Recensione
Killing Morph
5.0/10
"Killing Morph" è un'occasione persa. Non mi nascondo dietro giri di parole, non c'è altro modo per dirlo e non ha senso cercare di nasconderlo ai novizi lettori. Si tratta a mio parere di un rimpianto piuttosto grande, di un enorme "what if", un condizionale di dimensioni elefantiache per il quale provo dispiacere, forse anche compassione.
Riconosco che i primi capitoli siano stati piuttosto interessanti e mi abbiano tenuto incollato allo schermo; d'altronde, uno scoppio di rabbia omicida senza preamboli e inizialmente senza senso sono un teaser che solletica il lettore a rimanere affascinato dal prodotto. Da qui, purtroppo, a mio avviso inizia un calo lento ma costante che porta ad un finale piuttosto inspiegabile, frettoloso, non curato. Grottesco, a suo modo.
La commistione di componenti thriller e fantascientifico diventa una miscela instabile che, a parer mio, intoppa lo scorrimento delle vicende e non la facilita. Quello che inizialmente sembrava un piccolo trattato sulle parafilie dei serial-killer, ben curato, approfondito e studiato, diventa un richiamo alla saga di Freddy Krueger, in una sorta di universo onirico-barra-illusorio-barra-pseudoscientifico che puzza un poco di arrampicata sugli specchi. Il finale del manga, arrivato solo dopo 36 capitoli, finisce per essere una manna salvifica ed un'oasi di pace: la destinazione giusta, fin troppo rimandata, di un prodotto morente e mal organizzato.
In conclusione, il manga non merita la sufficienza. Ero stato attratto dalla violenza espressa in alcune tavole, e di questo sono stato soddisfatto. A non regalarmi buone sensazioni è stato il complesso delle vicende e le scelte narrative di cui parlavo sopra.
La ricercatezza della narrazione e dei personaggi, in un manga horror-splatter, a mio parere è un accessorio: può essere assente e non ne sentirò la mancanza, fintantochè resta presente la principale componente macabra, morbosa e violenta. Se però si compie la scelta di regalare un contesto all'opera, deve essere ben fatto e ben studiato. Quello di "Killing Morph" è il caso del classico compromesso che non accontenta nessuno.
Riconosco che i primi capitoli siano stati piuttosto interessanti e mi abbiano tenuto incollato allo schermo; d'altronde, uno scoppio di rabbia omicida senza preamboli e inizialmente senza senso sono un teaser che solletica il lettore a rimanere affascinato dal prodotto. Da qui, purtroppo, a mio avviso inizia un calo lento ma costante che porta ad un finale piuttosto inspiegabile, frettoloso, non curato. Grottesco, a suo modo.
La commistione di componenti thriller e fantascientifico diventa una miscela instabile che, a parer mio, intoppa lo scorrimento delle vicende e non la facilita. Quello che inizialmente sembrava un piccolo trattato sulle parafilie dei serial-killer, ben curato, approfondito e studiato, diventa un richiamo alla saga di Freddy Krueger, in una sorta di universo onirico-barra-illusorio-barra-pseudoscientifico che puzza un poco di arrampicata sugli specchi. Il finale del manga, arrivato solo dopo 36 capitoli, finisce per essere una manna salvifica ed un'oasi di pace: la destinazione giusta, fin troppo rimandata, di un prodotto morente e mal organizzato.
In conclusione, il manga non merita la sufficienza. Ero stato attratto dalla violenza espressa in alcune tavole, e di questo sono stato soddisfatto. A non regalarmi buone sensazioni è stato il complesso delle vicende e le scelte narrative di cui parlavo sopra.
La ricercatezza della narrazione e dei personaggi, in un manga horror-splatter, a mio parere è un accessorio: può essere assente e non ne sentirò la mancanza, fintantochè resta presente la principale componente macabra, morbosa e violenta. Se però si compie la scelta di regalare un contesto all'opera, deve essere ben fatto e ben studiato. Quello di "Killing Morph" è il caso del classico compromesso che non accontenta nessuno.