logo GamerClick.it

9.0/10
-

Attenzione: presenza di lievi spoiler

Sono poche le storie che riescono a unire magistralmente epicità e dramma in un tripudio dagli echi shakespeariani: "Fate/Zero" è una di queste storie.

Concepito come prequel della saga principale di TYPE-MOON, "Fate/Zero" racconta le vicende della quarta guerra del Graal grazie alla mano di quel diavolo di Gen Urobuchi, uomo che qualunque cosa tocchi diventa oro.

Va da subito detto che questo non è "Fate/Stay Night", soprattutto nei toni e nei contenuti; se "Fate/Stay Night" era uno splendido racconto di eroismo ed epicità, "Fate/Zero" ne è l'esatto opposto. Il racconto di Urobuchi mette sul tavolo una serie di personaggi complessi, contorti e a modo loro disturbati, soffermandosi sulle loro motivazioni e sui traumi che li hanno portati a partecipare alla guerra del Graal.

La coralità è dunque la chiave del successo narrativo di "Fate/Zero", uno splendido caleidoscopio in cui tutti i personaggi in ballo colorano con tinte scure e drammatiche l'intera storia. Differenze che si notano soprattutto nei personaggi già presenti in "Fate/Stay Night" (Kuritsugu, Saber e Kirei su tutti), dando modo allo spettatore di osservare i cambiamenti degli stessi e la complessità che questo prequel è riuscito a dargli.

La prima parte dell'anime è sostanzialmente "introduttiva" alla guerra, ma non manca di mostrarci i lati più torbidi e disturbanti dei protagonisti, a cominciare da Kiritsugu, freddo e spietato protagonista, ma non per questo poco realistico (in fondo è un esecutore e questo ci viene spiattellato fin dal primo episodio). Gli altri contendenti non saranno da meno e la loro determinazione li porterà a gesti altrettanto spietati e premeditati (Kirei e Tokiomi), a schiacciare chiunque per la gloria personale (Kayneth El-Melloi e Waver) o a distruggere se stessi per provare a salvare qualcuno (Kariya). Prima parte che trova il suo apice nell'episodio 11, lungo dialogo fra i tre servant "nobili" in ballo (Saber, Archer e Rider) che riesce a cambiare nello spettatore l'immagine avuta fino ad allora degli spiriti eroici. Da evocazioni con il solo scopo di combattere si passa a veri e propri esseri umani con sogni, rimpianti e desideri che li porta di volta in volta a riapparire in una guerra che potrebbe esaudire i loro desideri irrealizzati.
Un nuovo punto di vista che viene applicato anche al "villain" di questa prima parte, Caster, che nonostante la brutale violenza infanticida, non desiderava altro che ricongiungersi con la sua amata Jeanne, sublime personaggio che rincontreremo nello spin-off "Fate/Apocrypha".

Da questo momento in poi, a guerra oramai iniziata, sarà un tripudio di azione e dramma, a cominciare dall'epico scontro contro Caster, uno dei momenti più belli ed evocativi dell'intera serie, fino ai tormentati flashback che rivelano sempre più dettagli del passato di servant e master.
Un maelstrom capace di far andare in perfetta sinergia momenti drammatici (il passato di Kuritsugu, Saber e Rider) ad altri di totale spietatezza e crudeltà (le uscite di scena di Lancer, Berserker e dei loro master).

Ciò che però mi ha colpito maggiormente, e che ritengo essere l'apice narrativo dell'intera serie, è lo sviluppo di Saber, letteralmente rivoltata come un guanto da Urobuchi e gettata in una tormentata ricerca di redenzione dopo aver realizzato, durante il dialogo con Archer e Rider, di non essere probabilmente stata un re all'altezza e che i suoi ideali hanno portato più dolore che felicità tra i propri sudditi. Dubbi che non riuscirà a dissipare a causa del distacco emotivo con il proprio master, Kiritsugu, e che si porterà dietro fino alla successiva evocazione in "Fate/Stay Night: Unlimited Blade Works".

Il finale rende perfettamente giustizia alla trama fino a quel punto sviluppata, anche se avrei egoisticamente gradito qualche scena in più fra Kiritsugu e Shirou.

Tecnicamente è una serie sublime: colori, animazioni, chara e doppiaggio sono ad un livello talmente superiore da non sembrare per nulla realizzata nel 2011. Ufotable marca prepotentemente il territorio imponendosi a tutt'oggi come uno degli Studio migliori sul mercato.

Il comparto sonoro merita una menzione a parte grazie alle splendide musiche della sempreverde Yuki Kajiura, co-autrice fra le altre cose di tutte le sigle di apertura e chiusura (in particolar modo della splendida e riuscitissima "to the beginning").

In sintesi, "Fate/Zero" può essere tranquillamente considerato il picco più alto dell'intero franchise, spin-off compresi. Un capolavoro che va di merito nell'albo dei migliori anime degli ultimi 20 anni.