Recensione
Innegabilmente "Vento Aureo" testimonia l'evoluzione di Araki.
Dal punto di vista artistico ed estetico, questo cambiamento è palese ed immediato: gli omaccioni bitorzoluti gonfi e vistosi cui siamo stati abituati per almeno tre capitoli della saga di JoJo, in puro rimando anni '80, vengono definitivamente accantonati lasciando spazio a figure più snelle e lineari, addirittura femminili secondo alcuni.
Non si riduca però solamente a questo lo sforzo di Araki. Da un punto di vista narrativo trama ed intreccio danno un senso di maggior completezza e cura al lettore, diventando non solo piccole caratterizzazioni spurie ma un vero e proprio legame che unisce le sotto-trame e fornisce stabilità alla narrazione. L'originalità dell'incipit, quella rincorsa al trono dei gangster del protagonista per cambiare le cose, finisce per essere un bell'inizio ed un interessante intermezzo su cui montare combattimenti serrati ed emozionanti intervallati da momenti più introspettivi e di ricerca personale. Il tema del viaggio, che si poteva apprezzare al suo apice in "Stardust Crusaders" per poi vedere affossato in "Diamond is Unbreakable", torna ad essere un filo conduttore piuttosto cercato e sostenuto, in un'epopea che porta i personaggi a viaggiare tutta l'Italia.
Carota e bastone, esistono anche aspetti negativi di questa evoluzione.
Personalmente, trovo che la gestione dei villain abbia lasciato a desiderare più che in altre situazioni. I minor hanno spesso e volentieri sviluppato stand concepiti solo e solamente per il misero frangente in cui sono stati chiamati in causa, in maniera funzionale sì ma quasi poco studiata e sviluppata. Il main, invece, finisce per essere un deus-ex-machina onnipotente cui spetta una fine un po' tirata per i capelli. Beninteso, il modo in cui si nasconde la sua identità è lodevole e davvero piacevole, ma il modo in cui si liquida questa figura dopo averla gonfiata a tal modo di potere non mi ha soddisfatto in maniera particolare.
Tiriamo le somme: personalmente reputo "Vento Aureo" un ottimo manga. Non mi ha emozionato quanto "Stardust Crusaders", per il quale nutro una stima enorme aumentata anche da una componente emotiva d'infanzia non trascurabile, ma resta ugualmente un prodotto di qualità. E' però un manga da apprezzarsi in maniera differente dal solito: se nei precedenti capitoli veniva esaltata la componente d'azione, spinta gratuita e brutale come nei migliori film d'azione, in "Vento Aureo" viene preferita la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Sta al lettore decidere se apprezzare di più una o l'altra situazione, allo stesso modo della veste grafica definitivamente rinnovata.
Voto sicuramente positivo, ma per quanto detto continuo a preferirgli il terzo capitolo della saga
Dal punto di vista artistico ed estetico, questo cambiamento è palese ed immediato: gli omaccioni bitorzoluti gonfi e vistosi cui siamo stati abituati per almeno tre capitoli della saga di JoJo, in puro rimando anni '80, vengono definitivamente accantonati lasciando spazio a figure più snelle e lineari, addirittura femminili secondo alcuni.
Non si riduca però solamente a questo lo sforzo di Araki. Da un punto di vista narrativo trama ed intreccio danno un senso di maggior completezza e cura al lettore, diventando non solo piccole caratterizzazioni spurie ma un vero e proprio legame che unisce le sotto-trame e fornisce stabilità alla narrazione. L'originalità dell'incipit, quella rincorsa al trono dei gangster del protagonista per cambiare le cose, finisce per essere un bell'inizio ed un interessante intermezzo su cui montare combattimenti serrati ed emozionanti intervallati da momenti più introspettivi e di ricerca personale. Il tema del viaggio, che si poteva apprezzare al suo apice in "Stardust Crusaders" per poi vedere affossato in "Diamond is Unbreakable", torna ad essere un filo conduttore piuttosto cercato e sostenuto, in un'epopea che porta i personaggi a viaggiare tutta l'Italia.
Carota e bastone, esistono anche aspetti negativi di questa evoluzione.
Personalmente, trovo che la gestione dei villain abbia lasciato a desiderare più che in altre situazioni. I minor hanno spesso e volentieri sviluppato stand concepiti solo e solamente per il misero frangente in cui sono stati chiamati in causa, in maniera funzionale sì ma quasi poco studiata e sviluppata. Il main, invece, finisce per essere un deus-ex-machina onnipotente cui spetta una fine un po' tirata per i capelli. Beninteso, il modo in cui si nasconde la sua identità è lodevole e davvero piacevole, ma il modo in cui si liquida questa figura dopo averla gonfiata a tal modo di potere non mi ha soddisfatto in maniera particolare.
Tiriamo le somme: personalmente reputo "Vento Aureo" un ottimo manga. Non mi ha emozionato quanto "Stardust Crusaders", per il quale nutro una stima enorme aumentata anche da una componente emotiva d'infanzia non trascurabile, ma resta ugualmente un prodotto di qualità. E' però un manga da apprezzarsi in maniera differente dal solito: se nei precedenti capitoli veniva esaltata la componente d'azione, spinta gratuita e brutale come nei migliori film d'azione, in "Vento Aureo" viene preferita la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi. Sta al lettore decidere se apprezzare di più una o l'altra situazione, allo stesso modo della veste grafica definitivamente rinnovata.
Voto sicuramente positivo, ma per quanto detto continuo a preferirgli il terzo capitolo della saga