Recensione
Katanagatari
10.0/10
"Katanagatari", o "Storia delle katane": come sempre Nisioisin racconta e spiega la sua filosofia utilizzando stupende allegorie, in questo caso supportato anche dal bellissimo lavoro della White Fox.
Comparto tecnico: 10+
Un'allegoria gioca molto sulla potenza delle immagini, e in questo caso il lato tecnico si lega strettamente alla storia: stile del disegno, animazioni e OST sono in un connubio perfetto e sembrano danzare all'unisono. Michelangelo sosteneva che, quando guardava un blocco di marmo, vedeva già dentro la forma dell'opera d'arte, come se essa fosse già contenuta nel marmo e come se l'autore si limitasse solo a eliminare il superfluo: così è per "Katanagatari", che non sembra che possa essere fatta diversamente.
Personaggi: 10+
Nisioisin usa le sue allegorie per raccontare un pensiero e, per farlo, fa parlare i suoi personaggi, li fa animare e prendere vita, descrivendo la loro stessa personalità anche con il loro aspetto fisico, il loro modo di vestire e di parlare.
Storia: 10+
Senza spoiler, ma con qualche spiegazione in breve (altrimenti non finiremmo più di speculare) che ho anche integrato leggendo qua e là, è la storia delle katane, ovvero la storia di strumenti d'offesa che come tali non hanno una propria volontà, ma che sono una semplice estensione del braccio (ovvero della volontà) di chi le maneggia. Quindi, di cosa parla "Katanagatari"? Di persone che vivono la loro vita in funzione degli ideali, dei desideri o delle ambizioni di altri individui. Parla delle spade, degli strumenti che privi di volontà propria seguono la volontà altrui, vendette altrui o ideali altrui. Quindi "Katanagatari" è inevitabilmente una storia di miserabili, schiavi della vita e destinati a perire senza aver realmente vissuto. "Katanagatari" è anche una storia di riscatto e di conoscenza di sé stessi, la storia di come qualcuno abbia capito cosa significa vivere la propria vita e il valore di seguire i propri sogni e i propri sentimenti, provando poi a rompere il ciclo e a vivere la propria vita. Il come poi questa storia sia realmente andata a finire ve lo lascio scoprire, visto che in questo caso è letteralmente il viaggio che conta di più della meta stessa.
Giudizio complessivo: 10+
"Katanagatari" è una storia di Nisioisin che non risulta godibile se la si guarda con superficialità, come e ancor meno di "Monogatari". Infatti spesso risulta piena di discorsi all'apparenza troppo logorroici, ma di fatto ogni singola parola racchiude un significato e dà elementi per capire l'allegoria e la psicologia dei suoi personaggi.
Magari sarà una recensione di parte, fatta da uno che adora lo stile di Nisioisin, ma qua ci troviamo di fronte a un capolavoro, un'opera d'arte, e come tale troverà sicuramente un pubblico che l'apprezza e cerca di capirla, e una parte a cui invece non riesce a comunicare il messaggio.
Comparto tecnico: 10+
Un'allegoria gioca molto sulla potenza delle immagini, e in questo caso il lato tecnico si lega strettamente alla storia: stile del disegno, animazioni e OST sono in un connubio perfetto e sembrano danzare all'unisono. Michelangelo sosteneva che, quando guardava un blocco di marmo, vedeva già dentro la forma dell'opera d'arte, come se essa fosse già contenuta nel marmo e come se l'autore si limitasse solo a eliminare il superfluo: così è per "Katanagatari", che non sembra che possa essere fatta diversamente.
Personaggi: 10+
Nisioisin usa le sue allegorie per raccontare un pensiero e, per farlo, fa parlare i suoi personaggi, li fa animare e prendere vita, descrivendo la loro stessa personalità anche con il loro aspetto fisico, il loro modo di vestire e di parlare.
Storia: 10+
Senza spoiler, ma con qualche spiegazione in breve (altrimenti non finiremmo più di speculare) che ho anche integrato leggendo qua e là, è la storia delle katane, ovvero la storia di strumenti d'offesa che come tali non hanno una propria volontà, ma che sono una semplice estensione del braccio (ovvero della volontà) di chi le maneggia. Quindi, di cosa parla "Katanagatari"? Di persone che vivono la loro vita in funzione degli ideali, dei desideri o delle ambizioni di altri individui. Parla delle spade, degli strumenti che privi di volontà propria seguono la volontà altrui, vendette altrui o ideali altrui. Quindi "Katanagatari" è inevitabilmente una storia di miserabili, schiavi della vita e destinati a perire senza aver realmente vissuto. "Katanagatari" è anche una storia di riscatto e di conoscenza di sé stessi, la storia di come qualcuno abbia capito cosa significa vivere la propria vita e il valore di seguire i propri sogni e i propri sentimenti, provando poi a rompere il ciclo e a vivere la propria vita. Il come poi questa storia sia realmente andata a finire ve lo lascio scoprire, visto che in questo caso è letteralmente il viaggio che conta di più della meta stessa.
Giudizio complessivo: 10+
"Katanagatari" è una storia di Nisioisin che non risulta godibile se la si guarda con superficialità, come e ancor meno di "Monogatari". Infatti spesso risulta piena di discorsi all'apparenza troppo logorroici, ma di fatto ogni singola parola racchiude un significato e dà elementi per capire l'allegoria e la psicologia dei suoi personaggi.
Magari sarà una recensione di parte, fatta da uno che adora lo stile di Nisioisin, ma qua ci troviamo di fronte a un capolavoro, un'opera d'arte, e come tale troverà sicuramente un pubblico che l'apprezza e cerca di capirla, e una parte a cui invece non riesce a comunicare il messaggio.