccoglie delle prove e, una volta in tribunale, presenta le contraddizioni con una velocità impressionante. Sarete insomma spettatori passivi.
Detto questo, credo che la serie risulti comunque godibile. Il protagonista è intelligente anche se talvolta impacciato, e si presta a diversi siparietti comici, soprattutto durante la prima fase investigativa. Molto divertenti le interazioni con la sopracitata assistente Maya Fey, una ragazza assai vivace e sempre pronta ad aiutare Nick (soprannome del protagonista) durante le indagini. Ma la serie non presenta solo leggerezza, anzi: si pensi alle sorti della sorella maggiore di Maya, Mia, capo di Phoenix e al centro di uno dei processi iniziali. Oppure alla storia del rivale di Phoenix, il procuratore Miles Edgeworth, a sua volta coinvolto in un caso molto complesso e oscuro e di cui scopriremo la vera identità solo più avanti. I videogiochi fanno un passo oltre, arrivando addirittura a tirare in ballo questioni morali sulle responsabilità di accusa e difesa, ma tutto ciò nell'anime, a 20 episodi, pare solo accennato.
A livello tecnico, questa produzione tradisce un budget non elevato: le animazioni non sono sempre fluide, e un secondo sguardo ai dettagli svela molte imprecisioni negli oggetti e nella stilizzazione delle persone (le famose facce derp) quando queste sono inquadrate da lontano. Presente anche della computer grafica, per fortuna limitata al tribunale e ad alcuni spezzoni di sigla. Parlando di opening, ending e musiche, il giudizio sale sensibilmente: ogni circostanza presenta una musica a sè, e se le orecchiabili sigle d’apertura, a opera di Johnny’s West, rispecchiano la personalità limpida del protagonista, altri temi come “Pursuit” o “Steel Samurai” donano tensione emotiva. La prima ending non è niente di memorabile, mentre la seconda, “Jun’ai Chaos” delle Tokyo Performance Doll, è un allegro pezzo eurobeat che ha conquistato istantaneamente il mio favore.
In conclusione, consiglierei questa serie a chi voglia provare un genere di anime inusuale ma non troppo pretenzioso, con personaggi divertenti e un pizzico di surreale. Qualora vi piaccia, come già detto, valutate se prendervi un attimo per provare i videogiochi (che sono dei capolavori, davvero consigliati) prima di proseguire e scoprire il resto. Giudizio finale: 6,5. L’udienza è tolta!