Recensione
The Princess Guide
6.5/10
Recensione di GianniGreed
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“The Princess Guide” è un nuovo j-rpg sviluppato da Nippon Ichi Software, e pubblicato in Italia da NIS America, attraverso Koch Media, disponibile per PlayStation 4 e Nintendo Switch. Nel gioco, impersoneremo un leggendario cavaliere che, stanco della guerra, decide di fare da istruttore a quattro particolari principesse.
Dopo aver combattuto per anni delle guerre per conto di altri, e non trovando più un motivo per impugnare una spada, l’invincibile cavaliere senza nome (sta al giocatore deciderne uno, così come il sesso) diventa un istruttore di combattimento.
I suoi servigi vengono richiesti dalle principesse di quattro regni diversi. Liliartie è una principessa che pensa sempre a mangiare, ma tiene molto al suo popolo. Il suo obiettivo è sconfiggere un drago leggendario per mangiare la sua carne; Veronica è una strega a capo della gilda della magia, è una sadica, e il suo sogno è di conquistare il mondo; Monomaria è l’ultima erede di una famiglia di nobili caduta in rovina, e il suo sogno è quello di ristabilire l’onore della sua famiglia; Alpana, la principessa dei draghi, sempre molto gentile e educata, vuole portare la sua fede e il suo credo nel mondo, affinché tutte le razze possano vivere in pace. L’istruttore decide quindi di seguirle e aiutarle a realizzare le loro ambizioni.
All’inizio del gioco bisogna dunque scegliere una principessa da istruire, e il giocatore è libero di iniziare da quella che preferisce, la cosa non influenza la storia. Dopo aver completato il capitolo di una principessa, si passa automaticamente a quello di un’altra, senza scelta questa volta. Per proseguire nel gioco e arrivare alla fine, è necessario giocare le sequenze iniziali di tutte le principesse. Dopo aver completato le quattro storie, inizia la seconda parte del gioco, dove bisogna scegliere una sola principessa e portarla a realizzare il suo obiettivo.
Il tutto lo si fa, ovviamente, combattendo contro orde di nemici, completando le missioni ed esplorando decine di dungeon. Dal castello, la base della principessa, si decide una destinazione sulla mappa e s’inviano le unità di combattimento, composte da un capitano, che può essere la principessa di turno, l’istruttore, o altri comandanti appositamente reclutati, e dei soldati di supporto. Una volta arrivati nei dungeon, inizia la missione, che spesso richiede di eliminare tutti i nemici o arrivare alla fine della mappa. Nei dungeon il giocatore guida l’unità di guerrieri, che è composta dal comandante e da sei soldati. Il giocatore muove tutto il gruppo, che attacca i nemici all’unisono, tramite i semplici e pochi comandi a disposizione: una piccola combo veloce, due attacchi speciali, un tasto per la schivata. C’è anche la possibilità di aprire un menù in game con il quale dare ordini ai sei cavalieri, come mettersi in difesa del comandante o curarlo. L’elemento principale del gameplay è però quello degli insegnamenti alle principesse, che si svolge in due fasi.
Combattendo contro i mostri, le principesse, e solo loro, apprendono delle “materie”, per esempio quando affrontano per la prima volta un drago o un cavaliere. Tali materie vanno equipaggiate alle principesse, come se fossero delle abilità, come si vede spesso negli altri j-rpg, in modo che possano apprenderle. Per imparare un’abilità che ha a che fare con i draghi, sarà necessario sconfiggerne dieci, per i cavalieri invece bisognerà sconfiggerne venti, e via così. Alcune materie vanno però insegnate con un insegnamento diretto, sul campo di battaglia. In pratica, quando si guida in azione l’unità della principessa, è possibile lodarla o rimproverarla per come si comporta sul campo. Se sconfigge un nemico, premendo il tasto apposito, possiamo lodarla, e questo riempirà di un tot la barra dell’abilità equipaggiata. Se invece subisce un danno dal nemico, o magari attiva una trappola, possiamo rimproverarla.
L’effetto in realtà non cambia, lodi o rimproveri fanno comunque aumentare le abilità, però questa funzione in battaglia è limitata a tre soli utilizzi, e per sfruttarla al meglio va usata al momento giusto. Volendo si può lodare o rimproverare le principesse in qualunque momento, ma non se hanno fatto nulla, l’abilità cresce di poco, richiedendo più lodi/rimproveri per riempirsi.
Insegnare alle principesse, in questo modo, è vitale per proseguire nel gioco, dato che questo è l’unico sistema per farle salire di livello. A differenza dei normali j-rpg, infatti, i personaggi non guadagnano esperienza in combattimento, ma solo imparando sempre più abilità tramite la “nostra” guida. Più materie/abilità imparano, e più aumentano le statistiche delle principesse, come HP massimi, attacco e difesa. La crescita delle principesse è legata a doppio filo a quella dell’istruttore: ogni volta che una principessa impara una materia, l’istruttore riceve uno o più punti abilità, che possono essere usati per aumentare le sue statistiche. Più si sale, e più alto è il valore che le abilità dell’istruttore richiedono, rendendo necessario gli insegnamenti alle principesse. Il sistema di crescita è discretamente profondo e stranamente appagante. Gli unici che guadagnano esperienza diretta dai mostri uccisi sono i soldati dell’unità, ma la cosa influisce solo sulla resistenza che hanno contro gli attacchi dei mostri nemici.
Per quel che riguarda la parte grafica, appare evidente che il gioco non sfrutta quasi per nulla la potenza delle nuove console di ultima generazione, ma anzi, si rifà a uno stile grafico da vecchio videogame a 16 bit, con visuale dall’alto e mostri e personaggi realizzati in stile chibi/deformed. Il gioco è però molto colorato e bello a vedersi, anche se durante le battaglie molto affollate, si rischia di perdere di vista il proprio personaggio. La storia del gioco è narrata in brevi sequenze visual novel, con i personaggi disegnati in un bello stile anime. Il doppiaggio di tutto il gioco è solo in giapponese, ed è molto ben recitato, le musiche invece, per quanto orecchiabili, non lasciano il segno, e una volta spenta la console saranno presto dimenticate. I testi purtroppo, sono solo in inglese.
“The Princess Guide” ha una difficoltà generalmente bassa, anche se all’inizio sembra molto più complicato per via dei tanti sottomenù che confondono il giocatore. È importante leggere e soprattutto capire i vari tutorial iniziali, purtroppo non chiarissimi, perché altrimenti si rischia di perdere anche le prime battaglie (è successo a me perché non avevo capito appunto come far salire di livello i personaggi), ma una volta padroneggiato il sistema di gioco, si arriva alla fine in poche ore, una quindicina circa (tre ore per ogni principessa e altre tre ore per il capitolo finale con la principessa scelta). Tuttavia, per completare il gioco al cento per cento sono necessarie più partite, quattro almeno, come le principesse, per poter vedere i finali di tutte le loro storie. Ogni principessa ha tre finali ciascuna (neutro, buono, molto buono), decisi dal livello d’insegnamento che ha raggiunto al momento della sua battaglia finale, dodici finali in tutto quindi. Per ottenere i tre finali di ogni principessa basta salvare prima della battaglia finale, finire il gioco, ricaricare, farla salire di livello, ribattere il boss finale, e rifarlo di nuovo. Ripetere la cosa però per quattro principesse, porta la durata totale sulle quaranta/cinquanta ore, a patto di avere la pazienza per farlo, e ripetere sempre le stesse missioni. Il gioco però come detto, è molto facile, e una volta raggiunto il livello giusto, anche i boss finali diventano estremamente facili, al punto che è possibile batterli in venti secondi.
“The Princess Guide” è un videogame divertente e sufficientemente interessante, perlomeno nelle premesse iniziali. Purtroppo, l’elemento dell’insegnamento alle principesse, sul quale si basa gran parte della trama e del sistema di crescita dei personaggi, si limita solo a quello per appunto, e non ha invece nessuna vera influenza sulla storia o sul finale delle stesse (possiamo anche rimproverare una principessa cento volte, ma alla fine della sua storia ci adorerà comunque). Aggiunto al fatto che la difficoltà è bassa, la storia principale molto corta, e la grafica retrò, siamo ben lontano da un videogame imperdibile.
Dopo aver combattuto per anni delle guerre per conto di altri, e non trovando più un motivo per impugnare una spada, l’invincibile cavaliere senza nome (sta al giocatore deciderne uno, così come il sesso) diventa un istruttore di combattimento.
I suoi servigi vengono richiesti dalle principesse di quattro regni diversi. Liliartie è una principessa che pensa sempre a mangiare, ma tiene molto al suo popolo. Il suo obiettivo è sconfiggere un drago leggendario per mangiare la sua carne; Veronica è una strega a capo della gilda della magia, è una sadica, e il suo sogno è di conquistare il mondo; Monomaria è l’ultima erede di una famiglia di nobili caduta in rovina, e il suo sogno è quello di ristabilire l’onore della sua famiglia; Alpana, la principessa dei draghi, sempre molto gentile e educata, vuole portare la sua fede e il suo credo nel mondo, affinché tutte le razze possano vivere in pace. L’istruttore decide quindi di seguirle e aiutarle a realizzare le loro ambizioni.
All’inizio del gioco bisogna dunque scegliere una principessa da istruire, e il giocatore è libero di iniziare da quella che preferisce, la cosa non influenza la storia. Dopo aver completato il capitolo di una principessa, si passa automaticamente a quello di un’altra, senza scelta questa volta. Per proseguire nel gioco e arrivare alla fine, è necessario giocare le sequenze iniziali di tutte le principesse. Dopo aver completato le quattro storie, inizia la seconda parte del gioco, dove bisogna scegliere una sola principessa e portarla a realizzare il suo obiettivo.
Il tutto lo si fa, ovviamente, combattendo contro orde di nemici, completando le missioni ed esplorando decine di dungeon. Dal castello, la base della principessa, si decide una destinazione sulla mappa e s’inviano le unità di combattimento, composte da un capitano, che può essere la principessa di turno, l’istruttore, o altri comandanti appositamente reclutati, e dei soldati di supporto. Una volta arrivati nei dungeon, inizia la missione, che spesso richiede di eliminare tutti i nemici o arrivare alla fine della mappa. Nei dungeon il giocatore guida l’unità di guerrieri, che è composta dal comandante e da sei soldati. Il giocatore muove tutto il gruppo, che attacca i nemici all’unisono, tramite i semplici e pochi comandi a disposizione: una piccola combo veloce, due attacchi speciali, un tasto per la schivata. C’è anche la possibilità di aprire un menù in game con il quale dare ordini ai sei cavalieri, come mettersi in difesa del comandante o curarlo. L’elemento principale del gameplay è però quello degli insegnamenti alle principesse, che si svolge in due fasi.
Combattendo contro i mostri, le principesse, e solo loro, apprendono delle “materie”, per esempio quando affrontano per la prima volta un drago o un cavaliere. Tali materie vanno equipaggiate alle principesse, come se fossero delle abilità, come si vede spesso negli altri j-rpg, in modo che possano apprenderle. Per imparare un’abilità che ha a che fare con i draghi, sarà necessario sconfiggerne dieci, per i cavalieri invece bisognerà sconfiggerne venti, e via così. Alcune materie vanno però insegnate con un insegnamento diretto, sul campo di battaglia. In pratica, quando si guida in azione l’unità della principessa, è possibile lodarla o rimproverarla per come si comporta sul campo. Se sconfigge un nemico, premendo il tasto apposito, possiamo lodarla, e questo riempirà di un tot la barra dell’abilità equipaggiata. Se invece subisce un danno dal nemico, o magari attiva una trappola, possiamo rimproverarla.
L’effetto in realtà non cambia, lodi o rimproveri fanno comunque aumentare le abilità, però questa funzione in battaglia è limitata a tre soli utilizzi, e per sfruttarla al meglio va usata al momento giusto. Volendo si può lodare o rimproverare le principesse in qualunque momento, ma non se hanno fatto nulla, l’abilità cresce di poco, richiedendo più lodi/rimproveri per riempirsi.
Insegnare alle principesse, in questo modo, è vitale per proseguire nel gioco, dato che questo è l’unico sistema per farle salire di livello. A differenza dei normali j-rpg, infatti, i personaggi non guadagnano esperienza in combattimento, ma solo imparando sempre più abilità tramite la “nostra” guida. Più materie/abilità imparano, e più aumentano le statistiche delle principesse, come HP massimi, attacco e difesa. La crescita delle principesse è legata a doppio filo a quella dell’istruttore: ogni volta che una principessa impara una materia, l’istruttore riceve uno o più punti abilità, che possono essere usati per aumentare le sue statistiche. Più si sale, e più alto è il valore che le abilità dell’istruttore richiedono, rendendo necessario gli insegnamenti alle principesse. Il sistema di crescita è discretamente profondo e stranamente appagante. Gli unici che guadagnano esperienza diretta dai mostri uccisi sono i soldati dell’unità, ma la cosa influisce solo sulla resistenza che hanno contro gli attacchi dei mostri nemici.
Per quel che riguarda la parte grafica, appare evidente che il gioco non sfrutta quasi per nulla la potenza delle nuove console di ultima generazione, ma anzi, si rifà a uno stile grafico da vecchio videogame a 16 bit, con visuale dall’alto e mostri e personaggi realizzati in stile chibi/deformed. Il gioco è però molto colorato e bello a vedersi, anche se durante le battaglie molto affollate, si rischia di perdere di vista il proprio personaggio. La storia del gioco è narrata in brevi sequenze visual novel, con i personaggi disegnati in un bello stile anime. Il doppiaggio di tutto il gioco è solo in giapponese, ed è molto ben recitato, le musiche invece, per quanto orecchiabili, non lasciano il segno, e una volta spenta la console saranno presto dimenticate. I testi purtroppo, sono solo in inglese.
“The Princess Guide” ha una difficoltà generalmente bassa, anche se all’inizio sembra molto più complicato per via dei tanti sottomenù che confondono il giocatore. È importante leggere e soprattutto capire i vari tutorial iniziali, purtroppo non chiarissimi, perché altrimenti si rischia di perdere anche le prime battaglie (è successo a me perché non avevo capito appunto come far salire di livello i personaggi), ma una volta padroneggiato il sistema di gioco, si arriva alla fine in poche ore, una quindicina circa (tre ore per ogni principessa e altre tre ore per il capitolo finale con la principessa scelta). Tuttavia, per completare il gioco al cento per cento sono necessarie più partite, quattro almeno, come le principesse, per poter vedere i finali di tutte le loro storie. Ogni principessa ha tre finali ciascuna (neutro, buono, molto buono), decisi dal livello d’insegnamento che ha raggiunto al momento della sua battaglia finale, dodici finali in tutto quindi. Per ottenere i tre finali di ogni principessa basta salvare prima della battaglia finale, finire il gioco, ricaricare, farla salire di livello, ribattere il boss finale, e rifarlo di nuovo. Ripetere la cosa però per quattro principesse, porta la durata totale sulle quaranta/cinquanta ore, a patto di avere la pazienza per farlo, e ripetere sempre le stesse missioni. Il gioco però come detto, è molto facile, e una volta raggiunto il livello giusto, anche i boss finali diventano estremamente facili, al punto che è possibile batterli in venti secondi.
“The Princess Guide” è un videogame divertente e sufficientemente interessante, perlomeno nelle premesse iniziali. Purtroppo, l’elemento dell’insegnamento alle principesse, sul quale si basa gran parte della trama e del sistema di crescita dei personaggi, si limita solo a quello per appunto, e non ha invece nessuna vera influenza sulla storia o sul finale delle stesse (possiamo anche rimproverare una principessa cento volte, ma alla fine della sua storia ci adorerà comunque). Aggiunto al fatto che la difficoltà è bassa, la storia principale molto corta, e la grafica retrò, siamo ben lontano da un videogame imperdibile.