Recensione
Mirai
5.5/10
Esattamente dopo tre anni, come gli accade spesso, esce il nuovo film di Mamoru Hosoda al cinema, sempre grazie alla collaborazione con Nexo Digital.
Per prepararmi a questo film, appositamente mi ero recuperato gli ultimi due film, che tutto sommato mi sono piaciuti. Arrivato al fatidico giorno, non so perché, ma ero piuttosto titubante se andare o meno a vederlo; alla fine non ho resistito e l'ho visto.
Con rammarico devo ammettere che è il film peggiore che gli ho visto fare. Chi ha visto la sua filmografia sa che l'autore tiene particolarmente a temi quali la famiglia e la crescita interiore, e, dopo aver visto “Wolf Children” e “The Boy and The Beast”, onestamente mi ha stufato parecchio. Ritrovare gli stessi temi, anche se leggermente diversi, concettualmente parlando, significa che non si è discostato poi molto dalle sue opere precedenti. Se da un lato abbiamo visto la fatica di una madre nel crescere dei figli metà lupi e le relative conseguenze, e dall'altra il tramandare le esperienze alle nuove generazioni, unite dal collante di far trovare un posto nel mondo ai protagonisti, con “Mirai no Mirai” cerca di fare un mix, ritrovandosi però senza capo né coda.
Fondamentalmente, “Mirai no Mirai” è piuttosto semplice, sia a livello di storia che a livello di racconto, ed è questa sua leggerezza a renderlo pressoché noioso. Non ha nulla di magico o soprannaturale come le scorse opere, se non quella sorta di viaggio nel tempo che serve solo al protagonista Kun per recepire lezioni di vita da parte dei propri parenti, capendo così il suo ruolo all'interno della famiglia e maturare di conseguenza; tuttavia è il legame tra i personaggi ad essere fin troppo superficiale. Non c'è empatia o una sorta di emozione che ti faccia venire almeno la pelle d'oca. Considerando che non dura tanto, per tutta la durata del film preferisce mantenere un ritmo piatto e poco incalzante.
In sostanza, “Mirai no Mirai” non regala grandi emozioni, risulterà simpatico e tranquillo, ma sostanzialmente non lascia niente.
Per prepararmi a questo film, appositamente mi ero recuperato gli ultimi due film, che tutto sommato mi sono piaciuti. Arrivato al fatidico giorno, non so perché, ma ero piuttosto titubante se andare o meno a vederlo; alla fine non ho resistito e l'ho visto.
Con rammarico devo ammettere che è il film peggiore che gli ho visto fare. Chi ha visto la sua filmografia sa che l'autore tiene particolarmente a temi quali la famiglia e la crescita interiore, e, dopo aver visto “Wolf Children” e “The Boy and The Beast”, onestamente mi ha stufato parecchio. Ritrovare gli stessi temi, anche se leggermente diversi, concettualmente parlando, significa che non si è discostato poi molto dalle sue opere precedenti. Se da un lato abbiamo visto la fatica di una madre nel crescere dei figli metà lupi e le relative conseguenze, e dall'altra il tramandare le esperienze alle nuove generazioni, unite dal collante di far trovare un posto nel mondo ai protagonisti, con “Mirai no Mirai” cerca di fare un mix, ritrovandosi però senza capo né coda.
Fondamentalmente, “Mirai no Mirai” è piuttosto semplice, sia a livello di storia che a livello di racconto, ed è questa sua leggerezza a renderlo pressoché noioso. Non ha nulla di magico o soprannaturale come le scorse opere, se non quella sorta di viaggio nel tempo che serve solo al protagonista Kun per recepire lezioni di vita da parte dei propri parenti, capendo così il suo ruolo all'interno della famiglia e maturare di conseguenza; tuttavia è il legame tra i personaggi ad essere fin troppo superficiale. Non c'è empatia o una sorta di emozione che ti faccia venire almeno la pelle d'oca. Considerando che non dura tanto, per tutta la durata del film preferisce mantenere un ritmo piatto e poco incalzante.
In sostanza, “Mirai no Mirai” non regala grandi emozioni, risulterà simpatico e tranquillo, ma sostanzialmente non lascia niente.